31 marzo 2006

Blues Sisters

1995
Experimenta: Cento anni di meraviglie - Le tecniche del cinema.

Mi tuffo ancora nel passato. Experimenta, una mostra che ogni anno si ripete con temi sempre diversi. Nel 1995 il tema era il cinema. Quella sera c'era una grossa festa a Torino, erano appena uscite due auto Fiat, la Bravo e la Brava (ribattezzate da mia sorella BravoStronzo e BravaTroia). In piazza Vittorio c'era il delirio, fuochi d'artificio, festa, musica, gente.
Eravamo in tre. Io, Sara e Luca. La nostra prima uscita di sera da soli, anche se poi sarebbero tornati a prenderci. Però era sera, però c'eravamo solo noi. Che bello..
Alla fine della festa non sapevamo cosa fare, così abbiamo pensato di andare su in collina a Experimenta. Una volta si faceva lì. Per chi non conosce Torino, non sa quanto può essere bella di sera. Si passa dal centro alla collina in un lampo, e da sopra puoi vedere tutta la città illuminata.
Ti toglie il fiato, è come vedere tante stelle colorate verso il basso.
Eccoci all'avventura, dentro le meraviglie del cinema. Io e Sara decidiamo di doppiare "Via col vento". Una incredibile Rossella O'Hara, doppiata da Sara e un improponibile Rhett Butler doppiato da me. "Francamente me ne infischio" detto quasi ridendo, ma non importa, "dopotutto domani è un altro giorno".
Il bello arriva dopo, quando si tratta di scegliere una scena di un film da reinterpretare. Cosa possono scegliere le nostre temerarie eroine? Ma ovvio! "Blues Brothers", non ci sono dubbi. Chiediamo di essere presentate con i nostri nomignoli, ovvero Sax & Cay. Ma poi al Ciak il titolo viene cambiato in "Blues Sisters". Uff.
Veniamo vestite alla buona. Giacca scura, finta camicia sul davanti. Occhiali da sole. Cappello.
Io senza occhiali non vedo il gobbo. Ma ci eravamo preparate prima le battute. Che brave.
Buona la seconda!
"Petto di pollo o cosce di pollo?" "Quattro polli fritti e una coca"
Che bei tempi. Trasferirò in digitale quel vhs e lo conserverò gelosamente. Alcuni ricordi vanno ripassati di tanto in tanto.

30 marzo 2006

Eppure erano allacciate

Squarci dal passato.
Mio padre. Non era un nobiluomo, ma non era un ladro. So poco della loro storia, di come si sono conosciuti, di come si sono amati. Qualche oggetto a testimonianza. Un disco di Baglioni, sulla cui copertina appare una dedica. Qualche lettera gelosamente custodita non so dove.

Si parlava di tv. Farfugliavo del fatto che sarebbe bello lavorare in radio. Parlare a tanta gente che non vedi.

Mi raccontava mia madre di quando erano venuti qui a Torino. Niente tv, e c'era solo la radio.
E ogni tanto mio padre chiamava la radio e dedicava qualche canzone a mia mamma.

E.. le scarpe..

Ero sotto casa del mio amico GS. Le luci della via andavano e venivano, ogni due minuti. Due minuti di buio, due minuti di luce.
In quei due minuti di buio potevo vedere le stelle. Così alte, così belle, così irraggiungibili. Quante cose ci sfuggono a una prima occhiata. Quante cose che non possiamo vedere quando c'è troppa luce.

Eppure erano allacciate...

Canzone del giorno: I'm your man Leonard Cohen

29 marzo 2006

Fiati

Sospiri leggeri dalla finestra. Forse uno spiffero, forse chissà...

Per ora la chiudo. Non voglio vento freddo su di me. Ma silenzio e pace.

E me stessa.

28 marzo 2006

Quando gli alternativi non sono così alternativi

Mio cognato era il mio mito, una volta. L'uomo di mia sorella, l'uomo calmissimo dai rasta sbiaditi dal perossido di idrogeno. Il tizio dei centri sociali. L'uomo da stadio che proteggeva mia sorella dai tifosi imbufaliti contro cosa o chi non si capisce.
Dopo un po' però diventa noiosa questa figura che deve protestare sempre e comunque: contro la fiaccola olimpica, anche se in verità non gliene frega nulla, contro il TAV, anche se non è direttamente interessato, al G8 anche se forse non ha idea di quello che sta accadendo.
Poi ieri sera..

Cena in famiglia. Noi siamo di origini molisane/pugliesi e mio cognato è siculo. Capirete anche voi come la cena o il pranzo per noi, diventi un momento di riunione familiare. Ho aperto la discussione parlando della nuova pubblicità delle patatine, avanti, non posso dire la marca, ma avete capito tutti. Quella con Rocco Siffredi. L'hanno censurata. Paese di bigotti, ho sbraitato. Era così geniale, in fondo quelle patatine hanno tenuto questa linea, è da un po' che usano i doppi sensi. Trovo che sia una cosa molto carina.
Sono saltate le valvole al cognato. Ha controbattuto dicendo che anche lui è arrossito vedendo quella pubblicità.. che è troppo troppo (non ha trovato poi il termine). Ho continuato con un "ma se i bambini nemmeno la capiscono". Insomma. Mentre mia sorella sosteneva le mie parti.
Quando gli alternativi sono così comuni dentro.

