05 giugno 2006

Il viaggio

Il primo giorno.
Mai prima d'ora mi è capitata una cosa simile. Avevo il treno per scendere a Firenze, da Torino, alle 7.45. Quando, con gli occhietti ancora appiccicati vado alla biglietteria automatica a fare il biglietto, questa mi risponde che non ci sono posti. Tutto esaurito. Il treno, capite? Nessun posto per me.
La giornata non comincia bene, non sono io a perdere il treno, il treno, in qualche modo strano, mi ha persa. Ancora con qualche speranza vado in biglietteria, ma anche lì la risposta è una e una sola: picche. Mi tocca prendere il treno dopo e aspettare ancora un'oretta. Questo però mi da' un vantaggio sugli altri. Posso cercarmi il posto, sedermi, e dormire tranquilla fino al cambio treno a Pisa. Il bello è che trovo dei compagni di viaggio sensazionali: due ragazzi metallari, con tanto di chitarre e chiodo incorporato. Due bamboli a grandezza naturale che, se tiri il cordicino, urlano "EAH!!".
Mi chiedono se ci sono posti liberi, affermo col mio capoccione rosso e si siedono di fronte a me. Da allora il viaggio comincia ad essere interessante. I due devono fare un'audizione al Roxy Bar, a Bologna, domenica. Prima però vanno un po' a Firenze a vacanzeggiare. Bevono Vermut e me lo offrono. Simpatici, un po' timidi. Ma simpatici. Rifiuto gentilmente.
Intanto nello scompartimento si chiacchiera e il tempo passa. Fino all'arrivo a Pisa. Anche i metallari scendono. Oramai siamo quasi amici: li aiuto a portare le borse, li prendo anche un po' per il culo. Mi aiutano a portare lo zaino e a cercare posto sul treno che arriva poi a Firenze. Su quel treno non abbiamo più aperto bocca. Eravamo tutti immersi nei nostri pensieri.
La mia fermata arriva: Firenze Rifredi. Il mio cuore si blocca. Scendo, e mi guardo attorno. Nessuno.
Guardo meglio. Nessuno.
Penso che i nostri appuntamenti serali sono sempre stati sul binario 3. Scendo e corro sul binario 3. Nessuno.
Scendo e corro fuori. Nessuno.
Poi lo chiamo. Incredibile, aveva sbagliato binario. Fosse stato qualcun altro me la sarei presa, ma mi viene da sorridere. Distratto. Era anche andato a controllare poche ore prima il binario esatto. Lui era al 9, e io ero scesa all'8.
Alla fine riusciamo finalmente a incrociarci, nei sotterranei della stazione. L'abbraccio è lungo. Lungo, lungo. Lui è come lo aspettavo. Capello lungo, spettinato. Pizzo lungo. Occhi che parlano.
Con lui Cosimo, amico di lunghe telefonate sotto le stelle o la pioggia. L'amico che imita il cinghiale. Nei suoi occhi chiari una dolcezza infinita, anche se i suoi modi spiritosi e leggeri lo nascondono bene. Mi piace osservare dentro le persone. Questo è lui.

