31 maggio 2006

E anche oggi, invece..

Li riconosco i sintomi. Esagerata spossatezza, fiatone al minimo movimento. Giramenti di testa e vertigini. Sono disidratata.
L'ultima volta che sono stata in queste condizioni la scena più bella è stata mia mamma (santa donna) che mi portava quasi a spalle in ospedale, dove con una bella flebo mi reidratarono. Avevo 16 anni.
Ma forse stavo peggio di oggi. Ricordo che facevo fatica persino a vestirmi. Camminare da sola era impossibile.
Comunque oggi vado dal mio giovane e affascinante medico, lo prenderò per il colletto della camicia da bravo ragazzo che porta, lo scuoterò un po' e dirò che per domani devo essere assolutamente in piedi. Che venerdì parto per Firenze ed è vitale.
Lo scandirò meglio.
VI TA LE.
Gli farò anche un disegnino se non capisce. Insomma, non posso essere così sfortunata dai. Dato che oggi scade il mio contratto il massimo sarebbe rientrare domani al lavoro e sentirmi dire di non tornare più in ufficio. Qualcun altro vuole infierire? Meno male. Oggi sono abbastanza arrabbiata. Prenderei a calci qualsiasi persona mi passeggi davanti. Sì anche te. Quindi gira al largo. E alla svelta.

30 maggio 2006

Ieri e oggi (e spero, basta così)...

A casa c'è odore di malattia. Quel puzzo di stantio, vomito e medicinali. Qualcosa deve averci fatto male, oppure qualche forma virale di una qualche strana influenza è venuta in qualche modo a farci visita. Troppi "qualche"?
Eccoci qua, comunque. Io e mia mamma, due relitti umani che strisciano sulle pareti di casa per trascinarsi da una stanza all'altra.
Io con vomito, diarrea e febbre.
Mia mamma con vomito.
Ora sto molto meglio, ho solo la diarrea che si è affezionata a tal punto che nemmeno l'enterogermina può fare qualcosa. Ieri mia sorella è venuta a farci due coccole. Cucina in bianco, patate e carote bollite. Oggi anche lei è andata via e siamo rimaste io e mia mamma che in continuazione ci chiediamo l'un l'altra: "Come va?".
Risposta comune, e in coro "Ehhh". Non mi basta per cui essermi sorbita il pranzo in famiglia, non mi basta essere tornata col cuore in gola dalla guida di mio cognato, pure questa.
Ora vi saluto, il mio intestino chiama. E quando l'intestino chiama.. Carla, purtroppo, risponde.

28 maggio 2006

Sembrava fosse amore..

Per gli amanti del brivido consiglio un trattamento da adrenalina pura. Non bungee jumping, non parapendio o paracadute, e nemmeno la scalata dell'Everest. Basta una semplice ricorrenza con i miei parenti. Chessòio, ad esempio il battesimo che c'è stato oggi, a Milano.
Il tutto comincia con la partenza in ritardo, da Torino, con annesse e connesse colpevolizzazioni altrui. Esempio pratico, mio cognato guida a zig zag e si giustifica così: "E' l'autostrada che si sposta".
Arrivati a casa di mio zio c'è mia nonna, che poverina ha avuto un ictus e non si ricorda un cazzo. Ogni volta che ci vede, dice in dialetto molisano stretto "E questi chi sono?". E io: "Sono tua nipote, nonna". E lei, sempre "Uh, quanto sei secca secca, mangia di più!". Sempre. Saluti baci e abbracci e urla, tipiche.
Il resto viene da sè. Ad esempio i vestiti poco pratici che riesco a indossare io, gonna con spacco inguinale senza calcolare il possibile vento che riesce a mostrare le parti più intime del mio "io" alla folla di fedeli fuori dalla chiesa. La mia allergia per le liturgie cattoliche che, purtroppo, nemmeno dopo anni e anni di astinenza dalla chiesa, sono riuscita a scordare. Però non dico nulla, sono solida io, come una roccia. Non dico "amen", non dico nulla. A volte non mi alzo nemmeno in piedi quando ci si dovrebbe alzare, non mi siedo se ci si deve sedere. Esco ed entro quando mi pare. Ma l'unica cosa a cui non so resistere è cantare. Io conosco quasi tutte le canzoni, una volta cantavo nel coro della chiesa. E' più forte di me. Attacca la musica e io parto, via, non mi ferma più nessuno.
Comunque, messa a parte, il dilemma è cominciato dopo. Mio cognato, invece di sorbirsi la cerimonia, è uscito con mio zio un po' prima a bersi qualche aperitivo. Difatti alla fine della messa l'ho sentito sparlare di droghe leggere e calcio. Quindi all'arrivo al ristorante era già un po' cotto.
Ora, non dite mai a nessuno della vostra famiglia, soprattutto se la vostra famiglia è meridionale, che siete single. Vi guarderanno come una povera appestata e cominceranno a presentarvi i casi di demenza insoluta presenti nei bassifondi del vostro parentado. Mia sorella ha provato a sponsorizzarmi con un tal Luca, cugino di mia cugina. Nesso di parentela: nullo.
Ma fossero solo i parenti.. quando sei single tutti vogliono presentarti tutti.
"Ciao, ho un cugino di quinto grado che è tanto bravo, ma ci ha un occhio solo, vorrei presentartelo, ha solo 158 anni portati bene". No grazie.
"Ma sei sempre single? Ma com'è possibile, con quel viso da angioletto? Senti ho un fratello di un cugino di un amico di mio zio che non ho mai visto ma voci attendibili direbbero molto affascinante, forse un po' gay, perché non esci con me che te lo presento?". NO GRAZIE.
E poi.
Il pranzo in famiglia è sempre tragico. Si litiga per il posto a sedere. Perché la tua porzione di gamberetti andati a male è più abbondante della sua. Perché il solito cognato si è deciso ad ascoltare la partita alla radio ma senza auricolare, gridando il risultato di tutte le partite di serie B ai quattro venti. E quando soprattutto sa bene che sono almeno 4 anni che non seguo più il calcio ma lui no, ti crede ancora una juventina, e dato che è del toro comincia a cantare i suoi ritornelli da stadio mentre tu vorresti ubriacarti per vomitargli addosso e farlo smettere. Quando tuo zio ti fa capire che forse dovresti sposarti. Quando i bambini cominciano a piangere. Quando poi ti chiamano "signora". Quando sai che non puoi bere perché poi devi guidare ma bere sarebbe l'unico modo per reggere tutto quanto. Ecco, allora sei a un passo dall'esaurimento nervoso. Mentre il vino scorre a fiumi tu pensi a cosa sei.
E io.
Sono nuda in un prato nel silenzio più totale col mio amico più caro, appoggio l'orecchio sull'erba per poterla sentire crescere. Le formiche mi camminano addosso e io mi sento parte del tutto, sento il mio corpo crescere sull'erba, l'erba crescere sul mio corpo. Il vento prende forma spostando le nuvole, guardi l'altro. Siete sul prato. Siete voi. Siamo noi.
Invece.
Sono ancora al pranzo.
E alla fine tutto quello che rimane è un grazie a San Roccio, per avermi protetta nel viaggio di ritorno. Già, perché non ho guidato io, mio cognato non mi ha lasciata guidare. E lui, mezzo brillo, mi ha fatto ricordare com'è bello essere vivi almeno quattro volte. E ho deciso che non metterò mai più piede in macchina con lui.
E poi durante la cerimonia ho avuto un ricordo vivido. La mia cresima. Quando la madrina è stata mia sorella Virginia, che indossava un vestitino molto attillato e cortissimo, ed era truccata più o meno come una prostituta di alto bordo. Ricordo bene la faccia del prete quando l'ha vista. Ricordo che mi piaceva averla così complice in quel momento. Ricordo che invece di dire "Credo" diceva "Non credo". Invece di "Rinuncio", "Non rinuncio". Mi diverte questo pensiero, mi diverte pensare che la brava ragazza che ero non esiste più se non nei ricordi. Che lei ora ha una meravigliosa bimba e che è diventata un'ottima mamma, mentre io, la prediletta della famiglia, sono rimasta sempre cazzona. Eppure mi piace la mia vita, mi piace il mio spacco inguinale. Mi piace sentirmi viva e complice della vita.
E mi sdraierò davvero nuda su un prato per sentire l'erba crescere.

