31 agosto 2007

Il mio primo colloquio (di dimissioni)

Bizzarro davvero, ieri alla fine sono andata al lavoro mezz'ora prima per fare questo colloquio di dimissioni, il primo in assoluto nella mia vita.
La ragazza che mi ha intervistato mi ha chiesto le ragioni delle dimissioni, come mi ero trovata in Seat, che rapporti avevo con i team leader e se si possono apportare migliorie al sistema.
Ho trovato un altro lavoro, mi sono trovata bene, i rapporti erano buoni, e.. ha una mezz'oretta in più?
Comunque ho sciorinato una lista delle cose che secondo me potevano essere migliorate: dalle cose più tecniche come usare seggiolini *davvero* ergonomici (quelli che abbiamo hanno i braccioli alti e non si possono incastonare sotto alla scrivania col risultato che o si abbassa la sedia a dimensione puffo per riuscire a farlo, oppure se si tiene il seggiolino ad altezza normale si è costretti a rimanere lontani dalla scrivania generando dolori alla spalla ecc ecc). Poi, pretendono ovviamente puntualità. Il ritmo in Seat è scandito con intervalli di 15 minuti. Quando ci si collega alla rete, inserendo utente e pwd bisogna farlo esattamente alla propria ora ma con il pc in modalità logoff non puoi controllare l'orologio. E in teoria i cellulari dovrebbero essere spenti. Ma allora non possono proiettare un orologio dagli schermi giganti dei monitor che ci sovrastano sparsi per tutta la sala? Poi, gliel'avranno chiesto milioni di volte il collegamento al web, ma non ci si caga di striscio. Non è una buona tattica: perché non dare l'idea di poter dare proprio qualsiasi risposta? Non volete che tutti si colleghino a internet? Bene, istituite una campagna internet. Un gruppo limitato di persone con accesso al web. Ogni qualvolta un assistente personale riceve una chiamata *impossibile* passa la chiamata alla campagna web che gestirà le cose con un motore di ricerca qualsiasi. Mi sono dimenticata di dirle dei mouse. Abbiamo ancora vecchi mouse ps/2 con sferettina. Mettiamo dei bei mouse ottici e non se ne parla più.
Insomma alla fine mi ha detto di compilare un questionario che conteneva esattamente le stesse domande che mi aveva fatto lei. E poi congedo. Adesso, dopo aver passato la mattina a cercare di sistemare una scrivania, mi vado a fare una bella doccia. Meritata.

30 agosto 2007

Cazzeggio

Ieri mentre ero in chiamata mi si avvicina una donnina mai vista: era l'ora della pausa quindi fremevo per alzarmi un po', quand'ecco che l'anonima veneziana mi chiama per nome e si presenta. Mi dice che è dell'ufficio del personale e voleva parlare con me delle mie dimissioni, quindi oggi mi tocca andare mezz'ora prima per fare un colloquio su questo.
Sapevo che per entrare bisognava fare il colloquio, non per uscire da un'azienda.

In ogni caso accetto tutto, anche se ammetto che andare in una nuova azienda un po' mi spaventa. Penso sia normale.

Persino entrata qui ero paralizzata: eppure l'esperienza del call center è abbastanza comune e non servono competenze specifiche. Ma ricordo la prima chiamata che abbiamo fatto al corso con la nostra tutor accanto che ci indicava col dito cosa fare.

Ieri poche chiamate ma sono stata richiamata all'ordine perché, nei momenti liberi da chiamata, leggevo (le ultime pagine de La compagnia dei celestini di Benni).

Posso capire che una persona al lavoro non possa farsi i cazzucci suoi però questo è un lavoro dove la produttività non cala se leggo quando non ho nulla da fare (perché non posso fare null'altro). In un lavoro qualsiasi ti viene chiesta qualsiasi cosa se è un momento in cui non stai davvero lavorando.
Sorvoliamo il fatto che sono un mago a trovare i numeri di telefono.
Ieri mi ha chiamato un tizio che cercava un negozio di usato o a Cinisello Balsamo o a Sesto San Giovanni, non ricordava bene. Ma non solo non ricordava bene la località, non sapeva nemmeno il nome, e nemmeno la via. Si ricordava solo che era all'uscita (o ingresso) della tangenziale e si trovava su una grossa strada. Ovviamente in categoria Usato - compravendita non esisteva nessun negozio in nessuna delle due località. Allora ho chiamato un negozio a caso a Sesto San Giovanni chiedendo se conoscevano un grosso negozio di usato che stava su una grossa strada. Mi hanno detto l'indirizzo ma non il nome e anche loro non erano sicuri sulla località (si vede che era un negozio di confine).
Trovo la via e chiamo un altro negozio a caso su quella via, a Sesto San Giovanni, e finalmente mi dicono il nome del negozio che in realtà si trova a Cinisello Balsamo. Insomma, so' maca.
Incantesimi telefonici a parte penso proprio che il tabù non sia leggere, ma non fare un cazzo.

In ogni posto di lavoro non fare un cazzo è (per il capo) eticamente sbagliato.
Al primo call center dove ho lavorato non stare al telefono era cazzeggiare.
Al canile cazzeggiare voleva dire stare seduti.
Alla casa editrice cazzeggiare voleva dire stare in piedi oppure al telefono.
All'azienda informatica cazzeggiare era non stare al computer.
E qui, di nuovo, è non stare al telefono.

Per adattarsi a un nuovo lavoro l'importante è capire cosa si intende per cazzeggio. Il resto è una strada in discesa.