Tutto questo per un Decimo

Se le idee vengono a mancare potete sempre fare come me. Scrivere un post nullo. Riempire righe per poi non dire nulla. Ad esempio: volevo aprire una discussione sull'irrazionalità dell'amore. Poi penso sia un argomento trito e ritrito e non lo faccio. Rimango un po' a mezz'aria e ci ripenso. Quattro righe riempite e non ho detto nulla. Non serve molta fatica, ma la mancanza di idee può essere il pretesto per scrivere qualcosa.
Pensare a queste giornate vuote, grigie, di maltempo, di nuvole; offusca la testa e libera la mente, e rimane il vuoto del non-pensiero.
Come sono brava a non dire un cazzo.

26 marzo 2006

I matti di Milano (e dicevano di Collegno..)

Eccomi qui, di ritorno da Milano. Ieri sera un incontro tra matti, matti appassionati, matti appassionati coltivatori, matti appassionati coltivatori di piante carnivore. Non se ne salva nemmeno uno: i più matti? Quelli che vengono da fuori. Dal Piemonte, dall'Emilia, dal Veneto.
I milanesi però sono particolari. Chi arriva con una trappola di Nepenthes seccata e fissata (a memoria di cosa? della sua vita passata?), chi arriva vestito come John Travolta ne "La febbre del sabato sera" attrezzato con telecamere e macchine digitali per immortalare quanti più bei momenti possono esserci in una serata del genere, chi arriva con piante da scambiare vendere o regalare. Ragazzi e che numero. Una sessantina di persone. Milano ogni volta aumenta il numero dei suoi partecipanti, e vince su tutte le altre città. Persino su Torino che, storicamente, finora era caratteristica per avere il gruppo più attivo di appassionati coltivatori di piante etcetc.
La serata comincia con baci, abbracci e battute. Sulle piante, sulle persone che le coltivano. Spicca in particolare un tale "CRRRRIBBIO", un ragazzo che pronuncia spesso questa esclamazione (con la r moscia quindi qualcosa come CVVVVVIBBIO). Tanti "Che bello vederti, come va?", convenevoli inutili, ma che fanno piacere. Continuano baci e abbracci, e battute. Come amiconi che si vedono ogni weekend. Tutti con vite ed esperienze diverse. Ma tutti con la stessa passione che ci accomuna: le piante. Chi per sadismo, chi per la meraviglia di avere in casa una specie di anello di congiunzione tra mondo animale e vegetale, chi solo per appartenere a un gruppo, perché è talmente solo da non sapere come fare per non impazzire. Io non so in che gruppo collocarmi. So che questo gruppo di matti mi ha aiutato a uscire dai miei momenti più bui, quando ero davvero sola e disperata, e grazie a loro sono uscita dal mio guscio di solitudine: stanza buia illuminata dal pc, giorno e notte, poco sonno, poca vita.
Per cui, la soluzione a ogni problema è quello. Trovarsi qualcosa da fare. Io adesso vi saluto, vado a bagnare le mie piantine, che da giugno scorso sto maltrattando troppo. E' ora di riprendersi cura delle mie passioni. Riprendersi cura di me, e me sola.

24 marzo 2006

La verità sulla pelle brucia come una ferita mai chiusa del tutto. Si secca a malapena e qualcuno poi leva la crosticina. E fa ogni volta più male, e si infetta in continuazione. Scoprire quello che sei fa male. Soprattutto se scopri, per una volta, che ti sei sempre sopravvalutata, e non era bassa autostima la tua. Ma troppa considerazione di te.

Very Importan People

Oggi sono più tranquilla. Il raffreddore mi stravolge, e la voce diventa sempre più bassa (sembro un trans), ma sono di nuovo in ufficio.
Qui piove, in tutti i sensi. Forse è la malinconia che ti mette addosso questo tempo freddo, in una primavera in ritardo. Ok, mi immagino la primavera vestita di tutto punto, in una veste floreale che nemmeno Sanremo potrebbe, in stazione, sul binario tutta sola, che perde il treno. Il mio terrore: perdere il treno. Dal tempo si direbbe che sia andata proprio così. La primavera è in ritardo, non sbocceranno nuovi amori, le piante faticheranno a fiorire, si attarderanno le passeggiate in riva al mare. Bha, sto diventando troppo romantica. In verità lo sono sempre stata. Ogni tanto riaffiora in me questa voglia di lune piene guardate mano nella mano, e promesse di amore eterno che, come sempre, non verranno mantenute.
Sono talmente disillusa che non aspetto più il principe azzurro. Forse se smetto di cercarlo, arriverà.
Magari non il calzamaglia ma arriverà.. vero che arriverà?

