30 dicembre 2008

Novità

Ieri mi ha chiamato l’ospedale, hanno fissato l’appuntamento per la prima parte della procedura, ovvero il posizionamento del rep. Che è il rep? Boh?
Da quello che ho capito iniettano carbone vegetale che verrà assorbito dai tessuti e permetterà di rintracciare i nodulini. Il tutto verrà fatto il 7 gennaio dalla mattina al pomeriggio (pare sia una robina lunghetta). Secondo il parere di chi mi ha chiamata ieri siamo a buon punto per la prenotazione dell’intervento ed è probabile che entro una settimana a partire dal 7 gennaio verrà fatto tutto.
Sempre in quella settimana c’è il battesimo di nostro nipote e io sarò la madrina. Io e Roccio siamo d’accordo che se proprio lui deve prendere ferie è meglio prenderle per venire alle visite con me: non importa se salta il battesimo. Per me è il solito dilemma esistenziale: la mia responsabile è una donna, se le spiego ogni cosa sarà più che comprensiva e forse la forzerà un po’ sulle sue scelte future (ricordiamocelo: a marzo mi scade il contratto), se non sono così specifica faccio buona cosa perché non mi giustifico e mantengo un po’ di privacy, ma potrei compromettere la mia situazione lavorativa futura. La questione è “prendere ferie/permessi per un problema di salute non specificato che ‘voglio’ curare a Torino e per il quale non porto certificato medico”. Ho tempo fino ad oggi pomeriggio per pensarci, vedrò.
Ieri dopo il lavoro siamo andati a passeggiare nel centro di Firenze, dovevo comprare un correttore per il viso.
Le opzioni erano due: correttore liquido MAC oppure correttore/fondotinta vichy dermablend.
MAC pro: è una marca incredibile e i suoi prodotti sono davvero eccellenti;
MAC contro: prezzo alto.
Vichy pro: è anche fondotinta, è molto coprente, ha un prezzo ragionevole, sicuramente non fa male alla pelle;
Vichy contro: fin troppo coprente e pastoso. Anche usato in modiche quantità sembra difficile da sfumare.
Passiamo in farmacia e provo il Dermablend Vichy. Una piccola passata sul dorso della mano e diventa quasi bianca. Mi fa provare anche il correttore La Roche Posay ma ha un colore rosato. Anche se non voglio ammetterlo ho una pelle giallognola e non rosata.
Passiamo da MAC, c’è un ragazzo che mi consiglia. In fatto di roba da donne chissà perché diamo molta più retta ai commessi uomini. Forse perché ci sembrano più obiettivi e imparziali. Difatti lui scova subito la mia tonalità di pelle ovvero NC20. Ero convinta di essere più chiara, una NC15, ma lui sembra sicuro infatti mi mette il correttore che sfuma perfettamente sulla pelle coprendo tutti i difetti. Nonostante il costo mi convince, anche solo per il fatto di essermi stato dietro e avermi consigliato e avermi fatto provare il prodotto. Dietro consiglio di Roccio prendiamo anche il Vichy Dermablend che posso tenere come fondotinta di riserva quando siamo in viaggio o simili.
Tralaltro a Torino questo weekend abbiamo preso dei trucchi stargazer. Stargazer è una marca che fa roba per dark/punk, quindi tinte forti (viola rosa gialle argento blu verdi ecc) ma anche cosmetici. Abbiamo comprato una cipria bianca (non chiara, proprio bianca bianca) e un ombretto arancione fosforescente. Non scherzo, oggi ho gli occhi a evidenziatore.
E ora torno al lavoro se no, assenze a parte, non riesco proprio a farmi assumere. Tzè.

