28 settembre 2007

Maledetti trenitalesi

Il treno che doveva prendere Roccio è fermo a Roma Tiburtina (partiva da Roma Termini, ma cazzo) per un guasto. Ancora l'efficientissimo sistema Trenitalia. Meno male che è riuscito a prendere l'IC che parte da Reggio Calabria, passa per Rifredi e ferma a Torino Porta Nuova. Io li stronco.

Bimbarancio

Bimbarancio: costruita intorno a Roccio.

Scusate.
Gli effetti devastanti dell'autoabbronzante.

Gira voce che

Essere considerati al lavoro non è il risultato di una lunga e strenuante gavetta in cui straordinareggi ogni giorno per almeno 2 ore nella speranza che il tuo capo, dall'alto del suo trono, ti dica "Bravo bravo". Non è proprio così. Anzi, essere rispettati dall'alto generalmente significa addossarsi le antipatie di tutti. Se sei donna penseranno che l'hai data via e si inventeranno i particolari più scabrosi su una possibile avventura tra te e il tuo capoufficio. Se sei uomo diranno che sei uno zerbino senza personalità che si fa mettere i piedi in testa nella speranza di una promozione e che, una volta ottenuta, sfogherai la tua frustrazione sui tuoi sottoposti. Essere rispettati al lavoro, dai tuoi colleghi alla pari, è il risultato di una voce che circola. Sei stato simpatico, per qualche ragione, a qualcuno e dal giorno dopo tutti ti sorridono. E' capitato così a me oggi. Sono entrata alle 8 (uscendo alle 7.15 da casa riesco ad arrivare a quest'ora) e trottando verso l'ufficio ho incontrato una serie di persone che mi salutavano sorridenti: le stesse che mi ringhiavano addosso solo ieri e che mi guardavano con aria sufficiente. Quindi c'è qualcuno che ha cominciato a parlare bene di me, e questo non può che essere positivo.
Oggi ho starnutito e mi hanno detto salute e qualcuno ha cominciato a farmi vedere le foto dei suoi figli. Io, per ricordarmi i nomi, giro un ufficio al giorno chiedendo i nomi delle persone che vi lavorano. Poi torno al mio posto, mi scrivo i nomi su un foglietto (in ordine) e ogni tanto mi chiedo "Come si chiamava quello a sinistra?". Se non mi ricordo guardo nel foglietto.

Indi stamattina si è parlato di viaggi, animali strani, piante strane, ecc. Le 8 del mattino offrono un panorama più interessante delle 8.30 quando sono tutti già incazzati. Per non parlare del fatto che sto facendo delle icone per un loro software e mi hanno dato una scadenza: lunedì. Anche perché finora ho quasi sempre cazzeggiato, secondo me se ne sono accorti e si stanno incazzando.
Per fortuna stasera arriva Roccio e non voglio più pensare a lavoro, tangenziale, icone, ecc.
Vi segnalo un tizio che su youtube mette video eccezionali, secondo me è da prendere in considerazione.

