30 aprile 2006

Cronistoria di una serata

Sottotitolo: Cause e concause di cartine del tomtom non aggiornate.

Ieri sera.
Io e Pinguino siamo invitati da Minchietta Uno e Ducci a casa di Ducci, poco fuori Torino. Io, da vero genio, suggerisco di andare fin lì guidati dal nostro mitico navighetor.
Lo montiamo e cominciamo ad andare.
"Desideri effettuare strade con pedaggio?"
certo che no.

Ci avviamo, prendiamo la tangenziale, e fino a qui tutto bene. Ad un tratto l'omino nascosto nel navighetor ci dice "Prendere l'uscita a destra". Bene, andiamo a destra.
Peccato che sul display ci mostra una strada che non esiste, mentre noi abbiamo preso l'unica uscita esistente, a suo parere sbagliata.

Usciamo dalla tangenziale e si incazza come una bestia "Tornare indietro". Uff. "Fare inversione" Ma sei scemo? "Prendere la rotonda e tornare indietro" Ancora? Ti uccido!

Dopo un esaurimento nervoso riusciamo a cambiargli il percorso in modo da non prendere più la tangenziale. Bene. "Girare a sinistra alla fine della strada" Ollà, mo' ragioniamo. "Girare a sinistra tra 200 metri" Bene.
Bene.
Bene.
Cazzo! E' un senso unico ma dalla parte opposta! Posso mica prenderlo contromano?

Vado avanti, ricalcolerà la strada "Tornare indietro" Porcatrota.
Torniamo indietro ma facciamo un'altra strada. Ricalcola.
"Tra 100 metri girare a destra" Ma non c'è nessuna strada qui! Torniamo indietro.
Ci segna un'altra strada, forse ce la facciamo dai. "Girare a destra" Oh, ha i sensi unici tutti sfasati, nemmeno qui posso! "Tornare indietro" Ma dimmi un po': hai fatto il cepu con Del Piero? Insomma. Mille peripezie. All'ultima svolta in contromano, abbiamo mollato la macchina e abbiamo deciso di farcela a piedi. Tanto mancavano 200 metri.

Arriviamo, baci, abbracci, saluti. Come va, come non va.
Ci preannunciano una sorpresa. Una sopresa cibosa. Optano per prendere 2 pizze invece di 4, per poter gustare meglio la sorpresa. D'accordo. Aperitivo in giardino, e mentre gli uomini vanno a caccia di pizza (in pizzeria) e procacciano il cibo per tutti, come succede dalla preistoria, io e Minchietta Uno apriamo due birre e ci raccontiamo un po' di robine. Del resto per la pizza c'è da aspettare.

Ore 21, ce l'abbiamo fatta. Si mangia. E poi, la sorpresa.
Pasta a forma di minchia. Insomma, Minchietta Uno si è guadagnata il soprannome di Minchietta di Pasta. Le povere minchiette in pasta erano un po' infelici, qualcuna allegra, qualcuna monopalla. Qualcuna si era totalmente rotta i coglioni.
I commenti sono d'obbligo.
Sticazzi!
Ma che minchia!
Ma che rottura di cazzi!
Ecco.
E tra lunghi racconti sulla libertà di GNU/Linux, su personaggi come Stallman e Torvalds, sulle strategie di scacchi e controscacchi. Su strane collezioni di tazzine e furtive collezioni di bicchieri rubati nei pub, continuiamo a chiacchierare. Il mio mal di testa si fa abbastanza feroce, era arrivato lieve al mattino per poi picchiarmi il cranio di sera. Quindi optiamo per un saluto, io stamattina avrei dovuto svegliarmi presto. Mi aspettava l'euroflora. A Genova. Ma questa è un'altra avventura.

Oggi.
Suona la sveglia, la spengo e torno in coma. Avevo il treno alle 8.20 e mi sveglio alle 8. Nemmeno con il teletrasporto ce l'avrei fatta. Controllo gli orari, un altro treno alle 11.20. Porca miseria, posso stare lì poco, due orette al massimo, se voglio essere a casa alle 20 per spruzzare i miei camaleonti. Ma non importa, ci sono i carnivorofili di Milano, mi fa anche piacere vederli.
Mando per cui un messaggio ad Aga, per avvisarlo del ritardo. Mi dice che loro tanto staranno lì tutto il giorno che il biglietto costa 19 euro.
Sì. Ho capito bene, avete capito bene. 19 euro.
No, non vado, chissenefrega, ci vedremo a Milano il 20 maggio. Non mi va proprio di spendere quasi 40mila delle vecchie lire per stare due ore a una fiera. Senza contare i 15 euro e rotti del biglietto a/r per Genova.
Per giunta oggi il mio cane mi ha morso. Anzi, diciamo che mentre abbaiava il suo muso si è appoggiato al mio polpaccio e *sgnak*, è capitato.
Oggi è una giornata no, quindi mi tappo in casa. Le previsioni sono nefaste per tutta la giornata. Mi leggiucchio il librone sui Peanuts e il libretto di Chuck.
E vaffancuore a tutti.

Canzone del giorno: Breisleach Capercaillie

28 aprile 2006

Il Grande Omi

Oggi vi parlerò di una storia curiosa. Un uomo di nome Horace Ridler nato in Inghilterra alla fine dell'Ottocento, che decide un giorno di farsi tatuare l'intero corpo, facendosi chiamare "The Great Omi". E così, Horace, dopo aver dilapidato il patrimonio familiare e con il corpo tatuato, va a lavorare in un circo, dove diventa famoso come Uomo Zebra.
Per entrare meglio nel ruolo decide anche di limarsi i denti, facendoli appuntiti.
Perché ho in mente la storia di Horace, oggi?
Perché esiste un gruppo, non molto conosciuto, che ha preso il suo nome. Perché questo gruppo "Il Grande Omi" canta una nenia stupenda, che è diventata la canzone del giorno e la colonna sonora di diverse giornate, alcune tra le più belle della mia vita.
Quindi vi lascio con questo breve post e una canzone.
Abbandònati..

27 aprile 2006

Il mio quarto di secolo

Ieri sera festa in famiglia. Il mio quarto di secolo.
Esattamente 25 anni prima, alle 17.45, nascevo in un anonimo ospedale torinese. Carla.

Mia mamma rispetta queste tradizioni di compleanni e feste. Anche a 50 anni avrò torta o pasticcini e salatini. Spumante. Tramezzini.

Alle 21 però sono scappata. Mi sono vestita di tutto punto e sono scesa, c'era Pinguino ad aspettarmi per l'ultimo saluto della serata. Poi sarebbero arrivate N e C1. Io in minigonna. Ovviamente diluviava. Siamo state invitate a festeggiare la casa nuova di G, che è andato a vivere con la sua compagna, C2. Nessun riferimento al mio compleanno.

N mi guarda, che figa che sei. Guarda Carla! Ma che occasione è? Wow. Poi, la sai tu la strada, vero? Io le guardo. Non ricordo mai le strade.
Sono andata a vedere la casa di G ancora in semicostruzione un bel po' di mesi prima, ma non ricordo la strada. Per memorizzare una strada la devo fare almeno una decina di volte. Almeno.
Le dico che avevo preso la tangenziale, uscita Volpiano. Poi buio assoluto.
Va bene, ci avviamo comunque.
Tangenziale, ma Nord o Sud?
Nord, Nord, dice N, non ricordo di aver visto l'uscita Volpiano su quella Sud. E al casellante chiediamo indicazioni per la via.
Lo dico pubblicamente in modo che tutti lo sappiano una volta per tutte. Mai affidarsi a me per le strade. Mai.
N dice che siamo cafoni a non aver portato nulla. No, dico, io ho i pasticcini, residui di una festa di oggi.
Uh, quanto ti dobbiamo? Nulla nulla.