24 dicembre 2008

Terza puntata

Non immaginavo esistesse un reparto di Senologia e una visita Senologica. Il nome mi fa pensare più alla geriatria che al seno vero e proprio.
Eppure esiste davvero. Ed è pieno di donnine che aspettano, alcune giovani, molte altre meno, raccontandosi le loro drammatiche esperienze. Rimanere in attesa lì fuori non è decisamente positivo e non fa sperare al meglio. Chi racconta di dover tornare ogni settimana per fare la medicazione, chi con perizia di particolari, come è stata operata e chi racconta dei propri problemi nella vita di tutti i giorni. La mia visita era alle 11 ma sono passata dopo le 13.
Il medico mi ha palpato il seno alla ricerca di questi noduli ma non li ha trovati, ha dichiarato che effettivamente sono microcalcificazioni troppo piccole, per quello facciamo la biopsia. Aggiunge che la biopsia serve per capire cosa sono perché non hanno ancora dati su “ragazze così giovani che in età dello sviluppo abbiano seguito cicli di radioterapia a mantellina”.
Sono diventata un caso statistico.
Prima di procedere alla biopsia, che sarà monitorata da una macchina radiografica per capire dove stanno andando, faranno un tracciamento col carbone vegetale che servirà da guida.
Il rischio che può verificarsi è di non trovare le microcalcificazioni, essendo troppo piccole, quindi di aprire, chiudere e dover riaprire nuovamente.
Domando di che dimensioni sarà il taglio, sto diventando una sorta di Frankenstein a forza di cicatrici. Il taglio sarà piccolo, dice lui, come quello che le hanno fatto per il neo (N.B. per un neo di 5 mm hanno fatto un taglio di 5 cm, la legge chirurgica del “x10”).
Strabuzzo gli occhi: dove sta la tecnologia, la nanochirurgia, la laparoscopia? Con le dita indica una lunghezza di circa 5 cm.
Eccolo: la legge del “x10”: per un nodulo di 4 mm un taglio di 5 cm.
Di questo natale è la cosa che più mi scazza, davvero. L’idea di fare questo e rimanere in attesa del responso.
Ieri era il compleanno di Roccio, mi spiace non essere molto allegra in questo periodo ma ho tante cose che mi impediscono di sorridere col cuore ed essendo troppo espressiva non riesco a nascondere tutto.
Poi non so, magari è il tempo, magari tra qualche giorno passa tutto, magari mi riprendo un attimo, magari la smetto di preoccuparmi.
Comincio ad odiare seriamente il natale.

16 dicembre 2008

Seconda puntata
per chi l'attendeva e non

Gentilissimi utenti, siamo qui ad informarvi che la visita è andata bene. Il nodulino sta lì, forse ci sarà da fare una biopsia ma i valori sono nella norma. Il mio ingrassamento non è poi così decisivo. Io credevo fossero 10 kg ma erano solo 3 kg. I valori ormonali della tiroide sono abbastanza stabili, la salute generale è buona.
Oggi mi chiama l'ospedale Molinette di Torino a nome del C.O.E.S. (centro onco-ematologico subalpino) per fissarmi un'ulteriore visita senologica (al seno, non per anziani!) il 22 dicembre.
Quindi domenica 21 sera partirò ancora alla volta di Torino per attendere news dal seno destro (il seno sinistro pare si sia infervorato di questa mancanza di attenzione verso di lui).

Questo in parte per tranquillizzare anche i più che si sono interessanti e che ringrazio sentitamente.

Altre novità più allegre. Sabato siamo stati a Genova alla fiera del radioamatore. Ho comprato una pennina laser verde stupenda. Ci si può indicare il cielo, il fascio luminoso si vede chiaramente.

Ieri sera cinema "Ultimatum alla terra". Due note positive. Lo strafico alieno Keanu Reeves e la strafica protagonista Jennifer Connelly.

In compenso dagli spot prima del film ho capito che ho proprio voglia di vedere Madagascar 2.
Qui il trailer:

09 dicembre 2008

Lavaggio (e non) del cervello

Dopo essermi dedicata appassionatamente alla PNL (dormendoci davvero sopra, un libro così soporifero non l’avevo mai provato) e all’arte della persuasione, ora mi sta appassionando la materia più “bastarda” del Mindfucking. Per chi volesse scoprirne di più c’è un bel libro dal medesimo titolo edito dalla Castelvecchi (eh, lo so, non si può voler tutto dalla vita). E c’è anche il seguito, “Mindfucking 2”. Inutile dire che li abbiamo acquistati entrambi. Una volta finiti pensate che riuscirò a resistere all’impulso di comprare anche “Brainwashing”?
E’ il periodo della comunicazione occulta, della persuasione e della coercizione di pensiero. E, conoscendomi, non farò nessuna delle tre cose. E’ fondamentale la libertà di pensiero, anche e soprattutto la mia, ecco perché mi incazzo enormemente quando le mie ideologie non vengono rispettate.
Il rispetto delle ideologie per me si fonda su diversi presupposti:
- si può e si deve assolutamente favorire il confronto e il dialogo;
- si può e si deve assolutamente scendere a compromessi e trovare un punto di incontro;
- non si può (ma proprio no) a tutti i costi convincere direttamente o indirettamente una persona a subire le proprie ideologie;
- quando il confronto e il dialogo non sono possibili per divergente totali e visioni di vita diametralmente opposte si possono evitare argomenti “pericolosi”;
ogni violazione di uno o più presupposti mi genera ansia e sensazione di soffocamento che sfociano in manifestazioni psicosomatiche più o meno gravi.
La mente umana è davvero strana: quando la resistenza dell’individuo è particolarmente forte, ogni tentativo di maneggiarlo rinforza la resistenza a meno di non farlo regredire a uno stato infantile tale da permettere una totale resa.
Diverse sperimentazioni hanno individuato una componente molto curiosa nel comportamento umano. In alcuni individui (con una percentuale del 33% circa) il pensiero individuale viene totalmente surclassato dall’idea del gruppo. Ovvero: se il gruppo da’ una risposta palesemente sbagliata ad una domanda banale, il 33% delle persone risponderà in maniera errata seguendo il gregge.
Io faccio parte di quel 33%.
Però qualcosa potrebbe essere cambiato negli ultimi anni. Mi rendo conto di avere acquisito sicurezza su alcune cose e, a meno di non toccare argomentazioni di tipo politico, i pilastri non cedono tanto facilmente. Soprattutto se la tesi opposta è avvalorata da tanti “ho sentito dire che”.
Oltre a leggere queste robine interessanti ogni tanto mi dedico alla cucina. Ieri ho fatto il pane e i muffin (che sono venuti particolarmente buonini).
In questa settimana non ho usato cibi precotti e ho cucinato tutto con le mie zampette, triglie alla griglia con aglio e limone, scaloppine di trota salmonata e prosciutto crudo, fagioli alla campagnola, risotto con radicchio e gorgonzola, pasta con sugo alle polpettine. Ci siamo imposti di bere mezzo bicchiere di vino a pranzo e/o a cena (fa così bene, dicono).
Ora ci manca solo tornare a correre ma con questo freddino.
Ieri abbiamo preparato l’alberino di Natale. Io avevo poca voglia però devo dire è venuto bellino.
Dopodomani saliamo a Torino, nel pomeriggio avrò la visita medica dall’endocrinologo e spero di fare in tempo per vedere la lauretta specialistica di MinchiettaUno che proprio quel giorno discute la sua tesi.
In bocca al lupo MinchiettaUno.
Ho seminato le gemmine di drosere pigmee.
Rimango in attesa di una nascita.