27 settembre 2007

Il distributore automatico di fiori

Che ci si creda o no mi è toccato fare un altro prelievo stamane e un'altra ecografia (a distanza di soli 3 mesi dalla precedente). Ovviamente se ci si può mettere di mezzo il tempo lo fa: ecco perché piove a dirotto e io sono andata col bus, per dimostrare che Murphy aveva ragione e "Se qualcosa può andar storto lo farà". Anche se alle 8 riesco ad essere puntualissima all'ospedale e a passare quasi all'istante in sala prelievi. C'è di nuovo l'infermiera dei tre buchi, appena glielo dico scatta sulla difensiva e mi dice che stavolta non sarà così. Sarà, penso io.
Difatti il primo buco non va a segno: volto lo sguardo e accanto a me c'è una ragazzina 14enne con lo sguardo impaurito e gli occhi lucidi. Intuisco il suo terrore e le dico "Ho una paura incredibile dei prelievi". Lei mi sussurra "Anch'io" mentre l'infermiera scava con l'ago nella mia vena alla ricerca di un filo di sangue che però non viene. "Nulla" mi dice "sembrava così bella questa vena e invece non viene fuori niente". Le dico "Piuttosto di farmi un altro buco a vuoto bucami pure sulla mano". Fa male ma ho una venuzza talmente bella... Mi controlla prima l'altro braccio e poi concorda con me. Mano.
Il sangue usciva, ma a rivoletti piccini e ci ha messo un bel po' prima di riempire le fialette. In più non ho fatto colazione e mi sbranerei anche l'infermiera.
Finisce questa orribile tortura e mi tocca fare la trottola verso un altro reparto: quello di radiologia del dottor Gandini. L'altra volta ci ho messo circa mezz'ora a trovarlo perché mi davano indicazioni sempre diverse, e stavolta ci ho messo solo 29 minuti. Di questo passo nel prossimo secolo ci arriverò in tempo.
Il reparto di radiologia è terribile perché gli esami da fare sono lunghi e c'è una marea di gente. In più, ovviamente, gli interni e i ricoverati passano prima. Per cui non è raro stare ad aspettare ore per poi vedersi passare avanti questi fantasmi in ciabatte e pigiama. Così appoggio la testa al muro e sonnecchio un po' finché una voce rauca mi chiama e mi affretto a prendere ombrello, borsa, maglione, esami precedenti trottandole dietro.
Lei scruta la tiroide, guarda il nodulino e chiama il primario che lo misura e mi dice che in effetti è cresciuto ma di un solo millimetro. Si parlerà di levarlo, di fare un agoaspirato o di levare tutta la tiroide (addirittura) un po' più avanti, forse a Dicembre. Dice che la mia tiroide proprio non c'è quasi più ma ormai, per quello che mi serve, possono anche tenersela. Basta che la cicatrice non si veda troppo, please.
E poi colazione, avevo una fame. Sono andata al bar dell'ospedale che è diventato un business nel business. Dentro al bar c'è un mercatino di borse, zaini, zainetti e addirittura un distributore automatico di piante. Sì, non potete crederci: nemmeno io potevo. Così ho fotografato per rendere reale questo miraggio. E poi sono tornata qui, al lavoro, dove tra un silenzio e l'altro ho anche modo di fare quattro non chiacchiere con i miei colleghi.



P.s. Ho appena finito di leggere il libro La Profe, di Antonella Landi. Lo trovo molto scorrevole e carino, divertente. Però qualche espressione gergale toscana... forse andava tradotta.

26 settembre 2007

Delirante poesia



Quando non so che scrivere, un video risolve ogni cosa.
Metto anche il testo, guarda.

Samuele Bersani
Una delirante poesia

La coincidenza è logica, di trovarti qua lo sapevo già in anticipo
Avevo un numero e l’ho perso, poi ho lasciato la tua fotografia su ogni tavolo
fino a che per caso un giorno ho letto un ritaglio che ti riguardava
In poche parole eccomi a sorprenderti,
torno in qualità di vecchio scheletro
intrappolato nella trincea, dissotterrato da una marea
ho superato ogni ostacolo
e sono finalmente riemerso fuori nell’ossigeno
E’ un racconto inedito da vivere prima di stenderlo
come cemento sopra le righe dritte sulle pagine da capo a margine
sarebbe inchiostro che non si imprime più
si è seccato ormai molti anni fa al primo capitolo
Un viaggio fermo in biglietteria fissato per scappare via
dalle barriere che si alzano
non servirebbe a niente adesso se non fosse valido
E’ un racconto inedito da leggerci negli occhi aprendoli
e non delimiterei un confine
prima di ripetere certe abitudini
togliamo ai gambi tutte le spine
E’ una delirante poesia in febbre leggera che ti regalo…
Devo mettermi a pensare quale piano alternativamente avrei
ma è impossibile fermare un’ asteroide quando è in transito
Cambi sempre titolo per non decidere, il sole intanto fatica a uscire
resta dietro la riunione delle nuvole raccolte in alto sul campanile
Cambi sempre titolo per non decidere, non metti il punto per non finire
mentre avanzi a piedi scalzi nel disordine, io ti avviluppo con le mie spire