Arriviamo un po' a stento, fatichiamo a trovare la casa col numero civico ancora scritto a pennarello su un foglio di carta. Saluti, baci, abbracci. Deve venire anche I, annuncia G. I arriva, a stento anche lui. Risate, abbracci, baci. Confessa anche lui di essere single. Io e N tiriamo un sospiro di sollievo. Non è che amassimo molto la sua ragazza.
Nessuno accenna al mio compleanno, non importa, penso. Finchè G mi guarda e dice "Se non sbaglio qualcuno oggi diventa più vecchio". Alè, non me lo aspettavo. Abbracci baci brindisi e auguri. Ci sono tante cose per cui festeggiare. I diventa zio per al sesta volta, cincin. Carla compie il suo quarto di secolo, cincin. La casa nuova e sistemata di G e C2, cincin.

La serata è stata davvero gradevole, come gradevole è sempre ascoltare i primi racconti di convivenza. Lui che russa, lei che imita la formula1 quando dorme. Lui che per dormire guarda la tv a tutto volume, lei che lo sveglia perché vede luci strane. Risate risate, e ancora cincin, ancora auguri, mi piace questo pianeta. Di risate e auguri. Voglio rimanere qui.

Perché sia una giornata speciale voglio ricordarmi tutti i piccoli bei momenti, quelli di cui ci si scorda tanto facilmente e per i quali invece viviamo. Quelli che ci ricordano ogni giorno per cui vale la pena di stare in questo mondo, quelli che ci fanno sorridere o scappare qualche lacrimuccia. Le piccole gioie che pochi apprezzano.

  • La prima volta che mio padre mi portò ai giardini con la mia bici a rotelle
  • Tutti i primi baci
  • Una sconosciuta che mi dice quanto i miei sorrisi illuminino ambienti tristi
  • Una persona che ti guarda e sorride
  • Persone che ridono di gusto a una tua battuta
  • L'odore di una lettera spedita da un amico lontano
  • Una telefonata da un numero che non conosci, che si rivela essere di una persona alla quale tieni tanto
  • I bei ricordi di un amore passato
  • Le giornate di pioggia passate senza ombrello a bagnarsi, da piccoli
  • L'odore della pasta fresca appena fatta dalla mamma, che già pregusti in lasagna
  • Uscire dalla macchina dopo 8 ore di viaggio, trovarsi in Molise, avere voglia di fare quattro passi attorno all'isolato
  • Un regalo buffo con un biglietto ancora più buffo
  • Perdere il pullman perché ti sei incantato a guardare le piantine
  • Dire al prof che ti manca un voto orale e vedere lui che ti mette lo stesso 7 sul registro, anche se non ti interroga. Lo fa sulla fiducia
  • Sentire l'odore di una persona cara mentre la abbracci
  • Rimanere nudi abbracciati dopo aver fatto l'amore
  • Fare il verso agli animali quando li si incontra per strada
  • Ridere per le stesse cretinate e ridere perché le altre persone guardano e non capiscono perché si ride
  • Il cuore che batte nell'istante prima di accorgersi di un amore appena sbocciato
  • Avere paura per una cosa e scoprire che era una cavolata
  • Le lacrime di gioia dopo l'orale all'esame di maturità
  • Un "ti voglio bene" inaspettato
  • Vedere vita che crea vita
  • La mia nipotina che mi bacia senza che io glielo chieda
  • Mia mamma, a poco più di 30 anni, con i tacchi che non riesce a starmi dietro quando corro per strada
  • Il primo amore
  • Una persona che ti pulisce le mani perché le hai sporcate di gelato, e mentre lo fa, sbotta ridendo
  • Qualcuno che crede davvero in te

L'elenco diventa lungo. Penso che ci siano davvero troppe cose belle nella vita. Non sopporto chi spreca la vita.
Canzone del giorno: Fly me to the moon Bart Howard

P.s. Ieri una persona importante mi ha ricordato una delle mie qualità migliori. L'entusiasmo. Ho entusiasmo per ogni cosa. Starmi vicino vuol dire sentire almeno un paio di volte al giorno "Ohh" per qualsiasi cosa. Un fiore appena sbocciato. Un insetto strano che vola. Un cane. Qualsiasi cosa.

26 aprile 2006

Siate ottimisti

lo ordina polygen, proprio qui accanto..

Quando c'erano i cavoli e le cicogne

Buondì sjore e sjori. In questa assolata mattina di primavera (in cui, ricordiamocelo sempre, si accoppiano anche gli insetti ma la vostra beniamina no) vorrei scrivere qualcosa sul sesso.

Ohhh, cori di voci si levano verso il cielo.

In casa mia l'argomento è sempre stato abbastanza tabù. Dire abbastanza è poco. A casa mia non sono esistiti mai cavoli, mai cicogne nè api impollinatrici. A casa mia i bambini arrivano per volere divino (ma forse nemmeno).

Ricordo ancora quando ero piccina, non mi facevo nemmeno domande sull'argomento. Zero curiosità. Poi un giorno sono andata da un'amichetta (detta RagnoB) a giocare. Odiavo le bambole, ho sempre giocato con le macchinine. Però da lei abbiamo giocato con le Barbie. Mi disse "Adesso mettiamoli a letto così fanno un bambino". E io, stupita "eh?". "Sì - mi disse - ogni volta che stanno insieme a letto fanno un bambino".
Orpolà. Ecco da dove arrivano. Sarà il contatto con la pelle. Saranno i numerosi baci. Ero contenta, avevo svelato un mistero in più.

Un anno dopo, credo. Molise, sole e caldo. Agosto.
Mentre tutti i bambini giocano e cazzeggiano io mi leggo libri su cani e gatti. Quando ero piccola il mio progetto del giorno era diventare veterinaria. E' andato sfumando quando ho portato il mio cane a fare un'iniezione e ho pianto come una fontana. Un'iniezione, banalissima.
Comunque, il sapere a memoria quasi tutte le razze canine e feline non mi serve sostanzialmente a un cazzo, tranne a fare la sborona di fronte ad amici e conoscenti.
Tè, guarda, un Saluki. Orpolà, un Borzoi. Incredibile! Un cao de agua portoghese (non è vero, non ne ho mai visti a Torino, ma fa sempre spalancare la bocca a tutti, tanto nessuno ha mai visto un cao de agua). L'ultimo avvistamento è stato un Cirneco dell'Etna. Ho riconosciuto anche quello, sì. Beagle, Bassethound, Pastori dei Pirenei. Non le conosco tutte, e meno male.

Comunque un giorno, leggendo bene il libro sui cani, capitolo accoppiamento, ho fatto un ragionamento che non fa una grinza, o quasi.
I cani sono mammiferi, noi siamo mammiferi, il procedimento per accoppiarsi dev'essere simile, no? Alla fine gli organi sono più o meno quelli.

Ho scoperto solo dopo che, nel caso umano, non si rimane attaccati immobili e che non ci si gira culo contro culo.

Per questo devo ringraziare i fumetti pornocomici trovati a casa dentro un mobiletto nascostissimo.
Leggere non fa mai, mai, mai male.

Canzone del giorno (non ci credete mai): Cacao Meravigliao. Mi sono svegliata con questa canzone e chi me la leva più? Se mettessero una telecamera in ascensore io sarei fregata, visti i balletti che mi sparo con la musica dell'mp3 a palla nelle orecchie...

25 aprile 2006

Rouge navigator

E' tempo di primavera, è tempo di cambiamenti. Per noi donne solitamente significa cambiare chioma. Colore o taglio, o entrambi.
Io quando cambio, cambio in maniera radicale. Da nera divento biondo platino, da biondo platino a biondo platino con ciocca nero/blu, da biondo platino con ciocca nero/blu a nero/blu.
Ieri sono diventata rossa. Ma rosso rosso, cavoli. Che i miei occhioni verdi esplodono da sotto i capelli. E poi mi sono fatta la tinta da sola. L'ultima volta che mi sono fatta la tinta da sola risale alle superiori. Ero bionda e mi sono fatta rossa. Ma ho dimenticato qualche ciocca e un po' di biondo è rimasto dietro la nuca. Bicolor. Invece ieri sono stata bravissima, mi sono tinta persino le orecchie.