04 dicembre 2008

Colpa del tassista

Sabato sera siamo andati in un pub triste triste. Ma era sabato o venerdì? Non ricordo. Il pub a dirla tutta è molto bello, è grande, tutto di legno. Il classico pub dove si va tra amici a chiacchierare. E’ totalmente vuoto, quindi c’è vasta scelta di tavoli. E’ una cosa non da poco.
Peccato che il gestore ci mette un bel po’ a fare i cocktail che lasciano un po’ a desiderare: ma se si ha lo stomaco forte va bene. E poi è un po’ buio, la luce è data da piccole abatjour con ragnatele annesse, inserite tra un tavolo e l’altro. E poi è freddo, c’erano le finestre socchiuse.
Ma per fare 4 chiacchiere non c’è niente di meglio.
Ieri e l’altroieri sono stata a Torino per delle visite. Tutti mi dicono “Ma perché ti sbatti fino a lì per farti visitare che qui c’è Careggi blablabla?”. Risposta: “Quando trovi un medico di cui ti fidi non lo lasci così facilmente”.
Parto l’altroieri da Firenze Rifredi, nemmeno a dirlo, il treno ritarda di mezz’ora. Certe cose non cambiano proprio mai. Arrivo insomma già abbastanza tardino, visto e considerato che un folle seduto accanto a me aveva sul tavolino la foto (ritagliata da un giornale, in bianco e nero) di Sarah Miller e ogni tanto chiacchierava con la foto. Proprio così. Appena c’era un po’ di baccano lui guardava la foto, rideva, e borbottava qualcosa. Io non so, cercavo solo di dormire, ero un po’ cotta perché mi ero svegliata abbastanza presto (povero Roccio che doveva anche andare al lavoro). Ogni tanto mi voltavo verso il signore e lui smetteva:assomigliava a Robert De Niro, la versione italiana con i capelli bianchi e tanta pancetta.
Arrivata a casa di mia mamma mangio velocemente qualcosa e porto a spasso Poldino, intanto un forte mal di testa dovuto al troppo sonno sul treno mi devasta. Mi doccio veloce, mi sistemo alla meno peggio e vado in centro. Magari due passi mi fanno passare il male.
Scopro che in piazza Castello hanno aperto una nuova libreria, molto bella. Qualcosa come “libreria.coop” o “coop.libreria”. Ci faccio un giro e trovo un sacco di libri che vorrei comprare. Ho la mania compulsiva dei libri. Poi non riesco a stare dietro agli acquisti e si accumulano nella libreria. Quanti libri belli. Quanta carta stampata, quanti bei colori di copertine, quante cose su cui vorrei documentarmi.
Meglio uscire. Esco e mi avvio verso la fnac, ma anche lì c’è la libreria. Mi riperdo tra i libri, cerco testi sul Madagascar (all’altra libreria ne avevano di più). Mi chiedo cosa sarebbe meglio se Madagascar o Australia, sono due mete ambitissime, tutta natura, tante bestie, tanta avventura. Rimando la decisione e corro in farmacia a prendere qualcosa per il mal di testa che intanto è aumentato.
Torno a casa di mia mamma mangio qualcosa (si era ormai fatta ora di cena) e prendo la pastiglia. Il giorno dopo ho la visita, anzi le analisi, mi toccherà passare tutta la mattinata in ospedale. E poi devo fare il prelievo, e come al solito ho paura del prelievo.
Per andare all’ospedale ci sono due opzioni: prendere il bus e svegliarmi parecchio prima o prendere il taxi e svegliarmi a un orario decente. Opto per la pigrizia e la spesa allucinante. Il taxista infatti fa strade inesplorate e mi fa spendere circa 21 euro, e mi saluta con “Auguri”. Tutti sanno che non si fanno gli auguri in questi casi ma bisogna dire “In bocca al lupo” mannaggia a te taxista.
Mi tocco le palle che non ho, ma dato che sto decidendo di diventare superstiziosa quasi quasi le espianto a Roccio e le impianto a me: dato che in salute non vado fortissima almeno ogni volta che vado in ospedale e qualcuno prova a farmi gli auguri mi tocco le pallediRoccio e magari la scampo.
Vado al bancone di legno del C.O.E.S. detto altrimenti Centro Onco Ematologico Subalpino, però lì mi mandano a fare la coda: che strano, per gli ex pazienti del Regina Margherita di solito consegnano direttamente loro le impegnative fatte dall’ospedale. Però non dico nulla, in un anno cambiano tante cose,anche le procedure.
Quindi mi accodo e vado a fare il prelievo. Entro come sempre terrorizzata. L’infermiera è un donnino che parla come la Littizzetto (uh come lo sento l’accento piemontese adesso. Mi sembra così alienante) e urla come una foca in calore. Mi vede, penso, tremolante, mi rassicura dicendo che ha lavorato tot anni in Ematologia al Regina Margherita, l’ospedale infantile, e difatti dopo tanti anni mi becca al primo colpo la vena e non mi fa nemmeno male, visto e considerato che mi ha bucato sul dorso della mano, zona abbastanza sensibile. Non deve nemmeno farmi due buchi perché ha azzeccato tutto, io penso checulocheho e vado a mettermi in coda per l’ecografia alla tiroide.
Il dottore che mi fa l’ecografia era una volta un assistente. Mi aveva visitata assieme al mio endocrinologo circa 3 anni fa. Lo avevo notato perché era un bel ragazzotto alla Tom Cruise, lampadato ed aitante. Il mio antitipo ma medico, quindi comunque da notare.
Lo rivedo però più stanco, non più lampadato e con le occhiaie. Era tornato dalla notte e l’ultima visita del suo turno ero io. Era davvero a pezzi.
Mi dice di nuovo che la tiroide probabilmente è da togliere. Mi tocco le pallediRoccio e spero che si possa rimandare all’infinito.
Intanto arriva il mio endocrinologo, gli chiedo come mai al bancone di legno non mi hanno consegnato l’impegnativa. Parte arrabbiato a fare il cazziatone alla signora che avrebbe dovuto farlo e torna con la mia impegnativa.
Mi rimane solo quella che credevo essere una mammografia ma si rivela (come appunta l’endocrinologo) per ora “solo” un’ecografia al seno.
Vado a fare colazione che ho una fame boia e spero mi facciano passare prima dato che sono le 10 e ho l’appuntamento alle 12.40. Ma arrivata in reparto radiologia capisco che non c’è speranza. C’è gente che aspetta da ore ed era prenotata ore prima. Il mio problema è il treno. Devo prendere il treno ma prima devo tornare a casa di mia mamma a recuperare lo zaino. Questo vuol dire che per prendere in tempo il treno delle 17 devo uscire dall’ospedale alle 14. Mi ci vuole un’ora e mezza per andare a casa di mia mamma dall’ospedale e un’altra ora per tornare in stazione. 15 minuti per mangiucchiare qualcosa ce le vogliamo mettere?
Insomma si fanno le 13 e sono ancora lì. Meno male ho il libro sulla PNL che tralaltro ha proprietà soporifere su di me, mi basta leggerne una pagina e svengo collassata, come in catalessi, oberata da tanti termini e diciture. Per dirla breve la gente comincia a sfavarsi e partono le polemiche.
Così ci spostano in un altro reparto che fa la stessa cosa. Chiedo a una signora per quando era prenotata. Mi dice che era prenotata per le 10 (sono le 13.20), perdo speranze di passare perché le dico che sono prenotata per le12.40 ma, miracolo, mi chiamano. Quindi la signora si sfava perché ora sa che la sua prenotazione veniva prima, però la dottoressa dice che mi sono registrata prima di lei e quindi non ci sono cazzi. La ringrazio e le spiego che ho anche un treno da prendere, quindi attacca a ecografare. Mi spoglio, mi sdraio, guarda bene, riguarda bene e parla con un collega. Parla di nodulini. Mi fanno rivestire e mi spostano al reparto dov’ero prima per farmi fare una mammografia. Ma come mammografia, non dovevo fare solo un’ecografia. Comprendo bene che c’è qualcosa che non va.
La mammografia, per chi ha poche tette come me, è una tortura. Devono schiacciarti il seno tra due ripiani e il medico ce la mette tutta, me le tira, me le palpa, me le strizza. Un male cane insomma. Poi le rifà più volte perché non gli riesce: col senone (come direbbe mia mamma) sarebbe tutto più semplice ma un senino non ha mammografia che tenga. Mi chiedono di rivestirmi e mi fanno rifare un’altra ecografia con una dottoressa con più esperienza.
Parla di linfonodi e di gruppi calcificati, io non ci capisco molto, ma continuo a capire solo una cosa: che qualcosa non va.
Mi chiedono di rivestirmi dopo aver fatto un segno sul seno destro con un pennarello indelebile nero. Mi piazzano un cerotto con una sferetta incollata all’altezza del puntino disegnato. Mi fanno fare un’altra mammografia ma i segni non coincidono. Mi chiedono ancora di vestirmi e il dottore mi spiega che ci sono un gruppo di formazioni calcificate e un nodulino ma non sanno altro. Fare un’agoaspirato non si può, troppo piccino. Vogliono farmi una biopsia chirurgica.
L’11 saremo di nuovo a Torino per una visita dall’endocrinologo ci dirà lui poi, guardando gli esami, cosa fare. Certo, ho paura.
Però c’è Roccio con me (che dolce, mi ha regalato un fiore di girasole), e anche se un piantino me lo sono fatta ieri, non posso davvero lamentarmi di niente.
E poi, lo so bene, la colpa è tutta del taxista.

