14 aprile 2006

Il binario morto

Mi trovo a Milano, non chiedetemi per quale ragione, non ne ho idea. Sto andando verso la stazione. E' bizzarro perché un attimo prima c'era anche mia mamma con me, ma ora nulla: non c'è più. Quindi mi incammino per la stazione, piccola, gialla. Strano. Ma la stazione di Milano non è gigantesca?

C'è un mucchio di gente che corre per prendere il treno, sembriamo pupazzetti tutti uguali. Mi trovo con un trolley in mano. Non ricordo di averlo mai avuto, potrebbe essere mio? Non ricordo. Decido comunque di portarlo con me, magari quando lo apro scopro di chi è. Potrò restituirlo poi. Zaino sulle spalle, trolley nerogrigiofumo trascinato. Entro in stazione, una piccola sala d'attesa. Persone sedute su sedili verdi mi guardano in maniera bizzarra. Guardo il mio orologio (ma io non porto mai orologi!). Sono le 17:18, il mio treno è alle 17:20.
Dueminutidue. Ma bastano per arrivare al binario, no? Purtroppo gli altri omini si fermano in sala d'attesa e io non so più chi seguire. Devo prendere il mio treno, devo arrivare al binario. E non ho idea di dove sia il binario. Qui sembra la sala d'attesa di un ospedale.
Con la coda dell'occhio seguo due signore che procedono a passo sicuro. Sono loro le mie guide. Loro mi porteranno al binario. Sembra che parlino ma io in verità sento solo silenzio.
Si fermano davanti a una porta metallica, simile a quella degli ascensori: mi piazzo dietro di loro. La porta si apre e mi si presenta davanti un lungo corridoio. Sul soffitto, piccole lampadine proiettano coni di luce sul pavimento. L'immagine è inquietante e sembra di essere in una scenografia alla David Linch. Coni di luce si alternano infatti a zone d'ombra creando un effetto più che suggestivo.
Pareti e soffitto sono di colore verde pastello chiaro. Sul pavimento un tappeto rosso che lo occupa totalmente. Il rosso: colore ricorrente nei miei sogni. Non riesco a vedere la fine del corridoio.
Seguo le due donne. Parlano. Ma c'è silenzio.
Alla fine del corridoio le scale mobili. Bizzarre scale mobili, che scendono e poi salgono. Alla fine delle scale mobili, scale vere. Sollevo a fatica il trolley, spingendo il maniglione per farlo rientrare e per prenderlo dalla maniglia piccina. Una salita. Una rampa di legno, ma non di scale: una rampa curva in salita, ricoperta sempre da un tappeto rosso. Tiro ancora fuori il maniglione e mi faccio forza. Il mio binario sarà lì da qualche parte. Trascino il mio trolley. Mio? Chissà.
Arrivati in cima c'è un gradino molto alto. Mi sembra di essere, e forse sono, in un quadro di Escher. Provo a sollevare il trolley ma sono stremata. Quindi mi faccio coraggio e chiedo alle due signore: "E' molto lontano il mio binario?".
Silenzio. Si fermano. Una delle due si volta, la signora di destra. Ha addosso un pellicciotto rosso. E' bionda, sulla cinquantina, pettinatura d'altri tempi. Occhi chiari, rossetto (sempre) rosso. Sguardo fisso sui miei occhi. E ancora silenzio. Parla "Lei non doveva salire".
Non rispondo, mi volto e torno indietro. Discesa incredibile sulla rampa di legno, faccio fatica a non scivolare. Gradini, scale mobili.
Mi ritrovo in una zona ritagliata nel muro. La prospettiva distorta. I muri verde pastello chiaro. Io *sono* in quadro di Escher. E' come una finestra ma senza vetri o nulla. Uno spazio vuoto nel muro. E io sono sul bordo. Dovrei fare un salto troppo alto per arrivare di sotto. Troppi metri, non posso farcela. Sotto di me un uomo seduto. Lo vedo dall'alto e non so come raggiungere quel pavimento. Il mio treno. Il binario.
La parete alla mia destra, perpendicolare al soffitto ha una plafoniera attaccata. Come se quello fosse il vero soffitto, e non quello che sta sulla mia testa. Penso in un attimo che forse se la prospettiva è distorta io posso passare da quel soffitto. Camminarci sopra.
Un quadro di Escher.
E così faccio, raggiungo il pavimento distorto e percorro un corridoio che mi porta in sala d'attesa. Chiedo a una persona qualsiasi di leggere l'ora dal mio orologio, non ricordo perché non lo faccio io.
"Sono le 17:59".
Ho perso il mio treno.
Suona la sveglia.