22 marzo 2006

Lady Midnight

Ho avuto un giorno di silenzio. Nonostante tutte le cose che ho da dire e, sapete, sono tante. Sono stati due giorni molto intensi. Ora capisco davvero perché le persone a volte si buttano sul lavoro. Per non pensare ovvio. Due giorni di buio. Due giorni ad aprire scatoloni, sballare pc, montarli, configurarli, prendere i pc vecchi e reimballarli nelle scatole. E problemi. Ovvio. Pc che non andavano in rete, altri che non riuscivamo a configurare, io e il mio fido nuovo collega tecnico. 29 pc. Domani altri 24. E sono da sola. Meno male che almeno li abbiamo già tolti dagli scatoloni e messi sulle scrivanie. Appena i signori clienti mi hanno vista arrivare, così piccolina e scriciola hanno spalancato la bocca. Ma si sono ricreduti, almeno spero.
Ieri ho finito alle 20 e stasera alle 21. E domani chissà. Meno male che ieri sera io e mia mamma siamo andate a sbellicarci dalle risate allo spettacolo di Aldo , Giovanni e Giacomo. Confesso. Sono segretamente innamorata di Aldo, e mi sono innamorata ancora di più quando ha cantato "My way" tra il pubblico, gettandosi qua e là addosso alla folla seduta. Geniali.

Poi bhe oggi, la giornata, la stanchezza, il raffreddore. Le numerose telefonate fatte, che per una timida sono sempre piccole prove di coraggio.
Ed è per questo che oggi ho due canzoni del giorno. Una per il primo mattino e una per questa sera. E vi consiglio di sentirle entrambe. Di chiudere gli occhi e sentir vive le sensazioni che vi fanno provare. E che le tramutiate in immagini tanto nitide da crederle vere.

Canzone del mattino: Gabriel Lamb
Canzone della sera: Lady Midnight Leonard Cohen

p.s. vi invio il post di Bologna scritto dal mio amico. Perché si possa apprezzare la poesia di una giornata che è stata tutta fuorché normale. Potete leggere e commuovervi qui

p.p.s. ha aggiunto anche la seconda parte che invece potete leggere qui

19 marzo 2006

Lecce è la Firenze della Puglia

Vero titolo:
Nuovi odori.

Fischio del treno. Odore di stazione. Sono a Bologna, città universitaria e viva. G mi sta aspettando da qualche parte ma non lo vedo.
Eccolo.
G è un amico per caso. Una di quelle persone che si incontrano un giorno così, per caso, che poi non ci si sente per molto tempo, e infine la similitudine delle vite vi porta ad avvicinarvi. E' poco più alto di me, magro, riccio. Ha fare nervoso, glielo si legge negli occhi e nel timbro di voce. Ma ha un buon cuore e questo lo si può scoprire solo conoscendolo.
Ci abbracciamo. Odore di Bologna.
Mi riassume il programma della giornata. Facciamo colazione, poi andiamo da sua zia, pranziamo e alla fine mi porta a vedere il centro.
Ok, dico.
La zia di G è una signora sui sessanta, ma se mi sentisse chiamarla signora forse mi manderebbe a quel paese. E' una bella donna, truccata, con i capelli bianchi che tiene d'incanto. Parla spigliato e chiaro. Mi piace. Mi ordina di darle del tu e io obbedisco.
Il suo consiglio del giorno è stato chiaro almeno quanto lei "Tromba, tromba e poi ognuno a casa sua". Già, penso, fosse facile.
E' come se avesse scritto una ricetta per i nostri problemi. Che dobbiamo divertirci, mettere da parte un po' i sentimenti. Fare esperienze.
Questa sua visione della vita mi apre gli occhi e in mezzo minuto le faccio un sunto della mia vita. Apprezza certe cose, cose che altri potrebbero giudicare male. Approva con un "Hai fatto bene" cose per cui dovrei provare sensi di colpa.
Rimprovera il nostro attaccamento ai genitori.
La salutiamo e proseguiamo. Torniamo a casa e pranziamo. Per il pomeriggio ci attende una lunga visita.

Il centro di Bologna è bello. Molto. Antichi odori si mescolano al moderno, in una salsa di sapori contrastanti e ambigui, ma buona. In un istante sei nel medioevo e l'attimo dopo sei nel 2006. Basta fare un semplice passo, o tenere gli occhi abbassati piuttosto che alzati al cielo. Ogni tanto il mio sguardo però si abbassa. G se ne accorge e mi chiede a cosa penso. Nulla, dico, ogni tanto i pensieri vanno. E gli parlo di tutto. Di A, di T, di alcune cose che erano successe con C. Mi sento a mio agio, a volte un po' troppo osservata dai suoi occhi che indagano dentro i miei. Sì, dico, le cose dovrebbero andare così ma è difficile. Ci penso spesso.
Carla Carla, mi dice lui, non è questo quello di cui hai bisogno adesso.
Ha ragione G. Non c'è cosa più semplice del consigliare agli altri quello che dovresti consigliare a te stesso. E' un problema. In molte cose siamo identici. Ci buttiamo anima e cuore nelle cose. E poi non riusciamo a uscirne quasi mai illesi.
Il mio pensiero ogni tanto si allontana, non riesco a controllarlo. Mi sembra di vivere una doppia Carla. Sono a Bologna ma non solo qui.
Sapore di rimpianto.
I rimedi a un male che non esiste non ci sono. Bisogna prima estirpare il male che non c'è.
Torniamo a casa, giochiamo al karaoke. Una prova di coraggio per un'insicura come me. Mi tocca rovinare "Girasole" di Giorgia. Mi spiace Giorgia, non è stata un'idea mia.
Infine l'ultimo programma della serata. La sbronza.
Era prevista, ero lì apposta.
Cin cin e via. Una bionda media. Una bionda piccola. Cin cin. Mi gira già la testa, non reggo l'alcol. Usciamo. Suoni: gente che urla, ragazzi che corrono. Mi scappa la pipì, cazzo la pipì, cazzo quanta pipì.
Siamo in piazza Maggiore ora. Un tiro? Ma sì, uno solo, che sarà mai. Due tiri? Ok però basta poi. Il mondo mi gira attorno e mi siedo sul freddo marmo. Cazzo la pipì, quanta pipì.
G e F mi fanno da palo mentre espleto le mie funzioni fisiologiche dietro una cabina. Grazie.
Sotto effetto birra abbiamo fatto dei piani geniali per le nostre condizioni da single. Io ho stabilito il mio piano d'azione, G, rinominatosi "Wolf" ha deciso il suo.
G dice una cosa che mi sveglia: non bisogna avere aspettative. Cacca aspettative, penso.
Mentre torniamo a casa penso a cosa fare. Idee lucide e un po' meno lucide fanno capolino tra i neuroni. Una spaghettata aglio olio e peperoncino alle 4 del mattino mi riprende, ma il sonno prevale.
Grazie G, fa sempre bene vedere un vecchio amico e sperare di riuscire, almeno stavolta, a seguire i suoi consigli. In stazione le ultima raccomandazioni: "Mi raccomando..".
Tromba tromba e poi ognuno a casa sua..