Prima tappa, casa di Roccio dove sbocconcello una mozzarella che mi terrà compagnia tutto il giorno e dell'affettato. Quanto basta, q.b., come nelle ricette. E poi, il centro di Firenze. Il centro di innumerevoli culture, spazio ristretto dove il mondo si affaccia a guardare. Io, Roccio e Cosimo. A trovare parcheggio è stata dura. E' stata dura soprattutto per Roccio uscirne, dato che l'omino con l'enorme BMW ci aveva lasciato pochissimo spazio e lui è uscito dal portabagagli. E mentre io non posso fare a meno di guardare le meraviglie architettoniche del centro di Firenze, i miei amici si soffermano a guardare lo zoo che passa. Gente di ogni tipo, vestita in tutti i modi. Dopo un po' smetto anch'io di ammirare la rinascimentale e bella Firenze per scoprire che il mondo è essenzialmente fatto dalla gente che passeggia da quelle parti. Un vero zoo. Mi sento anch'io un po' turista e osservata, per qualche secondo. E' divertente stare con loro. Mi fanno vedere una città che credevo solo di conoscere, come se la guardassi per la prima volta. E' per questa ragione che mi portano dal mimo Grey. Ogni volta che pronunciano il suo nome non posso fare a meno di pensare "ottimo, direi". Data la battuta stupida, evito di dirla. La cosa più stupefacente di Roccio è che ride di cuore, come poche persone fanno. La cosa più eclatante di Cosimo è che fa il verso del cinghiale. Ma bene. Troppo bene. Non posso non ridere quando lo ascolto. Grey è in gamba. Segue le persone, gli fa il verso, si siede dietro alle biciclette dei passanti. Fa ridere tutti.
La scena migliore è quando prende in braccio una giapponese. I giapponesi, mi spiega intanto Stephen, altro amico di Roccio che abbiamo beccato lì, davanti agli uffizi, non amano essere toccati. Urlano, scappano. Scene da manicomio, molto divertenti. La giapponese alla fine finisce in braccio a Cosimo, mentre l'altra amica giapponese scatta foto. Scatta foto anche a me, incredibile. Una foto di gruppo con la giapponese che ancora urla. Firenze è magica.

La sera si avvicina, ma prima di andare a mangiare Roccio insiste per andare a vedere il tramonto da piazzale Michelangelo. So che lo fa per me. Non ho mai visto Firenze da lassù.
Stiamo lì, a guardare le altre persone, a guardare il cielo, e sposi che si fanno fotografare. E Firenze. Firenze è davvero magica.

Qualche risata poi scappa. I miei compagni di viaggio hanno messo un pupazzo incastrato nel portabagagli, in modo che fuoriuscisse solo il corpo e la testa (tralaltro già mozza) rimanesse dentro. Qualche bambino si ferma a guardare e noi ridiamo.
Remo, ti ho salutato Firenze da qui. So che apprezzerai.
Gli stomaci cominciano a brontolare, tranne il mio, ancora provato dalla mozzarella e dagli antibiotici che sto prendendo. Ci rechiamo in centro, dentro un pub. Ma con somma sopresa, ogni cosa che ordiniamo manca. Manca addirittura il pane per gli hamburger, io mi salvo con una focaccia, che credevo una specie di pizza, invece è una pizzetta farcita, simile a un panino. Ma lo sbocconcello poco, non sto benissimo. Preferisco mangiare poco che svomitacchiare in ogni dove.

L'attenzione si sposta ogni tanto su di noi, qualcuno chiede quando io e Roccio ci siamo conosciuti. La risposta è tanto banale quanto sorprendente: oggi.

Poi, la serata continua in un locale vegetariano, dove la proprietaria Veronica, una modella svedese, offre ai miei nuovi amici del buon vino. E la curiosità verso me e Roccio si fa sempre più palpabile. Infine andiamo a trovare Tone (si pronuncia tune) al locale dove lavora. Una ragazza molto sveglia dall'occhio birbo. Mi concedo due sorsi di birra dalla media di Roccio. La sera si accende di suoni particolari. Se non siete mai stati a Firenze è bene che qualcuno vi avverta. Per me, abituata alla rara vita notturna torinese è una cosa da rimanere fulminati. E' pieno di stranieri ubriachi e mezzi nudi. Americane belle e brutte con cosce di fuori e bottiglia di vino in mano. Se volete un'avventura occasionale non credo sia difficile averne in questi posti. Vorrei potervi descrivere di più ma per la giornata di venerdì basta. Decidiamo di andare tutti a nanna. Domani per me e Roccio si prospetta una giornata fatta di meeting di piante e conferenze noiosissime. Ma non importa. Ora si devono chiudere gli occhi.