27 novembre 2008

Ultimamente il sonno e la fame mi avvolgono. A breve salirò a Torino per delle visite così finalmente il mio endocrinologo potrà dirmi se i miei ormoni stanno impazzendo e questo fa impazzire anche me o se semplicemente sto impazzendo e ho fatto impazzire i miei ormoni.
In compenso il mio lavoro sta diventando un'unica gigantesca pratica. Gli ho anche dato un nome, si chiama Ugo.
Il mondo mi sorprende sempre più: ho trovato della muffa sulla punta di un evidenziatore. Quella roba non ha limiti, prima cerca di prendersi la mia marmellata, e poi anche il pennarello al lavoro.
Sabato sera abbiamo pizzato tra carnivorofili di Torino. E' stato molto carino rivedersi, abbiamo conosciuto due personaggi incredibili che ci hanno promesso un giro turistico a Torino e a Roma: sono appassionati di storia e sentir parlar loro sembra di guardare il figlio di Piero Angela in tv.
A questa cena mi hanno regalato una piccolissima e bellissima Drosera burmannii ed io, ripresa alla grande dal trip delle piante, mi sono portata giù torba, perlite e sabbia silicea. Una ragazza mi ha promesso di spedirmi gemme di Drosere pigmee e voglio che trovino una confortevole casa per poter nascere.
E poi vorrei fare un ordine all'estero di piantine, magari un ordine cumulativo tra appassionati. Ho bisogno di una Sarracenia leucophylla e di una flava. Poi si vedrà.

17 novembre 2008

BruciaGrassi e MangiaBanane

Ci sono innumerevoli novità in questo mondo. Venerdì sera la prima serata mondana tra colleghi e non (ho scoperto che i nostri due validissimi informatici erano compagni di università di Roccio, tant'è che mi hanno detto "Dovevi dircelo che stavi con Roccio, così capivamo chi era!") e siamo andati a sentire un mio collega suonare in un pub ad Empoli. Devo dire che sono stati proprio bravi.

Venerdì, incuriosita dal corso sulla comunicazione fatto in azienda, ho comprato un libro sulla PNL. Se cercate su web non vi sarà difficile trovare qualcosa.
Nella mia vita ho sempre accusato gli altri di non capirmi ma forse sono io a non capire o a non spiegarmi bene, così voglio darmi un'opportunità per cambiare e cercare di capire gli altri mondi che mi circondano. Sto diventando davvero una piattola, intollerante di qualsiasi cosa e/o persona e spesso mi chiedo cosa mi renda così acida.