Stamattina sono uscita con Pinguino, mi ha fatto il regalo per il compleanno (ovvio che non vi dico quando sarà il mio compleanno, lo saprete solo dopo!). Un navigatore satellitare.

Per spiegarvi la ragione di questo regalone, vi devo spiegare il rapporto che ho io con i viaggi. A me piace viaggiare, da morire. Mi piace conoscere, vedere gente nuova, mi piace farmi conoscere e vedere posti nuovi. Però ho l'ansia della macchina. Non so come mai, potessi non guidare, non lo farei mai. E sono migliorata. Fino a qualche anno fa trovavo tutte le scuse per non prendere la macchina: gli alieni mi hanno rapita, il cancello del box auto non si apre, si è smontato il volante, guidare è contro la mia religione.
Oggi va molto meglio, gli alieni non mi rapiscono, i cancelli non si bloccano, il volante non si autosmonta e sono cambiati i dogmi della mia religione inesistente. Però non ho ancora quella scioltezza che mi permetta di dire "Domani vado da Snoopy a Bologna in macchina". Le indicazioni non mi servono. Le formatto appena metto piede in auto.

Così il navigatore dovrebbe usare il cervello al posto mio, mentre io lo dedico ad altro, tipo sperare di non incontrare camion da sorpassare. O cantare a squarciagola Figaro.
Grazie Pinguino, spero, come mi hai scritto, di trovare la mia strada.

Speriamo che almeno il TomTom la conosca.

24 aprile 2006

A tutto il pubblico

in ascolto. A chi ho prestato il mio libro "Wicca"? Eh? eh?
Carla con sguardo omicida.

Il giorno prima di oggi


Ieri avrei dovuto conoscere la ragazza di Gesù. Nella storia della Bibbia non ricordo sia mai capitata una cosa simile, quindi tale evento andava documentato. Io e Minchietta Uno eravamo provviste di fotocamera digitale per l'occasione. Invece Gesù ci ha dato pacco. Doveva fare un impianto elettrico o simili, non ricordo bene, e avrebbe finito nel pomeriggio tardi. Va bene, gli scrivo, semmai ci vediamo solo noi domani sera.
Poi mi chiama Snoopy. Dobbiamo rivedere le nostre tattiche. Io dico basta tattiche. Tanto alla fine sono una rompiballe, è giusto che tutti vedano subito i miei difetti. Alè. Sì, voglio scrivere sms a chi mi pare, mail, e robe simili. Sto meglio se lo faccio, voglio sentirmi me stessa. Basta tattiche.
Poi di Gesù ieri sera nessuna notizia, così mi addormento, libro alla mano e bavetta all'angolo della bocca (ma che bella immagine, eh?).

Stanotte arriva un messaggio, lo leggo e lo cancello subito. Così stamattina non ricordo se l'ho solo sognato o l'ho ricevuto davvero. Il messaggio era di Gesù, ore 00.26, diceva "Non ci crederai, ho finito solo adesso. Sono distrutto e vado a dormire. A presto, ciao.".
Grazie Gesù, potevi dirmelo anche tipo alle 20 che eri ancora impegnato. Così io avrei fatto la stessa fine, libro alla mano e bavetta all'angolo della bocca, ma almeno con la consapevolezza che non ci saremmo visti.

Ieri pomeriggio è stata una bella giornata, anche senza le parabole di Gesù. Eravamo in quattro. Io, Minchietta Uno, Ducci e Pinguino. Gelato a Collegno e poi via, a Susa, a vedere la mostra di Carlo Magno. Vorrei riempirvi di particolari della mostra, ma dimentico tutto in fretta. L'unica cosa per cui potrei festeggiare è stata una domanda che ho avuto il coraggio di fare davanti a tutti, alla guida. Io sono timida. Domandare davanti a tutti è una cosa che non faccio sovente. Anzi, mai.

E poi abbiamo fatto una passeggiata dove ho avuto modo di fotografare le rane che amoreggiavano in uno stagnetto. Beate voi, ranocchie.
Uh, e ho anche una bellissima foto dove io e Minchietta Uno siamo sedute su una panchina e, sul muro dietro di noi, proprio sopra le nostre teste, una bellissima scritta: "PORCO IO". Evidentemente qualcuno ha cancellato una D da qualche parte. Indovinate dove?
Susa è proprio bellina. Una delle prima volte che sono uscita con Gesù sono andata proprio in quei posti. Nei pressi delle panchine di porcoio. Dietro le rovine romane.
Mentre lui paraboleggiava, il vento faceva sbattere le imposte delle finestre dell'edificio dietro di noi. Odore di alberi. Stelle galeotte..

Canzone del giorno Un bacio a mezzanotte Quartetto Cetra

23 aprile 2006

Il fumo mi chiude le narici. Basta. Devo uscire di qui. I pensieri si fanno sottili e piccoli, per poter sbucare oltre la coltre di dubbi. Nebbia. Pensieri.
E' tutto qui. Il mio problema, intendo. La coltre impenetrabile di domande. Cosa, cosa sono? Ma soprattutto.. cosa provo? Salvati, piccola Carla. Corri e fuggi lontano.
Fuggire, ma dove? Stanca di dover sempre fuggire.
Mi fermo qui e lascio che le domande mi posseggano. Mi lascio piegare da loro nella mia quieta infelicità.
Il sole fuori però mi ricorda quanto i suoi raggi siano sempre pronti a scaldare un cuore ancora ferito. Mi ricorda che la felicità si costruisce a piccole dosi. E che quando arriva non bisogna mai sbarrargli la porta, anche se sappiamo bene quanto poco durerà.
Ora sorrido, le mie ferite si riemarginano piano. Le cicatrici per non dimenticare.
Il sole per scaldarmi ancora.

22 aprile 2006

Cambio grammatica

Niente più kamasutra, ora divertitevi con gli annunci impossibili offerti da Polygen, qui sulla destra.

(Un applauso per Polygen)