29 agosto 2007

Il balletto dei posti (numerati)

L'Eurostar è in circolazione ormai da parecchio tempo e le cose, anche sugli InterCity, sono notevolmente cambiate. Ad esempio non sono segnalati quali sono i posti prenotati e per quale tratta (dicono per la privacy, mha) ma hanno dedicato due scompartimenti (il 7 e l'8, proprio come il film) per carrozza alle persone che non hanno prenotato. Eppure, nonostante tutto, puntualmente qualcuno arriva alle carrozze prenotabili, guarda fuori, non vede nessun cartellino e magari commenta alla moglie ad alta voce: "Pinuccia, vieni qui, che sono tutti liberi non c'è scritto niente qua sopra". Portano lì i loro bagagli, grossi come una cassa da morto e pesanti proprio come una cassa da morto col morto dentro, in numero di 15 all'interno dello scompartimento, pigiandoli in ogni dove: in bilico sulla testa dei passeggeri, in formazione da tetris nel corridoio, schiacciando le vostre borse nella zona bagagli, incastrati tra le gambe, ecc. Ma, ricordiamocelo bene, quelli sono i posti prenotati. In men che non si dica arriverà una vecchietta tanto carina che guarderà stupita il suo biglietto e poi dirà "Mi scusi, quello è il mio posto". Seguirà una discussione senza via d'uscita che comincia col signore abusivo che sbotta "Ma fuori non c'è scritto nulla!".
Possono capitare diverse cose:
a.) la signora se ne va via mortificata;
b.) il signore insiste un po', poi grazie all'usilio dell'intera carrozza, del capotreno e degli annunci all'interfono, capisce e si leva dai coglioni;
c.) segue una baruffa incredibile con il coinvolgimento di capotreno, passeggeri e morti resuscitati dai bagagli/casse da morto.
In ogni caso, e per quanto violenta può essere la scena, capiterà ancora.
E' però peggio un altro personaggio: lo sborone (detto anche spocchia). Ti sei appena accomodato sul tuo posto (prenotato) dopo aver controllato mille e mille volte il numero del posto e della carrozza stampati sul biglietto e stai quasi per crollare tra le braccia di Morfeo, quando arriva un omone dal vocione, o una donnona fa lo stesso, ma avrà comunque una voce possente, e dirà: "Quello è il MIO posto!". Aprendo gli occhi già incredibilmente appiccicaticci vi troverete questo donna/uomo/misto con cassa da morto su rotelle (lo chiamano trolley) che vi guarda indispettito. Cosa fare in questi casi? Innanzitutto non mostrate cedimenti, il posto è vostro e lo avete controllato mille volte prima di sedervi (vero?) e guardate con sicurezza il vostro antagonista dichiarando: "No, questo è il mio posto!". Se avete fortuna lui/lei/quello che è guarderà il suo biglietto e scoprirà di aver sbagliato carrozza o posto e procederà a testa bassa verso il meritato riposo. Altrimenti pretenderà di vedere il vostro biglietto, ma non tiratelo mai fuori. Vedrete che se avete fatto tutto nel dettaglio, nessuno potrà farvi muovere un pollice o biglietto.
Il caso più buffo a cui ho assistito è stato però su un InterCity. Treno Milano-Napoli strapieno (quello che ha poi fatto 3 ore e mezzo di ritardo), nel mio scompartimento è tutto occupato. Faccio spostare chi di dovere e mi siedo. Davanti a me c'è una signora seduta e molto tranquilla. Quand'ecco che arriva una ragazza che con vocione sicuro dice "Quello è il mio posto!" indicando la signora. Lei non si scompone ma dice che quel posto è suo, ha la prenotazione. Confrontano i biglietti e hanno la stessa prenotazione. La ragazza è incazzata come una jena, chiama il capotreno (una ragazza di 18 anni, forse. Stanno diventando sempre più giovani) che confronta i due biglietti e scopre l'arcano. La signora aveva sì il posto prenotato, ma non su quel treno. Aveva perso la coincidenza di un altro treno Milano-Napoli e pensava che la prenotazione valesse comunque, anche su quel treno.
Dovrebbero fare una carta dei servizi e un regolamento solo per le prenotazioni.

Negli Eurostar invece capita più di sovente il ballo dei posti. Un incrocio tra una polka e una gara di insulti, dove vince chi riesce a ottenere il proprio posto. Funziona così.
Avete in mano il vostro biglietto (numerato), controllato e stracontrollato. State andando al vostro posto ma questo è occupato. Fin qui nulla di strano, capita nel 99% dei casi. Dite che quello è il vostro posto, ma luiolei non si scompone. Chiacchiera amorevolmente con la sua compagna di posto e vi dice con la pace negli occhi che ha fatto cambio di posto. E se, gentilmente (è una parola chiave per il ladro di posti), potete andare a sedervi sul suo. Per me è terribile quella parola, non so dire di no. Ma proprio qui non bisogna cedere. Dite che avete pagato quel posto, che volevate proprio quello, che ha la vista sul bar e non volevate perdervela, prendetevela col papa, col ministero dei trasporti e delle infrastrutture, minacciate di farlo sapere ai piani alti, tirate fuori la spada dopo averlo schiaffeggiato con un guanto, minacciatelo di morte ma non cedete e prendetevi il vostro posto. Perché se non lo fate quello che accadrà sarà andare al suo posto e scoprire che c'è una vecchina che non si può alzare, seduta al vostro nonposto. Che vi dirà che ha fatto cambio con qualcun altro per stare vicino al nipotino (di anni 54) che da solo ha paura. E così via.

Non cedete, ma soprattutto non cedete il vostro posto. Ne va della vostra serenità trenifera.