25 settembre 2007

clEMENTE MASTELLA

Grazie a Roccio per la segnalazione di questo sito.
Uno stralcio degli scritti del clEMENTE:
Sono io il male dell'Italia?
Scrivo da casa. Rilassandomi un po' al termine di una settimana durissima e stressante che ha visto ricominciare in tv "Anno Zero" con un violento attacco contro di me. D'altra parte la scorsa stagione la trasmissione si era conclusa con un attacco sempre a me. In linea dunque. Come se io sia l'emblema del Male. Sono io il Male d'Italia? Una settimana piena d'amarezza, ma anche di tanta solidarietà per fortuna. Dalla polizia penitenziaria a chi mi conosce per ciò che sono e che faccio, alla gente per strada che mi ha fermato per salutarmi e parlarmi. Certo dopo una settimana in cui il volume di fuoco sparato nei miei confronti è stato quello che è stato c'è anche in giro chi mi guarda in cagnesco. Vi racconto un episodio emblematico. Emblematico anche della superficialità di giudizio e dei luoghi comuni nei miei confronti.
Ero al ristorante a Napoli ieri, con mia moglie e alcuni amici. Al tavolo accanto due coppie mi guardavano e parlavano tra loro in inglese. Una coppia era americana di origini cinesi, l'altra italiana. La coppia italiana si lamentava della politica e spiegava all'altra, sempre in inglese, tutto ciò che non va in questo paese. Poi indicando me hanno detto altre cose e mi hanno additato come uno della Casta di intoccabili. E giù giudizi sommari e duri. Mia moglie che capisce bene l'inglese e lo parla altrettanto bene ha fatto allora una di quelle cose che solo una moglie può fare. Si è alzata dal tavolo e si è avvicinata alle due coppie presentandosi, e difendendo il marito: State parlando di mio marito, e ne state parlando molto male. Lo conoscete? Ha fatto qualche cosa in particolare che volete discutere? Parliamone subito. Ditemi, che vi si possa rispondere..." Da qui è partita una conversazione in cui, essendomi aggiunto anche io, è andata avanti per un po'. Lui era un professore di Potenza, arrabbiato contro tutti e tutto, fan di Grillo ed elettore di sinistra deluso e amareggiato. Si è lamentato con me che si fa troppo poco per il Sud,( " e lo dice a me? - ho risposto -come se ci fossero altri politici oltre a me a tentare di portare il discorso politico sul meridione..) e che il nostro paese non capisce l'importanza dei mercati stranieri. Che non facciamo abbastanza per sfondare in Cina, ad esempio. E dire invece che gli imprenditori italiani si stanno dando da fare in quella direzione. E' finita che si sono voluti fare una fotografia insieme a me. Questo episodio però è anche un sintomo che esiste ormai una convinzione diffusa e un pò superficiale delle cose che non vanno bene in Italia. Una vena di qualunquismo che si mischia all'antipolitica e a proteste giuste e che le soverchia.
Pubblicato da Sen.Clemente Mastella a 8.40


Fantastico: non è necessario conoscere l'italiano a quanto pare per entrare in politica.

Canzone del giorno: Una delirante poesia Samuele Bersani

24 settembre 2007

La sua storia

Sono felice quando prende la chitarra elettrica e suona. Sento il suo cuore tra quegli accordi che si odono a malapena, senza amplificatore. Adoro quando mi guarda negli occhi e mi dice che vuole stare sempre con me, e adoro rispondergli che anch'io lo voglio e poi stringerlo forte tra le mie braccia. Amo quando parliamo del futuro e quando ci diciamo che prenderemo un appuntamento all'agenzia immobiliare. Poi non è detto che il giorno dopo si chiami subito. Perché lui è proprio come me. Quello che tutti mi hanno sempre accusato di essere: imprecisa, inaffidabile e totalmente sconclusionata. Ma guardandolo mi sono resa conto che è la prospettiva che inganna: perché in Roccio vedo me e vedo un uomo che ha cercato e ha trovato, che non si è mai accontentato. Un uomo che fa mille cose non col desiderio di impararne una sola e a fondo perché consapevole della reale possibilità di diventare un mediocre conoscitore del nulla, tantovale sperimentare e provare, cercare e non mollare e non smettere mai. Perché solo così si può crescere senza mai invecchiare dentro. Lui, il mio uomo.

22 settembre 2007

Buongiorno mondo!

Sto uscendo di casa per andare a prendere il bus che mi porterà in stazione dove prenderò il treno che mi porterà dal mio Roccio. Quindi oggi è una giornata stupenda...