21 aprile 2006

Occhi chiari

Oggi non ho mantenuto una promessa. Ma non ne ho colpa. Stamane ho "marinato" il lavoro per accompagnare Pinguino a una visita. Ci teneva che ci fossi anch'io. E io ci tenevo a esserci.
Quindi avendo marinato non potevo dire a mia mamma che non sarei andata al lavoro. Ovvio. Ho firmato da sola la mia invisibile giustifica e alle 8.45 le ho detto "Ciao mamma, ci vediamo stasera". Dato che la visita era alle 12.30, stamattina io e Pinguino abbiamo passeggiato per la bellissima e mattiniera via Garibaldi a guardare un po' di vetrine e (perché no?) a fare una cosa che solo a pronunciarla mi viene l'orticaria: lo shopping. Io non ho cattivo gusto nell'acquisto di capi d'abbigliamento. Ho cattivo gusto nell'accostamento delle cose. Capita che io mi metta cose molto carine ma che insieme stonano e mi fanno sembrare un clown nemmeno troppo bravo a vestirsi. Mi limito a comprare una canottierina stropicciata a fiorellini e molto scollata. Purtroppo una libreria mi chiama. La sento "Caaaaarlaaaaa, caaaaaarlaaaaa". Mi fiondo dentro con Pinguino a seguito. Decido di comprare "Ninna nanna" di Chuck Palahniuk, autore che mi garba parecchio e del quale ho letto diversi libri. Ma, camminando camminando incontro due compagni delle superiori. Mi sento quasi a Carramba che sorpresa. Il mio compagno Babu, o Pise, che dir si voglia e la mia compagna Dani. Quando vedo Babu ho un quasi coccolone. Gli urlo, praticamente nella via pedonale più trafficata di Torino, "Babu, mioddio come sembri GAY". Non potevo non dirglielo. Occhialoni enormi da sole e canotta scollatissima dal quale si vedeva un petto scerettato. Ci si saluta e ci si siede al tavolino del bar con loro. Mille racconti, i soliti convenevoli, come va come non va, si organizza una pizza prima o poi, ma sì perché no, Babu ci pensi tu, sì ci penso io facciamo passaparola, l'incontro è sempre lo stesso punto, l'edicola davanti Palazzo Madama, ok, bene, e così via. Ci congediamo e continuiamo. Poco più avanti Carramba è ancora in agguato perché incontro il mio professore di italiano delle superiori, che noi chiamavamo Kinder. Kinder in tedesco vuol dire bambino (o bambini?) e lui aveva la brutta abitudine di tirare fuori la sua voce da tenore senzavoce e gridarci "BAMBINI!" quando meno lo sospettavamo. Altri convenevoli, gli chiedo subito se posso dargli del tu, diamoci del tu, come va come non va, hai famiglia, no, per carità, non avevi detto tu che bisogna godersela la vita, sì ma io me la godo ancora adesso, assì, essì adesso insegno al liceo artistico, ma mica quello vicino lungo dora voghera, sì quello, ma io lavoro proprio lì.. ecc ecc.
E' uscito fuori anche il nome del mio professore di matematica che adesso non insegna più e lavora qui. Avevo una cotta terribile per il mio professore di matematica. Sono andata a trovarlo qualche mese fa e ammetto che il mio cuoricino faceva ancora tutum tutum. Ha una testa incredibile, una persona davvero in gamba.
Comunque si fa tardi, ci si saluta, e si continua. E' ora della visita. Fato vuole che pochi minuti dopo esserci seduti in sala d'attesa chiami mia mamma, piangendo. "Carla, puoi venire a casa? Sono caduta, portami al pronto soccorso". Non ci si pensa due volte. Purtroppo devo lasciare Pinguino da solo, del resto come dice la Littizzetto, lo sport preferito dalle persone over 50 è cadere. Pare che dopo una certa età caschino tutti. Comunque ero preoccupata sul serio, quindi corro, dall'altra parte della città a prendere mia mamma. Meno male che almeno riusciva a camminare, questo dal mio parere non medico significava niente fratture alla gamba.
Gli ospedali sono posti strani. Per una qualsiasi cosa rischi di passarci le ore. Anche se ti sei fatto solo un graffio e basta disinfettarti. Mia mamma entra al pronto soccorso e io sono relegata fuori, a passeggiare avanti e indietro per la sala d'attesa. Entra una signora dai capelli rossi, con gli occhi chiari, visibilmente preoccupata. Lo vedo dalla frequenza del suo respiro. Sembra stia esplodendo. Respira sempre più affannosamente finchè non ce la fa. Esplode e piange. Mi dispiace signora dagli occhi chiari, vorrei tanto venire lì a dirti due parole, ma non ci riesco. Sono vigliacca di fronte al dolore, e come dice Antoine de Saint-Exupéry "il pianeta delle lacrime è così misterioso". Così abbasso lo sguardo signora dagli occhi chiari, non voglio che tu pensi che io abbia pena di te. Non so quale possa essere il tuo dolore, ma so che il tuo respiro ti porterà ad affrontare anche questo. Eppure lo conosco bene il dolore. Proprio in questo ospedale, 5 anni e mezzo fa è mancato il mio babbo, che stanotte, proprio stanotte ho sognato. Occhichiari, conosco il dolore e conosco il tuo sguardo e so che qualunque cosa accadrà, ce la farai.

20 aprile 2006

Importante

Ci sono due cose da festeggiare oggi.
Snoopy ha superato con successo un esame all'università.
Gesù ha trovato la ragazza, che conoscerò solo domenica. Vi racconterò.

Brindate con noi.

Briefing

Per capire chi sono bisogna capire il mucchio di segatura che ho nella testa. Spostarlo, e cercare.
Credo di essere famosa per i miei progetti impossibili. Ogni giorno ne ho uno nuovo. Si chiamano, non a caso, "progetti del giorno".
Quando un mio progetto del giorno rimane tale per tre giorni consecutivi, significa che il progetto è fattibile nella maggior parte dei casi. Sono due giorni che conto di prendermi la reflex digitale. Aspettiamo domani.
Fino all'anno scorso non si chiamavano "progetti del giorno". Questo nome è spuntato fuori in Toscana. Prima erano le "scimmie".
Ricordo bene, andavo da quello che allora era il mio collega e gli dicevo "Ho una nuova scimmia". Lui scuoteva il testolone capelluto e riccioluto e diceva "Carla non è Carla senza le sue scimmie". Ma diceva anche (per la facilità con cui mi si attaccavano addosso maniaci di ogni genere) "Se prendi Carla e la lanci da un aereo, su una piazza affollata, piena di gente, lei cascherà addosso all'unico maniaco presente".
Alcune scimmie portate a termine:
  • Il portatile;
  • La digitale;
  • Il flash wireless per la reflex (non digitale);
  • L'installazione di Debian sul serverino (accompagnato dallo slogan, perché sono pur sempre una grafica pubblicitaria "Debian non è un sistema operativo: è un ideale." oppure "Installare Debian è lo scopo della mia esistenza.");
  • Il cambio di lavoro;
  • L'acquisto del primo camaleonte;
  • L'acquisto del secondo camaleonte;
Alcune scimmie non portate a termine per incidenti di percorso:
  • L'acquisto di un paio di scarpe alla schiava con tacco molto molto alto;
  • L'apertura di uno studio fotografico (mancanza di soldi);
  • L'avvio di un allevamento di bachi da seta (scimmia durata molto tempo);
  • L'acquisto di un serpente insettivoro (scimmia durata una settimana a cui ho rinunciato per la difficoltà a reperire gli animali che spesso sono di cattura e deboli, e comunque difficili da far sopravvivere);
  • Il tatuaggio (sono terrorizzata dal dolore);
  • Rasarmi a zero (scimmia che va e che viene, più o meno ogni mese);
  • Tingermi i capelli di viola (idem come sopra);
  • Scrivere un libro (eccola! la banalità viene fuori prima o poi. chi non ha mai desiderato scrivere? scimmia non portata a termine per mancanza di idee);
  • Mettere in ordine la stanza (comincio, poi trovo degli scritti, li leggo, trovo biglietti del treno, li guardo, mi faccio scivolare tra i ricordi e si fa buio);

Carla insomma è la semplice differenza tra se stessa e le scimmie non realizzate. Mi piacerebbe scrivere, oltre alla canzone del giorno, anche il progetto del giorno. Mi piace pensare che un giorno finirò di fare progetti impossibili (una delle mie scimmie impossibili è prendere il brevetto da elicotterista). Però mi gongolo a pensare a quanto viaggia la mia testa e a quanto è bello lasciarla scivolare qua e là. Ora che ci penso sono sempre stata così: quando ero piccola sognavo di fare la veterinaria, poi la zoologa, poi la documentarista, poi la fotografa, quando ero piccola piccola volevo persino farmi suora, poi il medico, poi la botanica, poi l'informatica, poi la scrittrice.

Oggi, soltanto oggi, voglio una reflex digitale. Ma speriamo anche domani. Su.