28 agosto 2007

Giudin giudetto

E' parecchio che non scrivo: le mie giornate stanno avendo ritmi sempre più serrati, proprio perché dal 17 settembre comincerò questo nuovo lavoro full time e non avrò più molto tempo di cazzeggiare. Sto cercando di fare quello che avrei dovuto fare finora, le cose scritte nella lista. In primis, riordinare le stanze (la mia e quella che una volta era di mia sorella che sono diventate nell'ordine un magazzino e la mia stanza/magazzinodue). Quindi al mattino ripulisco per un'oretta, faccio ciò che va fatto in termini di commissioni e robetta da nulla. Ed è incredibile quanto presto arrivi l'ora di fare pranzo. Dopodiché vado al lavoro, torno, mangio, vado a pattinare, gioco a wii mentre mi sento con Roccio e si fa tardi così in fretta che mi chiedo dove siano finite 17 ore di veglia.

Sabato e domenica sono stata a Firenze, ha fatto così caldo che mi sono messa la gonna mostrando le mie gambotte bianchicce. Sono ingrassata talmente tanto che la gonna che abbiamo preso è una taglia 44. Ma sorvoliamo.
Io e Roccio abbiamo scoperto che una visita al centro commerciale può rendere meglio di una giornata in palestra. Basta scovare reparto cyclette e tapis roulant (ma chissà se si scrivono così poi): pedala e pedala ed è tutto gratis. In palestra costa mucho assaje.

Le mie geniali riflessioni, non scritte subito, sono state dimenticate. Ora chissà, avevo un mucchio di cose da scrivere ma salta qui e salta là mi sono scordata. Dovrei risparmiare un po' per prendermi un ultramobile o un portatile 12" e tenerlo sempre in borsa. Ma conoscendomi poi non avrei il coraggio di tirarlo fuori col terrore che qualcuno possa rubarmelo.
Funziona così anche quando ho un cellulare nuovo. I primi giorni con questo Nokia N70, appena regalato da Roccio, vivevo in uno stato costante di panico in cui sui mezzi pubblici, ad esempio, non tiravo mai fuori il cellulare oppure, vincendo qualsiasi imbarazzo, parlavo con l'auricolare per non mostrare il nuovo gioiellino. Questa fase dura da un paio di settimane a un mesetto. Poi torna quasi tutto nella norma.

In ogni caso stavo riflettendo sul comportamento umano sui quei carabiccoli metallici chiamati treni, ma di questo scriverò domani. Oramai l'ho accennato: non dovrei dimenticarmi. E però potrei anche non rileggere. Domani mattina provo a scrivere qualcosa, giudin giudetto.

24 agosto 2007

Incubi e realtà ricorrenti

Oh ma che bella novità: sul blog è anche possibile caricare video.
Bene.

Tornando a noi, noto che il ritmo di questa casa è scandito sempre più da rituali serrati. Innanzitutto precisiamo che in questa casa comandano i cani. Il primo rituale del mattino è dovuto proprio a loro.
Inutile parlare a mia mamma del capobranco e di come noi dovremmo ripristinare l'ordine. Per lei sono i suoi bambini e li tratta in quanto tali (pasto al mattino, nanna subito dopo, giocata del mattino, nanna ancora ecc).

Quando il cane ha fame, il cane chiama. Ma il cane può aver fame anche alle 5 del mattino. E abbaiare alle 5 del mattino.

A questo segue il secondo rituale.
Prima di tutto questa casa è come quella di The Others, il film: nessuna porta può essere aperta prima che la precedente non venga chiusa. Quindi ecco il seguito di gneeeeeek, stump, gneeek, stump (mia mamma non sa non sbattere le porte, ma la capisco, a quell'ora io non riuscirei nemmeno ad alzarmi). In contemporanea il terzo rituale: lo sciabattamento.
Nessuna donna ne è immune e ultimamente anche io, fondatrice del partito NO-SCIABAT, comincio a trascinare i piedi sulle mie bellissime infradito a forma di ranocchio. Inutile dire alla vostra donna che sciabatta, non capirà e vi rinfaccerà di tutto: che lei mica si lamenta quando voi rumoreggiate dal didietro sotto le coperte, o quando vi addormentate serenamente dopo aver fatto sesso mentre lei ha voglia di coccole (il più grosso problema comunicativo tra uomini e donne), e così via all'infinito. Lo sciabattamento fa parte del DNA femminile, è quell'X in più che ne contiene il gene. E nessun uomo potrà mai sopportarlo, generando confusioni tra i sessi e i soliti litigi che ne conseguono.

Tornando a noi: il rituale del mattino sarà quindi. Baubaubau, gneeeek-stump, sciabatt sciabatt, gneeeek-stump, sciabatt sciabatt.
Alchè ci sarà la produzione vocale di mia mamma che, nel tentativo di zittire la prole a quattrozampe, farà più casino di loro con i suoi shhttttt shttttt.
Siamo a: Baubaubau, gneeeek-stump, sciabatt sciabatt, gneeeek-stump, sciabatt sciabatt, shhtttt shttttt.

Generalmente a questo punto mi riaddormento e filtro tutti i gneeeek-stump e sciabatt sciabatt con incubi ricorrenti che mi vengono a trovare in fase R.E.M.
Stamattina ho sognato di lavorare al call center. Da quando ho dato le dimissioni mi sembra di sognare solo quello e mi rendo conto di vivere un incubo a occhi aperti (il call center appunto). In questo sogno, nello specifico, il mio incubo era rappresentato da una signora che mi chiamava da Firenze per chiedermi un numero verde grazie al quale era possibile stabilire in che zona di Firenze si trovasse il chiamante. Io non sapevo che pesci pigliare, ogni volta le dicevo che non sapevo come aiutarla e lei richiamava e beccava sempre me. Poi è arrivata proprio in sala e aveva l'aspetto della mia insegnante d'inglese delle medie. Una donnina anzianotta con occhiali spessi spessi come fondi di bottiglia. Una volta mi interrogò alla cattedra e io andai lì con il foglio in mano e copiai tutti gli esercizi di quel foglio alla lavagna. Poverina, se ne accorse solo all'ultimo, mi sequestrò il foglio e mi rispedì a posto con una nota sul diario. Si è cattivelli con gli insegnanti quando si è piccini.
Comunque è arrivata in sala, mi si è seduta accanto e voleva a tutti i costi quel numero: diceva che ero stata brava perché anche se non le avevo trovato il numero almeno avevo provato a cercare. Così si è seduta accanto in doppia cuffia e ascoltava me di nuovo che cercavo di trovare sto dannato numero verde finché le ho detto che avremmo potuto chiedere al comune di Firenze. Lei era d'accordo e così le ho passato il numero del comune di Firenze (che però era il numero del comune di Roma, perché era il famoso 06.06060). Io mi alzo e vado a lavarmi le mani. I bagni sono fatti in maniera strana: è come se fossero formati da massi piatti e marroni disposti in maniera irregolare e sotto ci fosse il vuoto. Le luci sono fioche e basse e si vede quasi nulla quindi c'è pericolo di cadute nel vuoto. E poi non ricordo bene.