27 maggio 2006

Visita al museo

Stamattina vado con un'amica in un museo. Quale? Non so, non ricordo. La verità è che mesi fa io e questa mia amica (RagnoB) abbiamo fatto una coda di 3 ore minimo per avere una tessera musei gratis, che ci permette di entrare in tutti (o quasi) i musei della regione senza sborsare euro alcuno. Quindi ci siamo fatte una promessa solenne, lo avremmo usato comunque, saremmo andate a vedere qualche museo. Qualunque. Anche a caso. Non lo avremmo sprecato come due anni addietro, quando siamo andati in un solo museo ed era gratis comunque perché era la giornata museiaperti.
Ed ecco la genialata. Le dico, scegli tu, basta che andiamo. Adesso non ho idea di cosa andremo a vedere.
Ieri sera sono andata a prendermi una birra con i miei due nuovi amici pattinosi. Vorrei dargli già dei nomignoli ma devo ancora conoscerli meglio. Il clou della serata è stato guardare i filmini porno che uno dei due tiene sul cellulare, mentre l'altro voleva nascondersi sotto il tavolo per la vergogna. Fino a parlare di depilazione di peli pubici. Devo avere uno strano ascendente sulle persone perché con me si finisce prima o poi di parlare di questi argomenti.
Il programma di oggi è allettante da morire, mi viene il sonno solo a pensarci. Devo cercare di fare tutto quello che avrei dovuto fare in questa settimana ma anche quello che dovrò fare per il prossimo fine settimana, perché dal 2 giugno al 4 giugno sarò in Toscana. Meeting di piante. Qui. In verità spero di essere inglobata dalla mAravigliosa città di Firenze, il 2. Stanotte ho chiamato l'albergo che pare essere al completo, quando ho chiesto se c'era posto per il 3, il signore dall'altra parte mugugnando mi dice "Dovrei andare a controllare ma ora.. mi richiami domattina, per favore". Il "per favore" è stato così tradotto: "ma perché mi spacchi i maroni all'una di notte? non hai proprio un cazzo da fare nella vita?".
Ecco.
Spero di trovare un buco per poter sfruttare almeno la doccia.
Programma di oggi, quindi:
  • Sistemare i camaleontari all'aperto;
  • Bagnare le mie adorate piantine carnivore;
  • Annusare l'Arum cornutum per vedere se puzza ancora di carne andata a male (ha un odore davvero nauseante);
  • Ceretta (ahi);
  • Comprare il regalo per il battesimo di Andrea, il bimbo di mia cugina;
  • Comprare piante per i camaleontari. Una legge fisica inspiegabile me le ha uccise tutte e i camaleonti ormai passeggiano tra i rami secchi;
Se tutto va bene magari riesco anche a chiamare l'albergo e non farmi mandare a cagare stavolta.

Per quello nessun problema, in ogni caso. Ci vado ora.

Canzone del giorno: La Bamba Los Lobos

Come ci sono arrivata

Ricapitolando. Non è così difficile vivere, basta solo non farsi bloccare da paure inutili. Ad esempio, se il tuo capo urla e sbraita e batte i pugni contro la scrivania e ti fa saltare i nervi solo perché è un pirla, tu diglielo. Sei un gran coglione. Se senti che qualcosa ti sta sfuggendo tra le dita forse puoi ancora recuperarla, se fai in tempo. Ogni lasciata è persa. E non si devono avere rimpianti.
Se c'è qualcosa che può renderti più felice, fallo. Insomma, non bisogna essere dei geni. Sto pensando a quanto sono fortunata ad avere quello che ho. Ad essere circondata dalle persone che ho attorno. A quelle che riescono a farmi sorridere, perché, figliuoli, non sbattete mai le porte in faccia a chi vi strappa un sorriso. A chi vi pensa quando siete lontani. A chi vi vuole bene ancora prima di potervi abbracciare.
In fin dei conti è questo quello che conta. Poter illuminare il mondo della luce che abbiamo dentro, poter risplendere dei nostri sorrisi. E rendere luce tutto ciò che è buio.

26 maggio 2006

Meravigliosa sorpresa

Scarico la posta e trovo un commento a questo post. Incredibile. Il cantante de "Il grande Omi", gruppo che appunto ho nominato nel post. Decisamente la vita è piena di sorprese. Ora canta e suona da solista come autore indipendente. La sua musica è scaricabile direttamente dal suo sito.

25 maggio 2006

Che cosa

Che cosa ci fa battere il cuore, se non le piccole cose?
Che cosa può essere se non un fiore che sta sbocciando?
Quando il bocciolo è ancora chiuso e lascia intravedere appena i colori dei suoi futuri petali. E tu osservi, di giorno in giorno, quello che non puoi controllare.
Le cose più belle non si possono controllare.

Si può solo stare a rimirarle, e godere della loro presenza.

Congratulazioni!

con piacere ti comunichiamo che sei stata selezionata tra le 300 fortunate vincitrici del favoloso Phon Professional

Eh bhe. Ogni tanto è bello vincere qualcosa, anche se solo un phon. Oggi mi sono anche arrivati i libri che ho ordinato online. Mi piace girare per librerie ma il tempo è quello che è. Due testi sulla Wicca, e uno sui sogni lucidi (o il contrario? non ricordo).

Stasera passeggiata rilassante con una vecchia amica e gelato. Ma perché a 25 anni ancora non so mangiare il gelato e mi sbrodolo in continuazione?
La sorella della mia amica si sposa. Quando ero piccina e chiamavo a casa sua, chiedevo sempre alla sorella se voleva sposarmi. Ora si sposa davvero. Dopo 12 anni di fidanzamento. Incredibile.
Sono contenta, e sono ancora più contenta perché ho raggiunto uno strano equilibrio da single. Stare sola non mi fa più paura. Adesso ho le ore completamente impegnate, e la sera, anche se non esco sono cotta come una pera. I miei nuovi amici pattinatori mi hanno dato il numero di telefono, e sabato sera andiamo a farci una birra.. ma anche due o tre, se non devo guidare. Insomma le ruote girano e non sembrano cigolare, per ora. Vi dirò (MI dirò, o forse CI dirò) sto davvero bene. E mentre i miei cani russano come trattori e mi sta crollando il cranio sulla tastiera vi mando la buonanotte. Che le vostre giornate possano essere piene di sorrisi come le mie. Almeno.

