12 luglio 2006

Alzheimer

Oggi pare essere una bella giornata. Lo dico anche se ancora ho gli occhi chiusi e appiccicati dal sonno. Non che ieri sia andata a nanna tardi, anzi. È che sto prendendo la brutta abitudine di dormire tanto.
Ieri pomeriggio io e RagnoB ci siamo trovate per un passeggio in centro. C'erano un sacco di cose da raccontarsi, molte delle quali probabilmente già raccontate ma il mio Alzheimer galoppante ha raggiunto dei massimi storici e mi impedisce di ricordarmi addirittura cosa mangio a pranzo o a cena.
Siamo salite sulla Mole, dopo la sua confessione di non esserci mai stata. E ho rivisto Torino dall'alto.
Peccato che sono stanca morta, pur non avendo fatto nulla, e le palpebre cominciano a danzare un improbabile tip tap sui miei occhi. Decidiamo di congedarci, io oltretutto dopo cena sarei andata a casa di Gian.
Le notizie, a 400 km di distanza, sono che ha riaperto il teatrino, locale dove la birra costa come dio comanda, locale dove Roccio & co. passavano le serate parcheggiati. Vorrei un sacco essere lì.
Vado da Gian, stranamente senza perdermi. Scopro che lui e la sua donnina hanno preso due mici di una bellezza incredibile. Non ho ben capito come si chiamano, ma penso nemmeno loro due. Gian mi dice che si chiamano "Sminchialo" e "Prendilo". O forse "Scassalo" e "Minchiolo". Non ricordo. Alzheimer galoppante.
Ci facciamo una birra fuori, nel suo giardino e si chiacchiera del più e del meno. Del più, Roccio, e del meno, il lavoro e altre minchiate.
C'è molta curiosità nei confronti di Roccio: com'è, ma come l'hai conosciuto, ma quando lo conosciamo, etc.
Nel mio universo parallelo, qualche km più in giù, sta avvenendo la stessa cosa. Qualcuno chiede a Roccio chi sono, come ci siamo conosciuti, e magari quando potranno conoscermi.
Io e Gian rimaniamo per andarci a mangiare una pizza venerdì sera, al massimo martedì prossimo, insieme a Nicole e Ivano, gli altri matti.
Ci si congeda, esco e lo chiamo. È un po' alticcio, mastica le parole e mi fa sorridere. Vorrei essere lì.
Ma forse non è solo una sensazione del momento. È che vorrei essere sempre lì.
Comunque sono stata brava in questi giorni. Pur sconvolta dagli ormoni del ciclo, nè ora e nè in fase premestruale ho dato segni di cedimento: non ho pianto e non ho dato di matto.
E credetemi, è davvero difficile quando sei sul binario 7 a Pisa, stai tornando a Torino e non vuoi, il tuo treno è in ritardo di 50 minuti, vorresti prendere un treno per tornare a Firenze e un ingegnere biotecnologico sardo sta cercando di tampinarti parlandoti di fotografia digitale.
Mai stata così serena. Davvero.

3 commenti:

Zion ha detto...

Ciò è me-ra-vi-glio-so!

E cmq, Carla, non ti preoccupare. Mi sfogo sul blog, ma ho la testa sulle spalle. ;)

Ti mando tanti bacettini virtuali.

Zion

Carla ha detto...

Lo so, sei in gamba.
Capo.

Carla ha detto...

Ciao Sirou, e chi la critica? Ho i miei zii che ci vivono e a me non piace molto. Mi piace solo la metro di Milano, prima di vedere questa qui di Torino. Non mi pare di aver detto null'altro. Sono gusti, sai... :)