Ora però basta chiacchierare, devo ancora restaurare il vecchio camaleontario e poi prepararmi che domani vado dal mio Roccio. Incubi, fatevi avanti: vi darò sempre e comunque il numero del centralino di Roma. Scrivetelo: 06.06.06.

23 agosto 2007

Camaleontari vecchi e nuovi

Oggi devo fare l'ultima inizione al camaleonte. Meno male, non ne potevo più, ma perché lui non ne può più. In ogni caso sto sistemando il camaleontario da interno perché col freddo che fa sarà necessario riportarlo in casa.

Piccola nota: ieri giocavo con la sparapunti per mettere una rete metallica al posto della schifosissima rete in plasticaccia sottile che si buca appena la guardi. Noto una macchia nera sul fondo del camaleontario (che è tutto in legno e rete, tranne la parete frontale che è formata da tre vetri scorrevoli). Sembrava sporco, o bruciatura, ma poggiandoci un dito sopra ho appurato che si trattasse di legno marcito. Ma come? Dopo tutto l'impregnante che gli è stato dato! Impregnante a base di cera poi. Va bhe. Vista l'urgenza della situazione per ora sistemo questo alla meno peggio. Ma c'è da progettare un nuovo camaleontario. Ho visto diversi progetti su internet. Io avevo seguito questo progetto, ma mi piace molto anche questo qui. Il primo va bene se non si ha molto spazio e poi è trasportabile, cosa molto comoda se ecco.. si deve portare il camaleontario da una residenza a un'altra. E poi ha il vetro che lo rende esteticamente più gradevole. Il secondo ha dalla sua che è un camaleontario fatto come si deve. Alto, altissimo, solo rete e diverse aperture per regolare diverse zone del camaleontario. Ora si deve pensare un po' a come farlo. Sto chiedendo in giro una mano per un progetto, non sono brava nel fai-da-te (mentre Roccio è tutto contento di fare questa cosa), vediamo chi risponde!

21 agosto 2007

Stanotte ho sognato:

Sono al lavoro, è arrivata una nuova collega, è bionda, piccina, riccia e molto graziosa. Si siede nella postazione accanto alla mia. Postazione vuota da mesi. Sono contenta di avere finalmente qualcuno con cui chiacchierare. Lei è molto brava al telefono, ma riceve stranamente poche chiamate. In particolare ha un ammiratore assiduo che, casostrano, riesce a trovarsi solo lei. Parlano molto tempo al telefono e lei è così entusiasta che vuole andarlo a trovare. Strano che nessuno del call center le faccia il filo, è molto pulita e sembra tanto dolce.

Ma quando ne parlo con altre colleghe loro sembrano ridermi in faccia: possibile che la disprezzino così tanto? Lei intanto mi parla di quest'altro uomo, di come è felice di averlo conosciuto, ma io le dico di stare attenta e di andarci piano. Per la prima volta mi risponde stizzita: "Proprio tu non puoi parlare. Come vi siete conosciuti tu e Roccio? Quindi non fare la predica a me".

Però non mi toglie il saluto, anzi è sempre molto graziosa. Eppure non capisco, sembra davvero che nessuno la noti.

Un giorno mi decido e vado da un collega. I maschietti sono sensibili al fascino femminile, magari le donne provano solo molta invidia ed è difficile capire che cosa pensano esattamente.

Chiedo che cosa ne pensa della mia nuova vicina di posto. Mi chiede quale.
Ma come? La nuova collega biondina, tanto carina, tanto gentile. Possibile che nessuno l'abbia notata?

Mi guarda negli occhi e mi chiede se sto bene. Sì che sto bene.

E poi dice: "Carla, quella postazione è vuota da mesi: quel computer non funziona, devono ripararlo ma non è ancora arrivato nessuno: sicura di stare bene?"

Inutile dire che non l'ho più rivista, ma ho scoperto (non ricordo come) di aver avuto indizi su una sua presunta morte antecedente al nostro incontro...

20 agosto 2007

Per quella zoccola di Zelda

Pochi giorni fa Roccio è arrivato a casa con un gioco nuovo per la Wii. Finora ho giocato per 10 ore slogandomi il pollice della mano sinistra. Tutta colpa di quella troia di Zelda. Mentre io mi spacco il culo a salvare il suo regno dalle tenebre lei che fa? Cazzeggia. Ma si può?

19 agosto 2007

(S)fortunate fatalità

Quanto sono belle le vacanze: anche se a metà. Ho lavorato in questi pomeriggi, tranne il 15. Ma Roccio era qui, ogni mattina con me, la sera a prendermi al lavoro, e ogni cosa era meno pesante. Persino attraversare in lungo e in largo la città per veterinari, medicine per camaleonti, lezioni di punture sottocutanee camaleontabili.