Canzone di Bologna: Bad Day R.E.M.
Canzone del giorno: Numb Linking Park

17 marzo 2006

Speriamo che domani ci sia bel tempo

Domani sarò a Bologna. E così, mio caro Cirenaica, dovrò cambiare il titolo del blog. "Vai piano bambinaborderline". Credo mi farà bene cambiare aria per due giorni, e il fine settimana prossimo per altri due giorni. E dove sarò tra due fine settimana? Meglio non chiederselo. Mi unirei al gruppo dei felici coltivatori di bonsai piuttosto che rimanere a casa. I miei camaleonti tanto sono diventati indipendenti. Ieri ho visto Big Joe in cucina a prepararsi il caffè. Immagino che quando dormo i cama si sveglino ed escano dal camaleontario. Si incontrano e giocano a briscola, sotto la luce di una lucciola (che si dividono come pasto a fine partita). Corrado invece, il mio primo camaleonte, che mi odia forse a causa del nome che gli ho dato, è in muta. E non perché sta facendo un corso da sub, sciocchini, sta cambiando pelle. Se ne sta tra i vasi delle piante, in basso a chiedersi quando potrà far splendere i suoi colori verde e oro. Io intanto lo guardo e lo ammiro. Poi vado da Big Joe e sparlo di Corrado. Poi vado dai grilli e sparlo dei camaleonti, e poi vado dalle piante carnivore e dico che è tutto falso, i grilli non sono per i camaleonti ma per loro. E così sono tutti felici.
Forse tra due settimane potrei, ad esempio, sistemare i nuovi camaleontari. Ho comprato online due camaleontari smontabili di dimensioni spropositate. Sono alti 1 metro e 20 e potrei anche starci io dentro, un po' rintanata. Spero che dopo questo regalo Corrado mi odi un po' meno, o almeno la pianti di soffiarmi ogni volta che mi avvicino. Calippo stronzo.
Ah: stanotte ho sognato una casa che non esisteva. O meglio, una casa che vedevo solo io. Era al numero civico 252 o 152 di una via di cui non ricordo il nome. Dove gli altri vedevano solo una parete in marmo io vedevo delle finestre, dalle quali usciva una luce fiochissima di vecchi lampadari. Le pareti erano di colore rosso (è un colore praticamente ricorrente nei miei sogni), e mi ricordava la casa di mia nonna. Il problema principale della casa era che inghiottiva le cose. Inghiottiva cose e persone. Le cose sparivano, le persone sparivano, e io rimanevo sola.

Canzone del giorno: The Origin Of Love Hedwig & The Angry Inch

16 marzo 2006

Mentre il mio collega

mangia un panino che ha dimensioni maggiori della mia testolina e il mio capo spacca i maroni perché vuole che studi nfs e ftp server/client, guardo fuori dalla finestra e il tempo non mi incoraggia. Meglio scrivere qualcosa qui, nella terra di nessuno, o di tutti. Nessuna voglia di fare o muovermi.
Mi torna in mente un responso dell'I-Ching che avevo letto a 12, forse 13 anni. Diceva, più o meno: "Sgretolamento: rimanere immobili". Ecco mi sento più o meno così. In fase di piattume emotivo. Che non solo non ho idea di che strada prendere, ma non voglio nemmeno prenderla. Fase di stallo, apatia innaturale per me. Il mio caro amico Igor mi ha detto che è normale avere tanta energia alla mia età e non sapere come incanalarla. Fare mille cose e non terminarne nemmeno una. Non volere mai fermarsi e lasciare correre veloci le gambe più che si può, in qualsiasi direzione portino. Questo mi consola dato che è anche il mio pensiero. Insomma, crescerò. Devo solo vivere pienamente questi anni, altrimenti finirei a palleggiarmi tra i rimpianti.
Meglio i rimorsi.