20 settembre 2007

Lavoro&lavori

In questi giorni non ho avuto tempo di scrivere, anzi, il tempo è diventato così sacrosanto che nemmeno lo passerei qui davanti dato che ho mille cose da fare, il camaleonte che ha ripreso a stare male (mi ha di nuovo chiuso un occhio), e per arrivare al lavoro ci impiego un'ora e mezza. Sì, ho scritto bene: un'ora e mezza. Dato che lavoro dall'altra parte di Torino che, checchè se ne dica, piccina non è, se mi azzardo ad andare in macchina rimango bloccata in tangenziale con altri sfigati come me che non vorrebbero fare altro che stare ancora sotto le coperte ad arrotolarcisi dentro come involtini primavera e invece smadonnano contro camion, furgoni, furboni, mercedes, porsche, ecc. Mi sono fatta due calcoli: con la macchina ci impiego un'ora (passando 45 minuti praticamente alla media di 30 km/h), faccio più di 70 km tra andata e ritorno e spendo un capitale. L'entrata aggratis alla tangenziale è chiusa e dove entro io pago un euro. Quindi: costobenzina + stressauto + costotangenziale e ci rimetto lo stipendio. Ho avuto la brillante idea di prendere i mezzi pubblici, con i quali ci metto solo un'ora e mezza, appunto, e sono costretta a prendere il 4, che taglia in due la città ed è l'unico che posso prendere per andare fino a lì. Il 4 però ha un problema, passa per i quartieri più malfamati della città. E se al mattino la situazione è ancora tranquilla perché anche i delinquenti alle 7 del mattino dormono, mentre io e i soliti sfigati dell'involtino a letto facciamo ciondolare la testa aggrappati a due mani sulle barre per reggersi sul tram, al pomeriggio la situazione è sconvolgente. Innanzitutto per l'odore. Poi varie ed eventuali: ho tirato fuori la mia xenofobia e appena sento qualcuno che non parla italiano mi abbraccio la borsa per non farmela rubare. Comunque per farla breve, mi sveglio alle 6. Al mattino sono lentissima a carburare, ci metto un sacco a farmi il caffè, a fare colazione, a vestirmi e a lavarmi. Alle 8 e mezzo sono lì: solo dalla fermata del bus a strisciare il badge ci metto più di 10 minuti. Anzi, 10 minuti fino alla porta dell'azienda e 5 minuti a suonare perché qualcuno mi apra. Esco alle 17.30 e sono a casa alle 19. Il tempo per cagare un po' il camaleonte, scrivere due cazzate qui, mangiare, spalmarmi la crema autoabbronzante sulle gambe che mi ha fatto diventare di un bell'arancio vivo (ma mi piace lo stesso perché fa molto alternativo e continuo a metterla), e spalmare me stessa, intinta di crema autoabbronzante, sul letto, dove anche di notte il nuovo lavoro viene a trovarmi assumendo forme spaventose e incredibili. Se mi piace il nuovo lavoro? Diciamo che ancora non ho capito bene cosa devo fare. Se mi piace l'ambiente? Possiamo passare a un'altra domanda? Insomma, sto andando contro ai miei principi lavorativi quali, ad esempio, fare il meno possibile o metterci al massimo 45 minuti per arrivare sul luogo di lavoro. Poi sono molto gentili con me, mi offrono il caffè. Però hanno strane idee, non parlano mai (e quando dico mai, significa proprio mai: tipo che se starnutisci non dicono mai salute), il silenzio regna sovrano e a volte mi sembra di impazzire così canticchio da sola, oppure ogni tanto dico "Che silenzio", giusto per spezzare quel clima teso e problematico che si è creato. Per essere solo al quarto giorno non c'è male, vero? La cosa è bizzarra perché la prima settimana di lavoro l'ho sempre ricordata come la più bella. Tutti che ti fanno domande, si va a mangiare insieme, quattro chiacchiere, sorrisi e via. Si ha poi tanto tempo per rompersi i coglioni l'un con l'altro che almeno la prima settimana si passa in allegria. C'è una collega della mia stessa età ma è in un altro ufficio e lei ha il problema opposto: la sua compagna di scrivania non smette mai di parlare. Così mangiamo insieme in pausa pranzo e ci lamentiamo dei rispettivi spazi. E se preferirei lavorare con delle donne piuttosto che con gli uomini qualcosa che non va in questo luogo c'è.

17 settembre 2007

Primo giorno di lavoro...

... già un reclamo e sono fuori, il tavolo svuotato dagli oggetti inutili... tanto per citare il sottocitato Bersani.

Primo giorno di lavoro: è sempre il migliore, tutti ti sorridono, ti offrono il caffè, ti dicono fai attenzione a questo o a quello, ecc ecc.

La prima cosa che mi hanno detto appena entrata qui è stata una cosa del tipo: quello che facciamo qui non deve essere portato all'esterno. Come se mi interessasse raccontare fuori dal lavoro ciò che faccio al lavoro allungando in maniera masochistica l'orario in cui devo far finta di saper fare qualcosa.
Oggi è stato tutto semplice. Vediamo la settimana prossima come cambierà in fretta ogni cosa.

16 settembre 2007

Simpson vs SouthPark

Quando mi chiedono cosa io preferisca tra Simpson e SouthPark sono sempre indecisa.
Ieri sera siamo andati al cinema a vedere il film dei Simpson e sono bastate poche scene per farmi passare leggermente dalla parte dei Simpson.