Ci siamo concessi anche due cene fuori: la prima in una pizzeria ristorante dietro casa (e nonostante l'ottima cucina abbiamo rischiato l'indigestione: forse abbiamo esagerato col cibo) e la seconda in un cinese/giapponese/vietnamita. Volevo fargli assaggiare un po' di sushi con la 'esse' maiuscola e il mio ristorante giapponese preferito era chiuso (il wasabi). Sono una rompicoglioni in fatto di cucina etnica: ogni volta che decido di andare a mangiare in qualche posto che non faccia cucina italiana cerco febbrilmente su internet tutte le opinioni per conoscere quale ristorante non solo è il più buono, ma fa anche vera cucina del posto. Alla fine abbiamo optato per questo posto. E devo dire, nonostante il misto di cucine il sushi non era davvero male. Persino Roccio che non ha proprio mai apprezzato queste cose ha detto che era abbastanza buono. Anche se poi siamo passati a prendere un cheeseburger.

Questo ieri sera, prima di vederci con mia sorella, cognato e nipotina (e futuro nipotino, già scalciante in pancia) per prendere un gelato alla gelateria storica di Torino, Fiorio. Un tempo Fiorio era la gelateria più buona della città: personaggi più o meno storici si sono seduti nelle sue sale riccamente decorate da stucchi dorati e affreschi variopinti. Fiorio ora ha solo un nome, ma non può dirsi il miglior gelato di Torino. Grosse catene di gelaterie stanno emergendo, e sono davvero buone. Poco storiche, poco belle, ma proprio ottime.
Comunque un gelato da Fiorio è sempre piacevole, sotto via Po, protetti dai portici.

Filippo, mio cognato, spiegava tutti i negozi, i locali, i posti a Roccio che ascoltava attento. Poi gli ha fatto la cronistoria del Torino (lui non è solo cuore granata: ha anche tutto il resto). Poi si è lamentato del fatto che io non lo abbia mai portato ai Murazzi.
Quindi ci siamo diretti lì. I locali di piazza Vittorio Veneto sono pieni. I tavolini fuori dai locali ospitano grappoli di gente felice che ride e brinda sotto le stelle della piazza porticata più grande d'Europa. La attraversiamo per andare ai Murazzi e guardare le luci dei locali che si riflettono sul Po. Sembra quasi un bel posto visto da qui.

Non sono mai stata un'assidua frequentatrice dei Murazzi: non è un bel posto per una fanciulla e più di una volta ho sentito di persone che sono state derubate di qualcosa. E magari lì per lì non se ne sono accorte.

Torniamo indietro verso piazza Castello passando dall'altro lato. Quindi sulla destra. Accompagnamo la famigliola alla loro macchina e torniamo su via Po. Fatalità.

Si sente la sirena della polizia e rumori metallici. Ci affacciamo sulla strada. Dal lato opposto al nostro una macchina esce da sotto i portici, scagliando col muso tavolini e sedie. Passa davanti alla macchina di mia sorella e Filippo, che intanto stavano proseguendo per piazza Castello, e la sua corsa si arresta. La polizia è riuscita a fermarlo.

Una folla inferocita lo insegue da sotto i portici, mentre i poliziotti lo fanno uscire dalla macchina: volano pugni, la folla vuole linciarlo, gridano “bastardo” e “devi morire”. Dentro la sua Polo grigia un cane che si guarda curioso attorno. Le persone accerchiano la macchina della polizia e la spingono, la fanno ondeggiare, gridano ancora. Da quel momento è tutto un suonare di sirene. Arrivano 3 o 4 ambulanze, arrivano diverse macchine dei vigili, della polizia e dei carabinieri. Arrivano anche i pompieri.

Noi guardiamo la macchina e torniamo indietro in piazza Vittorio per capire cosa è successo. Ascoltiamo qualcuno che racconta. Vediamo alcune persone a terra, l'ambulanza cerca di caricarle ma una ragazza urla di dolore. E' impaurita e piange. Un'altra persona è a terra e viene portata via. I baristi sistemano sedie e tavolini e cercano di riportare ordine. E' mezzanotte.

Un po' siamo sconvolti, pochi minuti prima stavamo passeggiando proprio da quel lato e siamo stati fortunati ad andare dall'altra parte.

Io e Roccio fantastichiamo su cosa può essere accaduto: era uno spacciatore che scappava? Era drogato e/o ubriaco? Come mai la targa dietro era coperta da un foglio bianco? Perché c'era un poliziotto in borghese lì? Lo stavano già seguendo? Sono stati davvero tutti celeri: erano già nascosti aspettando che succedesse qualcosa?

Oggi leggiamo La Stampa e scopriamo che in verità non è accaduta nessuna di queste cose. Il tizio era depresso e soffriva di manie di persecuzione. Gli sembrava di aver visto il suo capo tra le persone sedute (era convinto che volesse licenziarlo) ed è salito sul marciapiede andando dritto verso i tavolini. Poi ha fatto retromarcia, si è fermato due secondi ed è ripartito. Sotto i portici. Ancora tavolini che saltano via e sedie. Alla polizia ha dichiarato che nessuno lo capisce e di essere vittima del sistema.

Fatalità.

Siamo stati fortunati.

15 agosto 2007

Seconda iniezione

Ieri siamo andati dal veterinario a fare la prima iniezione al camaleonte. Oggi è toccato a noi. povera bestia, gli ho dovuto fare tre buchi prima di riuscire: ed era solo una sottocutanea!