Altre news, lo sapevo, ma ho trovato conferme, sulle difficoltà intrinseche della vita semimatrimoniale. Odio quelle coppie (ecco l'intolleranza) che quando gli chiedi "Come va?" Rispondono "Benisssssimoooo". Non è vero!
Ci sono sempre delle piccole/grandi difficoltà e il fatto di riuscire ad affrontarle rende sicuramente la coppia più stabile di quanto non si creda.
Esempio: ieri sono entrata in vivissima paranoia perché in 24 ore Roccio avrà spiccicato sì e no 10 parole. Io cado in depressione quando non capisco cosa succede e Roccio non è la persona più comunicativa del mondo.
Alché mi chiudo e l'insicurezza e il senso di colpa prendono il sopravvento su qualsiasi cosa. Entrare in un vortice negativo è facile perché dal suo silenzio scaturisce il mio silenzio che genera altro silenzio e musi lunghi ecc ecc.

In genere però a questo punto scatta qualcosa nella mia testa che razionalizza il contesto e rende tutto un po' più chiaro. Spesso una frase un po' più forte, un po' provocatoria suscita una risposta. Magari non quella che ci aspettavamo ma comunque una risposta.
E allora da un silenzio può nascere una discussione, un chiarimento e si può andare avanti più solidi di prima.

E questi non sono problemi.

Entrare nel bagno e sentire che dall'altra parte, il bagno maschile, provengono suoni sospetti (sfregamenti e sospiri.. spero proprio che si tratti di una persona a cui piaccia molto lucidarsi le scarpe)... questi sono problemi.

Una novità per chi è a dieta: la dieta delle banane. Esperti orientali confermano che mangiare due banane al mattino sorseggiando acqua tiepida (vomito al solo pensiero) possa far perdere un sacco di chili.
Certo.
E' passata la moda della dieta dell'ananas, del cocco, ora è arrivata quella delle banane e mi aspetto che qualcuno si decida a far uscire la dieta dei cachi che tanto mi piacciono.
Io, in preda a una crisi maniacale di attività fisica, ho comprato due dvd: uno con esercizi bruciagrassi e uno di pilates. Entrambi mi spezzano gambe e schiena ma "se bella vuoi apparire un poco devi soffrire" maledetto chi ha inventanto questa frase. Mi chirurgizzo tutta così soffro tanto ma una volta e basta.
Oltre ai dvd abbiamo comprato una corda per saltare e domenica sono andata a pattinare col risultato che oggi ho le gambe a pezzi.

Stasera ho sentito Aga, carnivorofilo di aspirazione e postino di professione, il quale mi ha detto che un personaggio in italia sta micropropagando le piante carnivore. Che dire: bravi! Or ora che mi serve un bel cephalotus so dove poterlo comprare.

Quando l'ho messo in vivavoce perché parlasse con Roccio ha urlato "Quanto sei figo!" e ovviamente il complimento non era rivolto a me.

Sabato ci sarà una pizza carnivora a Torino, così ci si può rivedere e fare 4 chiacchiere. Mi farà piacere e chissà se si riuscisse a riprendere i contatti e il giro. Volevo scrivere mille cose, ma ci provo domani. Prometto di impegnarmi un po' di più col blog. E' che il lavoro e gli interessi impegnano il 99,9% del tempo. Ma mi impegnerò a scrivere sul water closed mentre rifletto sul mondo. Così unisco l'utile al dilettevole.

Test sull'attenzione selettiva

10 novembre 2008

Canzone del giorno

I believe in You Twisted Sister

07 novembre 2008

Solo una cosina veloce. Ma quanto è bellino il gioco Spore? Nasci come cellula e ti devi evolvere, mangiando senza farti mangiare e accoppiandoti con l’altro sesso per poter acquisire nuove parti del corpo (una specie di evoluzione accelerata). Ben presto si lascia la terraferma e lì ci dai duro. Ci sono altre specie che popolano il pianeta e devi decidere se essergli amica oppure ostile.
Ci passerei la notte a giocare.
Altra cosina veloce. Mia mamma mi ha avvisata di aver portato Poldo alla clinica degli animali perché aveva problemi di deambulazione. Visti i suoi precedenti problemi alla schiena sono piuttosto preoccupata anche se il veterinario dice che va tutto bene. Devo vederlo per sapere come sta.
Meno male stasera si parte.

05 novembre 2008

Vince Obama, segno che qualcosa sta cambiando. E dato che si parla dell'america, si parla del mondo intero. Dai Obama sollevaci dallo schifo che ci circonda!

In questi giorni sto andando a mangiare con le mie colleghe e sono simpatiche. L'altro giorno si parlava delle cotte avute ai tempi delle superiori e, devo dirlo, non ho avuto ai tempi delle cotte come le hanno avute loro. Ma del tipo che seguivano i loro beniamini o li aspettavano all'uscita da scuola solo per sospirare al loro passaggio. Io cazzeggiavo alle superiori, e i miei fidanzatini, ai tempi, erano fuori dalle mura scolastiche.