23 maggio 2006

Incontri

E' strano. A volte le persone arrivano nel momento in cui hai bisogno di loro. Forse.
Forse è ancora più strano quanti "CI" siamo pronti a ripetere, sempre più volte. E' strano che, nonostante mille righe di parole scritte ci sia dell'imbarazzo a mostrarsi a voce. Che ancora la voce sia spezzata nonostante ci sia tanta, e tanta bizzarra, affinità. Qualcosa che nemmeno noi, che proviamo certe emozioni, possiamo capire.
Chi lo sa. Chi sa come potrebbero essere certe cose, se affrontate in maniera diversa, se il Caso proprio quel giorno non mettesse lo zampino per unire i fili di una tela invisibile, dove un ragno sta tessendo le trame della nostra vita.
Un ragno, lì. A unirci per caso, nel nostro percorso.
Anche con la voce rotta, te lo dico. Ti adoro.

Racconti di famiglia

Ogni tanto mia madre racconta qualcosa di me. Essendo narcisista ed egocentrica questo non può che farmi piacere. Stasera è uscito che.

Ho 4 anni e sto giocando, con cosa non so. Forse con la mia fattoria degli animali di plastica o forse con le mie adoratissime macchinine. O forse con i miei robot.
Mia sorella a un certo punto mi dice di fare "Italia uno" con il pollice alzato. Non esistevano ancora gli stacchetti idioti che ci sono oggi, ma la tv intorpidiva abbastanza le nostre menti da prefigurarci quello che sarebbe accaduto.
Italia uno.
Col pollice.

Peccato che il mio pollice sinistro non si alzava. Era piegato, e bloccato in quella posizione.
Apertaparentesi. Da piccola ero molto coraggiosa. Oggi non più. Chiusaparentesi.
Vado da mia mamma e le dico "Mamma, mamma non riesco a muovere il pollice", senza lacrimucce, senza nulla. Il tono era qualcosa come "mamma mamma il cane sta mangiando la pantofola". Apriti cielo. Mia mamma è l'ansia fatta persona. Così siamo corsi all'ospedale dove, previa anestesia totale, mi hanno operata. Io non ricordo la faccenda "italia uno", ma ricordo tutto il resto. Quando vado da lei, quando i dottori cercano di tenermi ferma (coraggiosa fino a un certo punto). Ricordo le bende che ho tenuto per un po'. E adesso ho una cicatrice a ricordo di tutto.
Italia Uno. Non ho parole.

Ho 9 anni, sto giocando sul balcone. Forse prendo a calci un pallone, forse prendo a calci un pezzo di stoffa. Non so. Fino a quando scivolo e sbatto la mia capoccia sulla ringhiera del balcone, di ferro. Ora sì che si spiegano tante cose. Mi rialzo, nemmeno una lacrima. Entro in casa e dico "Mamma, ho sbattuto la testa". Il tono poteva essere tipo "Mamma, ho un po' di bruciore di stomaco".
Le ferite alla testa sanguinano molto. E lei deve avere visto qualcosa come un Freddy Krueger senza bruciature. Volto rosso, ecco.
Mia mamma, dolce mamma. L'ansia in persona. Corre verso di me e prende il primo straccio che trova per tamponare. Corre verso il bagno e mi disinfetta. Io non ero spaventata, ma in quel momento lo divento. Usciamo di casa, lei mi tiene sempre qualcosa premuto contro l'angolo dell'occhio destro. Andiamo dal pediatra ma lo studio è chiuso. Torniamo a casa e chiama mio zio, che arriva di corsa e ci porta in ospedale.
Nella sala suture non la fanno entrare, così mi giro, la guardo e dico "Mamma, non preoccuparti, non è niente". Entro e mi mettono i punti. Non una smorfia, non mi sono mossa. Sono stata brava.
Una cicatrice vicino all'occhio destro me lo ricorda sempre.

E' così: in ogni famiglia c'è una persona destinata a fare la forte, in ogni situazione. In questa famiglia questo ruolo spetta a me. Qualsiasi cosa accada, o accadrà, sarò sempre io a prendere in mano la situazione. Sarò sempre io che nessuno vedrà mai piangere. Sarò io a sdrammatizzare ogni situazione. E ad asciugare le mie lacrime da sola.

Frase del giorno: "A quello che non conosci puoi dare qualsiasi significato" - Diary, Chuck Palahniuk

Sono ottimista

Pinguino mi ha detto addio e mi ha cancellato dai suoi contatti, 5ooKm mi ha lievemente preso per i fondelli, ma io sono ottimista. Certo.
Difatti stanotte ho sognato di morire.
Non solo. Ho sognato che io c'era ma ero già morta, e quindi nel sogno ero... un fantasma? Forse.
Comunque sono morta, all'improvviso. Tornata a casa e puff, andata. La cosa più brutta è che nessuno mi cercava, nessuno si era accorto della mia mancanza. Quindi ci hanno messo dei giorni a trovarmi, e non ero proprio Miss Perfezione.
Avvisate la prossima volta che mi metto un po' di fard. Almeno.

Canzone del giorno: Blue Sorry Seems To Be The Hardest World

22 maggio 2006

La versione di Zion

Qui la versione di Zion.

Lombosciatalgia

Eccolo, torna il mal di schiena. Colpa dei pattini, sicuro. Mi avevano avvertita che non avrebbe fatto bene alla mia schiena.
Ma è difficile mollarli adesso che ho appena ripreso. Mi diverte, mi stanco, faccio finalmente lavorare qualche muscolo, finora assopito.
Continuo, sperando che i muscoli dorsali si rinforzino a tal punto da non farmi sentire più dolore dopo lo sforzo.
Per la cronaca: mi sto facendo ricrescere le sopracciglia. Voglio dare loro un taglio nuovo.
Adesso sì che mi sento pazza. Un po' come quando mi sono spuntata le ciglia per vedere se sarebbero ricresciute.
Non sembro un monociglia solo perché la superfrangia copre tutto. Mitica.
Io, non la superfrangia.

21 maggio 2006

Ho conosciuto Zion

E' bizzarro come le idee che ti fai su una persona che non hai mai visto possano rivelarsi totalmente false. Nel bene e nel male.
Conoscere una persona dal vivo, è sempre, sempre una sorpresa.

Sono arrivata all'Euroverdebio di Carugate alle 12.20 circa. Con un ritardo di una buona ora sulla mia tabella di marcia. Il mondo era in ritardo, e io con lui. Treno in ritardo, metropolitana presa dopo, il pullman per Carugate, che passa ogni mezz'ora, perso al pelo.
Quando arrivo noto che il banchetto è stato messo all'interno della serra, ma ci siamo solo io, Agarulez e Andrea. Nessuna ombra di donnina che si guarda intorno per cercare di capire chi è Carla. Forse sono arrivata troppo tardi, sarà andata via.
Abbracci e baci, sembra che non ci si veda da un'infinità di tempo, ma alla fine vedo più frequentemente gli amici carnivori che gli amici torinesi. Le piante in esposizione sono stupende. Per forza: sono di Andrea. Coltiva da almeno 20 anni: la sua esperienza fa il 60% del lavoro e il suo gusto estetico fa il resto. Le sue piante sono perfette, in ordine. Nessuna foglia secca. Nessuna trappola marcia. Sono dei dipinti in 3D. Accovacciati sotto il bancone, dove ci sono numerose Dionee e altrettanti Cephalotus, mi fa notare come tutte le piante siano diverse. Guarda lì Carla, che bel clone sfumato di rosso. E quella, tutta verde? Non è bellissima? Guarda questa che ha le ciglia rosse. Un vero appassionato.

