21 aprile 2006

Occhi chiari

Oggi non ho mantenuto una promessa. Ma non ne ho colpa. Stamane ho "marinato" il lavoro per accompagnare Pinguino a una visita. Ci teneva che ci fossi anch'io. E io ci tenevo a esserci.
Quindi avendo marinato non potevo dire a mia mamma che non sarei andata al lavoro. Ovvio. Ho firmato da sola la mia invisibile giustifica e alle 8.45 le ho detto "Ciao mamma, ci vediamo stasera". Dato che la visita era alle 12.30, stamattina io e Pinguino abbiamo passeggiato per la bellissima e mattiniera via Garibaldi a guardare un po' di vetrine e (perché no?) a fare una cosa che solo a pronunciarla mi viene l'orticaria: lo shopping. Io non ho cattivo gusto nell'acquisto di capi d'abbigliamento. Ho cattivo gusto nell'accostamento delle cose. Capita che io mi metta cose molto carine ma che insieme stonano e mi fanno sembrare un clown nemmeno troppo bravo a vestirsi. Mi limito a comprare una canottierina stropicciata a fiorellini e molto scollata. Purtroppo una libreria mi chiama. La sento "Caaaaarlaaaaa, caaaaaarlaaaaa". Mi fiondo dentro con Pinguino a seguito. Decido di comprare "Ninna nanna" di Chuck Palahniuk, autore che mi garba parecchio e del quale ho letto diversi libri. Ma, camminando camminando incontro due compagni delle superiori. Mi sento quasi a Carramba che sorpresa. Il mio compagno Babu, o Pise, che dir si voglia e la mia compagna Dani. Quando vedo Babu ho un quasi coccolone. Gli urlo, praticamente nella via pedonale più trafficata di Torino, "Babu, mioddio come sembri GAY". Non potevo non dirglielo. Occhialoni enormi da sole e canotta scollatissima dal quale si vedeva un petto scerettato. Ci si saluta e ci si siede al tavolino del bar con loro. Mille racconti, i soliti convenevoli, come va come non va, si organizza una pizza prima o poi, ma sì perché no, Babu ci pensi tu, sì ci penso io facciamo passaparola, l'incontro è sempre lo stesso punto, l'edicola davanti Palazzo Madama, ok, bene, e così via. Ci congediamo e continuiamo. Poco più avanti Carramba è ancora in agguato perché incontro il mio professore di italiano delle superiori, che noi chiamavamo Kinder. Kinder in tedesco vuol dire bambino (o bambini?) e lui aveva la brutta abitudine di tirare fuori la sua voce da tenore senzavoce e gridarci "BAMBINI!" quando meno lo sospettavamo. Altri convenevoli, gli chiedo subito se posso dargli del tu, diamoci del tu, come va come non va, hai famiglia, no, per carità, non avevi detto tu che bisogna godersela la vita, sì ma io me la godo ancora adesso, assì, essì adesso insegno al liceo artistico, ma mica quello vicino lungo dora voghera, sì quello, ma io lavoro proprio lì.. ecc ecc.
E' uscito fuori anche il nome del mio professore di matematica che adesso non insegna più e lavora qui. Avevo una cotta terribile per il mio professore di matematica. Sono andata a trovarlo qualche mese fa e ammetto che il mio cuoricino faceva ancora tutum tutum. Ha una testa incredibile, una persona davvero in gamba.
Comunque si fa tardi, ci si saluta, e si continua. E' ora della visita. Fato vuole che pochi minuti dopo esserci seduti in sala d'attesa chiami mia mamma, piangendo. "Carla, puoi venire a casa? Sono caduta, portami al pronto soccorso". Non ci si pensa due volte. Purtroppo devo lasciare Pinguino da solo, del resto come dice la Littizzetto, lo sport preferito dalle persone over 50 è cadere. Pare che dopo una certa età caschino tutti. Comunque ero preoccupata sul serio, quindi corro, dall'altra parte della città a prendere mia mamma. Meno male che almeno riusciva a camminare, questo dal mio parere non medico significava niente fratture alla gamba.
Gli ospedali sono posti strani. Per una qualsiasi cosa rischi di passarci le ore. Anche se ti sei fatto solo un graffio e basta disinfettarti. Mia mamma entra al pronto soccorso e io sono relegata fuori, a passeggiare avanti e indietro per la sala d'attesa. Entra una signora dai capelli rossi, con gli occhi chiari, visibilmente preoccupata. Lo vedo dalla frequenza del suo respiro. Sembra stia esplodendo. Respira sempre più affannosamente finchè non ce la fa. Esplode e piange. Mi dispiace signora dagli occhi chiari, vorrei tanto venire lì a dirti due parole, ma non ci riesco. Sono vigliacca di fronte al dolore, e come dice Antoine de Saint-Exupéry "il pianeta delle lacrime è così misterioso". Così abbasso lo sguardo signora dagli occhi chiari, non voglio che tu pensi che io abbia pena di te. Non so quale possa essere il tuo dolore, ma so che il tuo respiro ti porterà ad affrontare anche questo. Eppure lo conosco bene il dolore. Proprio in questo ospedale, 5 anni e mezzo fa è mancato il mio babbo, che stanotte, proprio stanotte ho sognato. Occhichiari, conosco il dolore e conosco il tuo sguardo e so che qualunque cosa accadrà, ce la farai.