12 agosto 2007

11 agosto 2007

Pseudohontas

Ieri sento il veterinario al telefono. Ormai abbiamo un certo feeling, lo saluto con un “ciao come butta”, e lui risponde con un “tutt'apposto sorella”. E via discorrendo. Sono arrivate le analisi del Ciccio, almeno come lo chiamiamo io e Roccio. Ha lo pseudomonas, un batterio che vive un po' ovunque e attaccabile anche all'uomo. Il collirio che finora gli abbiamo dato non va assolutamente bene, bisogna cambiare cura. Insomma oggi siamo andati io e Roccio da lui che ci ha dato un'altra medicina (oltre al nuovo collirio comprato ieri). Insomma, c'è da fargli le iniezioni. Avete presente quanto è piccola la coscia di un camaleonte? Oggi proviamo a portarlo dal veterinario che c'è qui dietro casa mia, quello bravo bravo che si occupa anche dei cani, guardo le prime iniezioni e poi le faccio io. Ce la possiamo fare. O no?

10 agosto 2007

Imbranautaggine

Non ce la posso fare. Potrei scrivere una guida, anzi un'antiguida: "Cosa non fare e quali strade non prendere quando guidate un'auto". Sono la classica imbranauta. Quella donnina dei preconcetti che non sa guidare, che taglia la strada, che guida a cazzo. Ieri sera ci incontriamo io e Minchietta Uno. Mi ha fatto un piacere immenso perché ci vediamo molto poco. Colpevoli la mia pigrizia e poca voglia di guidare e la sua lontananza (abita fra i monti come Heidi, o era Annet?). Comunque troviamo un punto comune a Rivoli, per me sono una ventina di minuti di tangenziale/autostrada e lei idem. La serata procede benissimo, una Weiss piccola per tutt'e due, quattro chiacchiere sulle sue incredibili vacanze (non ho mai sentito descrizione di vacanza più devastante e alla fine il suo commento è stato “bhe alla fine è andata bene!”) e sulle mie, sparlare dei più e dei meno.
All'una meno dieci ci salutiamo, lei torna a casa e io vado nel senso opposto. Non appena entro in autostrada c'è un bivio, maledetti bivi. Io programmo le strade per andare sempre dritta e non svoltare quasi mai. Limita la mia imbranautaggine, anche se riesco a perdermi lo stesso. Ovviamente avevo il 50% di possibilità e indovinate? Sì ho sbagliato (intanto Roccio poverino era al telefono con me preoccupato anche in fase R.E.M.). Non appena mi rendo conto della grossa cazzata che ho appena fatto decido di uscire alla prima. Ma c'è un bivio anche qui. Ci sono due strade da prendere all'uscita? Destra o sinistra? Destra!
Sbagliato di nuovo: mi reimmetto in un'altra autostrada, pago 1.10 euro ed esco alla prima. Che fare? Rientrare e provare di nuovo oppure procedere dentro la città?
Basta tangenziale, si procede per la città. Passo Orbassano, passo Beinasco, entro a Torino alla periferia all'estremo opposto rispetto a dove abito. Vado sempre dritto (qui è una buona strategia, le strade sono tutte parallele e perpendicolari). Penso che sarebbe una buona cosa svoltare poi per corso Vittorio Emanuele e passare davanti alla stazione. E fare la strada sotto la collina che è più veloce.
Ma manco anche quella via. Se già di giorno ho l'orientamento di una talpa cieca, di notte posso dire addio a casa e addormentarmi felicemente in macchina. Alla fine dopo mille giri arrivo: tempo di percorrenza 1h, contro i 20 minuti dell'andata. Non c'è male, devo dire. Poteva andare peggio, poteva piovere!
Oggi è un giorno meraviglioso per tre ragioni:
arriva Roccio
questa è la notte di S. Lorenzo
arriva la busta paga.
Povero Roccio mi ha tenuto compagnia fino a casa e stamattina si è svegliato presto. Quindi questa sarà la notte di S. Roccio paziente. In ogni caso, via ai desideri.
Il mio è già realizzato, manca ancora una piccola briciolina...

08 agosto 2007

Assunta (e Mariaconcetta).

Oggi colloquio all'agenzia finale: l'appuntamento è alle 10.30, secondo viamichelin prendendo la tangenziale ci metto 23 minuti. Parto con 40 minuti di anticipo, cercando di calcolare ogni eventuale inconveniente, parcheggio, traffico, ecc.
Parto tranquilla tranquilla anche se tutti i semafori sono rossi. Chissenefrega. Sono in anticipo.
Vicino casa mia ci sono due ingressi per la tangenziale. Quello più vicino ha il pedaggio da pagare, quello un pochettino più lontano no.
Sono andata a quello più lontano e indovinate? L'entrata in tangenziale è chiusa ma cartelli gialli con scritte nere mi promettono che all'uscita seguente (dal raccordo autostradale Torino-Caselle) c'è la possibilità di ciapare la tangenziale. Ok, esco all'uscita seguente e dopo 10 rotonde, 30 inversioni, 25 svolte a sinistra torno sul raccordo autostradale Torino-Caselle ma nel senso opposto. Rientro nel caos della città quindi. Seguo altre indicazioni per la tangenziale e mi fiondo a tutta birra. Pedaggio. Cornuta e mazziata, ho sbenzinato per tutta la prima parte di tangenziale e gli eventuali giri di cui sopra a Borgaro per rientrare in tangenziale e in più il pedaggio che accuratamente cercavo di evitare. Arrivo e trovo subito parcheggio anche se sono in ritardo. Ora il mio grosso problema è trovare l'azienda. Attraverso la strada perché dal mio lato ci sono numeri civici dispari e dall'altra parte ci sono i pari. L'azienda è pari.
Peccato che non trovo il numero civico che sto cercando. Così mentre cerco di non farmi investire dal traffico devastante di Torino chiamo l'agenzia interinale per avvertirli che non trovo l'azienda, ma appena lo dico trovo il civico. Si tratta di una grossa struttura piena di interni (e con parcheggio interno).
Per riassumere al meglio: è andato talmente bene il colloquio che sono stata assunta. Comincerò il 15 settembre, il tempo di dare le dimissioni da qui (anche quo e qua). L'azienda è mitica, ma mantengo ancora il silenzio assoluto riguardo cosa fa esattamente e cosa dovrei fare io. Anche perché non lo so bene. Ma va bene tutto. Addio prontissimo.