Poi era un sacco che non si andava al cinema e sarà stato il film o il pubblico, ma in ogni caso c'era trasporto. Applausi, risate, incitamenti (in particolare il vicino di Roccio che quando rideva tremavano le seggiole).

Una pillola del meglio del film: Spider Pork

13 settembre 2007

Avion Travel/Bersani

Ieri sera andiamo a vedere il concerto di Avion Travel e Bersani. Io principalmente per Bersani dato che non conoscevo assolutamente gli Avion Travel e, anzi, avevamo portato i cuscini per riposare comodamente durante le loro canzoni. L'entrata è talmente tranquilla che ci chiediamo se davvero c'è un concerto. Il concerto c'è: ma le persone sono composte, ordinate, tutte sedute. Ci mettiamo un po' laterali al palco, giusto per vedere meglio.
Gli Avion sono da pera immediata. Non mi piacciono per nulla, Roccio ha una faccia assolutamente stupita quando vede gli applausi che si beccano tra una canzone e l'altra. Io dormo e stacco il cervello.
Per un'ora e mezza vanno avanti così, noi ci si guarda e si parla del più e del meno così ci si distrae anche dal cantante che ogni tanto fa il simpaticone ma mi pare uno di quelli iosocos'èlaveramusica.

Poi Bersani: appena arriva mi piazzo a lato del palco per salutarlo ma sono troppo timida per chiamarlo (e mi sentirei quindicenne, e non sono il tipo che lo fa, ecc ecc) ma un ragazzo accanto a me gli urla "Samuele", lui si gira e ci saluta con la mano e noi ricambiamo. Sembra timido e nervosissimo.
Peccato che.
Sale sul palco, lui è molto bravo e mi sono accorta di conoscere quasi tutte le sue canzoni, il che mi preoccupa alquanto. Lo apprezzo ma non sapevo di apprezzarlo tanto. Il suo unico problema è che parla, parla tanto ma non sa parlare. Si contraddice, anche lui fa la figura di quello che fa musica impegnata ma poverino, viene messo nella categoria pop. Poi per il resto almeno lui è ascoltabile: parte con l'unica canzone (forse) che non riesco a sentire senza piangere, a parte qualcun'altra di Renato Zero, Il Mostro. Poi si sposta dalla tastiera e comincia con qualche pezzo del suo nuovo album L'aldiqua. Meno male che canta anche canzoni un po' più vecchie, Il pescatore di asterischi, Replay che è quella che preferisco tra le sue, Cattiva, Occhiali Rotti, Lascia stare, Spaccacuore, ecc. Alla fine, richiamato dal pubblico ha cantato Freak, Coccodrilli, e altre canzoni un po' movimentate. E' stato piacevole, Samuelone, bravo bravo. Però la prossima volta meno chiacchiere che mi stavi tanto simpatico prima..

10 settembre 2007

Questo weekend sono stata turista anch'io. Minchietta Uno è scesa con me e abbiamo guardato un po' di cose. La sorella di Roccio ci ha fatti entrare in Santa Maria Novella (non la stazione: la chiesa!) e poi Santissima Annunziata, e ponte vecchio, e il porcellino, e gli Uffizi (da fuori), e il mimo Gray, e piazzale Michelangelo, e il mercatino di San Lorenzo, etc.
Ho riassaporato panorami stupendi insieme al mio Roccio, nella nostra città, quella che ci ha fatti incontrare. E Minchietta Uno ha conosciuto (quasi) tutti. Cinghiale, Max, Stephen, Frà, Veronica e un sacco di altre persone.
Abbiamo girato, riso e scoperto persone. Grazie ancora infinite alla Frà che ha accettato di ospitare una persona che non conosceva, e grazie anche a Cinghiale che ci ha scompisciare dalle risate contraendo la frase e rendendola una sola parola "Sono un Babbàio" (sono un babà, io). Lasciando Stephen perplesso e Roccio piegato e in lacrime dalle risate. Grazie anche ai turisti e anche alle americane ubriache che hanno reso vera una leggenda. Grazie alle scarpe strane, alla birra e al Chianti.

E' una vita mAravigliosa, questa.

06 settembre 2007

Corso di piemontese

Non capisco nulla. Per me è davvero un'altra lingua.

