30 ottobre 2007

Homer insegna

"Marge, perché sei triste? Non provi dolore fisico e l'unico dolore che un uomo può comprendere è quello fisico."

29 ottobre 2007

Samhain

Il sole si è alzato un'ora prima e finalmente ho guidato alla luce modestissima di un'alba uggiosa.
Venerdì sera, all'arrivo di Roccio, siamo passati al pub (l'unicochec'èinpiazzaArbarello, sentenzia MinchiettaUno) a salutare vecchi amici di università. Per esigenze di tempo, distanza, e chi più ne ha più ne metta eravamo in pochi. MinchiettaUno, MinchiettaDue, Claudio, io e Roccio. Si pigliano due birre, si fanno quattro chiacchiere e si va a casa.

Sabato ci siamo fatti una bellissima passeggiata in centro e dato che Roccio aveva un'insana voglia di crepes, abbiamo anche comprato il padellino apposta. Devo dire che adesso ce l'ho io l'insana voglia di crepes e le cucinerei anche ora se avessi un fornellino. Domenica ne abbiamo preparate un po' salate e un po' dolci, con la marmellata.

Ho voglia di crepes!

Comunque domenica sera si chiamo guardati un film spessissimo della durata di 3 ore. Uno di quelli che se guardi da solo ti lasciano a terra senza voglia di vivere. Nuremberg. Un film ancora più devastante per la storia d'amore che ci hanno infilato a forza.
Così mentre condannavano all'impiccagione questo o quel nazista, i due protagonisti slinguazzavano ardentemente. Non ho mai odiato tanto una storia d'amore dai tempi dell'inizio di Beautiful, in cui Ridge e Brooke si erano messi insieme la prima volta (non seguo da anni e anni ma penso che Brooke se li sia passati un po' tutti e si sia ripassato anche Ridge almeno un altro paio di volte).

Domani è il mio ultimo giorno di lavoro perché da mercoledì sarò a Firenze dal mio Roccio. Halloween non si può festeggiare qui. La gente si chiude nelle discoteche, e solo lì si maschera. Che cosa assurda. Nelle discoteche è tutto buio, non val nemmeno la pena di faticare a farsi il trucco. Per le strade le persone non si truccano: molti considerano Halloween una festa americana (ma si può?) e come tale assolutamente proibita.
Halloween non è una festa americana, ma pagana. Loro sono solo più furbi perché sanno festeggiare.
E comunque quando ero piccina si festeggiava anche da me: mia mamma diceva di lasciare sempre un piatto pieno di dolci sul tavolo che i defunti venivano a prenderseli. Anche ora tra le streghe c'è questa usanza: lasciare doni ai defunti sulla finestra e accendere una candela per guidare il loro cammino.
Qui una bella descrizione.

26 ottobre 2007

Tuom Tuom

Mi sto finalmente ambientando al lavoro: sto uscendo da quella diffidenza tipica mia rispetto ai colleghi e finalmente mi sono data a un po' di vita sociale.
Ieri sera sono stata invitata a una serata di sole donne. Quelle cose che solitamente aborro per cagacazzaggine mia, pigrizia, e tutto il resto. Ma in fondo che mi costa? Proviamo.

La serata è a tema. Portaqualcosadamangiaretucheloportoanch'io. Io mi sono salvata lasciando fare a mia mamma il tiramisù: io non avevo proprio tempo per preparare nulla.
E poi ho portato le birre.
Già solo per quello contavo di schizzare in top five in simpatia. Alla birra chi rinuncia?

Trovare la strada è stato semplice con il Tom Tom. Il mio problema è che non lo ascolto: appena mi ha detto "Tra 200 metri svoltare a sinistra" ho sterzato subito e lui si è incazzato. Ha ragione.
Mi aspettavo che dicesse "Perché cazzo mi usi se poi fai come ti pare?"
Avrebbe avuto ragione.
Ma lui paziente ha ricalcolato la strada. Sarebbe la soluzione ideale per molte donne che si lamentano del proprio partner: un uomo Tom Tom. Un Tuom Tuom. Uno che parla solo quando serve. Magari programmato per dirti "Come stai bene con quella pettinatura" oppure "Ti ho regalato le scarpe che ti piacciono tanto". E via, cagate così che a noi donnine piacciono tanto.

Comunque è stato divertente. Io alle 22 già crollavo e volevo andare a letto: sto invecchiando precocemente. I sintomi ci sono tutti: vado a letto con le galline, ho mal di schiena, sono sempre dal dottore e mi lamento come una disgraziata.
Mi rimane solo da mettermi la coppola e andare a vedere gli scavi.
Poi sono pronta.

Canzone del giorno: St. Jimmy Green Day
L'uomo che amava troppo i cani

25 ottobre 2007

Domani sera finalmente

Prima di tutto: follia pura.



Stamattina mi sono decisa: smokey eyes. Dimenticandomi dei 5 minuti scarsi che ho al mattino per truccarmi ci ho provato. Il risultato è stato tipo occhio pesto, come se mi avessero preso a cazzotti. Volevo struccarmi, ma non avevo più tempo. Sguardo basso e via, sul bus al lavoro.
Metterei delle foto, solo non ora, non dal pc dell'ufficio.

Ieri sera io e MinchiettaUno siamo andate a mangiare al ristorante cinese. Abbiamo chiacchiereggiato del suo nuovo lavoro da maestra e delle ultime news in genere. Senza contare il fatto che il locale era davvero assurdo: pieno di gente strana. Infatti alla fine siamo scappate.

Stasera una mia collega fa una serata solodonne a casa sua. Ognuno porta qualcosa. Indovinate chi porta le birre? Esatto, io.
Però per mascherare porto anche il tiramisù.

Tra poco esco da questo postaccio e vado a una visita medica. L'endocrinologo guarderà le analisi del sangue e l'ecografia tiroidea e mi dirà.

Domani sera finalmente. Punto.

Gli zimbelli del mondo

http://www.boingboing.net

Auguri!

Ricerca di Altroconsumo.
Intercity più lenti di vent'anni fa
Milano-Roma, quasi un'ora in più. In ritardo un treno su due, Bari e Torino guidano la classifica

MILANO — Simona si presenta al telefono: «Sono un'impiegata che dal 1985 pendola tra Torino e Milano. Mi sapete dire come mai negli anni il costo del mio abbonamento è aumentato (e di tanto) ma la durata del viaggio (in Intercity) non è diminuita? Anzi, è cresciuta di un buon quarto d'ora, quando va bene...». Roberto invece scrive: «Sulla Roma- Napoli quasi tutti i normali Eurostar sono stati deviati sulla nuova linea e promossi a Tav, il biglietto di seconda classe è passato da 25 a 33 euro: rimpiangiamo gli Intercity di pochi anni fa che ci mettevano un'ora e 50 minuti senza fermate mentre ora ci mettono due ore e 40 con quattro fermate ». Le storie da pendolari di Simona e Roberto sono solo alcune di quelle dietro le quali di nasconde la sintesi dell'ultima inchiesta di Altroconsumo sulle carrozze di serie B: «Quelle che una volta su due arrivano in ritardo a destinazione, che una su tre (o poco meno) hanno una porta che non si apre. Ma soprattutto: che quando sono classificate sotto la voce Intercity, viaggiano più lente di vent'anni fa».