P.s. quando ieri ho pulito il camaleontario, una famiglia di circa 200 grilli, che prima viveva felice nelle pieghe della cerniera, si è sparsa per la casa. Ora in ogni angolo c'è almeno un grillo che canta. Mi sembra di stare in aperta campagna e sono a casa. Niente di meglio.

07 agosto 2007

Ieri secondo colloquio all'agenzia interinale: non è andata bene come al primo. C'era un'altra ragazza che chiedeva sempre perché: perché questo, perché quello, blablabla blablabla. E poi i soliti ma lei cosa vorrebbe fare, come si vede tra 10 anni, ma cos'è che le piace fare di più fare, ma perché ha finito i rapporti di lavori in queste aziende, ecc ecc.
Che palle.
Dovrei avere le palle di scrivere le mie personali faq.
Mi stampo un foglio con le solite 10 domande del cazzo che mi fanno (o meglio magari lo allego al curriculum) con le rispettive risposte, così tutti ci risparmiamo tempo e fatica.
Comunque qualcosa di buono devo averlo detto perché domani ho un colloquio presso l'azienda finale. Oggi invece ho smontato tutto il camaleontario e l'ho pulito con acqua e amuchina. Non vi dico che organismi strani e spaziali si trovavano lì dentro. Almeno 5 millepiedi, grilli di tutte le misure (anche appena nati, quindi qualcuno ha fatto le uova nel terriccio del vasi delle piante), foglie ammuffite, e chissà quanti microbi mi sono saliti sul braccio nel frattempo. Il camaleonte almeno oggi ha mangiato 3-4 grilli. Anche se la procedura per mettergli le gocce oculari è terribile e lui si stressa e mi odia sempre di più.

Prima ancora di fare tutto questo sono stata a viridea. Il percorso era di una banalità incredibile ma mi sono persa. Ho preso la statale e sono uscita dove mi ricordavo ma poi avevo un vuoto. Mi sembrava una strada totalmente sbagliata. Allora rientro (facendo manovre assurde) ed esco a quella successiva, trovandomi in una strada di collina, stretta e brutta. Anche qui faccio inversione rischiando di farmi falciare via dalle macchine che arrivavano dal verso opposto. Esco ancora a quella dopo e mi trovo a Mezzi Po, un posto di cui nemmeno sapevo l'esistenza. Degli omini in riva a un fiume pescano sonnacchiando su sedie pieghevoli. Si girano e mi guardano male e ogni tanto si voltano per vedere se sono ancora lì. Sono ancora lì: ho messo le 4 frecce e scrivo un sms a Roccio per farmi aiutare. Potenza di internet (ma soprattutto di Roccio) trovo la strada. Compro nuove piante per il camaleontario, vitamine e un medicinale che aiuta i rettili a eliminare la pelle vecchia, dei guanti da giardinaggio (per prenderlo, ha delle unghie che passano la carne) e una piccola cesoia per tagliare i vecchi rami dalle piante. Sono stanchissima. E ora vado a dormire al lavoro: come dovrebbe essere giusto, peccato che qui non posso proprio dormire.

05 agosto 2007

Venerdì è venuto il veterinario per il camaleonte, a casa. 40 euro per la visita, e sentirmi dire cose che già so (perché gliele ho suggerite io, perché me le ha suggerite chi mi ha venduto Big Joe, che ne sa un sacco di camaleonti e rettili in genere). Insomma qualcosa come:
Allora mettiamogli dell'epigel sull'occhio..
Mi hanno consigliato il tobral, dicono sia molto efficace.
Sì va bene il tobral, scriviamolo.
Per la disidratazione so che una goccia di gatorade ogni tanto gli fa bene
Sìsì, va bene anche una goccia di gatorade ogni tanto
Finché l'occhio non guarisce pulisco il camaleontario con acqua e amuchina
Sì meglio così non prende infezioni

Il veterinario è quello che dice sempre sì a quello che suggerisco.

Comunque data la mia insistenza per fare un antibiogramma (e sapere quali microorganismi rompono i coglioni a quella povera bestia) il suddetto veterinario ha prescritto a Big Joe una visita in una clinica veterinaria dal nome Anubi. Sì, avete capito bene: si chiama davvero Anubi.
Il giorno dopo, sabato, butto giù dal letto Roccio e metto il camaleonte in un fauna box. Diretti a una ventina di km da qui, a Moncalieri (esattamente dove giovedì ho fatto il colloquio).
Buffo vedere un piccolo ospedale solo per animali. Un gatto esce dalle sale visite e passeggia annoiato nella sala di attesa.
Un bimbo guarda dentro il fauna box e dice "Mamma mamma, guarda, un dinosauro"
Lei lo corregge "No tesoro non è un dinosauro... anche se... in effetti..."
Io e Roccio lo guardiamo bene: in effetti sembra un piccolo stegosauro (anche il cervello, in proporzione, è sempre quello).
Il veterinario che visita Big Joe sembra molto competente: non ha paura a maneggiarlo e ci fa un sacco di domande. Mi da' molta più fiducia di tutti gli altri che hanno cercato di farsi passare per esperti in rettili. Gli parlo dell'antibiogramma, mi dice che ne farà due: uno per gli occhi e uno per la bocca. E così mi consiglia su gocce oculari, ambiente, e tutto quello che dovrebbe dirmi un veterinario. Big Joe è spaventato a morte, è rosso fuoco e tiene tutti e due gli occhi aperti. Ma un segno positivo c'è: non ha ascessi in bocca. Il veterinario intanto mi fa vedere uno dei due occhi alla lente d'ingrandimento: è gonfio.
Alla fine della visita ci avvisa che gli esami di laboratorio costano molto, quindi non sa quanto esattamente viene a costare il tutto. Usciamo e andiamo dalla segretaria.
"Sono 139 euro". Saluto il mio quarto di stipendio mensile e si va via.