Canzone del giorno: If you want to sing out, sing out Cat Stevens

15 marzo 2006

Come una borsa

Oggi va un po' meglio. Nonostante siano arrivate le mie cose. Forse per quello ieri ero a pezzi. Classica sindrome premestruale, che a me dura esattamente 28 giorni a ciclo. In tutti i giorni quindi sono irritabile, ansiosa, piagnucolosa e fragile. Grazie a dio in questi 5 giorni ho un po' di mal di pancia e qualcosa di serio di cui lamentarmi.
Oggi rovesciavo la mia borsetta piena di roba. Premetto che sono una persona piena di roba sempre. Anche il mio portafogli è pieno, di cose inutili ma comunque pieno. Dentro ci sono ancora degli scontrini datati 1998. Ragazzi, questa è storia. Comunque nell'operazione di svuotamento della mia borsetta ho individuato una cosa sbrilluccicosa.
TADA'
Un test di gravidanza. Ora ho un motivo in più per sentirmi pirla. Giro con un test di gravidanza in borsetta. La verità è che due mesi fa, in un attacco di completa paranoia (davvero strano per me) ho comprato una confezione con due test, e me n'è avanzato uno perché il giorno dopo essermi "testata", le solite robacce erano arrivate. Innocenti. Quasi a dire "Mica colpa nostra sai?". E adesso ho questo coso inutile che mi porto in giro. La borsa è una chiara metafora di quello che sono. Piena di robe inutili. Dentro di me, come nel mio portafogli, ho ancora scontrini del 1998 e fantasmi inutili che arrivano dal passato. Domani svuoterò la borsa. E' ora di andare avanti.

14 marzo 2006

Riflessioni del giorno dopo

Guardo il fango sotto le mie scarpe e non posso fare a meno di pensare che..

noto che i miei cani festeggiano allegramente la loro parentela. il figlio poldo lecca la mamma birba come se nulla fosse. Per loro è tutto molto semplice. Non ci sono condizionamenti di tipo sentimentale. Evviva l'istinto. Invece noi siamo troppo complessi. Ci poniamo mille domande sul "come" e sul "se". Siamo in continuazione prede di mille dubbi e fatichiamo a trovare risposte che non vorremmo mai sentire.

Era più o meno tre anni fa..

conobbi una persona che io credevo speciale. Mi scriveva sul significato della vita e dell'amore. Non condividevo le sue idee, ma trovavo affascinante il suo modo di esprimersi. Una specie di poeta filosofo, che forse, chissà, sarebbe apparso un giorno in calzamaglia sotto casa, presentandosi come il principe azzurro, e mi avrebbe portato via da una vita mediocre, la mia.
Poi la disillusione e le conseguenze. Una persona come tutte, con i suoi pregi e i suoi visibilissimi difetti. E tutto ciò che mi disse crollò nel dimenticatoio insieme a tante altre visioni di vita di altri individui sconosciuti. Finchè proprio ieri qualcosa tornò a galla. Mi disse "tu sei vento", "tu sei erba secca", mi disse che ero una persona viziata e non sensibile. E tutto questo oggi brucia, come una ferita mai chiusa. Perché nonostante i suoi terribili difetti, non era completamente in torto. E mi parlava dell'amore come di qualcosa di lontano e impossibile. Qualcosa che si poteva ammettere di sentire solo dopo molti anni, una complicità tanto rara e preziosa da non poter essere confusa con qualcosa di più effimero, come un brivido provocato da due mani che si sfiorano. Dissentii. Non era così. E oggi brucia tutto. Brucia perché avevo torto. E ancora una volta ho sbagliato. Ancora una volta mi sono illusa e ho illuso, e poi sono precipitata giù, lungo i piani della mia vita.

E poi quel giorno..

Credo ancora che un giorno un principe in calzamaglia si presenti sotto casa su un cavallo bianco, per portarmi via da una vita mediocre, la mia. E' che noi Peter Pan, figuranti della storia i cui protagonisti sono persone che non hanno idea di cosa bramare dalla loro miserabile vita, non vogliamo toccare la terra con i piedi. Vogliamo concederci ancora qualche ora di volo ma sappiamo che non toccheremo forse mai la terraferma.

E quindi..

il mio cuore ha preso un biglietto di sola andata sopra un treno verso il nulla.

13 marzo 2006

Partenze e addii

Tornata dalla Toscana, tornata dai posti di buon vino e sincere risate. Addii e partenze nel cuore, in tutti i sensi.
Oggi ho perso qualcosa dentro me. Ma non so bene cosa. O forse sì.
Comunque sia sono state giornate molto intense, molto divertenti, molto. Tra sincere chiacchierate su piante e cazzate, sono riuscita a farmi riconoscere anche lì, grazie a uno scivolone sul fango sul cucuzzolo del monte brullo. E se non lo trovate nelle cartine è normale, perché l'ho ribattezzato io così. E tra lezioni di toscano, ripetizioni di pronuncia, birre in compagnia e spettacoli teatrali atroci, sono passate queste meravigliose giornate che porterò sempre un po' nel cuore, come in ricordo di un favoloso volo che Peter Pan non vorrà mai terminare. Quando, quando, QUANDO crescerò?