11 commenti:

zellon3 ha detto...

Cavolo....Anche io sono solito girarmi di fronte al dolore, ma i miei per il momento sono dolori "semplici"...

comunque una cosa sola, ti stimo.

Carla ha detto...

Grazie Zellon3, tutti nella vita perdiamo qualcosa prima o poi. E' sempre e comunque un dolore grande. Io oltretutto ho vinto la coppa d'oro "sfigata del secolo". ;-)

Zion ha detto...

Io invece di fronte al dolore degli altri tendo subito la mano. E' di fronte al mio che volgo le spalle, perchè mi fa paura.

Ma come dici tu, gli esseri umani sono strani. Possono essere annichiliti dentro, ma continuano a svegliarsi al mattino, fanno pipì e mangiano se hanno fame.

La tua mamma si sarà sentita rassicurata dalla tua presenza...questa è la cosa importante. :)

Zion

Carla ha detto...

E' molto bella la tu reazione di fronte al dolore degli altri. Un po' meno bella nei confronti di te stessa. Io al contrario non so come reagire al dolore degli altri, e fuggo. Il mio invece lo affronto a testa alta. Bizzarri..

Decimo Cirenaica ha detto...

Sempre e per sempre
dalla stessa parte
mi troverai

Un caro abbraccio, cara...

Fly ha detto...

A me piace aiutare gli altri, confortarli quando pensano di non potercela fare. Forse "piacere" è il verbo sbagliato. Però di indole sono fatta così: mi viene proprio da dentro di cercare di sollevare chi si sente a terra... Invece quando io ho qualcosa non lo do molto a vedere; ma alla fine puntualmente scoppio. Penso sempre di farcela da sola, fino all'ultimo, ma spesso questa teoria si è rivelata sbagliata. Spesso, ma non sempre. Un salutino!

Anonimo ha detto...

Fly...... anch'io ho un dolore... un dolore dal quale solo una persona sensibile potrebbe aiutarmi a guarire.....
Rob

Anonimo ha detto...

Silenzio, con la consapevolezza che nessuna parola, in qual si voglia modo, possa lenire il dolore, ma sapendo anche che, in un modo o nell'altro nel silenzio si è comunque presenti... Due sguardi che s'incrociano, uno umido di lacrime e l'altro consapevole (spesso sempre in parte) del dolore dell'altro...

Carla ha detto...

Il Silenzio a volte è la migliore consolazione. Col Silenzio puoi dire tante cose, quando le parole non servono, o non bastano. Nel Silenzio mi sono stati vicini i miei amici più cari, nel Silenzio ho abbracciato chi aveva bisogno di me.

Fly ha detto...

Anch'io credo che il silenzio possa dire tante parole... Però a volte servono delle parole vere e proprie per andare oltre il conforto. Ma di sicuro all'inizio c'è il silenzio, un attimo di pausa comune. Col silenzio sostieni, con le parole aiuti a rialzare.

Carla ha detto...

Ciao giàgià. In bocca al lupo per il tuo blog e i tuoi neuroni.