L'INDAGINE —E' stata condotta tra giugno e luglio nelle principali stazioni di Roma e Milano, Torino e Bologna, Napoli e Bari. Due settimane di prove sul campo. Mille e 180 treni finiti sotto la lente. Cinque materie d'esame: puntualità, sicurezza, macchinette obliteratrici, sportelli e biglietterie self service. Decine e decine di orari di ieri e oggi messi a confronto. Come quelli degli Intercity: «Nel 1987 l'Ic 531 ci impiegava cinque ore e cinque minuti per andare da Milano a Roma, oggi l'Ic 595 ne impiega ben cinque e 56: in vent'anni il tempo di percorrenza sulla stessa tratta è aumentato di circa cinquanta minuti», afferma Maurizio Amerelli, giurista della rivista Soldi&Diritti di Altroconsumo che ha pubblicato l'indagine. Certo: «Gli Intercity di ieri sono gli Eurostar di oggi nella gerarchia della flotta, ma spesso i primi continuano a essere i più utilizzati dai pendolari che devono sobbarcarsi supplementi per viaggiare su treni declassati a regionali in tutto e per tutto». «Soltanto dal 2001 le tariffe sono aumentate anche del 24%» spiega il responsabile ricerche di mercato dell'associazione Michele Cavuoti. E il portavoce dei pendolari della Torino Milano Cesare Carbonari aggiunge: «Considerando poi che la maggior parte degli Intercity fisicamente sono gli stessi di vent'anni fa "restaurati", che la precedenza sulla linea è sempre data agli Eurostar e che i passeggeri occasionali hanno diritto a rimborsi più limitati (sui regionali nulli), beh, viene da dire: oltre al danno la beffa».

PUNTUALITÀ E SICUREZZA — Non sorprende se poi i treni considerati di serie B sono anche quelli che accumulano più ritardi: «Uno su due non è puntuale, uno su cinque ha un ritardo che supera i quindici minuti », dicono da Altroconsumo. Napoli e Torino sono le città con i convogli più lumaca (solo il 33% rispetta gli orari), Milano invece è la stazione dove le carrozze arrivano più puntuali (68%). L'indagine di Altroconsumo ha messo in evidenza anche un altro aspetto contestato dai pendolari, quello dell'efficienza dei convogli: «Su 48 treni ispezionati, 38 presentavano almeno una porta guasta, e tra questi 23 l'hanno avuta fuori uso per più giorni ». Le stazioni peggiori sono risultate essere Bari e Torino Porta Nuova, la migliore Bologna. «Al di là delle questioni legate alla sicurezza (cosa succede se i passeggeri devono abbandonare rapidamente il treno?), questo aspetto causa anche ritardi».

L'ODISSEA PER UN BIGLIETTO — In un Paese dove la media di chilometri di rotaie per abitante è inferiore a quella Ue, dove l'Alta velocità è ben lontana dall'essere completata e il traffico passeggeri continua a crescere (più 4,8% nel 2006 sul 2005), anche comprare un biglietto può essere un problema. «Le macchinette automatiche sono ben distribuite, quelli che mancano sono gli sportelli con personale — denuncia l'associazione — . Nelle fasce di punta solo il 60% di questi erano aperti, Milano e Napoli le stazioni peggiori». E il biglietto online? «Tutto bene fino a quando non si impongono cambi di orario, rimborsi o co-acquisti con reti internazionali: le denunce non si contano ». Ci si sorprende quindi, si chiede l'associazione dei consumatori, se il treno è al penultimo posto (seguito solo da bus e tram cittadini) quanto a livello di soddisfazione dei passeggeri?

Alessandra Mangiarotti
25 ottobre 2007

Da www.corriere.it

24 ottobre 2007

Segnalo due link interessanti:
Questo è un sito dove si parla del santo più famoso che forse forse tanto santo non è: Padre Pio. A tal proposito vi invito a leggere il libro La posizione della missionaria (in cui si parla di Madre Teresa di Calcutta) e CI invito (perché devo farlo anch'io) a leggere il libro Santo impostore, upgradato da Padre impostore, vecchia edizione, che parla proprio di Padre Pio. Giusto per farsi una propria idea.

Questo fa sorgere invece mille domande. Ma che senso ha lamentarsi che nulla funziona e poi rifiutarsi di fare leggi adeguate alla nostra sicurezza?

Forse perché anche in alto han molto da nascondere?

Togliendo il forse...

Canzone del giorno: American Idiot Green Day

23 ottobre 2007

Di solito non lo faccio ma ieri, cercando video inutili su tutorial di makeup, sono finita su questo video che riassume in pochi secondi la vita di una ragazza vittima di un incidente stradale provocato da un ragazzo ubriaco. E' un minuto di assoluta pesantezza e se volete (ma soprattutto se ne avete la possibilità) sul sito www.helpjacqui.com c'è la possibilità di inviare una donazione.

Avete ancora voglia di bere prima di mettervi alla guida?

Questa ragazza ha due palle che non finiscono più. E dovrebbe dirla lunga anche alla censura contro Oliviero Toscani e al suo manifesto contro l'anoressia.
Basta con l'ipocrisia: dobbiamo guardare a cosa andiamo incontro.
E spaventarci.
Tanto.

22 ottobre 2007

L'attrezzo del diavolo: il piegaciglia

Dopo la ceretta, la pinzetta per le sopracciglia e il silkepil, lo strumento di tortura più ambito dalle donne è il piegaciglia. Dicesi piegaciglia uno strumento metallico molto molto simile agli antichi strumenti di tortura medioevale usato da noi donnine allo scopo di allungare le ciglia e rendere le nostre ciglia lunghe, lunghe, lunghe, lunghe, ecc ecc...

Io ho già le ciglia molto lunghe e curve, ma un vezzo esclusivo della donna è comprare piccole cazzate che magari non userà mai.
Stamattina, di buona lena, mi sono messa lì a maneggiare questo attrezzo strano.
Nulla da fare: ho le ciglia piegate ad angolo retto.
Ma come si fa?

Badguy, ma come ti chiami?

Tanto è lo scazzo per questa storia dei blog che non ho scritto dell'incontro casuale e fortuito a I Gigli di badguypt. Sabato ci aggiriamo a Panorama per comprare un po' di cibo e un po' di minchiate (più minchiate che cibo) quand'ecco che un losco figuro tappa gli occhi da dietro al mio bello e rimango un po' perplessa. E mentre Roccio chiede "Chi è? Chi è?" io do' i miei meravigliosi suggerimenti:
E' un uomo!
Porta un orologio!