canzone del giorno: Shape Of My Heart Sting

10 marzo 2006

Ho scoperto che mi fa bene questo blog. In un periodo in cui non tocco diario cartaceo, esorcizzare tutte le cose che mi accadono in queste pagine mi fa più che bene. Quindi spero, al mio ritorno, di raccontarvi le vite di Prato, Calenzano e (perché no? io ci spero) Firenze. Amo la Toscana ed è il luogo dove vorrei vivere. Non importa dove. Nel paesino più sperduto, nella vivissima Firenze. In qualsiasi posto, basta che ogni tanto io possa prendere la mia macchinuccia e fare un giro per le campagne toscane, rinfrescarmi sotto un albero mentre mi godo i colori accesi del paesaggio. Perché non è mai così semplice? Dovrei trovarmi un lavoro lì, e già è un'impresa. Fare un colloquio (da ridere). "Signorina? Potrebbe venire domani da noi per un colloquio introduttivo?". "Come no. Sono già sul treno, yuppie". E poi? Il mio ometto? E' giusto costringerlo a seguirmi? Oppure se dev'essere sarà? Comunque sono già iscritta alla newletter dei lavori toscani. Occhi aperti dunque. Carlita potrebbe spostarsi da un giorno all'altro. Sono come la pianta di Leon: senza radici. Ma dato che mi voglio bene, sto cercando un posto che mi appartenga, dove finalmente radicare tranquilla. Touchè.

08 marzo 2006

bha

Oggi non so proprio cosa fare. Sto backuppando una macchina e intanto scorro i pensieri. Festa della donna. Niente danze di uomini nudi sui tavoli. Ma nemmeno troppa voglia di festeggiare. Diciamo che questa e' una giornata in cui me ne starei tranquilla a casa a festeggiare. Che fare, che fare? Bha lasciamo le cose al caso. Chi vivra' vedra'. Tanto venerdi' parto. Dove? Come dove? Ma possibile che nessuno mi ascolta? Eppure proprio stamattina mi sono proposta di parlare meno!
Vado qui! Devo dirvi proprio tutto.. nnaggia..

Rispettivamente

Oggi non so cosa scrivere. O meglio, ce ne sarebbero di cose da scrivere. Tipo che ieri io e il mio ometto in preda al mio folle isterismo siamo andati a comprare delle piante in un centro commerciale. Era il nostro mesiversario, noi si usa festeggiarlo così. Per trovare le piante abbiamo avuto dei problemi. Dato che a malapena ne conoscevo il fiore ed erano quasi tutte sfiorite ci ho messo un po' a leggere tutti i cartellini. Finchè ho trovato quello che cercavo. Gardenia, gelsomino, passiflora e la mitica cycas. La cycas è una pianta che sembra una palma. Ma prova a dirlo a un botanico e gli verrano crisi di colite nel giro di due secondi netti. Viene chiamata pianta fossile. E' più che antica, e a dirlo così pare quasi di tenere in casa un dinosauro. Io ho sempra amato i brontosauri e gli stegosauri. Così la chiamerò StegoBronto, o meglio Stento. Già dal nome le si prospetta una vita felice. Poi, piante in macchina e fame tremenda, ci siamo diretti al cinema. A vedere cosa? Non si sa. Noi partiamo sempre con buonissimi propositi, poi arrivati lì non troviamo nemmeno un titolo decente. L'ultima volta ci siamo trovati a guardare il film dei cowboy gay e siamo entrati in coma (dal quale dobbiamo ancora uscire). Su un espositore erano posati dei giornali con tutte le trame, decidiamo di dare un'occhiata e scoviamo un buono per un'entrara gratuita al cinema. Benone, rubiamo un altro buono e decidiamo per Hostel (in verità ho rubato altri tre buoni. I due rimasti sono per una prossima entrata, giusto per rifarci del film dei cowboy e di "Fragile", di cui ho compreso bene la ragione del titolo). Quindi panino veloce al bar e via in sala.
Volete un consiglio spassionato? Non andate a vederlo. A meno che non vogliate un porno perverso con molto sangue e canne. Ha raggiunto il suo obiettivo, mi ha fatto impressione, e stanotte ho sognato le cose che ho visto. Ma non aspettatevi molto di piu' di una visita nel retrobottega di un macellario. Semmai la stessa cosa. Con la differenza che non portate a casa la cena.
Digiuno assicurato.

07 marzo 2006

Sproloqui ad oltranza

Ora vi beccate un bel pompone di quelli tosti. Ma viene dal cuore. Forse perché oggi sono stata a un funerale. O forse perché è una cosa che ho dentro. Ma ascoltate. Vivete intensamente ogni secondo della vostra vita. Anche quello in cui non state facendo nulla e volete riposarvi. Assaporatelo bene perché non sarà mai uguale a un altro momento. Non tenete le cose per un'occasione speciale. E' sempre un'occasione speciale. Se non sapete cosa fare, non fate nulla ma siatene consapevoli. Non è un momento buttato via. E' tutto vostro. Ricordatevi che siamo fatti per stare pochissimo tempo su questa terra. Ce lo dobbiamo ricordare in continuazione. Non per incuterci terrore. Ma per sapere davvero che viviamo una volta sola e, semplicemente, vivere.

06 marzo 2006

Una sera in riva al mare..