Secondo giorno.
Il mattino ci regala un risveglio pigro, degno di chi non ha nessuna intenzione di muoversi dal letto. Ma comunque ci alziamo. Nella vecchia scuola di Sesto Fiorentino c'è un mitico Sergio Cecchi a darci il benvenuto. Roccio andava in quella scuola, e prima che potessimo dirgli qualsiasi cosa Sergio si avvicina e lo saluta. Si ricorda. Rimane sbalordito e ci chiede come facciamo a conoscerci. Ce lo chiediamo anche noi.
Io mi aggiro e saluto i più. C'è Pepè. Non lo vedo da una vita. C'è C. che mi saluta di sfuggita. Peccato, avrei voluto chiacchierare con lui. C'è 5ooKm con la sua fanciulla e spero che non mi guardi o saluti. C'è Aga che abbraccio con affetto. Conosco Samuele, da poco frequentatore del blog, un sensibile poeta che mi regala sempre qualche bel pensiero. C'è Fabione, ci sono i cechi. Insomma, ci sono tutti. Con Roccio faccio un giro della scuola. Mi mostra la sua vecchia aula, saluta un bidello che lavora ancora lì. Si immerge nei ricordi con gli occhi da ragazzino. E io posso persino vedere la famosa volta in cui hanno suonato nell'aula magna e Cosimo ha cantato.
Arriva la conferenza, meno male che c'è Pepè che mi massaggia il collo. Cado quasi addormentata, non so se colpa della verve che i ragazzi della repubblica ceca mettono nella loro spiegazione, oppure della stanchezza che mi porto addosso dal giorno prima. Roccio non c'è, è andato a fare un giro, e lo invidio un po'.
Torna dopo per il pranzo ammirando lo zoo che gli si presenta davanti. Certo: anche noi siamo piuttosto strani. Noi coltivatori di piante carnivore. Cerca di comunicare con qualcuno, ma non riesce. In quel mentre, proprio nel momento in cui cerco di digerire la pasta appena mangiata, con gran fatica del mio stomaco, arriva Cosimo. Cosimo, l'uomo che fa il verso del cinghiale. Si ride e si scherza ma io ho un sonno devastante. Al secondo round di conferenza cedo il mio registratore al gentilissimo Samuele e io vado in macchina a dormire. Roccio rimane lì con me. C'è silenzio e per un attimo mi rilasso. Solo che rilassarsi non basta e facciamo tappa a casa per dormire sul serio. Lì mi capita una cosa davvero incredibile. Da anni sono fissata con i sogni. Ho sempre cercato di fare sogni lucidi o comunque di ricordarli. Il viaggio fuori dal corpo è segnalato come un'esperienza mista tra sogno e viaggio metafisico, che comincia proprio prima della fase in cui si sogna. La fase è chiamata "fase vibratoria". Molte persone sentono dei forti suoni durante questa fase. Dopodiché il corpo "leggero" si stacca e comincia il suo viaggio.
Non mi era mai capitato.
Sono nel dormiveglia, mi visualizzo mentre scendo da una discesa in pattini. E' buio. Comincio a prendere velocità. Alla fine trovo un bivio e giro a sinistra. In questa strada che ho preso c'è uno STOP a terra per le auto che arrivano dalla parte opposta. Mentre giro accade qualcosa. Un rumore forte nelle orecchie. Lo so che sono nel dormiveglia, che non sto dormendo. Non riesco a controllare il rumore. Sembra un forte vento che fischia nelle orecchie. Non so. Ho paura e apro gli occhi. Un attimo dopo penso a quanto sono stata stupida. Non mi era mai capitato. Allora richiudo gli occhi e dopo un po' rivisualizzo la discesa, io che scendo in pattini e prendo velocità. Il bivio e giro a sinistra. E il rumore, ancora. Forte, sempre più. Sento come se vibrasse il corpo e poi nulla. Sono in una stanza e vedo figure indistinte. Grido "CHIAREZZA" e vedo una bambina con una maglia rosa. E' dentro un bagno. Corro nella cameretta dove in realtà sto dormendo, mi diventa subito chiaro che è un sogno. Ma un sogno diverso, consapevole. Insomma. Non mi era mai capitato. E' stato bello ma a rifarlo da sola forse avrei paura. Di cosa non so.
Ci svegliamo dopo qualche ora.
Roccio, un galantuomo di altri tempi in veste di uomo rock 'n' roll mi accompagna al ristorante in collina deciso poi a venirmi a riprendere. Io cerco di mangiare ma lo stomaco è un po' chiuso. Seguendo il consiglio di un signore toscano bevo un po' di vino, e mi fa incredibilmente bene. Comincio a ridere e non vedo l'ora che tornino Roccio, Cosimo e Stephen per uscire tutti assieme. Ci sorbiamo ancora donnine mezze nude che cantano con una bottiglia di vino in mano, e conosco Massimino. Amico di Roccio, faccia incredibilmente conosciuta. Sono stata sbalzata in una dimensione parallela piena di deja-vù. Io, Massimino, lo conosco. Come conosco bene Roccio, come sento di conoscere Cosimo e Stephen. Firenze è casa mia.