Ecc ecc.
Il mistero si svela in fretta: trattasi di omino da nickname esplicito e da nome ancora imprecisato: mr. badguy.
Noi ci si saluta come se ci conoscessimo e si fa due chiacchiere: insieme a lui la sua donnina e un loro amico.
Cercano un puffo e anche lì do' prova della mia acutezza mentale. Un po' la colpa è anche di Roccio: lui parla di negozio di giocattoli e io penso a un puffo vero (quelli blu con il copricapo bianco). Per puffo intendono informe poltrona dove accomodarsi in maniera altrettanto informe, salvo poi sdraiarcisi sopra a pancia in giù.
Arcano spiegato dunque: era solo un problema di arredamento. Si fa due chiacchiere e poi ci si saluta: noi rincorriamo le nostre minchiate e loro il puffo dei boschi arredati. Io totalmente rincoglionita da un altro ritardo, venerdì, di quasi due ore di trenitalia e non totalmente ripresa neppure oggi.
Inoltre è cominciato il grande freddo: però stavolta lo dico, fa più freddo a Firenze, causa vento gelido da stecchire un pinguino in vacanza. Qui fa freddo, ma almeno non c'è vento. Pensare che venerdì ho avuto la brillante idea di mettermi una gonnellina per andare giù e sabato Roccio ha dovuto imprestarmi una sua felpa perché non ce la facevo proprio. Per dirla tutta: oggi ho il piumino, due maglie, canotta e calzettoni. Il massimo dell'abbigliamento sexy. Potevo anche mettermi uno di quei berrettoni con i copriorecchie e facevo tombola.
Inizio spot.
Sabato sera siamo andati a mangiare da Yuri. Il ristorante però non si chiama "da Yuri", ma si chiama Aji Tei, ed è un ristorante giapponese in viale S. Lavagnini 38/A a Firenze. La cucina giapponese devo dire è davvero buona, forse un po' occidentalizzata ma da provare. Come prezzi è piuttosto abbordabile: noi abbiamo speso 65 euro in tre e abbiamo mangiato davvero bene. Il locale è chicchettoso e chi ci lavora è davvero gentile. Insomma se avete qualche anniversario da festeggiare è il posto giusto. Se vi piace il giapponese DOC forse lo troverete un po' arrangiato. Ma se volete provare la cucina e vi fa impressione il pesce crudo è il posto ideale.
Fine spot.

Stamattina mi sono ricordata di essermi dimenticata una cosa da fare sul server a casa. Apro la porta VNC del firewall e mi connetto al server. Faccio ciò che devo fare e chiudo tutto, anche la porta VNC. Tempo due minuti e arriva il capo progetto che urla all'omino linux che la posta è lentissima, e come mai, e di qui e di là,.. Insomma si mettono a controllare e scoprono che alle 11.27 (ora in cui mi sono collegata al server) c'è stata una connessione sospetta da qui verso l'esterno. Sto ancora sudando.

P.S. Dopo aver visto insieme il film, Roccio si è appassionato ai Simpson e si sta guardando tutte le puntate. E' il mio Homer.

Ma che c***o

Continuano a dichiarare cose differenti, ma che stanno combinando?
Da "La Repubblica"

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Ricardo Levi dopo le anticipazioni di Repubblica.it
replica alle accuse di Grillo "Vogliamo tutelare il pluralismo dell'informazione"
Ddl editoria, il governo si difende
"Nessuna censura per internet"
Folena: "Chi fa un blog non è un editore quindi non deve sottostare alle stesse regole"
Di Pietro: "Per quel che mi riguarda questa legge non passerà mai"

Ddl editoria, il governo si difende
"Nessuna censura per internet"

ROMA - Beppe Grillo attacca, Ricardo Levi risponde: si allarga il dibattito sul disegno di legge del governo sull'editoria che "burocratizzerebbe" i siti internet, anche piccoli e i blog, dopo le anticipazioni di Repubblica.it. Secondo il comico genovese, il ddl introduce un iter burocratico che "limita, di fatto, l'accesso alla Rete" perché "obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all'albo come direttore responsabile". Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio prima risponde sul blog del comico ("Non spetta al governo ma all'Autorità per le comunicazioni indicare, con un suo regolamento, soggetti e imprese tenuti alla registrazione") poi scrive una lettera a Grillo: col provvedimento "non intendiamo in alcun modo 'tappare la bocca a internet'". I Verdi annunciano emendamenti alla legge. Pietro Folena, presidente della commissione Cultura della Camera (competente anche per l'editoria) sottolinea: "Chi fa un blog non è un editore e non deve sottostare a regole riguardanti la stampa o gli operatori della comunicazione".

L'allarme di Grillo. Conseguenza della legge, sostiene il comico, sarebbe la chiusura del 99% dei blog e "il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura".

Levi: "Promuovere riforma del settore". Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio precisa che intenzione dell'esecutivo "è promuovere la riforma del settore dell'editoria, a sostegno del quale lo Stato spende somme importanti", per "tutelare e promuovere il pluralismo dell'informazione". Nessuna intenzione "di censurare il libero dibattito" ma quella di "creare le condizioni di un mercato libero, aperto e organizzato". In programma, a questo scopo, l'abolizione della registrazione presso i tribunali, finora obbligatoria per qualsiasi pubblicazione, sostituita "dalla registrazione presso il Registro degli operatori della comunicazione tenuto dal Garante per le comunicazioni". Levi insiste: "Con l'obbligo della registrazione non pensiamo al ragazzo che realizza un sito o un blog ma a chi, con la carta stampata, e con internet, pubblica un vero prodotto editoriale e diviene un autentico operatore del mercato dell'editoria".

Folena: "Punti da chiarire". Il presidente della commissione Cultura della Camera chiede chiarimenti: "Chi fa un blog non è un editore. Quindi non deve sottostare a nessuna regola particolare riguardante la stampa o gli operatori della comunicazione. Anche io ho un blog, e un blog è un diario. Nel quale, certo, si può fare informazione. Così come esistono migliaia di siti. Quindi - conclude - va chiarito che chi fa informazione amatoriale online, così come è oggi, se vuole usufruire dei vantaggi della legge sulla stampa si iscriverà al tribunale, altrimenti non deve iscriversi da nessuna parte. Un conto è la professione, l'impresa, altro è la libera circolazione di idee e informazioni".

Bellucci: "Riforma necessaria". Contrario "a qualsiasi ipotesi di bavaglio" ma certo della necessità della riforma della legge sull'editoria Sergio Bellucci, responsabile Comunicazione e innovazione tecnologica del Prc. "Le risorse pubbliche devono essere usate per aumentare il pluralismo della comunicazione nella carta stampata e in internet" ma la riforma "dev'essere ispirata al criterio di regalare meno soldi ai grandi gruppi e aumentare le capacità di comunicazione dei piccoli gruppi e dei singoli cittadini".