Dopo circa due orette appare donnina con ometto, intenti a guardare piante. Li osservo, la osservo. Intuito femminile. E' lei.

Mi fiondo su di loro e dico "Se avete delle domande.."
"Carla?"
"Zioooon"
"Ma sei davvero magra!"

Dopo il tour di base nel mondo delle piante, col suo ragazzo sempre più schifato alle parole "succhi digestivi" oppure "ad alcune Nepenthes in natura capita di catturare anche piccole rane e topi" ci fiondiamo a prendere qualcosa al bar. Zion è diversa da come me la aspettavo, ma in meglio.
Quando pensi a una donnina che va in snowboard o che sa andare in moto, o che si comportava da maschiaccio quando era piccola o che ha un lavoro da informatica, immagini una specie ometto in gonnella. Una persona un po' aggressiva che da' la vera immagine della tosta. Nulla di ciò che mi si è presentato davanti. Una vera tosta senza immagine della tosta.
Zion ha gli occhi sognanti ed enormi, una voce dolcissima e un animo (questa è un'impressione ma dubito sia falsa) molto romantico.

Credo che mia sorella e te siate state scambiate nella culla.
Se sei nata in un'ospedale di Torino è un'opzione valida. E se ti ho dato l'aria della svampita scordatutto, non preoccuparti. Non è solo aria.
Sono davvero svampita scordatutto.

Canzone del giorno: Pink Aerosmith

19 maggio 2006

Ho conosciuto due ragazzi alla pista di pattinaggio. Mi hanno ridato appuntamento per lunedì alla pista, quindi vuol dire che non pattinerò più da sola. Che cosa bella.

Sono anche simpatici. E stasera per la prima volta dopo millenni, qualche ragazzino sbarbatello e scemo mi ha urlato "Ehi figa".

Bha, secondo me sto sognando. Ho comunicato con due sconosciuti totali (fino a qualche anno fa, cuffie nelle orecchie e sarei andata a pattinare da un'altra parte) e ho incrociato un gruppo di sbarbi miopi.
Cosa si può volere di più dalla vita?

Hola Zion

Domani conoscerò Zion, domani conoscerò Zion, domani conoscerò Zion.

Da ripetersi secondo mantra fino a controindicazione.

Colloquiando

Sono brava ai colloqui. Do' l'impressione di essere così sicura di me, e di saper fare tante cose. Oggi i due tizi mi guardavano in modo strano, credo di avere fatto colpo. In senso professionale, ovvio.
Gli ho raccontato tutto quello che sapevo fare: tutte balle naturalmente.
Questo è un lavoro part time. Due giorni pieni a Milano.
A fare cosa? Mha, la tuttofare. Attività sistemistica, help desk, caffè al capo, chissà.

Il progetto è bello: si tratta di lavorare in una struttura che sta mettendo a punto un acceleratore di particelle che verrà usato per la cura dei tumori. Il solo fatto di poter prendere parte, anche se da esterna, a una cosa del genere mi mette parecchio di buonumore.

Dato che il colloquio era in centro ne ho approfittato per comprare un vestitino nero a fiorellini rossi molto carino, pare una sottoveste. Oggi mi sento estiva. E molto carina.

Immagine del giorno: una ragazza in moto, con i pantaloni che lasciano vedere le chiappe a metà, coperte solo da un perizoma bianco. Un ragazzo le passa dietro, ammira la scena e poi le si affianca e la tampina per due semafori. Un mito.

18 maggio 2006

Pensieri in corsa

Oggi ho fatto la visita dall'endocrinologo. Tutto bene, ho la pressione un po' bassina, sono un po' magrina, ma sto bene.

Il problema è che ho visto il dottore più bello della storia della medicina. Altro che E.R.

Modalità pensieri a ruota libera.
Cazzo che occhietti belli scuri e piccini, mioddio è il sosia di Tom Cruise ma senza sorrisino falso e ipocrita. Uh che bel sorriso. E che belle mani. E come è abbronzato. Io uno così solitamente non lo guardo nemmeno, ma lui è così bello.
Occhi scuri e piccoli, cazzo, che bello. Mi guarda, di sfuggita. Che belle mani davvero. Parla, ha anche una voce stupenda, bassa, sensuale. Perché hai la fede al dito, dottore bello e impossibile? Dev'essere l'assistente, purtroppo non mi visita lui. Lui osserva e scrive scartoffie. Si chiama Marco. MarcoMarcoMarco, bel nome, semplice. E mentre l'endocrinologo mi parla e mi chiede che lavoro faccio, se fumo e balle varie io sono catapultata in un altro pianeta dove io e dottorebelloeimpossibile stiamo sperimentando tutte le posizioni del kamasutra più una.

Ma ora, sinceramente, vorrei catapultarmi in un mondo più vero, dove le persone sono più chiare e cristalline. Sono stanca di parole false e vuote, sono stanca di persone che illudono di desiderarmi quando non è così. Vorrei che mi si spalmasse la verità in faccia una volta tanto, come io faccio con le altre persone. Perché sì, mi spiace. Se desidero una persona che non vuole capirlo, io glielo dico. Se una persona è interessata a me ma non è corrisposta, io, cazzo, glielo dico. Non desidero essere cullata in un abbraccio di bugie.
Sono stanca di fidarmi di persone che non mi meritano affatto.

E se stai leggendo, spero che tu capisca che sto parlando di te. E che tu ti renda conto che da me non avrai più nulla, neanche e soprattutto la mia amicizia. E' più preziosa di quanto tu possa arrivare a immaginare. E non la meriti.
Ci sono quei giorni in cui manca il calore umano. In cui i rifiuti fanno un po' male, perché non te li aspetti.
Giorni in cui il grigiore del cielo assume significati mistici, segno premonitore di una giornata che passerà lenta.

Ero qui vicino all'ufficio. Stavo facendo una rotonda in macchina. Con la coda dell'occhio vedo una persona che conosco. Sì, lo conosco. E' il mio professore di italiano. Ho accostato e sono scesa.

Mi ha detto che mi trova bene, che mi trova proprio bene, parlandomi a due centimetri dal viso. Ci prova? Lui?

Non so. E' affascinante, ma non è il mio tipo. Forse volo troppo con la fantasia. E' un periodo in cui mi basta uno sguardo per capire male (o bene, a seconda) e non è da me.

Ammazza la vecchia..
col flit

17 maggio 2006

Geniale ma solo in sogno

Mi trovo in un salone di parrucchieri. C'è molto, troppo, rosa intorno. Noto che i parrucchieri sono tutti uomini, qualcuno molto effeminato, qualcuno travestito. Comunque sempre uomini. Credo che anche l'insegna lo dica, qualcosa come "Only men". Entro, mi devo assolutamente fare sfumare i capelli dietro. Sono comparsi dei ciuffettini che proprio non sopporto.

Mi siedo e il parrucchiere, un travestito, comincia a spuntare dove non deve. "No, no, non lì". Sbuffa e riprende, tagliando dove deve. Dopo un taglio o due si allontana per fumare.

Lo raggiungo e gli dico "Guarda che non hai finito". Sbuffa ancora e mi manda un altro ragazzo.
Mentre aspetto prendo un volantino dove è impressa l'immagine di una banana sul pavimento. La scritta a caratteri grossi, in alto, dice "Qui da noi puoi anche far cadere le banane a terra". Sono un po' perplessa.
Ma sotto, più in piccolo, c'è scritto "Se vuoi operarti, noi ti finanziamo!".