La verità è là fuori

Ieri sera mi sono vista con RagnoB. Abbiamo camminato per un po' con il solito percorso da vasca torinese. Via Garibaldi, piazza Castello, via Roma fino a Porta Nuova. E poi via Roma fino a piazza Castello, via Po fino in piazza Vittorio Veneto, e di nuovo via Po al contrario, piazza Castello, via Garibaldi.
Mi sono divertita anche se ho sballato il ritmo circadiano dormendo poco e andando a lavorare in stato di trance. Il lavoro comincia a essere pesante: le persone chiedono chiedono chiedono chiedono. Forse è solo perché mi sto avvicinando al giorno di fine, ma il mio part-time sta diventando un immenso full full very full time. Appena mi infilo le cuffiette è come se avessi già passato le mie 4 ore lì dentro e invece di fare login mi verrebbe voglia di spegnere tutto e andare via. Capiamoci, non mi trovo male. Forse è il miglior posto dove io sia mai stata. Mi piace: è individuale, non c'è sempre qualcuno che arriva in silenzio da dietro a dire "Allora, come siamo messi?". Non c'è nessuno che ti dice che siamo in una grande squadra anche se ai team leader piace pensare che sia così e ogni tanto lo ricordano con concorsi del tipo lavoriamotuttiinsiemeperunoscopo e se tuttiinsiemesuperiamoquestasoglialasquadrachefamegliovince. Difficile da leggere? Mai quanto vincere.
Ma è tutto sopportabile, più o meno.
Oggi però è successa una cosa particolare. Oramai posso scriverlo dato che "mi hanno beccata". Arriva un tizio che ricopre un tale ruolo, ora mi sembra troppo dirvi quale. Ero seduta accanto al collega polemico e dato che ci piace polemizzare sparlavamo del più e del meno. Arriva quest'omino con un post-it giallo e mi si piazza accanto. Pensavo che stesse lì solo ad ascoltare come me la cavavo in chiamata. Poi però mi fa mettere in busy-out. Mi passa il fogliettino dove è scritto, a grossi caratteri, il numero di cellulare di Roccio.

Facciamo un passo indietro, all'ottobre scorso, alla prima assunzione.
Io e Roccio ci sentiamo spesso via sms, è anche solo un modo per dirci che ci stiamo pensando. Ma dentro Seat il cellulare è tenuto categoricamente spento. Dato che non ho ancora acquisito poteri neuronici tali per mandare un messaggio telepatico a 400 km da qui ho pensato bene, ogni tanto, di mandare un messaggino dal software che usiamo lì. Nessun messaggio personalizzato, ovviamente. Mi chiedono un numero di un'azienda, mando il numero al cliente e, dato che ci sono, modifico il campo del numero di telefono per mandarlo anche a Roccio. Lui non legge i nomi delle aziende che gli mando, sa che sono io e ci va bene così.
Da ottobre circa mando un po' di messaggini durante il mio turno, non mi preoccupava il fatto che mi potessero dire qualcosa, non mi sembrava di far nulla di male. Avrei fatto qualcosa di male se avessi chiamato dal computer, ma un messaggino ogni tot non pesa loro nè economicamente, nè a livello produttivo.
Torniamo a oggi.

Appena vedo il post-it un po' mi prende male. In un certo senso sono in torto e non ho sbocchi. Allora rido. Dice: "Hai mandato un po' di messaggi a questo numero. Per la precisione 36 in 3 giorni".
A quel punto mi aspetto il cazziatone ma nell'imbarazzo e ridendo ho detto "Ma mi state controllando?".
A quel punto cambia la scena. Mi dice che no, sono solo statistiche, che poi a lui non importa nulla, solo se posso evitare, ecco.

Insomma, il mio collega ha sentito tutto ed è rimasto sbalordito. Per il cambio di atteggiamento in un momento in cui poteva semplicemente dirmi di evitare di mandare sms a numeri esterni perché si erano accorti di un traffico sospetto.

Comunque non sono più riuscita a mandargli nemmeno un messaggino: e non perché sono stata beccata, semplicemente perché mi sento controllata.

La verità è là fuori.

05 settembre 2007

Che figata sto sito, e anche il programmello!