"Verdi contrari al registrazione". Alfonso Pecoraro Scanio annuncia che i Verdi presenteranno emendamenti alla legge "per evitare restrizioni per chi apre un blog e consentire a tutti gli utenti di parlare liberamente preservando la democrazia web". Per il ministro dell'Ambiente, "essendo un disegno di legge, per l'approvazione dovrà passare in Parlamento e lì sarà possibile apportare modifiche e migliorare il testo. Invito tutte le forze politiche a sostenere l'iniziativa dei Verdi per non limitare la possibilità d'espressione in Rete".

Di Pietro: "No bavagli". Fra i primi politici-blogger, Antonio Di Pietro è convinto che "il ddl vada bloccato", perché "metterebbe sotto tutela internet in Italia e ne provocherebbe la fine". Parla di "una legge liberticida", e conclude: "Per quanto mi riguarda, questa legge non passerà mai, a costo di mettere in discussione l'appoggio dell'Idv al governo".

20 ottobre 2007

NO, NO e poi NO!

Stephen mi scrive una mail dicendomi di controllare sul sito di Beppe Grillo: c'è qualcosa che riguarda i blog e potrebbe interessarmi. Ecco la cazzata, un disegno di legge fantastico per farci chiudere i blog e tarpare i nostri pensieri.

Secondo questo disegno di legge (e copio paro paro dal post di Beppe):
chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete.
Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura.
Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”.
Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili.
Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia.
Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico.


E aggiunge:
Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a : levi_r@camera.it


Scommetto si sia già trovato la posta intasata, e comunque sia sono quasi certa che abbia già cestinato tutta la montagna di email pervenutegli.

Grazie, grazie e ancora grazie perché ho davvero capito in che razza di posto abito. Grillo se scappi portaci con te.

19 ottobre 2007

I sogni giocano brutti scherzi. Proprio di venerdì poi.
Quando scendo a Firenze cerco di prendermi un'oretta di permesso così da riuscire a prendere il treno delle 17 che arriva a firenze alle 22. Quindi esco dal lavoro alle 16. Per poterlo fare entro alle 8, e per poter entrare alle 8 esco di casa alle 7.
E' evidente che in paradiso c'è qualche problema.
Ieri sera, mezza morta, sono andata a letto alle 22.30. Stamattina la sveglia suona nel bel mezzo del sogno, e qualche volta mi capita di spegnerla senza accorgemene. Stavola me ne sono accorta ma mi sono detta tra me e me "Tanto stamattina posso dormire". Ovviamente stavo sognando, era tutto un bluff, peccato che quando mezz'ora più tardi ho riaperto gli occhi convinta di non aver spento la sveglia e che tutto in realtà altro non era che un buffo gioco della mia mente, mi accorgo che, ahimè, erano già le 6.32. Addio colazione, mi vesto di corsa, sistemo le ultime cose che devo mettere nello zaino (dimenticandone alcune) e mi tuffo in macchina. Ore 7.12.

Ricordiamoci dei problemi in paradiso.

Mi infilo in macchina e piglio la tangenziale. C'è molto traffico, strano. Sono uscita prima apposta. Causa: incidente all'uscita Corso Regina Margherita.
Nei rari momenti in cui riesco a infilare la terza sono contenta, ma per lo più infilo la prima, faccio due metri e freno, rimango ferma due minuti e così via.

Finalmente ci districhiamo un po' ma siamo a metà tragitto (ho fatto quindi più di 15 km quasi tutti in prima) e scopro che c'è un altro incidente all'uscita Strada del Drosso.

Ci ho messo 2 ore esatte, ora timbratura 9.05.

Se andavo a lavorare a Milano facevo prima.

Meno male che c'è Roccio.

18 ottobre 2007

Nuovi Link

Ho inserito dei nuovi link: in particolare vi vorrei segnalare il B&B di MinchiettaUno. Se vi piace la natura è sicuramente il posto che fa per voi.

DonnePortafogli

Ieri sera sono uscita con RagnoB. Sono andata a prenderla a casa e, dopo aver visto un po' di foto di CapoVerde, dei capoverdiani, dei frati che stanno coi capoverdiani, delle sorelle dei capoverdiani ecc ecc, siamo andati a un aperitivo col fratello di RagnoB, RagnoC. RagnoC aveva appuntamento con dei suoi colleghi a quello che viene definito il quadrilatero romano: è questo un posto in centro, ma nella zona brutta del centro. Quella zona che fino a 6 anni fa era impensabile attraversare la sera a piedi da soli e ora è pieno di locali (costosissimi), di gente (modaiola) e di musica (tarrissima). Fanno così nelle città: se in una zona orribile piazzano una decina di locali di tendenza con le suddette caratteristiche ben presto cambia tutto. La zona rimane degradata di giorno ma così trendy di sera...
In particolare ieri sera si è fatto un aperitivo. Dicesi di quella cosa che ti permette di mangiare a buffet tutto quello che vuoi e bere una cosa sola, generalmente un cocktail dolce che ti fa venire ancora più sete. Prima di questo avevo partecipato solo a un altro aperitivo e devo dire di essermi trovata piuttosto bene: c'era anche pasta, riso, pizzette, ecc. Ieri sera a locale più chicchettoso è corrisposta una magra consolazione cibaria: tutte salsine, formaggi, acciughe alla marinara e antipasti sottolio e sottaceto. Io e RagnoB ci siamo guardate e abbiamo cercato di non sentire il sapore di ciò che mangiavamo. Intanto i colleghi di RagnoC parlottavano tra loro su come dev'essere la loro donna ideale. Il perfezionista Albertosenza"o" diceva che la sua donna ideale deve avere belle caviglie, bei polsi, occhi profondi ed espressivi e capelli lunghi ondulati castani o mori (magari chiamarsi anche Nina Moric, perché no?). Matiz, che si chiama in un altro modo ma io ho memorizzato così, sta in un angolo a discutere con Stefano e sembra non esserci. Edoedo e sua zia fumano una sigaretta fuori. RagnoC afferma che per avere le donne bisogna avere i soldi. Usciti dal locale chiariamo il discorso. Afferma che (a parte me e RagnoB, ma è ovvio) le donne la prima cosa che guardano in un uomo è il portafogli. Tornata a casa rifletto su questa affermazione e posso onestamente dire che in tutta la mia vita ho incontrato solo una donna che badava a queste cose. Ho conosciuto questa donnina quando io avevo 15 anni e lei 18. Una ragazza più semplice di me perché io a quell'età già mi truccavo anche se mi vestivo da cesso ambulante. Lei no, proprio acqua e sapone, molto timida.
L'ho rivista l'anno scorso: aveva le meches bionde, era truccata, molto curata. Una microgonna e i tacchi, anelli e bracciali. I ragazzi usciti con noi la fotografavano e lei si metteva in posa per loro. Ma questo va ancora bene. Anzi, la cura del corpo, dell'aspetto è importante. E' un modo per dirci quanto ci vogliamo bene, quanto rispettiamo il nostro corpo. E anche farci belle/i in un certo senso è importante (entro i limiti, basta che un uomo non cominci a mettersi creme e cremine). Quello che mi ha letteralmente stupito è come lei giocasse con gli uomini. Con estrema disinvoltura ha affermato di far aspettare gli uomini con cui usciva così le regalavano fiori, gioielli, la invitavano in barca, alle feste.
E questo mi spiace parecchio: non tanto per lei, perché sono scelte di vita, ma per il mondo femminile in generale. E' triste che si generalizzi tanto in questo modo per poche donne che si comportano così. Ammetto di non aver mai pensato ai soldi, non m'importa dei gioielli, dei regali, delle rose e tantomeno delle barche (non so nemmeno nuotare se qualcosa va male come faccio?). E quasi tutte le persone che conosco si sono sempre lasciate andare ai sentimenti, al cuore, e mai alla testa. I soldi servono a comprare altri soldi, a darci sicurezza, un tetto per due. Il resto è superfluo.