Poi abbiamo cominciato a chiacchierare delle prime volte. Non quelle, intendetemi, ma i primi baci. Ho scoperto di essere stata abbastanza precoce in quanto le altre ragazze hanno dato il loro primo bacio alla francese dopo i 16 anni.
Il ragazzo a cui ho dato il primo bacio me lo ricordo. Aveva due sopracciglia enormi. Era un ragazzotto tutto sommato carino e io mi chiedevo come facessi a piacergli. Ero la sua compagna di banco: un giorno mi disse che una ragazza della classe gli piaceva particolarmente. Feci tutti i nomi, tranne il mio. Disse di no a ciascun nome.
Non capivo.
Questo mi capitò parecchie volte nell'arco della mia gioventù: non recepivo i segni di un chiaro interesse nei miei confronti. Questo perché un po' tutti, e alla fine ci ho creduto anch'io, mi consideravano una specie di scarafaggio con le gambe. Un ragazzotto con cui sono stata mi confessò che nella sua compagnia mi chiamavano lo "scarrafone". Un altro mi disse che con un naso più piccolo potevo quasi sembrare normale.

Certe cose ti segnano, come dice il comico.

Quindi spesso non capivo. Alla fine questo ragazzo me lo disse, ma era un pirla.
Era davvero un pirla. Uso il termine milanese perché nessun altro termine lo descrive meglio.
Lui era quello che diceva di avere già limonato, quindi tutti gli altri ragazzi lo guardavano con ammirazione e le ragazze si chiedevano cosa mai significasse limonare.
Si andava da lui a chiedere le cose più sporche per noi ai tempi così piccini: gli chiedevamo cosa fosse una sega, cosa fosse la sborra (ai tempi non si andava tanto per il sottile col linguaggio) e lui si armava di pazienza e ci spiegava.
Quindi a ripensarci oggi, era davvero un pirla.
Però io ero la più bruttina della classe e lui in fondo non era tanto male, aveva anche un mezzo accenno di pelo in viso che lo faceva sembrare quasi uomo. Un giorno mi invitò da lui per studiare e non studiammo.
Mi diede il mio primo bacio e io schifata scappai di corsa giù per le scale.
Il giorno successivo si era già sparsa voce nella classe e le ragazze ripetenti mi guardavano con una certa ammirazione.
In seguito questo ragazzotto si mise con ciascuna delle ragazze della classe, tranne una.

A quel che mi ricordo venne fuori una sorta di beautiful in cui lui era ridge e a turno stava una settimana con tutte. Io non ci cascai due volte, grazie a Dio. Anche perché venne l'epoca del secondo pirla. Ma lui poverino mi sembrava più una vittima del mondo.

Questo ragazzo era della classe accanto e, a differenza del pirla numero uno, sembrava che io gli piacessi davvero.
La classe accanto era composta da delinquentelli e lui sembrava davvero l'unico bravo ragazzo. Mi portava nel parco e facevamo lunghe passeggiate. L'unica cosa, mi diceva, la domenica non ci sono mai. La domenica è sacra. La domenica non posso.
Non che dicessi nulla. Anzi, un po' di respiro mi ci voleva proprio.
Questo ragazzo mi aspettava all'uscita da scuola, veniva a prendermi per uscire il pomeriggio, mi veniva a prendere a catechismo, e quando facevo il tempo prolungato a scuola era lì che mi aspettava.
Finchè un giorno se ne uscì con la confessione.
Mi disse "Sai devo dirti una cosa piuttosto importante, una cosa che potrebbe cambiare le cose, una cosa che faccio fatica a dirti".
La scena era davvero seria e pareva davvero una soap opera però fatta da ragazzini. Eravamo al parco e faceva fresco e lui cercava di dirmi questa cosa tanto importante dopo aver criticato il mio abbigliamento "sciallo" (che cosa c'era di male nei miei anfibi e nei miei pantaloni rosa confetto? e nella mia camicia a quadri da boscaiolo?). Il vento soffiava ma faceva caldo. E io cominciavo a preoccuparmi perché la sua aria era davvero grave. Credevo fosse malato.
Dopo un po' cominciò a blaterare su che cose fosse per lui la donna, e una volta terminata questa lezione filosofica disse "Vedi, io sono un testimone di Geova".

Avrei voluto ucciderlo, mi aveva fatto prendere un colpo. Da lì le cose cambiarono un pochetto. Prima di tutto perché il loro punto di incontro era sotto casa mia e me lo trovavo sotto casa in giacca e cravatta la domenica (giorno fino ad allora tabù) che mi salutava quando ero sul balcone e io avrei voluto buttarmi di sotto.