Un parrucchiere che finanzia operazioni di cambio sesso. Geniale.

Canzone del giorno: What A Wonderful World Joey Ramone

16 maggio 2006

I complimenti più strani

Vero titolo: Il libro dei complimenti incredibili ma veri.


Hai una clavicola molto sensuale.
Davvero originale

Hai una bella pelle, cicatrizza bene.
Questa è di un'infermiera

Hai un bel midollo.
Medico

Che bei capelli fini, finissimi!
Ex collega

I tuoi occhi visti dall'alto sono quasi belli.
Non ho parole

Hai le dita dei piedi che sembrano tagliati con il righello.
Il mio amico Gesù

Sei magra, ma anche tonda. Sembri una di quelle veneri nei quadri.
Grazie, magra e con le curve. Cosa si può volere di più dalla vita?

Hai proprio un bel cranio.
Non ricordo chi, me l'hanno detto in tanti..

Il tuo naso è particolare.
Questa mi sembra più una presa per i fondelli.

Sembri un personaggio dei cartoni animati giapponesi.
Dopo la mia tintura viola elettrico.

Hai il viso di una bambolina.
No, ho il viso di una bambolina che indossa un brutto naso finto.

Hai delle ciglia lunghissime, sembri una giraffa.
No comment.

Anche il collo è lungo, giraffina.
No comment_2.

Infine la più cattiva:
Se avessi un naso più piccolo potresti quasi assomigliare a una persona normale.
Di questo ricordo nome e cognome. Prima o poi rompo il suo, di naso.

14 maggio 2006

Inline skating

Quando avevo 14 anni circa, un caro amico comprò i primi pattini in linea che io avessi mai visto. Erano dei Rollerblade. Mi piacevano da matti.
Decisi di imparare a pattinare.
Comprai i miei pattini: marca Roces, modello Tokyo. Mi ricordo che comprai i Roces invece dei Rollerblade perché costavano meno, ma devo dire non mi sono mai trovata male. Le prime spinte furono pessime. Alle rampette dei marciapiedi cadevo sempre, ma per fortuna il mio amico Rollerblade era contentissimo di darmi una zampa. In quell'anno le donnine che portavano quei pattini erano davvero pochine. Ben presto, oltre a me e a Mr.Rollerblade vennero a pattinare con noi quasi tutti gli altri del gruppettino di amici. Era una cosa molto carina, partivamo da un parco vicino casa (la Pellerina) e arrivavamo al Ruffini, un altro parco due quartieri più in là. Più o meno ci volevano 20 minuti andando tranquilli. Arrivati lì i miei amici allenavano la loro competizione sulle rampe. Io invece mi sedevo sulla panchina davanti alla rampa e socializzavo con gli skaters. Con alcuni di loro avevo stretto un bel rapporto di amicizia.
Più di tutti ricordo Ciava. Ricordo la prima volta che ho visto Ciava. Piccolino, capelli biondi e lunghi fino alle spalle, ondulati. Skater.
Lo skate a differenza dei pattini ha sempre suscitato in me un fascino particolare. Forse perché ho provato ad andarci e l'ho trovato davvero difficile. Forse perché essendo slegato dai piedi è difficile da controllare, non so. Uno skater, ai miei occhi di ragazzina, aveva sempre qualcosa in più di un pattinatore. Ciava e io siamo diventati ottimi amici nel tempo. Ogni pomeriggio ci vedevamo alla rampa, sempre gli stessi e io e lui scambiavamo quattro chiacchiere. Ai tempi del noncellulare era così: ci si scambiava i numeri di casa e ci si sentiva dopo cena. Io e mia sorella ci alzavamo di scatto gridando "E' per me!" correndo verso il telefono e litigandocelo.
Erano anni stupendi. Ogni pomeriggio si andava al Ruffini, appuntamento davanti alla rampa.
Conobbi presto anche Spazzolino così chiamato per la sua fantastica cresta riccia. Uno skater di cui io ero cotta. Di 5 anni più grande. Mi piaceva da matti, non so ancora perché. Era piccolino anche lui di statura, aveva questa strana pettinatura e due occhi neri piccolissimi. Le ho provate di tutte con lui, ma la nostra differenza d'età, che ora non conterebbe nulla, ai tempi era insostenibile. E poi a quei tempi ero pari a un ranocchio e non avevo molto successo con i ragazzini.
C'era poi Stefano, se non ricordo male. Ci provava spesso con me come con tutte. Anche Robocop era uno sciupafemmine, molto carino, soprannominato così per la sua "scioltezza" nello skating.
Alessandro era invece una versione italiana di Di Caprio, che ai tempi andava molto. A me piaceva molto e abbiamo avuto una storiella di qualche settimana. Poi lui non ha avuto il coraggio di lasciarmi e ha mandato il nostro amico comune, ovvero quello che mi ha insegnato a pattinare, a dirmelo. Alessandro era un pattinatore. Di lui ricordo un buon profumo di ammorbidente del maglione che mi ha imprestato, le corse che faceva sul prato con i pattini ai piedi per raggiungermi, le sue carinissime lentiggini.
C'era anche il Nazi, skater, detto così per le sue ideologie non proprio sinistroidi. Il Nazi parlava pochissimo, ogni tanto sorrideva. Ricordo di aver tentato più volte di parlare con lui e di non esserci mai riuscita. Queste sono le persone che ricordo meglio del parco Ruffini. Un giorno la vecchia rampa è stata sostituita con una nuova, più alta ma troppo corta, troppo pericolosa, in cemento. Molte delle persone che andavano lì hanno cercato altri posti per skattare. Ben presto il gruppo si sciolse. Tranne me e i miei amici, ovvio. Noi nel mentre ogni tanto andavamo anche alla Pellerina dove avevamo un altro giro di amicizie alla pista di pattinaggio.
Tra questi ricordo Saverio. Tra me e Saverio c'è sempre stata una gelosia/cotta implicita, di cui ogni tanto si notavano gli effetti. Lui era fidanzato con una ragazza che non poteva vedermi, sapeva che avevamo un rapporto molto speciale, che parlavamo molto. Che spesso veniva a prendermi con la moto e andavamo a passeggio in giro.
La cosa più pericolosa che abbiamo fatto è stato andare in due sulla moto, io seduta dietro con i pattini ai piedi, e altre 8 persone attaccate dietro la moto, in pattini. Siamo stati molto incoscienti ma è stato divertente. Gli automobilisti ci guardavano come fossimo stati degli alieni.
Del giro della Pellerina c'erano anche Campanellino, una mia compagna delle medie che portava sempre dei campanelli attaccati ai pattini, e Dennis, con cui ho avuto una piccola storiella. Saverio, Campanellino e Dennis pattinavano e indossavano i pattini "classici" non in linea. Di Saverio ricordo: il suo abbraccio sincero dopo un mio lutto, il suo sguardo lievemente geloso quando cominciavo una nuova storia, il colore rosso della tintura di iodio che ha usato per medicarmi la ferita di una brutta caduta.
Scrivo tutto questo perché oggi avevo una gran voglia di pattinare. Ma proprio tanta. Così sono andata in cantina e l'ho smontata completamente per trovare i miei vecchi pattini. Non li ho trovati. Mi sono ricordata di averli usati l'ultima volta col mio ex storico, con cui ero andata a convivere. E' molto probabile che non esistano più sulla faccia della terra, che siano stati buttati, o che comunque non siano "rintracciabili". Ho deciso quindi di comprarmene un nuovo paio.
Non sarà uguale, non ci sarà nessuno al mio fianco che dirà cavolate come "siamo i falchi della notte" quando insieme si pattinava la sera tardi. Non ci sarà nessuno con cui sdraiarsi sulla pista a prendere il sole. Però sarà bello lo stesso.
In termini pratici, ho voglia di muovermi un po', e dato che è un pensiero che mi capita di fare davvero pochissime volte, voglio approfittarne. Del resto se mi iscrivessi in palestra la mollerei, perché non mi piace. Non mi piace fare attrezzi e non mi piace andare senza nessuno in una stanza piena di persone circondata da specchi a fare finta di essere un minimo coordinata.
Però mi piace andare in pattini.
E pattini siano.