A parte ovviamente roba tecnologica. Quella non è mai superflua. Tzè.

17 ottobre 2007

Giornata allegra oggi: il venerdì si avvicina e mano a mano che ciò avviene il sorriso si allarga. Anche il mal di schiena è meno doloroso. Tutto dovuto anche al fatto che per Halloween ho preso qualche giorno di permesso, così da poterci rilassare e festeggiare in santa pace. Non che si smetta mai di festeggiare.
Persino la nebbia di questa zona si colora di arcobaleno, i colleghi sono più simpatici, il traffico è quasi piacevole.
Ecc ecc
Mi sento un po' la bella addormentata nel bosco, tanto addormentata e non molto bella che saltella tra gli uffici regalando sorrisi a destra e a manca.

Peccato che il demone della scrittura banale mi ha posseduta e oggi non so proprio che altro scrivere.

...

Torno a dormire nel bosco.

16 ottobre 2007





15 ottobre 2007

Il gene del matrimonio

Ho partecipato a un concorso fotografico su www.fotograffia.it. Se volete votarmi (vi avviso, mi hanno detto che la procedura è lunghissima) andate sul sito, entrate, cliccate su gallery, cercate il mio nickname cleena e poi fate quello che vi pare. Il primo classificato, al momento, ha più di 1500 voti. Io 0. Non mi sono nemmeno votata come faccio di solito: stavolta sono proprio in balia della giuria popolare e delle conoscenze, che essendo pochissime, mi faranno avere uno o due voti per foto. Grazie comunque a chiunque contribuisce a innalzare lo 0 cosmico assoluto (per ora quindi grazie Aga).
Stanotte ho sognato che io e Roccio eravamo invitati a un matrimonio. Tutto è dovuto al fatto di esserci chiesti "Chissà chi è il prossimo a sposarsi?". Sarebbe bello tornasse di moda il matrimonio in bianco, con i parenti che litigano, il testimone che rutta, la damigella ubriaca che vomita. Purtroppo per noi donnine il matrimonio non è più in voga. E spesso questa moda è data dalle donne. Dopo esserci lanciate col paracadute indossando un assorbente, aver divorato gli sport maschili, esserci impratichite ad aver successo, potere, soldi, carriera ecc ecc, abbiamo gettato l'abito bianco dal balcone e abbiamo detto "basta".
Anche io sono un po' diffidente al matrimonio. Ma non a tutti.
Sono diffidente rispetto al matrimonio che nasce dopo pochi mesi dal primo bacio, di quelle persone che ancora hanno i cuoricini che escono da ogni poro e non hanno una visione d'insieme un po' più obiettiva. E sono diffidente rispetto ai matrimoni nati dopo un millennio di convivenza, che quasi dicono "Va bhe, non sapevamo che fare.. e allora..". Però preferisco i primi ai secondi. Almeno quando ti sposi sei davvero annullato dalle endorfine e i primi mesi sono di assoluta novità e felicità. Nel secondo caso spesso si tratta di legalizzare una situazione. "Non sapevo più come chiamarlo: compagno? Ragazzo? Fidanzato? Allora ci siamo sposati: così ora è mio marito".
Io al matrimonio credo poco: forse non ho avuto degli ottimi esempi in casa. Quando ero piccola mia mamma mi diceva che dovevo trovarmi un marito ricco che mi sistemasse per la vita e mia sorella si dava un tempo massimo per stare con i suoi ragazzi, poi li lasciava. Perché? Ma ovvio, per non soffrire. Così almeno era sicura che nessuno la mollasse.
Sono convinta che nel DNA femminile, in quella X in più, ci sia un minimicrogene che sta alla base di tutto. Qualcosa che ci faccia sognare ancora quella festa megalitica in cui siamo vestite come meringhe e nostra madre piange piange ma non sa come mai, anche perché siete andate via di casa da qualche tempo ormai.
Io penso che il desiderio dell'abito bianco sia dentro di noi, ma che si stia geneticamente perdendo.
Conservate le tradizioni. Votate Carla.

Tornano i conigli!

A Novembre è prevista l'uscita di Rayman Raving Rabbids 2! Intanto godiamoci il video di Rayman Raving Rabbids per XBox 360.

11 ottobre 2007

Germania, violenta la sua ex ottiene sconto di pena perché "sardo"

CAGLIARI - Incredibile sentenza ad Hannover. In un provesso per violenza sessuale, un uomo ha avuto riconosciuta l'attenuante di essere sardo. Ha tenuto segregata per giorni la ex fidanzata, l'ha picchiata, violentata, torturata e umiliata in vari modi ma ha ottenuto uno sconto di pena. Un ventinovenne cameriere è stato condannato a sei anni di carcere: il giudice gli ha concesso le "attenuanti etniche e culturali".

La sentenza è di un anno fa ma è stata resa nota solo in questi giorni in quanto il legale del giovane, l'avvocato Annamaria Busia, sta tentando di fargli scontare la pena in Italia. "Ho ottenuto una copia tradotta in italiano, con il timbro del tribunale tedesco, - ha spiegato all'Agi - in vista dell'udienza per il trasferimento in Italia prevista il 23 ottobre in corte d'appello a Cagliari". E nella sentenza si legge testuale: "Si deve tenere conto delle particolari impronte culturali ed etniche dell'imputato. E' un sardo. Il quadro del ruolo dell'uomo e della donna, esistente nella sua patria, non può certo valere come scusante me deve essere tenuto in considerazione come attenuante".

Il fatto di essere nato in Sardegna, per il giudice tedesco, rende quindi meno grave la responsabilità di in giovane che, convinto che la fidanzata lituana lo tradisse, l'ha tenuta prigioniera per tre settimane sottoponendola anche a violenze sessuali di gruppo. Le convinzioni sui sardi del magistrato, a dir poco bizzarre, hanno fatto risparmiare al cameriere almeno due anni di carcere. Il suo avvocato rimane comunque indignato. "E' una sentenza razzista", afferma sconcertata Annamaria Busia.