Lo stomaco sta molto meglio, bevo una media e mi sento più frizzante. Si ride e si scherza. Io e Roccio camminiamo mano nella mano, o abbracciati. Mi sento bene, ora. Mi sento bene in tutti i sensi. Non rimaniamo molto fuori. Siamo tutti stanchi e provati. Andiamo a dormire. Ne abbiamo tutti un gran bisogno. Saluto Cosimo e Stephen, so che un po' mi mancheranno. Stephen è un vero amico. Mi guarda con l'aria di chi non approva, ma vede che Roccio sta bene e questo per lui basta. Cosimo, l'orso dolce che imita il cinghiale.

Ci guardiamo negli occhi, io e Roccio. Lui parla poco, ma come me ha gli occhi che parlano per lui. Abbiamo lasciato che loro si comunicassero qualcosa che forse noi non possiamo ancora capire. E siamo filati a casa. La mia vescica fin troppo piena. Dimentico sempre che la birra media è devastante per lei. Arriviamo sotto casa che quasi non ce la faccio più e mi fiondo in bagno. Ho superato ogni mio record di resistenza. Le luci si spengono.
Firenze è magica, davvero.

Terzo giorno.
Il mattino arriva come un bradipo lento che ci prende in giro. Ha il sapore di amaro e l'odore di ruggine. Nessuno dei due vuole svegliarsi. Rimaniamo un po' così. Poi però prendiamo coraggio. Ci alziamo e andiamo alla stazione a fare il biglietto. Anche lì il destino si beffa di me. Treno pieno. Nessun posto per me. Nemmeno Torino vuole più Carla. Prendo un treno che parte qualche minuto prima ma da un'altra stazione. Non fa nulla. Facciamo colazione al bar della stazione. Prendo un tortino con una crema gialla. Non distinguo il sapore. Potrebbe essere qualsiasi cosa, non importa. Oggi tornerò alla mia vita, la solita, senza gente ubriaca che corre per il centro, senza due occhi che mi parlano. La solita.
Il pomeriggio è un bradipo ancora più lento. Dopo un pranzo a base di pizza surgelata (le mie doti culinarie farebbero disinnamorare un qualsiasi cane fedelissimo) ci spalmiamo sul divano. Sonno, ancora, lieve. Dormiamo un po'.
Il fischio del treno che prenderò ci sveglia: dobbiamo andare in stazione. Roccio rimane con me sul binario. Ho una voglia di spedirlo via, temo che sia triste vedermi partire, ma decide di rimanere. Prende un po' in giro due o tre passanti, mi torna il sorriso. Di lui mi rimarranno i suoi occhi, che mi hanno detto molte più cose di quante sono state dette a voce. Quando le parole non contano se non sono sincere, quando lo sguardo invece oltrepassa ogni barriera se dettato dal cuore.
Firenze, magica Firenze. Io tornerò.
Tornerò a casa mia.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Con l'augurio che il tuo sogno continui..........

Anonimo ha detto...

con la certezza che il sogno e' realta'

Zion ha detto...

mai stata così bella, sembra :)

Zion

Carla ha detto...

Mai stata così bella, è vero.
Un bacio al mondo.
Oggi mi sento puntatore. Misteri della vita.

Anonimo ha detto...

grazie per il saluto