Canzone del giorno: Don't call me white NOFX
E' fantastico: mia sorella ha insegnato una cosa nuova alla sua bimba, mia nipote. Le chiede "Carlotta, dov'è la cellulite?" e lei si da' le pacche sui fianchi.
Si cerca di prepararla al meglio all'adolescenza.

13 maggio 2006

Post post-birra

Sottotitolo: Gira il mondo giraaa.

Bene, eccoci a noi. Anche se mi sembra di scrivere storto e la pipì ha dilatato in maniera impressionante la mia vescica.
Sotto effetto beer vorrei discutere di alcune questioni puramente filosofiche. Ad esempio: perché bistecca e non tristecca. Biscotti e non triscotti?

Ora che ho concluso la parte filosofica passiamo alla parte pratica. Perché in singletudine riesco a far colpo solo sui camerieri? Qualche cuoco no?
Ok lo confesso. Non ho nessuna intenzione di sposarmi. Nessuna. Nemmeno di mettere al mondo dei marmocchi, per ora.
Eppure in un modo solo mi sposerei. Sopra una bella Harley. Ok? Mi vedete in tinta bianca lanciare il bouquet e poi scappare dal mio sposino sopra una rombosissima harley?

Prossima tappa? Il deserto.

Una Woodstock un po' confusa.

12 maggio 2006

Questo è il mio capo

Il mio capo ama telefonare nel mio ufficio. Non nel suo, nel mio. Reclama silenzio se parliamo, oltretutto. Il suo ufficio è vuoto e silenzioso, ma lui no. Lui ama venire a spaccare le balle a noi. Passeggiando e urlando al telefono. E noi, zitti.

Poco fa prende il telefono, digita il numero, si lamenta come sempre ed infine chiede alla segretaria: "Ma Laura, dovevo mica fare lo 011 prima del numero?"

Io e il sistemista scoppiamo a ridere.

Questo è il mio capo. Sono otto anni ormai che si deve fare il prefisso prima del numero fisso.

La cosa peggiore sapete qual è? Che lui mi insegna. Cosa, ancora non l'ho capito.
Insegna. Ho voglia di piangere. Sigh.

11 maggio 2006

Il banco di frutta e verdura

Il post di ieri e i commenti di Zion mi hanno riportato alla memoria il primo test di gravidanza che ho fatto. Avevo 17 anni e stavo con un omettino tutto pepe, se così possiamo dire, che traparentesi oggi si sposa.
(Lancio di chicci di riso)
Evitando di parlare di lui, con cui ho avuto alti e bassi tutti di proporzioni bibliche, mi soffermerò sull'evento.
Ci sono da dire diverse cose in premessa. Avevo appena concluso cicli di terapie abbastanza devastanti, che avevano sconvolto il mio corpo a livello molecolare. Ero totalmente sballata, tutti i valori che potevano essere alterati, lo erano.
Ricordo che prendevo dosi di cortisone altissime che, oltre ad avermi fatto prendere 10 chili, mi avevano procurato dolori molto forti alle articolazioni delle ginocchia, all'interruzione della loro assunzione.
Ma tornando a noi.
Erano ormai almeno due settimane che le mie cose non facevano capolino dal pianodisotto. Essendo poi io "lievemente" ipocondriaca (dote di famiglia. Come si fa a crescere bene se tua mamma per un raffreddore ti tiene a casa una settimana? E se ancora oggi quando hai mal di testa leggero ti dice "Non andare al lavoro, stai a casa e riposati"?) tendo a manifestare tutti gli effetti di una qualsivoglia malattia o stato clinico appena accennato o sospettato. Se il sospetto era la gravidanza mi si gonfiava l'addome (parlo al passato perché grazie al cielo queste cose non accadono più), mi veniva la nausea (normali attacchi di ansia), tendevo facilmente a switchare dalla depressione alla ilarità totale. Dopo due settimane ero quasi convinta di essere incinta. Dopo un mese, ne ero sicura.
Tant'è che non volevo nemmeno andare a fare il test di gravidanza. Già, non avevo il coraggio di entrare in farmacia a comprarlo, sono andata all'ASL di zona.
Racconto.
Porto il mio bel campioncino di urine fresco fresco di mattinata e mi avvio verso il gabbiotto. Ovviamente nessuno sa cosa sia la privacy e la famosa linea gialla che delimita lo spazio da non oltrepassare è calpestata da innumerevoli vecchiette. Non in coda, ammassate al gabbiotto. Una accanto all'altra, come nei banchi di frutta e verdura al mercato. Mi avvicino, e mentre le vecchiettine mi scrutano, la signora al di là del gabbiotto mi dice "Lei è qui per..?"
E io, sussurrando pianissimo dico "Ehmm io dovrei.. fare.. sa, un test.. di gravidanza."
Scena comica. Lei "Come?"
Io, ancora più piano: "Devo fare.. un test.. di gravidanza"
"Mi scusi cosa ha detto?"
Io, urlando "Devo fare un test di gravidanza!"
Le vecchiette, appoggiate accanto a me, giudicano in fretta con gli occhi e poi con mille borbottii tra di loro. Qualcuna fa un passo indietro. A un tratto divento popolare: sono bastati un secondo, una segretaria sorda e un campione di urine. Dopo due settimane ritiro il responso. Mi siedo sugli scalini, ormai convinta del risultato. Ma il cuore fa tutum lo stesso. Apro o non apro? Apro o non apro? Apro. Responso negativo.

Dopo un altro mese ancora nulla. Quiete assoluta al piano di sotto. Decido di fare un nuovo test. Solita trafila, solite vecchiette al banco della frutta e verdura. Solita donna dietro il gabbiotto. Mi guarda. "Lei è qui per..?"
Si interrompe, strabuzza gli occhi ed esclama:
"Ma non era già venuta qui il mese scorso?"

Ecco. Se mi capita un'altra volta chiedo pomodori e zucchine, invece del test.