(Da La Repubblica)

Throwies





Sono bellissimi! Grazie Roccio per avermi detto come si scrive throwie e grazie Stephen per la segnalazione. Alla prossima fiera compreremo un bel po' di led.

Qualche sito su come si fanno:
http://www.flickr.com/photos/everythingdigital/sets/72057594069888500/with/104045253/
http://www.instructables.com/ex/i/7DBB34EAEDFF1028A1FC001143E7E506/?ALLSTEPS

10 ottobre 2007

Evviva i bamboccioni

Oggi mi sono alzata un bel po' a brandelli. Le braccia sono staccate dal mio busto, le gambe idem. Mancano le ossa del cranio. Sono tutta molliccia, gli occhi che rotolano sul letto, mentre la sveglia suona. Beep beep beep. Postponi, il comando che pigio sul mio N70. Lui obbedisce. 5 minuti di relax prima di ribipparmi il cervello molle. Intanto cerco di alzarmi ma non riesco a riattaccare le braccia. Striscio sul materasso ma non incrocio le gambe. Sforzo il collo per sollevare il cranio ma il cranio non c'è: ha lasciato il posto a materia grigia stretta da carne e pelle. Mi faccio forza e riesco a riattaccarmi alle estremità, però il raffreddore mi blocca, la debolezza mi stende, e mi si ristaccano. Insomma, oggi niente lavoro. Dormire anche solo un'oretta in più però mi ha davvero rimesso al mondo. Riposo assoluto e festa per il compleanno di mammà. Che oggi è pimpante e ha preparato un bel ciambellone ricoperto di panna.
Ma chi ce lo fa fare di lavorare? Evviva i bamboccioni!

09 ottobre 2007

Che distrazione: ieri mi sono dimenticata di raccontare del viaggio, del weekend, di ogni cosa. Tanto per cominciare, il viaggio. Per la prima volta ho preso il treno dalla stazione di Torino Lingotto. Peccato che (come direbbe Roccio, sculo) il treno abbia fatto ben 45 minuti di ritardo perché la motrice era rotta. Ma non 45 minuti di ritardo su tutto il tragitto, bensì sulla tratta Torino Porta Nuova - Torino Lingotto: 1 fermata, tempo normale di percorrenza 5 minuti. Il ritardo si è poi accumulato e fino a Firenze è diventato di più di 80 minuti.
Sul treno stavolta ho avuto modo di conoscere qualcuno, persone con storie comuni alla mia con cui confrontarsi e fare quattro chiacchiere. Il primo personaggio, viaggiatoreinpensione è un ex agente di viaggi. Dice di avere viaggiato in tutto il mondo quando ancora alcuni posti non erano invasi dal turismo e ci ha regalato alcune sue avventure. C'è rossallegra che corre dal suo fidanzato a Firenze ed emana cuoricini e stelline da ogni poro. C'è assicuratore che corre dalla sua fidanzata a Pisa, con cui sta da ben 8 anni e mezzo ma nessuno dei due si sposta, per il momento. C'è bergamasca che viene da Bergamo ed è andata a vivere a Viareggio. C'è sguardocupo, una donnina che diventa sguardoilluminato quando le chiedo il nome. E poi ovviamente ci sono io.
La discussione parte da un fuoco, rappresentato dal pazzofurioso che mi ricorda tanto lo psicologo/psichiatra del film Viaggio di nozze, interpretato da Carlo Verdone. La prima ad entrare nello scompartimento (si apre il sipario) sono io. Trovo pazzofurioso che dorme sulla seggiola davanti alla mia con i piedi ben distesi e poggiati sulla mia seggiola. Quella prenotata, per dirla breve. E' vero, ha un giornale sotto i piedi, ma lo trovo fastidioso comunque. Mi schiarisco la voce e dico "Scusi, è il mio posto". Mi guarda assonnato, sorride e dice "Ah, proprio quello?". "Sì, proprio quello, è prenotato". Sì alza e si siede due posti accanto. Stessa scena: mette il giornale sul posto di fronte a lui, poggia i piedi e riprende a dormire. Entra rossallegra, dice che quello (sì, proprio quello dove lui ha poggiato i suoi piedacci) è il suo posto. Dimenticavo un particolare. Pazzofurioso ha occupato un altro posto accanto a lui, poggiandoci sopra il suo trolley. Sporcando il già non pulitissimo posto con le ruote schifosissime del suo schifosissimo trolley. Toglie il giornale e dorme finalmente in una postura consona.
Entra viaggiatoreinpensione, con in mano un libro che Roccio mi ha consigliato di leggere. Pazzofurioso accende il suo vecchio iBook e si mette delle cuffie gigantesche per sentire musica o guardare un film. Gli squilla il telefono (io cercavo di dormire) e comincia a urlare, quasi come se volesse coprire le distanze solo con la voce (peraltro riuscendoci). Siamo ad Asti, entra assicuratore. Dice che quello, il posto dove è seduto pazzofurioso, è suo. Questo si alza, il portatile e borsa del portatile in una mano, il telefono nell'altra, poggia tutto accanto al mio sedile e io penso "no, qui non lo voglio". Assicuratore fa per sedersi e sposta una bottiglia d'acqua chiedendo a pazzofurioso se fosse sua. Lui si arrabbia e dice "Ho capito! Me ne vado!". Segue discussione inutile che non sto nemmeno a raccontare, ma tutti tiriamo un sospiro di sollievo e, sparlando un po' di pazzofurioso, cominciamo a chiacchierare. Quando poi arriva bergamasca comincia anche lei. Si sveglia dal suo sonno e dice "State parlando di relazioni a distanza?". Lei era di Bergamo: ha conosciuto il suo bello di Viareggio e dopo un tot di anni si è trasferita giù. Confessa: è stato difficilissimo. Dice di godercela finché è così, che poi è dura. Che tante volte ha voluto mollare. Ma ha tenuto duro, dice. Ma confessa che un po' si è pentita: forse avrebbe aspettato ancora un po'.
Assicuratore ci dice che sta con la sua donna, di Pisa, da 8 anni e mezzo. Nessuno dei due si sposta definitivamente: hanno entrambi un lavoro fisso e per ora stanno bene così. Io non condivido, ma capisco quanto siano diverse le persone. Dico mezza parola ma poi capisco che non è il caso. Evidentemente per loro va bene così. Rossallegra è un po' più grande. E' stata sposata ma suo marito l'ha lasciata per un'altra. Lei non si è data per vinta, e spara questi grossi sorrisoni che farebbero tremare qualsiasi essere umano. Una versione viva della parola ottimismo. Da pochi mesi si è innamorata di un ometto di Firenze e vive tutto senza paranoie, come invece farebbero quasi tutte le altre persone con una storia simile alla sua. Sguardocupo ama cucinare. Col suo boy prepara sempre dei manicaretti incredibili che solo a parlarne mi fa venire una fame... Scendo a Firenze e mi sono arricchita di nuove storie. E incontro il sorriso di Roccio, e penso alla nostra storia.
Quella che ci arricchisce ogni secondo di più.