Oggi io e Roccio abbiamo maneggiato molto la bestia. Mettergli il collirio non è uno scherzo: tralaltro è tossico per via orale quindi non deve scivolare sulla bocca per nessun motivo. Mi fa piacere che Roccio interagisca con la bestia. Ogni tanto lo tiene lui e lo fa arrampicare sulle mani: mi confessa che gli piace come animale. E' un altro bellissimo e colorato CI.

Facendo un salto indietro di qualche giorno (scusate ma oggi abbiamo rivisto Memento, e non riesco a essere lineare nemmeno un po'). Giovedì ho avuto un colloquio per un lavoro del cazzo. Ma mi sto sinceramente stufando di stare al telefono. Misantropa sì, ma non fino a non volere nemmeno un minimo di contatto sociale con i colleghi. Non c'è modo di avviare un discorso. Se si ha culo di non essere in chiamata, due colleghi vicino, è sicuro che in mezzo secondo uno dei due riceverà una chiamata. Nei momenti migliori si riesce a dire mezza frase. Non si è mai seduti vicino alle stesse persone.
Mi piacerebbe ogni tanto dire un "Piacere sono Carla" seguito da una stretta di mano. E poi le solite cazzate "Tu che fai nella vita, a parte stare chiusa/o qui?". Poi posso stare in silenzio anche per tutt'e quattro le ore, ma ogni tanto ho proprio bisogno di sentire qualche essere umano e vivo attorno a me.

Insomma, vado da quest'altra agenzia interinale. La strada per arrivare è tutta dritta ma riesco comunque a sbagliare. Sono proprio un mito. Ritrovo la strada, parcheggio alla stazione e vado a piedi all'agenzia. Mi riceve una ragazza magra magra che parla con una voce talmente bassa che nemmeno lei riesce a sentirsi. Senza contare che stanno facendo anche i lavori nello stabile quindi quando lei cerca di parlarmi della storia dell'azienda (lo fanno tutte le agenzie interinali: qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire che non interessa a nessuno) io sento solo Frrrrreeeee Frrrrrreeeee Tum Tum RRRRRRRRR Frrrreeeeeeeeeeeeeee Freeeeeeeeeeeeee ecco la storia della nostra azienda. Qualche domanda? No (non avevo sentito nulla ma per nulla al mondo avrei voluto risentirlo). Mi chiede le solite cose: esperienze, passatempi. Mi chiede come mai ho risposto a un annuncio del genere perché sono fin troppo qualificata per quel lavoro. Dico che non spero di trovare il lavoro ideale (e per una volta sono stata sincera a un colloquio). So che non esiste il lavoro perfetto ma ho bisogno di più indipendenza economica (sincera), non voglio più lavorare al call center (sincera) e spero che vengano sfruttate tutte le mie potenzialità anche se il lavoro sembra semplice (un po' meno sincera). Tutta la verità è: voglio un lavoro semplice che mi permetta di avere meno responsabilità possibili. Voglio guadagnare il mio stipendio e tornare a casa e investirlo in ciò che più mi piace, passioni e non. Voglio andare a casa e non avere pensieri su cose lasciate in sospeso al lavoro, ecc.
Sembra contenta, in ogni caso. Mi richiama venerdì: mi vuole rivedere domani, cioè lunedì per un'altra proposta lavorativa. Spero sia la volta buona.

04 agosto 2007

Era mio padre

Questa notte ho sognato mio padre. Non lo sogno quasi mai, per questo è strano.
Ho sognato che io e Roccio eravamo giù, ma non a Firenze, molto più giù. Qualcosa come Puglia.
Roccio mi ha presentata ad alcuni suoi amici e abbiamo cenato da loro. Ero piuttosto imbarazzata, come spesso mi capita quando sono in luoghi nuovi e non so come muovermi. Con noi c'erano anche il primo cavaliere e la sua dama, che si muoveva con una certa disinvoltura: segno che loro lì c'erano già stati. La padrona di casa, la loro amica, era una bella ragazza bionda e riccia. Al tavolo donne grosse che parlano solo dialetto stretto e urlano, non si sente che loro.
Ad un certo punto dalla porta arriva Massimo, il mio vicino di casa. Sono contenta di vederlo: c'è una faccia amica. Mi alzo (il pranzo era già finito) e lo abbraccio e lo presento a tutti. Ma che coincidenza, penso.
Dalla porta sbuca mio padre. Era allegro come se fosse ubriaco ma era sobrio. Mi abbraccia e io sono felice. Posso finalmente presentargli Roccio.

02 agosto 2007

Dio li fa...

Il camaleonte è peggiorato. Il veterinario dice che probabilmente lo ricovererà. Mi sembra che anche lui stia procedendo a tentoni e io sono totalmente impotente perché non ho alternative ... "mediche". Voi dove portereste un rettile?
Ora ha entrambi gli occhi chiusi, e per questo non mangia nè beve.


Incrociamo le dita.

01 agosto 2007


Grandiosa..
Appena ho due minuti (due) scrivo qualcosa sulle vacanze. Sarà un post lungo, premetto.
Se volete sapere altro oggi ho fatto l'ennesimo colloquio. E' andato bene e speriamo. E' un posto fisso, uno di quei miraggi che si intravedono di tanto in tanto.

Altre novità Seat: mi hanno passata al contratto di 20 ore settimanali. Meglio, un minimo di paga in più ci vuole: ne abbisogno.