04 settembre 2007

La maledizione della raccolta differenziata

Non so da voi, ma a Torino la raccolta differenziata è porta a porta. Ovvero in ogni cortile, davanti ogni portone, quasi dentro ogni casa ci sono diversi bidoni per ogni tipo di prodotto riciclabile (e il fantastico bidone dei rifiuti non recuperabili). Questo perché il torinese tipico in passato si lamentava della lontananza dei bidoni della raccolta differenziata, imbustava tutto il mondo in un sacchetto e lo buttava dove capitava. A volte lo abbandonava tristemente accanto a un bidone già pieno di rifiuti non smistati. Ora stanno tutti zitti e si lamentano in silenzio, circondati come siamo, da mille buste. Quella gocciolante e puzzolente dell'organico, quella pesantissima della carta dove finiscono tutte le riviste, quella voluminosissima della plastica (per quanto ci impegniamo a schiacciarle, le bottiglie ingombrano sempre tanto). Un delirio.
Io ho adottato una tecnica fantastica in questi giorni dove mi tocca mettere in ordine: butto tutto a terra e poi smisto con calma. Mi ci vogliono 500 ore in più ma ho la coscienza pulita. Certo, dopo 3-4 ore nella polvere a riordinare non ci sto più con la testa, tant'è che ieri ho attaccato a buttare tutta la carta in un sacchetto che mi pareva vuoto. Tutte le riviste di informatica obsolete sono finite lì dentro, un buon 20 kg di carta che oggi ho caricato in macchina per portare giù. Un po' il dubbio mi era venuto. Ma ci sono passata sopra.
Ma appena rientrata in macchina ho scoperto l'orrore: dal fondo della busta, che sporgeva un po' dal cestino, spuntava fuori un portacellulare in gomma. Dilemma amletico: tornare indietro e rismistare tutto facendo in ritardo al lavoro, oppure andare via o fare finta di niente? Indovinate?

Stanotte l'operatore ecologico verrà a farmi visita in sogno. Speriamo non mi faccia troppo male.
Sì, lo so. Avrei dovuto portare i pattini al negozio ieri. Ma non ce l'ho fatta e anche oggi sono sommersa di polvere e cose da fare. Ho sistemato la libreria: c'è il ripiano libri, quello riviste, quello roba per pc che comprende guide, guidacce e guidone, e lo spazio /etc. Lo spazio etc come in linux è l'eccetera, tutto quello che non sapevo dove mettere. E comprende vecchi diari, scaldacera (per ceretta), custodie vuote di cd (quelle poche che ho tenuto, le altre 500 sono già nella spazzatura). C'è ancora un sacco di lavoro da fare. Ad esempio: dove si mettono i cavi? Io e Roccio abbiamo comprato all'Ikea una cassettiera apposta, dove il primo cassetto sarà un groviglio di fili e altra roba etc come le mascherine antipolvere, carte da gioco, semi di piante, microfono per computer. C'è un sacco di roba che non so dove mettere, tipo il microscopio con webcam da collegare al pc, la lampada pacchiana che fa i fulmini, un intero computer fisso che non uso mai (sarei quasi quasi tentata di ciapare i due hd interni e buttare via tutto. Non lo uso mai mai, praticamente solo per stampare e scansionare (una volta l'anno circa). Il masterizzatore è solo masterizzatore cd, l'hd è piccino.. Le prestazioni.. bhe sono quelle che sono (di un pc comprato nel 2000, ecco). Per di più ho un altro pc da buttare, e un portatile che mi avanza. Però (però) se mi tolgo dalle balle il fisso numero 1 posso tenere uno dei portatili al suo posto, se non lo avessi già promesso a mia sorella. Insomma: devo trovare spazio per la palla che fa i fulmini!

02 settembre 2007

Windows (S)Vista

Da che mondo è mondo Microsoft non ne combina una buona.