08 ottobre 2007

Questa nuvolosa giornata non può spazzare via un weekend di sole. Sì, lo so, oggi c'è il sole. Ma qui è sempre nebbia!
Sabato siamo andati a vedere una casa, anzi due. Erano attaccate perché prima facevano parte dello stesso appartamento che è stato poi diviso, appunto, in questi due.
Il palazzo fa angolo, e l'appartamento (parlo di quello intero e non ancora diviso) sta per metà su una via tranquilla e per metà sopra una ferrovia. Posso dire in tutta tranquillità che il treno passa quasi sotto casa. Così tanto che si può giocare a tirare gli sputacchi ai treni che passano.
La cucina del primo appartamento da' sulla via tranquilla, mentre la camera da letto da' sulla ferrovia e il bagno è senza finestra. Il secondo appartamento da' esclusivamente sulla ferrovia ma il bagno ha la finestra. Nonostante il treno, il secondo appartamento ci piace, e vista la nostra propositività siamo convinti a vedere altri appartamenti. Sto mandando email a tutto spiano alle agenzie per prendere altri appuntamenti, solo che spesso loro non rispondono via mail e li capisco. Devono parlare, contrattare, ecc ecc. Ma io al telefono non posso, almeno in orario di lavoro. Rivelerei il mio piano diabolico e segretissimo ovvero stare qui finché resisto, prendere un po' di soldini e poi fuggire via lasciando una scia di falsi sogni e speranze spezzate.
Lo so, avevo promesso di non parlare più di lavoro, ma rivelo solo una piccola chicca a una serie di disgraziati eventi capitati proprio qui. Oggi, ho deciso, è il "contratto day", ovvero il giorno in cui vado dal capo e rompo i coglioni per sapere quando mi farà firmare il contratto. Direi che è una scelta sensata al primo giorno della quarta settimana. Così vado dal mio capo partenopeo, mi siedo e tuono (ma un po' timidamente) informazioni sul suddetto foglio di carta. Lui gnorreggia "Ma non lo aveva già firmato?". Eccolo, lo sapevo. Casca dal pero. Mi dice "Ha ragione, m'aggio scurdato". L'esilarante risultato di questa commedia napoletana è che devo ricordargli io del mio contratto. Io rifarei un altro V-Day: ma solo qui dentro.

04 ottobre 2007

Mi piacerebbe descrivere cosa fa la mia azienda: in un certo senso è un ambiente parecchio intrigante. Ma soprattutto mi piacerebbe definire il mio lavoro però nemmeno questo mi è possibile. Nel primo caso perché è da quando sono arrivata qui che spaccano le balle su quanto il lavoro che si fa qui dentro sia supersegreto. E nel secondo caso perché non sto facendo un lavoro ben preciso. Nemmeno io so per cosa sono assunta. Ma quel che è peggio è che nemmeno i miei colleghi lo sanno bene. Il mio capo farnetica su una serie di test che devo fare al software. Ma è ovvio che su molti aspetti non ne ho le competenze (sono stata ben chiara ai colloqui). Quindi spesso mi capita, diciamo anche tutti i giorni, di imbattermi in un collega che mi chiede "Ma tu esattamente cosa fai qui?". Finora non ho risposto con decisione: oggi mi sono rotta e seccamente ho risposto che faccio i test. "Ancora test?" "Si vede che ne hanno bisogno". Questa cosa mi butta un po' giù: se da un lato vorrei che continuasse a essere così, dall'altro mi piacerebbe avere un ruolo. Ad esempio i commerciali vorrebbero sfruttarmi come grafica e la cosa mi piacerebbe. Ma nell'area sviluppo non vogliono. Dicono che io sono stata data a loro e così deve essere (nei secoli dei secoli, amen).
Per non chiudermi eccessivamente nel mio guscio domani andrò a pranzare con i commerciali (decisamente più simpatici e alla mano) che non fanno domande e con cui mi trovo relativamente bene.

Per parlare d'altro: ieri sono tornata col bus e mi sono raffreddata. Il calore del riscaldamento già acceso e i finestrini aperti hanno fatto danno. Ho fatto un salto alla stazione di Torino Lingotto perché domani partirò da lì per andare dal mi' bello.
E, tra parentesi, mi sono anche stancata di lamentarmi del lavoro nuovo, della desolazione di questo luogo in mezzo al nulla, dei miei colleghi sboroni, quindi cercherò (ci provo almeno) di non parlarne più.
Voglio godermi il weekend, il mi' bello, la casa che andremo a vedere (essì, finalmente ce l'abbiamo fatta. Prendere appuntamento con un agente immobiliare è peggio che chiedere udienza al papa), il mercatino dei computer (alla stazione Leopolda, se vi interessa), i baci, le carezze, il mondo.

03 ottobre 2007

Punk Life

Me lo chiedono spesso e io stamani ci pensavo: "Perché ascoltavi la musica punk?". La verità è che del punk non so nulla. Non sono di quelle persone che, per ascoltare un genere musicale o fare qualsiasi altra cosa, partono dalla preistoria. "Ma così non ci capisci nulla!". Non ho bisogno di sapere vita morte e miracoli dei NOFX o dei Sex Pistols per farmeli piacere di più. Forse sono un immondezzaio musicale ma ammetto di ascoltare un po' tutto e non avere un genere preferito. A 15 anni però ho passato il mio meraviglioso periodo punk. La differenza sostanziale tra quei punk (di quando io ero piccina) e i nuovi pseudopunk è che noi i soldi davvero non li avevamo. E gli anfibi rotti erano così per vita vissuta e non perché li avevamo tenuti a sgualcire sotto i mobili. Io avevo i miei anfibi riparati alla meno peggio con lo scotch marrone, i capelli tagliati male e di colore viola elettrico, vestiti messi a caso e che, nonostante questo potrebbe far torcere il naso a qualcuno, non corrispondevano mai a uno stile. Se volevo mettermi una larga salopette andava bene. Se volevo mettermi un grosso maglione rappeggiante, stavo solo più comoda. Però ascoltavo musica movimentata, il mio gruppo di amici era crestaiolo e, anche se nessuno lo ammetterebbe mai, parecchio vanitoso. Per mantenere quelle creste qualcuno al mattino passava più tempo in bagno di quanto ci stavo io. Uno di loro era anche modaiolo: aveva comprato un chiodo ma così nuovo e lindo si vergognava a indossarlo e quindi lo abbruttiva di proposito sgualcendolo in tutti i modi. Stonava parecchio quel giubbino pulito al canto di "Sid Vicious è vivo". Io andavo matta di quell'ambiente per i colori, i suoni forti e saltellanti e il menefreghismo totale dell'impatto del proprio aspetto sugli altri. La gente ci guardava come appestati e più era così, più noi ci mettevamo in mostra. Ascoltavo a tutto volume "Don't call me white" e i Propagandhi (di cui ho anche un vinile originale). Le ragazzotte mi fermavano per chiedermi dove avevo comprato la tinta per capelli e io gongolavo di tanta popolarità nella scuola. Poi feci la chemioterapia, mi rasai i capelli che in seguito caddero tutti (assieme a ciglia, sopracciglia, e tutto il resto). Rimasi popolare nella scuola per l'atto di coraggio nel rasarmi a zero (non tutti sapevano che in realtà non si trattava proprio di coraggio) e poi tante cose cambiarono. Ascolto ancora i NOFX e, sebbene mi piacerebbe tanto farmi ancora i capelli viola, temo che questo mini la mia credibilità al lavoro. Buffo come il giudizio delle persone, che prima era una cosa del tutto estranea al tuo modo di essere, piano piano prende vita dentro di te. Capisci che l'anarchia è male, la società in cui sei va considerata, e tutto sommato se le cose fanno così schifo (sto leggendo La Casta) è anche grazie al menefreghismo di persone individualiste che non sanno vivere in società. Sparisce il punk come concetto anarchico, ma rimangono i colori, la musica saltellante e l'abbigliamento disabbinato.
Anche solo se li tieni stretti dentro di te.