Chiudete gli occhi e immaginate. Vento forte, in riva al mare. All'imbrunire, quando il sole comincia a salutarci e la luna occhieggia la sua bellezza dall'alto. Immaginate. Un aquilone colorato che vola sfidando il vento. Provate a sentire la sabbia che entra negli occhi e l'odore di salsedine incollarsi sulla pelle. Provate a pensare che quella sensazione rimarrà in voi ancora per molto. Che volare non è un sogno, basta volerlo. Provate a commuovervi assaporando queste sensazioni. Un triangolo colorato che vola. Le onde che si scontrano con gli scogli. I gabbiani che gridano libertà. E pizzicatevi per convincervi che non è un sogno. Non stavo sognando.

03 marzo 2006

Dispettosa

dato che sono una bambina borderline e dispettosa oggi ho fatto un dispetto al mio camaleonte. Gli ho messo di fronte uno specchio. Sono animali territoriali e lui se l'è presa un po' a vedere un suo simile *molto simile* passeggiargli davanti agli occhi. Oppure davanti a un occhio solo. Non si capisce mai dove guarda visto che li muove indipendentemente in direzioni diverse. Poi improvvisamente qualcosa è cambiato. Ha gonfiato la gola (ragazzi i termini scientifici non li conosco) ed è diventato tutto rosso. Stupendo. Stupendamente incazzato. Mi è dispiaciuto stressarlo così. Domani sera per farmi perdonare gli preparo un bel piatto di camole che lui gradisce molto.
Comunque il camaleonte è un animale interessante e per molti aspetti mi rappresenta. Persin di più del bradipo, che si fa crescere la muffa sul pelo e ha come unica caratteristica la lentezza. Il camaleonte è lento ma quando vuole scatta, sceglie bene le sue prede e le afferra con una precisione estrema. Non usa i colori per mimetizzarsi, ma semplicemente per mostrare i suoi stati di salute e/o termici e/o emotivi. Se di stati emotivi si può parlare nei camaleonti. Quindi per anticipare alcune domande, non cambio colore per mimetizzarmi. Io sono già mimetica, mi muovo piano, sono piccolina, e in alcune situazioni sono molto silenziosa. Cambio colore per dire qualcosa, se le parole non bastano. Oppure non vogliono uscire.

Figura #1

Bene bene. Giusto perché questo è un nuovo lavoro e io ci tengo a tenermelo stretto stretto. Purtroppo per rimanere sana ai miei principi, ogni tanto ho bisogno di compiere qualche errore irreparabile, qualcosa che lasci un segno indelebile della mia presenza sul cammino di qualcun altro.
Ieri il mio capo è uscito dall'ufficio per andare a fare nonsocosa, quindi acchiappo il telefono e chiamo il mio ometto. Si ride si scherza si usano parole toste (io sono una vera camionista quando mi ci metto). Infarcisco i racconti di parole come "cazzo" e "scopare" commentando i racconti di un caro amico. Quand'ecco che sento dei passi vicino alla macchinetta del caffè. Sbianco. La figlia quindicenne del capo. Che non era uscita con lui come pensavo. Sbianco sbianco. Ho raggiunto il colore della tovaglia così bianca che più bianca non si può. Oggi il mio capo non è molto gioviale. Ma io per tirarmi su ho un maglione bianchissimo. Così almeno non sembro tanto smorta.

02 marzo 2006

Chi sono?

In onore di Decimo Cirenaica, racconterò una breve storia del mondo di Carla.
Già in fase di nascita ero molto indecisa. Quel giorno, il 26 Aprile millenovecentoottantuno, mia mamma andò dall'ostetrico. E l'ostetrico la rimandò a casa perché secondo lui mancava ancora tempo alla mia nascita. Entrata nell'ascensore le si sono rotte le acque. Dispettosa anche a 0 mesi.
Sono quindi venuta alla luce di domenica. Giorno di festa, giorno pigro, giorno che ha segnato i miei movimenti da perenne bradipo. Seconda di due figlie, forse il mio babbo desiderava un maschietto, e così mi ha cresciuta. Dall'asilo in poi ricordo molto poco, se non che mi mettevo in un angolino tutta sola a giocare e mi irritavano gli altri. Ah no, ricordo che odiavo le bambole e giocavo solo con le macchinine, ambivo alla Ferrari Testarossa.
Le elementari sono cominciate male. Un bambino ce l'aveva con me e io minacciai di portargli mia madre. Lo feci e scoppiò a piangere.
Ero una sorta di piccolo genio. I miei voti spaziavano dall'ottimo, all'ottimo e lode.
Alle medie ho smesso di studiare. Collezionavo note ma stranamente andavo bene. Ero la classica secchiona che dava una mano agli altri per conquistarsi popolarità. Ma al di fuori dei compiti in classe ero solo una comune secchiona (occhiali e capelli arruffati.. e monociglio ovvio). A 12 anni i primi fidanzati. Uno meno normale dell'altro. In particolare il mio primo ragazzo era uno che si definiva "superdotato". Ma io non avevo nessuna intenzione di testare la cosa. Il mio secondo era un ossessivo. Mi accompagnava a catechismo, mi accompagnava a casa dopo la scuola, mi veniva a prendere nel doposcuola (perché io da masochista avevo spontaneamente scelto il tempo prolungato.. e due pomeriggi a settimana mi rompevo le palle a lezione). Un giorno mi disse "Devo confessarti una cosa importante, che potrebbe cambiare delle cose". Immaginatevi la scena. Ero preoccupatissima, pensavo "Ha qualche malattia? Sta per morire? E' gay?". E lui "Sono testimone di Geova". Avrei voluto prenderlo a roncolate in testa. Dopo una settimana avevo già chiesto la consuetissima pausa di riflessione. Dopo 3 settimane ci siamo lasciati.
Esaltata dal voto di diploma di terza media, ottimo, mi ero iscritta al liceo scientifico. Non avrei potuto fare scelta più infelice. Difatti sono stata bocciata. Ho deciso di prendermi un diploma leggero. Cioè studiare meno e rendere di più. Mi sono iscritta a un'istituto professionale per grafici pubblicitari. A parte la svista in terza superiore, andavo davvero bene. E non studiavo praticamente mai. Sono stati anni divertentissimi in cui ho esplorato la mia natura punk inside. Cambiavo sempre colore di capelli, da giallo, ad arancione, a viola elettrico. Purtroppo non ho foto di quel periodo, ma se ho ancora un briciolo di coraggio mi ritingo i capelli di viola al più presto. Anche perché ho intenzione di rasarli per quest'estate.
Quindi non sono cambiata molto. Mi si sono assottigliate le sopracciglia, mi si sono lievemente ingrossati i fianchi, ma il cervello è assolutamente identico, tranne forse per qualche neurone bruciato qua e là. Questo per avere un quadro quasi completo. Poi basta guardarmi per capire che non sono normale. C'è qualcosa nei miei occhi che lo rivela.
Caotica e disordinata. Io amo il caos. La bellezza è nel caos.