I miei sogni sono così chiari a volte. Trascino un bagaglio di sensi di colpa che non so nemmeno se mi appartiene. Rischierò di perdere il treno se seguo chi non conosco, con i miei sensi di colpa, pesanti e inutili.
Nella vita, però, quando si perde un treno, non ne passa un altro. Cambiano rotte e destinazioni. Cambia anche il treno. Lo stesso treno, perso, non tornerà più.

10 commenti:

Fly ha detto...

Almeno fai dei sogni chiari... io stanotte ho sognato di essere in un cinema a guardare un vecchio Sanremo degli anni '90... CHE CACCHIO VUOL DIRE 'STO SOGNO??? %)

Carla ha detto...

Bhe, dipende da cosa hai visto, che collegamento c'è. Se ieri in qualche trasmissione hanno parlato di Sanremo, se ne hai parlato col tuo fidanzato (ho letto che hai l'ometto), se ti è venuto in mente perché lui era vestito alla Elio e le storie tese e ti è tornato in mente la terra dei cachi.. ;-)

Carla

Fly ha detto...

Ma nessuna delle tre: ieri sera ho visto Wallace&Gromit, quindi collegamenti non ce n'è... A volte invece faccio sogni premonitori; ma forse in realtà non sono premonitori, sono io che li collego a fatti che poi si verificano, ma non sono proprio collegati... li collego io! ;P

PS: Uh, allora mi leggi...

Carla ha detto...

sono andata a spulciarmi qualche tuo post :-). è bello essere innamorati cavoli, un po' ti invidio..

Fly ha detto...

Mi auguro...anzi: sono sicura che inaspettatamente succedera anche a te. Così è stato per me! :)

Carla ha detto...

A me succede inaspettatamente di innamorarmi e inaspettatamente anche di disinnamorarmi.
Tutto inaspettato.
Inaspettiamoci il principe azzurro.

Fly ha detto...

Allora già stai inaspettandotelo, bene! (Non) sarà una sorpesa.

Anonimo ha detto...

Le tue valigie sono troppo pesanti,sin troppo...Sei sicura che tutto quel peso sia dettato dall'enorme contenuto di quelle borse oppure esse in realtà sono leggere;che sia tu,poichè troppo pensi e troppo indietro ti volgi,che invece carichi i tuoi sensi con cose delle quali puoi benissimo farne a meno e delle quali puoi e dovresti liberartene?In una stazione c'è sempre chi,vedendo una persona in difficoltà con le proprie valigie,si fa carico,oltre che delle proprie,anche di quelle della persona che vuole aiutare...Magari sarà solo per la breve salita di una scala,magari sarà invece per un breve tratto del viaggio in treno,sempre se questa persona prenda il tuo stesso treno,o magari sarà per l'interno viaggio sino a un'altra stazione o fino alla fine del binario...Forse se non ti fossi svegliata,probabilmente,poteva andare così...

Carla ha detto...

sì, mi piace pensare che poteva andare in questa maniera. mi piace ciò che pensi. se hai voglia scrivimi in privato: lottie@leonardo.it

Carla ha detto...

ahhhh mi sa che ho capito chi sei ;-) vampiro..