02 ottobre 2007

Da due giorni incontro uno stivale di gomma sulla tangenziale, per cui questa volta vi racconterò della

Storia dello stivale di gomma



Ne ho viste di cose io, e ho vissuto sempre in condizioni climatiche disastrose. Nel fango, nella pioggia, con la neve mi sono sempre rivelato uno strumento indispensabile. Tutti gli altri mi snobbavano ma io continuavo col duro lavoro, perché era l'unica cosa che mi faceva sentire completo e vivo. E ho visto anche tanta merda (un po' a dire il vero l'ho anche calpestata), ma non sono di quelli che si scandalizzano o si tirano indietro. Quando esco da casa io so già che non mi aspetta nulla di facile. Il mio padrone, del resto, lo sa. Si alza presto al mattino per controllare gli animali e dar loro da mangiare. Per controllare il suo orto e da bere alle piante. Ma lui non sembra felice. Qualche volta alcune gocce sono cascate, ma non dal cielo: dal suo viso. Io sollevavo un po' la punta per guardare cosa stava facendo ma lui prontamente si asciugava con la camicia sporca dal lavoro di mille giornate e proseguiva.
Non me ne sono mai preoccupato, a dire il vero. Che ne sa uno stivale di tutti i problemi che si fanno gli uomini? Che ne sa uno stivale quale ragione di piangere ha un uomo che vede il sole sorgere ogni mattina, che assapora ancora il piacere del lavoro fisico, che ama l'odore dei campi bagnati dalla rugiada al mattino presto, quando i galli si sono appena alzati e cantano? Io facevo del mio: impedivo che i piedi del mio padrone si sporcassero o si bagnassero. Di più non potevo fare.
Ma quel giorno l'omino che sempre era puntuale non si svegliò. Pensai: e gli animali? E l'orto? E' ora di andare e lui non si sveglia. Ma proprio in quel momento alzò pigramente un braccio. Poi un altro. Mise la camicia della festa e il giacchino elegante. Entrò nei pantaloni gessati scuri a malapena, si diceva spesso di voler dimagrire, ma proprio non gli riusciva.
E in tutto questo sfarzo (corredato, è vero, da toppe, macchie incancellabili) c'ero anche io. Niente scarpe della festa, non ce n'erano. E così indossò me, unico compagno indivisibile di vita, unico amico di tante fatiche giornaliere. Andò a mettere da mangiare alle bestie e poi all'orto. Ma ci rimase ben poco.
Si rimise in macchina (una panda credo, ogni tanto lo sentivo gridare all'insieme di ferraglia rumorosa chiamata auto. E si riferiva sempre a lei come panda) e insieme ci recammo in un luogo isolato, sopra a un ponte. Fermò la macchina e pianse. Non volevo crederci ma avevo già capito. In un attimo venni sbalzato lontano dall'urto contro l'asfalto. Vennero auto sferraglianti e urlatrici con luci blu che lo chiusero in un sacco cernierato nero e lo portarono via. E io rimasi qui, e io sono ancora qui. Nessuno mi ha notato o raccolto. Sono ancora intatto senza la mia metà, sbalzata chissà dove o forse ancora al piede del padrone.
Sono qui e guardo i mostri metallici passarmi accanto velocissimi e a volte calpestarmi. E ho capito per quale ragione il mio angelo si è lanciato nel vuoto.

01 ottobre 2007

Lavoro, ma forse no

Non basta essere una grossa azienda per essere seri. In tutti i casi.
La scorsa settimana ero andata dal mio miniboss per chiedere info sul contratto, cose di poco conto come quando me l'avrebbero fatto firmare. E lui di tutta risposta mi aveva rassicurato (con un tono velatamente arrogante) che il mio conratto era in realtà il precontratto che avevo già firmato. Io, consapevole della mia ignoranza in materie contrattuali, vado via a capo chino convinta di avere fatto una figura di merda.
Stamattina però ricevo una telefonata dall'agenzia per il lavoro di Torino (ex ufficio di collocamento) in cui una gentile signora mi dice di aver ricevuto una richiesta di assunzione da parte di questa società (dove lavoro ora), ma perché possano avviare le pratiche (di assunzione!!!) è necessario che io dichiari di essere disoccupata.
Totalmente cascata dal pero affermo che io già lavoro presso questa società. Insomma, quasi accecata dall'ira, vado dal mio boss e dico di aver ricevuto tale chiamata. Scandendo bene "Quindi io non sono ancora assunta?". Cascato un po' dal pero anche lui, perché sapevano ma tacevano, mi rassicura dicendo che speravano di sistemare tutto entro la settimana. Entro la settimana?
Long story short, non sono assunta. Sono qui, verrò pagata, certo, ma la mia posizione è ancora da definire. Tornata qui, in ufficio, davanti a tutti, dico ad alta voce al miniboss che avevo fatto bene a chiedere del contratto perché a conti fatti io non dovrei essere qui. Anche lui casca dal pero.
E come al solito ho sempre ragione a non fidarmi.
Domattina dovrò andare al centro per l'impiego (che apre alle 9, perderò un sacco di tempo) per autocertificare di essere disoccupata, e me ne uscirò alle 17, e pretenderò che le mie ore di assenza siano pagate.
Il casino è nato dalla casa editrice dove lavoravo. Mi avevano assunta col contratto di apprendistato ma pare non abbiano segnalato le mie dimissioni, e quindi io dovrei ancora essere in contratto di apprendistato con loro. E poi perché in tutto questo sfacelo di aziende che non sanno fare il loro lavoro ci devo rimettere io?