01 marzo 2006

Una serata da amici

Ogni tanto ci vuole. Dico, rispolverare avvenimenti accaduti anni prima. E come farlo meglio se non in una serata tra vecchi amici? Vi presento i miei vecchi amici, almeno quelli di ieri sera. Gianluca, Nicole e Ivano. Ci siamo conosciuti tutti nel nostro passato, che sto cercando di rimuovere, di assidui frequentatori di parrocchia e oratorio. Li ho conosciuti nella mia estate della seconda media. Ero davvero piccola, già una rompipalle di professione però. Ieri sera, nella migliore delle tradizioni, ci siamo visti un filmino di 9 anni fa (precisamente 9 anni e una settimana fa). Era il 1997, ed era la festa del compleanno di Gianluca, il 18esimo per la precisione. Vedere quelle immagini mi riporta alla mente diverse cose. In primis come mai mi sentissi tanto brutta. Non ero brutta: ero inguardabile. Oltretutto ero appena stata lasciata da un ragazzo tanto bello quanto stupido, e per dimostrare la mia depressione, ero diventata stupida anch'io. Senza contare poi che ho poco da vergognarmi, ormai. Questo filmino ha fatto il giro del mondo. Lo hanno visto tutte le morose/ex-morose di Gianluca, nonché gli amici, le amiche sue o delle ex. Idem per Ivano. Includiamoci anche amici e parenti di tutte queste persone. Le copie che sono state fatte. Se è vero che bastano 5 persone per collegare due persone in due posti diversi del globo terrestre, si può dire che questo filmino ha fatto il giro del mondo almeno 5 volte. Mi basta solo trovarmi in mezzo alla strada e sentirmi dire: "Ma tu sei quella deficiente del video del 18esimo compleanno di Gianluca!". Ecco, credo che mi sotterrerei da sola per la vergogna. E badate bene, non solo ero particolarmente cretina quel giorno memorabile, ma ero assolutamente inguardabile. Per diverse ragioni che ora elencherò.
  • Portavo dei tremendissimi pantaloni fucsia. Che oltretutto non erano pantaloni ma era una salopette tenuta con le bretelle giù. Quindi ancora peggio.
  • Grazie a Dio almeno le scarpe erano decenti. Però non sono riuscita a vederle bene. Erano decenti se, come mi pare di aver notato, erano le mie reebok preferite nere e viola. Se invece erano anfibi, cancellate questo punto.
  • Indossavo un maglione con scritta in greco/cirillico/boh che una volta il mio professore di italiano delle superiori aveva tradotto. Secondo lui, davanti troneggiava questa domanda "Vuoi del dolce?" e dietro la risposta affermava "Sì, cioccolata". Ma devo dirlo, ci credo ben poco.
  • Ero un monociglio. Così almeno mi definisce Gianluca. Una di quelle persone che hanno sopracciglia talmente folte e scure che ci puoi allevare i bachi da seta in mezzo. Ma soprattutto che non hanno il classico separè di pelle tra il sopracciglio sinistro e quello destro. Un unico sopracciglio. Monociglio appunto. Tralaltro non ero nemmeno truccata, questo a dimostrare quanto ormai fossi disperata dal cercare di trovarmi almeno un po' carina.
  • Mi si vede e mi si "sente" fuori campo di continuo. Io mi sarei uccisa. Mi domando come Gianluca abbia potuto sopportarmi quel giorno.
Per gli amanti del kitch magari metto qualcosa online nei prossimi giorni. Se proprio volete farvi del male.
Tornando a casa Gianluca ha commentato "Certo che nessuno di noi è cambiato eh? No, aspetta, tu Carla sei migliorata, adesso sei una bella gnocchetta".
Meno male. Se avessi avuto sentore del monociglio mi sarei strappata i peli con le dita. Beate pinzette..