Canzone del giorno: The Joker Steve Miller Band

19 aprile 2006

Fatico a posarmi sulle cose

Se fossi un libro sarei sicuramente il libro dei mutamenti. Non riesco a tenere fisso il pensiero per più di una settimana. Ad esempio la scorsa settimana mi ero fissata di imparare lo spagnolo. Oggi il progetto è diverso. Mi basterebbe solo sapere cosa fare nella mia vita.
Per chi non lo sapesse, sono una fanciulla iscritta al terzo anno di biologia, indirizzo ecologico-vegetale. Se volete sapere ancora qualcos'altro, saranno due anni che non do' un esame. L'ultimo, penoso, in bioetica.
Prima eravamo in due ad essere in crisi. Io e un compagno che chiamerò lo Spilungone. Adesso lo Spilungone è prossimo alla laurea, ma ricordo bene i lunghissimi minuti passati al telefono a farci coraggio l'un l'altro: "Dai Carla, dobbiamo farcela, almeno un esame". Poi ho trovato lavoro. Si sa, quando si lavora, si guadagnano soldini, si hanno altre possibilità.. la fatica dello studio viene accantonata in un cassetto.
I miei 11 esami sono in quel cassetto. Nei sotterranei dell'orto botanico di Torino dev'esserci ancora la mia menta piperita coltivata in vitro. Forse anche la violetta africana, forse anche le carote. Il professore lo avevo appunto rinominato Prof. Carota, perché con tutte le piante interessanti da riprodurre in vitro ci aveva fatto seminare le carote. Magari voleva farsi un orto.
Quando poi un giorno gli ho chiesto della sabbia per le mie carnivore, lui con le mani mostrava le dimensioni della scatolina che avrebbe voluto darmi, piena di sabbia. Ma io, faccia di bronzo, indico mezzo sacco del peso di circa 10 kg, dicendo "Ecco, quello può bastare!".
E' ancora sul balcone di casa e mi è venuta l'ernia a portarlo sul pullman.
Quindi stavo decidendo le sorti della mia vita. Continuare a lavorare? Continuare biologia? Oppure (e qui sta la genialata) mollare entrambe le strade, fare il passaggio ad informatica? Togliere gli 11 esami dal cassetto, buttarli nel cestino (e magari dargli fuoco), prendere il contratto di lavoro, ridurlo a carta straccia, tornare al call center (oddio) e frequentare l'università?
La verità è questa. Presa una strada non si torna indietro. Decidere è dura. Rinunciare al lavoro vuol dire rinunciare ai miei cari viaggetti, rinunciare a mettere da parte i soldi per comprare quella costosissima reflex digitale (è il mio progetto del giorno), addio al meeting a Bonn con gli amici carnivorofili, addio ai vari meeting di piante, addio andare a trovare Snoopy, addio passare in libreria a fare il pieno di libri che smaltirò in mesi e mesi di letture faticose.
Eppure non sono in grado di rinunciare all'università.
Quasi quasi scappo in Messico, magari le scelte non mi rincorrono fin lì.

Canzone del giorno: Figaro Elio e le Storie Tese

18 aprile 2006

In the Mood

Si torna alla vita di tutti i giorni, sjore e sjori.
Quindi sono qui, seduta davanti al portatile, nel mio ufficio, a inventarmi un lavoro nuovo anche oggi.
Ieri supergrigliata a casa di amici di minchietta numero uno. Gli amici degli amici sono il mio terrore. Mi vedo appallottolata in un angolino, in silenzio, timida timida, a non proferire parola e a contare le ore che mi separano dal congedo ufficiale.
Questa volta non è andata così. Gente simpatica. A cui è stato facile affibbiare nomiglioli.
Ines, Lines, Tino, Ducci, Minchietta Uno (ovvio), Cianin. Vino vino vino. Due o tre tiri, via.
Ines è una bella ragazza. Capelli rossicci e occhi chiari. Sorride molto e parla poco. Timida o poco loquace? Chissà.
Tino è il ragazzo di Ines. Alto e capello riccio sbarazzino. Volto da bambino impaurito nel mondo dei grandi. Fanno una bella coppia. Shttt è raro che io lo dica.
Minchietta Uno e Ducci. Altra coppia. Ma devo dirlo anche di loro. Li vedo proprio bene insieme. Lei che trascina e lui che si fa piacevolmente trascinare. Ma a volte lei che spinge e lui che combina. Insomma, due complementari.
Lines è il fratello di Tino. Simpatico, a volte un po' pesante. Riccio anche lui, occhi chiari anche lui. Manca la faccia da bambino impaurito dal mondo. A volte ostenta eccessiva sicurezza. Tipico delle persone insicure.
E poi c'è Cianin, il padrone di casa.
Silvia mi racconta. Laureato in psicologia, esperto in vini, ha un negozio di tende, single.
Simpatico, egocentrico e narciso. Gli piace stare al centro dell'attenzione. Ride e scherza in continuazione.
Ha due o tre difetti enormi. Ideologie politiche, non ha delle belle mani, beve molto e fuma molto. Le ultime due le ho raggruppate per comodità.
Oggi ho molto da dire e poco da scrivere: vi lascio quindi con un po' di sound.

In the Mood Glenn Miller - con questa canzone mi sento un po' vestita con gonna lunga svolazzante a fiori rossi. Capelli ingellati e ondulati, rossetto rosso e fiorellino tra i capelli. Magari a un ballo scolastico anni '30. Che trip.

16 aprile 2006

Perché noi del Sud

Dato che sono una meridionale meridionalissima, nata a Torino ma con genitori superterroni vi racconto un po' com'è la vita del meridionale tipo.
Il meridionale tipo pensa sempre al cibo, soprattutto la donna. Mia mamma si sveglia al mattino e mi chiede cosa voglio per pranzo e la sua principale preoccupazione è insita nella problematica del cibarsi. Chi mangia tanto sta bene. Quindi se mangio poco sto male. Se non ho fame, apriti cielo.
Il meridionale tipo è abitudinario al mille per mille. Cascasse il mondo se fa qualcosa di diverso dalla routine. Spesso scende dal letto sempre con lo stesso piede.
Il mio babbo, ad esempio, quando andavamo in puglia guidava esclusivamente con le espadrillas ai piedi. Ogni anno, quindi, io e mia mamma andavamo a prendergli le scarpe "perché - diceva mia mamma - tuo padre deve guidare". Mio padre non stava mai troppo in acqua, al mare, ma faceva solo due bracciate. Totale passato in acqua: 2 minuti netti. Poi ci si svegliava sempre alla stessa ora, e sempre alla stessa ora tornavamo a casa dalla spiaggia. Il pomeriggio vacanziero era formato in gran parte dalla pennichella, che tutti in paese fanno. Di pomeriggio non c'è anima viva in giro.
Il meridionale tipo quando va a fare la spesa riempie un carrello intero, ma spesso anche due. Ho visto famiglie che spingevano due enormi carrelli verso la cassa. Insomma, si fa sempre scorta. Anche ora che in casa siamo rimaste solo io e mia mamma. Eppure il carrello è sempre pieno. E poi si lamenta che la roba va a male.
Non capisco se scherza o mi ha presa per Obelix.
Un giorno mi fa "Guarda, ho fatto le torte"
"Le torte?"
"Sì ho fatto due torte"
Insomma, una ciascuno così non litighiamo, no?
E la famiglia meridionale tipo tratta la più piccola delle sorelle o dei fratelli come avesse sempre 5 anni. Mia mamma mi presenta come "la più piccola". Questo acuisce ancora di più i miei già numerosi complessi esistenziali con annessa sindrome di Peter Pan.
E zie, zii e nonni regalano a me e a mia sorella le stesse cose "così non litigate". Ultimi regali arrivati per natale. Due borse identiche con la stampa del cagnolino. Solo il colore cambia. Braccialetti swarowski identici, anche per colore. E due maglie benetton con cagnolino diverse solo per colore.
La partenza per le vacanze è poi la cosa più rognosa. Noi riuscivamo a riempire un intero bagagliaio della station vagon e dietro con noi, sui sedili, portavamo ancora delle cose. Io andavo sempre in giro con un cuscino. Sembravo Linus, ma col cuscino. Mia sorella aveva una marea di scarpe che mettevamo in una borsa a parte. Meno male che ho cambiato decisamente rotta e adesso giro con uno zainetto.
Poi con noi c'era il cane e la gabbietta con il criceto. Il thermos per il caffè e la borraccia per l'acqua. Vedere viaggiare noi, o ammirare un trasloco era la stessa identica cosa.
Il vero meridionale non si ferma mai durante il viaggio. Mio padre tirava dritto per tutti e 800 i km e grazie a dio c'era il cane con noi, e ci si fermava dopo Bologna per fargli fare pipì. Senza cane non so come avremmo fatto a sopravvivere.
Altra tipica abitudine, ma questa non credo meridionale, semmai puramente maschile, è vantarsi della propria macchina. Quando ero piccina avevamo una Giulietta bianca. Io l'adoravo. Mio padre diceva che era la macchina più veloce del mondo, e io torda e credulona (come sono tutt'oggi) ci credevo. Così andavo a tirarmela a scuola dicendo a tutti che mio padre aveva la macchina più veloce del mondo. Non oso immaginare cosa possano pensare dopo tanti anni i miei compagni di disavventure delle elementari.
Il meridionale tipo non ha uno stomaco, ha un tritacarne. Digerisce tutto ed è abituato ai piatti più pesanti della storia della cucina. Lasagne, parmigiane, peperoni ripieni. Digerisce e manda giù tutto.
Meglio di un robot da cucina.