10 maggio 2006

La Carla che non sopporto

Ieri ho tagliato la frangia. Uh.
Nulla di che. Tranne per il fatto che adesso è a zig-zag.
Questo è un periodo piattissimo. Non vedo e non sento nessuno (e non parlo con nessuno, così completiamo il trio delle scimmiette).
5ooKm non l'ho più sentito. Forse si è offeso per la mia ultima mail che non era proprio dolce e mielosa. Tra parentesi ho anche i cabasisi belli girati perché le mie cosacce sono in ritardo di una settimana e un giorno. No, non sono incinta. Anche perché nessun Arcangelo Gabriele, visibilmente asessuato, è venuto a farmi visita in quest'ultimo mese. Per esserne certa ho fatto il test di gravidanza recuperandolo dalla borsetta dove lo tenevo custodito (in attesa di un evento simile, certo). Peccato che questa donna molto furba aveva precedentemente buttato via la scatola e il foglio illustrativo dove veniva spiegato il responso. Così sono rimasta con questa singola barretta sul test e una paura folle. Meno male che c'è internet: cosa farei senza di te. Cercacerca e ho scoperto che il test era negativo. Non avevo dubbi, ma in questi momenti anche la più tenace donnina si fa prendere dal panico.
Stanotte ho sognato di trovarmi in una pista di pattinaggio. C'eravamo io, Babu (compagno delle superiori), qualche altro personaggio bizzarro e Remo. Io insegnavo a Remo a pattinare. Nessuno di noi aveva i pattini da ghiaccio. Eravamo a piedi nudi, ma era come se avessimo avuto la lama sotto i piedi nudi. Bha. In questo periodo ho un sonno spaventoso e non riesco a svegliarmi.
Non vedo l'ora di andare da qualche parte. Stare ferma un po' mi uccide.
Ho scoperto di avere difficoltà a stare da sola: ho difficoltà a fermarmi, devo sempre essere in moto, riempire i miei minuti. Appena sto ferma arriva la noia, il mal di testa, la svogliatezza.
La Carla che non sopporto, insomma.

Canzone del giorno: Splendida giornata Vasco Rossi

09 maggio 2006

La valle silente

Dormono le cime dei monti, le rupi, le vallate, le caverne sono silenti (Alcmane).

Mi dimentico sempre quanto mi facciano paura i prelievi. Bizzarro, il dolore è pressochè inesistente. A meno che non vi sia capitato, come a me, di essere bucati sui polsi. Lì fa male. Un po' meno male sul dorso della mano. Poco male o nulla nell'incavo del gomito.
Sono arrivata in ospedale in ritardo. Ho impiegato la bellezza di 40 minuti a trovare un parcheggio che non facesse diventare la mia macchina il primo esempio di auto basculante tra marciapiede e strada.
Facendo i prelievi ogni anno è normale che io mi dimentichi la prassi. Dove bisogna andare, cosa fare, dove registrarsi, a chi dire cosa.
Entro e chiedo informazioni. Prendo il numerino e mi registro.
Poi vado nel corridoio e attendo fuori dagli ambulatori, attendo attendo attendo.
Finchè un personaggio bassottello e cicciottello mi chiede chi sono.
Ed esclama "Ma no! I prelievi si fanno in quel gabbiotto!"
Bene, ho atteso qui fuori per nulla.
In effetti l'anno prima i prelievi venivano fatti in questo ambulatorio, stranamente questo lo ricordavo. Forse l'unica cosa che dovevo scordarmi.
Mi siedo e l'infermiera ha degli occhi blu dolcissimi. E' in gamba, si vede e sa mettermi a mio agio.
"Qual è il braccio migliore?"
"Faccia lei, per me è già tanto se riesce a trovarmi una vena decente"
Aspetta, picchietta, disinfetta, tasta. Non sembra sicura.
Ma procede.
Non so voi, io sono del partito di quelli che guardano. Devo controllare quando l'ago pizzica la pelle, non mi fa impressione. Sto male se non guardo, devo potermi preparare a quel dolorino.
Devo sapere.
L'ago entra, un po' di dolore, ma non esce sangue. Muove l'ago e finalmente qualcosa esce. "No, qui non va bene". Tira fuori l'ago e preme con il cotone. "Perché non andava bene?"
"Non so se hai notato che pulsava, il sangue andava avanti e indietro. Eravamo vicini a un'arteria, non va bene". Non ho chiesto altre spiegazioni. Dagli occhi è spiaciuta, dice che lavora da tanti anni in ematologia e cerca sempre di non fare mai due buchi. Le dico di non preoccuparsi, può capitare. Si scusa ancora. Mi fa quasi tenerezza. E' davvero spiaciuta.
Scopro l'altro braccio. Stessa procedura. Laccio, disinfezione, attesa, picchiettamento. "Non voglio più sbagliare, ultimo buco e poi rinuncio".
L'ultima volta che qualcuno ha rinunciato a farmi il prelievo ci sono voluti 3 buchi non a segno. Le mie vene sono permalose e difficili. Un po' come me.
Pizzica, anche qui nulla, niente sangue. Poi muove l'ago e finalmente esce. Rosso scuro, denso. Si scusa ancora, le ripeto che non fa nulla. Riempie tre provette.
Il 18 avrò la visita. Il medico guarderà le analisi e darà il suo verdetto. Un po' come l'uomo del monte. Se dice sì è ok, se dice no probabilemente cambieranno il dosaggio degli ormoni. I miei ormoni, quelli che il mio corpo non riesce più a produrre. Li assumo sotto forma di minuscole pastiglie ogni mattina. Da ormai 10 anni.
Credo sia l'unica cosa che non scordo mai.
Quasi mai.

08 maggio 2006

Giusto perché lo sappiate, quando ero più piccina ho letto dietro a una scheda telefonica una poesia. Molto simile a quella che avete letto sotto. Perché è giusto che si sappia che non è farina del mio sacco.
La poesia originale (spero, l'ho trovata su internet) dice:
Calmati!
Shh, no, non guardare fuori dalla finestra,
il rumore è dentro
(Uma Gautam)

Maremma maiala

Accanto ho messo un generatore di frasi toscane casuali. Buona lettura.

Arum cornutum

Si sa, le fiere sono fatte per comprare. Dopo le numerose Aquilegia, si sono aggiunte alle mie carnivorine anche un girasole (adoro il fiore di girasole) e una bizzarra pianta dal nome Arum Cornutum. In verità su internet l'ho trovata anche sotto altri nomi. Ad esempio Sauromatum venosum. Me l'ha regalata il Pittore. Forte personaggio il pittore: parla sempre a bassa voce, come se avesse paura di disturbare, e conosce un sacco di piante. A dire le verità tutte le piante più bizzarre sono sue. Vive con un ragazzo di nome Giorgio, che io chissà per quale ragione, ricordavo come Matteo. Non sono brava a ricordarmi le cose..
Grazie Pittore per la piantina. Pensate che questo bizzarro fiore puzza di carne andata a male per attirare le mosche carnarie. Incredibile.
La natura a volte è davvero fenomenale.
Stamattina ho fatto colazione col mio buonissimo impasto di miele e nocciola sui biscotti. Golosità.
Stanotte ho sognato che qualcuno mi raccontava una storia. La storia di un uomo stanco della propria vita, che una sera decide di riempirsi di barbiturici in riva al mare. Si accascia lì, mentre le onde lo massaggiano delicatamente.
Lui non muore. Il mattino dopo si sveglia, scaldato dal sole, e massaggiato ancora dalle onde. Si era solo addormentato.
Capisce quindi che importanza ha la vita.
Perché capiamo l'importanza delle cose solo quando ci stanno scappando di mano?
Spero non valga per me. Io apprezzo la vita.

Fa freddo oggi, ci sono le nuvole.
Il sole arriverà solo alle quattro..

07 maggio 2006

Shht, silenzio..

Shht, senti? No, non guardare fuori dalla finestra.
Il rumore non è fuori.
E' dentro.