Qualche giorno fa, presa dal delirio, sono andata a comprare un portatile nuovo, per Roccio.
Acer qualcosa, con 200 Gb di HD, 2 Gb di Ram, Windows Vista Home Premium, scheda grafica NVidia 8600 qualcosa ecc ecc. Insomma, una bella bestia.
Venerdì notte lo accendiamo e ci giocherelliamo. Notiamo subito che nella scatola manca qualcosa, qualcosa di abbastanza importante, insomma, manca il cd di ripristino. Invece dei soliti 2500 cd di installazione, tra driver e resto, c'è solo un aggiornamento di Windows Vista e un cd per connettersi a internet (ma qualcuno usa ancora il modem a 56 k?). Tralaltro il sistema sembra pesantissimo, cosa strana visto i 2 Gb di Ram. Scopriamo che ci sono circa 1500 programmi Acer installati, per lo più inutili, e cominciamo a disinstallare. Ma nulla, il sistema è ancora pesantissimo e senza avviare alcun programma le risorse occupate sono troppe (quasi 1 Gb di Ram occupata senza aver aperto nulla). Insomma, stiamo fino alle 2-3 di notte per cercare di alleggerirlo ma con scarsi risultati. Rinunciamo e andiamo a nanna.
Il giorno dopo scopriamo, smanettando su web, che il cd di ripristino andava fatto con uno dei programmi che avevamo disinstallato. Ah, dimenticavo di dire che dei 200 Gb, 40 sono scomparsi e sono occupati da quei file di configurazione che servono per fare il cd di ripristino (una specie di partizione nascosta). Panico.
Ma sul sito della Acer ritroviamo il programma, lo installiamo e facciamo i 3 dvd di ripristino. Due per ripristinare il sistema e uno per le utility. Roccio elimina tutto l'eliminabile (fronzoli grafici, desktop 3d) impostando una grafica per lo più simile a quella presentata da Windows 2k (l'unico sistema operativo Microsoft). Su web troviamo anche mille consigli su come installare Windows Xp al posto di Vista e tutti i driver necessari per farlo.
Oggi Roccio smadonnava ancora perché abbiamo scoperto che l'utente che crei all'inizio non è un utente administrator, o meglio, esiste un verosuperAdministrator nascosto che ha i permessi per fare qualsiasi cosa, mentre tu, administratorino hai poche, pochissime facoltà. Ad esempio decidere di cancellare qualche file di sistema. Sarai o non sarai libero di sminchiarti il computer? Certo che no: Vista è a prova di utonto e i più smanettoni si trovano a disagio a dover dire sempre "Sì" a ogni richiesta come "Sei sicuro che vuoi cancellare questo? O quello? O installare questo?" Ecc.
Anche riattivando il verosuperAdministrator le cose non cambiano granché. Quindi la questione è ancora aperta: esiste qualcuno che sia riuscito a svelare l'arcano?
Windows: che Svista.
E ora sono qui con due portatili: l'ex portatile di Roccio che sto formattando e questo che tra poco avrà solo Windows Xp e che passerà a mia sorella per essere totalmente sminchiato. Amen.

P.S. Stamattina invece siamo andati a pattinare. Roccio se la cava benissimo e non ho dovuto dirgli quasi nulla. Si è messo i pattini ed ha pattinato accanto a me. Unico problema: la ruota anteriore del pattino destro fa un brutto rumore e non vorrei avesse il cuscinetto sminchiato, quindi domani riporto i pattini in negozio e vediamo che mi dicono.

01 settembre 2007

Follie

Oh, ma quanti bei matti.
Oggi io e Roccio abbiamo fatto shopping, e quando io e lui compriamo qualcosa generalmente si tratta di qualcosa di tecnologico. Roccio si è fatto conquistare da un navigatore satellitare a 89 euro. Conquistato dall'offertona si è lanciato nel cesto dei navigatori cercando la scatola meno spiegazzata, quella che, scossa, non produceva rumori o quella che più gli ispirava. Io mi sono fatta conquistare da un paio di stivali a punta, tradendo uno dei miei ultimi mai e poi mai. I mai e poi mai sono quelle dichiarazioni che fai un bel giorno e poi di punto in bianco cambi idea e speri che nessuno se ne accorga. Così un giorno mi sono svegliata dicendo "Mai e poi mai le scarpe a punta" e oggi ho visto queste bestie e da brava donnina mi sono lasciata conquistare. Acquisti anche sportivi e casalinghi, una cassettiera per la mia cameretta disordinata e un paio di pattini per Roccio che finalmente potrà cascare con me.
Ma la cosa assolutamente più buffa è stato incontrare un omino a Panorama che cercava un modem. Si è avvicinato a Roccio e gli ha chiesto "Chissà dove saranno i modem. Te sai dove sono i modem?". Roccio gli ha indicato un punto sullo scaffale e lui è andato a curiosare, tornando un microsecondo dopo con una scatola in mano e una domanda "Ma secondo te questo è il modem che lo attacchi e vai su internet?". Spiazzati gli abbiamo indicato il banco delle informazioni e lui ha detto "Non fa nulla corro a pagare" scappando verso le casse e lasciandoci a bocca aperta. Nemmeno a dirlo, sempre a noi capitano queste cose. Quando eravamo in vacanza a Firenze abbiamo beccato uno davanti a noi, al casello autostradale d'uscita, che inveiva contro la sua donna ad alta voce, è passato attaccato a quello davanti a lui bestemmiando come un pazzo (quindi senza pagare) e poi ha fatto inversione con una manovra da arresto immediato. Prima di fare tutto questo, quando si è accorto di non avere il biglietto autostradale suonava a tutti noi che eravamo dietro perché facessimo retromarcia per farlo uscire dalla coda (ma per andare dove, poi?).
Follie.