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Oggi deliravo un po' e pensavo che sarebbe buffo se qualcuno mi uccidesse. Cioè: i miei non sanno di questo blog. Provo a pensare alla loro faccia quando la polizia chiede "sapevate dell'esistenza di un diario online quotidianamente aggiornato da vostra figlia?".
Son cose che ti segnano. Ma come faccio a dire a mia mamma che ho un blog? Dovrei partire dal lontano diario cartaceo, fino all'evoluzione del web e alla comunicazione via chat.
Un giorno un mio caro amico (soprannominato "fratellone") mi manda un pezzo suonato da lui via chat. Lo faccio sentire a mia mamma e le dico che mi era stato mandato via internet. Risposta "Ma come ha fatto? E perché?". Del resto nella mia famiglia, in tutta la mia famiglia, anche quella allargata, sono l'unica informatizzata. Un giorno, all'acquisto del primo computer preso con i miei soldi, mio padre mi dice "Voglio imparare a usarlo, mi insegni?"
"Sì guarda è facile, clicca su 'Avvio'"
E lui: "Aspetta, cosa vuol dire 'clicca'?"
No, decisamente non è così facile.

15 aprile 2006

Noi vere cozze

Ciao a tutti, mi presento: sono una Vera Cozza.
Noi Vere Cozze (dell'ordine delle Cozze Veraci) non usciamo il sabato sera. Partiamo con le migliori intenzioni, ad esempio: "Stasera mi infighetto tutta, gonna e tacchi e vado a ballare con Snoopy e compagnia". Ma una cena a base di cozze (sul serio) mi ha completamente abbattuta. Non mangio così tanto dal matrimonio di mia cugina, e per di più ho bevuto un po' di vino che generalmente mi fa sparlare e completa l'abioccamento. E poi piove, fa freddo. Perché quando ho il buon proposito di mostrare le mie cosciotte per la Torino bene, piove sempre? Sarà un segno divino? Mha. Non ho delle gambe stupende ma non sono nemmeno da buttar via. Segni divini del cazzo.
Comunque sono qua, a cozzare davanti al computer che, porcazozza, dopo l'aggiornamento ha le font (o "i" font?) diversi e più piccini.
Perché ho sempre la brillante idea di aggiornare una macchina quando va tutto bene? Ma semplice: se non ho problemi non sono felice.

Non sapendo che fare/scrivere, vi parlo un po' delle persone che mi circondano in questo periodo. So che non ve ne frega una mazza, ma magari sono molto più interessanti di me. E dato che a me piace dare nomignoli alle persone spesso a loro insaputa ve li presenterò con nomi fittizi, ma non vi ci vorrà molto a capire di chi tratto.
Partiamo con Pinguino. E' il mio migliore amico al momento. Insomma, una persona su cui so di poter sempre contare. E anche se ci mandiamo spesso a cagare, ma solo per scuoterci un po' e svegliarci, alla fine finiamo sempre per ridere come degli scemi. Due volte su tre sparliamo dei suoi o dei miei colleghi. E' bello avere un amico con cui sparlare degli altri. Ti fa sentire meno femminuccia.
Poi c'è 5ooKm. Sì lo so che ho messo le "o" al posto degli "0", ma si legge comunque cinquecentochilometri. L'ho soprannominato così perché è su per giù la distanza che ci separa. Ci siamo conosciuti due anni fa per vie comuni e bizzarro destino vuole che ci siamo un po' ritrovati. Vive sul cucuzzolo di una montagna dove non esiste l'adsl e spero che il suo modem a criceti non arrivi a leggere almeno questo post. Finisce che mi sorbirò un silenzio di tomba via sms o mail della durata di una settimana. 5ooKm è un romantico inside, talmente inside che per vedere uno squarcio di romanticismo devi trivellarlo con un punteruolo. Sarà colpa delle grotte che va a scavare ogni tanto? Però dentro di lui c'è sensibilità. Ogni tanto si legge tra le righe, come le clausole di un contratto. In fondo le clausole, anche se scritte piccine, sono quelle che contano.
Ed ecco Snoopy. Snoopy è l'unico ad essersi dato il nomignolo da solo e ad essersi permesso di darmi un nomignolo. A Snoopy è permesso tutto o quasi. Siamo compagni ormonali. E non nel senso che immaginate, zozzoni (vi state ancora trastullando sulle posizioni indicate da Polygen?). Nel senso che è un periodaccio ormonale per entrambi quindi siamo sempre lì al telefono a dirci eporcavacca qui e porcavaccalì, certo che è proprio primavera, si accoppiano tutti, gli ormoni svolazzano, etcetc. Tra me e lui si parla schietto e non c'è nessun giudizio. Ci diamo consigli su strategie di cuore che puntualmente non seguiremo e non andranno a buon fine. Ride spesso delle vaccate che combino e questo mi fa sentire più leggera. Mi sento sempre meglio quando faccio ridere qualcuno.
C'è anche Gesù. Lo chiamo Gesù perché quando uscivamo insieme aveva capelli lunghi, barba lunga, e aveva un po' quest'aria hippy da profeta. Mi piaceva per quello, lo avevo avvicinato proprio per la sua aria da hippy. Si spostava sempre in bicicletta o in vespa, al lavoro (lavoravamo insieme al call center) mangiava sempre una mela nella pausa, d'estate camminava sempre con le infradito. Ma anche quando aveva le scarpe spesso se le toglieva e camminava scalzo per i prati. Mi piaceva Gesù. Mi ha tolto il pudore dei miei piedi che ho sempre odiato e lui adorava. Una volta siamo andati insieme al raduno mondiale della due cavalli e lì abbiamo conosciuto un sacco di gente (è cordialissimo, parla con tutti, in meno di 10 minuti avevamo fatto un bel gruppo). La sera ci siamo tolti le scarpe e siamo rimasti solo con i calzini sul prato. Abbiamo smontato il sedile posteriore di una due cavalli e l'abbiamo messo sul prato a mo' di divano. Ci siamo seduti lì e abbiamo guardato le stelle, e poi abbiamo mangiato la pasta con le mani. Mancavano le posate, ma sono tornata un po' bambina in questo modo. E' stato carino.
Mi portava in giro in vespa e mi faceva vedere cose della città che non avevo mai visto. Ad esempio il palazzo a fetta di polenta. Spiegarlo? Bisogna vederlo. Ancora oggi quando ci vediamo e c'è bel tempo si va in giro in moto (la vespa purtroppo è in fase di riparazione. Spero sempre che possa rimetterla in sesto. Su quella vespa ci ha viaggiato anche l'insetto stecco che ho comprato al Reptiles Day di Longarone nel 2003), io indosso il mio bel caschetto rosa con su scritto "California Dream" e ce andiamo al ponte del diavolo, o a fare quattro passi a Susa, lontano dal caos cittadino.
Poi ci sono le matte delle mie compagne universitarie. Sono due in particolare e dato che tra loro si chiamano minchiette, le chiamerò anch'io così. Sono tutt'e due fighette, cazzo, davvero delle belle ragazze. Appena laureate, due belle teste. Quando si va in giro con loro è quasi sempre per sbevacchiare, quindi ben venga. Una volta con la minchietta numero due, siamo andate a degustare dei vini. Solo che la degustazione avrebbe chiuso i battenti a breve, quindi abbiamo bevuto di corsa e a me è venuto un mal di stomaco pauroso. Poi ci siamo fiondate a ballare e lei ha subito trovato un ammiratore che le ha anche offerto da bere. Io invece ho trovato il solito maniaco sessuale che mi ha bloccato il braccio per chiedermi il nome e ha tentato di seguirmi all'uscita. A volte penso di avere l'odore attiramaniaci.
Sono entrambe fidanzate, quindi no, non ve le presento.
Poi c'è Cliff Burton. Cliff è un poeta lontano. Ogni tanto mi squilla il cellulare e a volte mi manda sms molto molto carini. Una volta ci sentivamo più spesso e il nostro gioco preferito era fare a gara di insulti. Prima o poi qualcuno aveva carenza di fantasia e allora l'altro vinceva. Qualche volta ho ricevuto anche delle sue lettere. Senza mittente. Ma era bello sapere che una persona ti stava pensando, e invece di spedirti una mail, prendeva le vecchie, amate, carta e penna, andava a comprare il francobollo e la busta e, trovata una cassetta postale, la imbucava.
Ci sono tante altre persone, ma mioddio. E' tardi per la quipresente Cozza delle Cozze in preda a visioni cozzose. Mi giustifico, oggi ho passato la giornata a sistemare una stanza che più che altro sembrava un magazzino. Adesso sembra un magazzino vuoto. E pensare che ci dormo costì.
Alcune di queste persone sono satelliti che vanno e vengono e su cui non sento di poter fare affidamento. Altre sono punti saldi e forti e so che in qualsiasi momento posso sempre contare su di loro. Da ognuno di loro ho imparato qualcosa e sempre imparerò. A volte penso che il puzzle che sono piano piano si sta completando grazie alle persone che incontro, e che, nel tratto di strada percorso assieme, mi donano un pezzetto per proseguire sulla strada della conoscenza di me stessa.
Per cui, in ogni modo, anche se non lo dico spesso, anche se vi pare strano che io lo dica in preda a una quasi indigestione di cozze, vongole e fritto misto.
Insomma.
Vi voglio bene stracciaballe.
-lacrimuccia-