06 maggio 2006

Alla fiera..

Credevo di starci solo al mattino. Mi dimentico sempre di quanto sia grande la fiera del libro di Torino. Non sapevo esistessero tante case editrici. Ho persin conosciuto Remo. Appena il Pinguino mi ha presentata a lui come Carla, ha messo a fuoco due secondi. E poi :"Ah, quella Carla"
Carla blogger.

Ho una nuova identità.
Un bacio Remo.

Se domani vi capita di farci un salto, attenzione ai Pokemon giganti, non potevo resistere. Ho una foto con un Pikachu enorme. Chi poteva resistere?

05 maggio 2006

Rivelazioni e post-rivelazioni

Che giornata piena. Quando si corre in giro per fiere di piante è così. Stamattina alle 8 ero vicino a Ivrea, con gli occhi ancora incollati dal sonno.. Col freddo pungente di una maledizione preannunciata. Ogni anno, a questa fiera, in almeno un giorno dei tre deve diluviare o comunque fare brutto tempo. Pensate che due anni fa un fulmine ha abbattuto un albero proprio di fronte al nostro stand. E io e un mio amico abbiamo montato lo stand sotto la pioggia.
Se non altro quest'anno ci hanno fatto visita due personaggi famosi. Gimmi Ghione e Antonio Ricci, che ha fatto da padrino durante la premiazione degli stand e ha ravvivato l'ambiente con qualche battutina. Io ho fatto il pieno di Aquilegia, e mi sono convinta a comprare alcuni barattoli di miele che ho assaggiato. In particolare sono rimasta colpita dall'impasto "miele e nocciola" che mi ha fatto davvero leccare i baffi, e per la prima volta, assaggiando, sono riuscita a capire le differenza tra miele e miele. Un miele più amaro, uno più corposo, uno dolcissimo. Adesso sono davvero distrutta. Stanotte sono tornata all'una e non ho dormito moltissimo.
Ieri sera incontro tra ex compagni di classe. Come sono cambiati: alcuni di loro cercano casa insieme alla compagna. Altri si sono sposati. Qualcuno si dichiara omosessuale, e qualcuno bisex. Non che questo mi sconvolga, anzi. Sono contenta che le persone trovino la propria identità. Io non ho identità. O meglio, almeno quella sessuale credo di averla ben definita. Però sono sempre evanescente in tutto il resto. A ogni incontro qualcuno mi chiede come va col tuo boy? E ad ogni incontro io dico ci siamo lasciati pochi mesi fa. Caspita, Carla, pensavo questo fosse quello giusto, mi dicevo, ecco Carla stavolta l'ha trovato. E invece.
Se dovessi trovarmi un nomignolo mi chiamerei "Einvece". E' sempre così. Credevo ti laureassi prima di me, e invece. Pensavo questo fosse quello giusto, e invece. Sembravi così presa per il violino, e invece.

La serata è stata davvero carina. Amo mantenere i contatti con vecchi amici. Vedere come cambiano le cose, come sono cresciuti. Sono proprio come le piantine.
A volte vorrei curarle di più.

Canzone del giorno: Nothing compares to you Sinead O'Connor

04 maggio 2006

A un seminario

Non so come mi sono fatta convincere. Forse la proposta di cibo gratis, o l'idea di fare qualcosa di diverso. Comunque ieri mi sono trovata in un albergo a 5 stelle ad Assago, a un seminario tenuto da una grossa azienda. Si parlava di software per archiviazione e backup.
Appena sono entrata, a vedere tutti quei pinguini in giacca e cravatta mi sono sentita poco poco fuori posto. Prima di tutto per l'abbigliamento. Loro così eleganti.. io così.. Carla.
Pantaloni verde militare, maglietta e borsetta con stampe di cani. Scarpe da ginnastica, anche un po' zozze.
Poi, ero l'unica donna. Anzi, l'unica ragazza. Quando sono entrata credevano fossi lì per il convegno della Clementoni (ci sarei anche andata, anzi! sarebbe stato bellissimo, mi sarei messa a giocare tutto il tempo.. e adesso mi salta fuori Zion che mi dice "anch'io anch'io". Mi sa che mia sorella ha ragione e sono stata adottata e Zion è la mia vera sorella).
A pranzo, superabbuffata. Si mangia a buffet.
Io sono seduta al tavolo col supercapo di questa azienda enorme, con sedi in tutto il mondo. Mentre tutti tagliano il loro minuscolo pezzettino di pizza (cm 7x7) con forchetta e coltello, io lo acchiappo con le mani e lo sbrano così. E poi pulisco le mani unte sul tovagliolo immacolato. Dentro di me pensavo "sono proprio un mito". Il mio capo mi sa che non la vedeva proprio così.
Alle 15 scappo e vado a trovare mia mamma, che in questi giorni è da mia zia a Milano, a pochi km dall'albergo dove mi trovavo ieri. Mentre esco mi offrono un regalino.
Un videogioco, il sudoku. Tornata a Torino dico a Pinguino "sìsì mi hanno regalato un giochino.. mi pare si chiami Mikado.." (certo come no..)

Poi però corro a Torino, mi aspetta una carnivorofila per darmi le sue piantine che domani porterò a Masino alla mostra/mercato di piante.

Cerco di tornare a casa, ma rimango 20 minuti bloccata in una rotonda, un bellissimo e nuovissimo tram è rimasto bloccato a metà della strada e le macchine non passano. Che meraviglia. Concerto di clacson. E di insulti.

Torno a casa, trascino le tre cassette con le piante sul balcone e Poldo (il mio bassottone) mi guarda con quell'aria implorante stile "ti prego portami a spasso". Ok Poldo, ma solo 10 minuti, sono cotta.

Quando torno a casa sono così stanca che non ceno, mi faccio solo un frullato di banane e poi una doccia caldissima.

Per dirla tutta. Stasera forse sarà peggio, perché torno a casa e porto a spasso Poldo, bagno di corsa le piante e poi via! A una cena tra compagni delle superiori. Vi racconterò, perché ci sarà da ridere. Tanto da ridere.. E domani mattina.. alle 8 devo essere vicino a Ivrea..

Meno male, mi piace tutto questo movimento. Anche se mi stanca, però mi sento viva.

Canzone del giorno: Psichedelia Elio e le Storie Tese

01 maggio 2006

Progetto del giorno

Visto che oggi sono stata al museo egizio, mi sono comprata un bel libro "Come leggere i geroglifici egizi". Questa è la mia scimmia del giorno. In verità cercavo qualcosa sulle divinità egizie, ma il mio braccio furtivo è stato più veloce del mio cervello.

Domani il libro verrà sapientemente riposto nella polverosa libreria.

p.s. credo che eliminerò lo script sui riferimenti. E' inquietante sapere che arrivano al mio blog digitando su google "figa bellissima bambina"..

Tre giorni per il giardino

Per chi volesse fare un salto, venerdì sabato e domenica (5-6-7 maggio), sarò al banchetto AIPC all'evento "Tre giorni per il giardino". Mostra/mercato di piante & altro, al castello di Caravino, vicino Ivrea.

Io sarò quella con la faccia verdognola che ripeterà all'infinito che le piante carnivore non mordono, non mangiano fratelli suocere mogli mariti e figli/cani. Oppure potete riconoscermi perché somiglio vagamente a un fiammifero. Capelli rossi, magra, pallida.