p.s. Per Snoopy. Non sono fatta per le strategie. Farò di testa mia, come sempre. E la sbatterò, come sempre.
Ma tanto ci sarai poi tu a fasciarmela, vero?

Novità!

A lato ho messo un generatore di frasi casuali sul kamasutra (ma ci sono mille diversi argomenti e presto lo cambierò). Ogni volta che aggiornerete lui sparerà una posizione impossibile.
Divertiveti a provarle (e a collezionarle) tutte.
E salutatemi l'ortopedico!

Canzone del giorno: Memobox Ustmamò

14 aprile 2006

Il binario morto

Mi trovo a Milano, non chiedetemi per quale ragione, non ne ho idea. Sto andando verso la stazione. E' bizzarro perché un attimo prima c'era anche mia mamma con me, ma ora nulla: non c'è più. Quindi mi incammino per la stazione, piccola, gialla. Strano. Ma la stazione di Milano non è gigantesca?

C'è un mucchio di gente che corre per prendere il treno, sembriamo pupazzetti tutti uguali. Mi trovo con un trolley in mano. Non ricordo di averlo mai avuto, potrebbe essere mio? Non ricordo. Decido comunque di portarlo con me, magari quando lo apro scopro di chi è. Potrò restituirlo poi. Zaino sulle spalle, trolley nerogrigiofumo trascinato. Entro in stazione, una piccola sala d'attesa. Persone sedute su sedili verdi mi guardano in maniera bizzarra. Guardo il mio orologio (ma io non porto mai orologi!). Sono le 17:18, il mio treno è alle 17:20.
Dueminutidue. Ma bastano per arrivare al binario, no? Purtroppo gli altri omini si fermano in sala d'attesa e io non so più chi seguire. Devo prendere il mio treno, devo arrivare al binario. E non ho idea di dove sia il binario. Qui sembra la sala d'attesa di un ospedale.
Con la coda dell'occhio seguo due signore che procedono a passo sicuro. Sono loro le mie guide. Loro mi porteranno al binario. Sembra che parlino ma io in verità sento solo silenzio.
Si fermano davanti a una porta metallica, simile a quella degli ascensori: mi piazzo dietro di loro. La porta si apre e mi si presenta davanti un lungo corridoio. Sul soffitto, piccole lampadine proiettano coni di luce sul pavimento. L'immagine è inquietante e sembra di essere in una scenografia alla David Linch. Coni di luce si alternano infatti a zone d'ombra creando un effetto più che suggestivo.
Pareti e soffitto sono di colore verde pastello chiaro. Sul pavimento un tappeto rosso che lo occupa totalmente. Il rosso: colore ricorrente nei miei sogni. Non riesco a vedere la fine del corridoio.
Seguo le due donne. Parlano. Ma c'è silenzio.
Alla fine del corridoio le scale mobili. Bizzarre scale mobili, che scendono e poi salgono. Alla fine delle scale mobili, scale vere. Sollevo a fatica il trolley, spingendo il maniglione per farlo rientrare e per prenderlo dalla maniglia piccina. Una salita. Una rampa di legno, ma non di scale: una rampa curva in salita, ricoperta sempre da un tappeto rosso. Tiro ancora fuori il maniglione e mi faccio forza. Il mio binario sarà lì da qualche parte. Trascino il mio trolley. Mio? Chissà.
Arrivati in cima c'è un gradino molto alto. Mi sembra di essere, e forse sono, in un quadro di Escher. Provo a sollevare il trolley ma sono stremata. Quindi mi faccio coraggio e chiedo alle due signore: "E' molto lontano il mio binario?".
Silenzio. Si fermano. Una delle due si volta, la signora di destra. Ha addosso un pellicciotto rosso. E' bionda, sulla cinquantina, pettinatura d'altri tempi. Occhi chiari, rossetto (sempre) rosso. Sguardo fisso sui miei occhi. E ancora silenzio. Parla "Lei non doveva salire".
Non rispondo, mi volto e torno indietro. Discesa incredibile sulla rampa di legno, faccio fatica a non scivolare. Gradini, scale mobili.
Mi ritrovo in una zona ritagliata nel muro. La prospettiva distorta. I muri verde pastello chiaro. Io *sono* in quadro di Escher. E' come una finestra ma senza vetri o nulla. Uno spazio vuoto nel muro. E io sono sul bordo. Dovrei fare un salto troppo alto per arrivare di sotto. Troppi metri, non posso farcela. Sotto di me un uomo seduto. Lo vedo dall'alto e non so come raggiungere quel pavimento. Il mio treno. Il binario.
La parete alla mia destra, perpendicolare al soffitto ha una plafoniera attaccata. Come se quello fosse il vero soffitto, e non quello che sta sulla mia testa. Penso in un attimo che forse se la prospettiva è distorta io posso passare da quel soffitto. Camminarci sopra.
Un quadro di Escher.
E così faccio, raggiungo il pavimento distorto e percorro un corridoio che mi porta in sala d'attesa. Chiedo a una persona qualsiasi di leggere l'ora dal mio orologio, non ricordo perché non lo faccio io.
"Sono le 17:59".
Ho perso il mio treno.
Suona la sveglia.

I miei sogni sono così chiari a volte. Trascino un bagaglio di sensi di colpa che non so nemmeno se mi appartiene. Rischierò di perdere il treno se seguo chi non conosco, con i miei sensi di colpa, pesanti e inutili.
Nella vita, però, quando si perde un treno, non ne passa un altro. Cambiano rotte e destinazioni. Cambia anche il treno. Lo stesso treno, perso, non tornerà più.

13 aprile 2006

Basta

Devo rompere gli schemi mentali. Basta basta basta.
Basta con la passera depilata
basta con il disordine
basta con le cotte impossibili
basta con la depressione
e basta anche con gli sbalzi d'umore
basta con questa fissazione per Linux
basta illudersi che il mondo può essere una favola
basta col principe azzurro
basta con questa fissa di sedurre
basta con i rapporti virtuali
basta con i progetti iniziati e mai finiti
basta con il dimenticarsi ogni cosa che accade
Basta Basta Basta!
Continuo però con i viaggi, con i sorrisi, con gli abbracci, continuo a volere bene al mondo nonostante tutto. E forse si sa. I buoni propositi possono essere dimenticati tra due secondi netti. Giusto il momento di salvare e chiudere la finestra.
Ecco.
Così.

12 aprile 2006

Neologismi #1#

Sfrugollare = rompere.
In gergo: Mi stai sfrugollando i maroni = sei un enorme rompicazzo.
Ma anche: Il tempo si sta sfrugollando = hai portato l'ombrello o ci dobbiamo lavare come natura vuole?
Oppure: Adesso ho proprio voglia di sfrugollarti = se non stai attento ti salto addosso e rompo ogni cosa posso rompere.

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Che bello rivederti Snoopy. Mio caro falchetto. Torno ora dal campeggio delle aquile e sono conciata un po' alla meno peggio. Un abbraccio. Anche due.
E dato che ci siamo, prestami un po' la tua spalla. Sono sempre la solita casinara. Lo so che lo sai. Per questo esistono gli amici, no? Dai scuotimi un po', fammi svegliare, ne ho bisogno.
Locale, lo stesso dell'anno scorso, quando ci siamo rivisti dopo tanto tempo. La stessa media che schiumeggia dal bicchiere. Lo stesso legno inciso da chiavi estranee. Noi, sempre gli stessi. Solo il tavolo è diverso.
Dopo un anno il resoconto non cambia. Possiamo prenderci a testate quanto vogliamo ma inciampiamo sempre sugli stessi sassolini.
Due risate e ancora. Birra e patatine. Nessun accostamento può essere migliore in una serata di confessioni.
Cincin.
Domani tornerò al campeggio di aquile. Domani tornerai alla riunione dei bracchi. Le nostre vite irrequiete sono fatte per incrociarsi di tanto in tanto. Di tanto in tanto ci sentiamo compagni per sconfiggere il mondo intero. Di tanto in tanto non è così. Ciao caro Snoopy e grazie ancora di tutto.

Canzone del giorno: L'appartement Noir Desir

10 aprile 2006

E ti vengo a cercare

I viaggi sono sempre importanti. E' quando guardi fuori dal finestrino durante il viaggio di ritorno, con lo sguardo perso verso l'infinito, che cominciano a scorrere i pensieri sul paesaggio. Le cose che hai visto e provato sono tutte lì. Le vedi passare insieme ai campi e agli alberi.
Non sono un genio comunicativo in questi giorni.
Voglio solo far capire che ho passato giornate stupende.
Stamattina avevo molti più pensieri. Potrei raccontarvi della signora con la buffa pettinatura che ho intravisto a teatro. O dello spettacolo rappresentato. O del fatto che ho conosciuto finalmente un vero scrittore, dal vivo. E che mi è sembrato di intravedere una blogger (mavi) la sera stessa. Una blogger viva e fisica.
Potrei dirvi che ho fatto fatica a partire, che gli addi davanti alla stazione mi mettono sempre un po' di malinconia addosso. Così ho deciso di salutarci con un "a dopo". Non si sa quanto dopo. Ma non era il solito "ciao" corredato da abbraccio infinito tra due persone che non sanno quando si rivedranno. "A dopo", allora.
A dopo, ricordando gli schiaffi tirati e quelli ricevuti, i buongiorno detti alle 12, i micetti arrampicati sui pantaloni, il freddo pungente della sera, gli occhi che si incrociano, sorrisi e parole. Ricordando le mie vite passate, i miei problemi, i problemi di altri, i sogni di sangue e morti. La partita a Munchkin senza sapere come funziona. A dopo, pensando al buffo destino che incrocia le persone a caso, e le fa incontrare sempre a caso, anni dopo.
A dopo, pensando alla mia vita. Che, nonostante i giudizi degli altri, è proprio la vita che voglio vivere. E' questo il mio progetto del giorno. Voglio vivere così.
Che grulla.

Canzone del giorno: E ti vengo a cercare CSI feat. Battiato

05 aprile 2006

Chiuso per ferie fino a lunedì

Barchette di carta

Io ero un foglio di carta.
Mi sono piegata per essere più bella.
Ma poi mi sono appallottolata.
Ho aspettato,
meditato,
e alla fine sono qui.
Sono ancora intatta
e bianca.
Mi piego ancora,
voglio essere qualcosa
avere forma.
Eccomi.
Sono una barchetta di carta.
Forse devo ancora aspettare,
perché se mi immergo
per andare lontano
mi inzuppo
e affondo.
Oppure mi piegherò ancora
e diventerò un aereoplanino.
E finchè il vento mi sosterrà
io
volerò.

Canzone del giorno: Losing my religion REM

03 aprile 2006

Una giornata di silenzio..

.. per il piccolo Tommaso. Sono contraria alla pena di morte. Ma spero che qualcuno gliela faccia pagare.

..

Bercia bercia

Serata tra ex universitari. Ex perché tre di loro felicemente laureati e due più o meno felicemente invidiosi dei loro ex-colleghi muniti di laurea.
Ho scoperto che a Torino ci sono locali mitici. Paghi 8 euro per la consumazione e bevi una qualsiasi cosa ma mangi tutto quello che vuoi. Pasta, antipasti, stuzzichini. Il locale è ovviamente sempre strapieno, gente che passeggia con piatti stracolmi di qualsiasi schifezza e/o bontà.
Le serate di Torino sono così, nei locali. Infatti anche domenica sera, la turinpeople che passeggia per le strade è minimale. Qualcuno porta a spasso il cane, qualcun altro si sta semplicemente spostando in un locale. O sta uscendo da un locale per entrare in un altro.
E' un vero peccato, perché Torino la sera si veste si luci e colori. La misteriosa Torino accende due fari per ricordarti di esistere. E noi incuranti siamo passati a un altro locale, girovagando per il quadrilatero romano. Area in cui nuovi locali trendy e supercostosissimi fanno bella mostra di sè con vetrine colorate e modi nuovi di imporsi. Cuscini per terra, oppure sedie zebrate, pavimenti di mattonelle trasparenti. Narghilè non solo in mostra.

Oggi non ho molto da dire, forse nemmeno domani.
Però ho una bella canzone del giorno. Per chi ascolta/ascoltava i CCCP.
Canzone del giorno: Battagliero CCCP/CSI