E poi perché bene o male ti ci trovi dentro questa cosa. I testimoni di Geova sono una comunità vastissima e in un certo senso tengono sott'occhio quello che fanno i loro seguaci.
Così un giorno trovai una ragazza della scuola (che tutti chiamavano Natascia la bagascia, povera stella) che mi prese da parte e mi disse all'orecchio: "Dì ad A. che gli anziani sanno tutto, digli di fare attenzione". La cosa da un lato mi garbava, mi sembrava di essere in un film di spionaggio.
Ma poi lui era troppo appiccicoso e io lo mollai.

Ho scritto questo anche per arrivare a questo collegamento. Sono una persona essenzialmente curiosa, e dopo aver cercato (e non trovato) risposte nel cattolicesimo, per un breve periodo mi sono dedicata a buddha, un periodo durato più o meno cinque minuti di un namnio orenghe chiò detto una sera di fretta perché avevo sonno, sono andata anche a un incontro dei testimoni di Geova.

La loro comunità, ripeto, è davvero grande. Io ci andai vestita come al mio solito, ovvero male. Occhi bordati di nero e rossetto. Ma loro mi accolsero con grandi feste.
Mi strinsero la mano e ma che begli occhi, ma che bella ragazza, che sguardo dolce e così via.
Ai tempi avevo circa 18 anni, ero sempre stata curiosa di sapere cosa si celasse in quel luogo dove queste persone si incontravano. C'era un pappagallo di fronte casa mia che quando li sentiva parlare cominciava a dirgli parolacce. E ogni tot usciva una sposa da quel portone.

La messa è molto simile a quella cattolica, se non fosse per il fatto che lì tutti portano una copia della bibbia con sè. Io non l'avevo e un signore accanto a me la mise in mezzo affinché potessimo seguire le letture direttamente lì e insieme. La cerimonia della comunione è diversa. Viene fatto passare prima un piattino con l'ostia, si passa di mano in mano ma nessuno tocca nulla. Poi lo stesso con una brocchetta di vino rosso.
E poi saluti abbracci, e di nuovo ma che bella giacchina ma che begli occhioni verdi, ecc ecc.

Il signore seduto accanto a me mi regalò un libro, qualcosa come la supedizione de "La torre di guardia". Cercai di leggerlo un po' ma poi mi bloccai quando vidi in una pagina l'immagine di una ragazza seduta sul bordo del letto che piangeva. E il testo spiegava che toccarsi era un peccato grave, e che bisognava chiedere aiuto a Dio e perdono per quanto fatto.

Ho chiuso il libro (che da qualche parte a casa di mia mamma ho ancora) e ho deciso a cosa credere. Infatti sono atea.

03 novembre 2008

E' tanto che non scrivo, mannaggia. Aggiungerei.
Tante news: ho scoperto di essere una persona assolutamente valida. Nel bene o nel male. Traduzione: mi hanno tolto l'invalidità per cui il diritto di essere iscritta alle liste speciali nei centri per l'impiego. Avrò ancora un lavoro finiti i miei 9 mesi di contratto? Mha.
Del resto, come si dice quando non sei più invalida? Che sei ininvalida? O valida? O disinvalida?

In questo novembre stranamente caldo mi sto ancora mettendo la gonna. Gli anni passati mi era praticamente impossibile tenerla da fine settembre ad aprile inoltrato.

Halloween è passato senza maschera. E' il primo anno che non mi trucco, ma pioveva a dirotto e non c'era verso di andare da nessuna parte. Allora siamo andati a casa di amici a gustarci un ottimo tiramisù e poi giro veloce alla flog.
Non posso crederci che ci tocca già andare al lavoro, oggi. Che è davvero lunedì.
Odio i lunedì, la gente ha aspettato tutto il weekend ed è arrabbiatissima. Parlo dei clienti, ovvio.
Loro sono quasi sempre arrabbiati.
Stamani invece ho sonno incredibile. Mi insulteranno al telefono e io starò zitta solo perché starò dormendo.

Ieri sera siamo andati a mangiare allo hegermaister, dudelmaster, brickenbauer, nonmiricordocomesichiama, pub-ristorante tedesco dove vai avanti a crauti e salsicce finché scoppi e non ce la fai più. Poi passeggiata in centro: ho comprato un altro libro che si aggiunge alla lista dei 500 che devo ancora leggere. Non male.

28 ottobre 2008

Comincio ad avere essenzialmente freddo. Br.

22 ottobre 2008

Quando un amico se ne va

Avrei voluto cominciare questo post con questa frase: "Domenica abbiamo visitato Civita di Bagnoregio. La prima cosa che sorprende è che già le indicazioni la descrivono come la città che muore. Nessuna definizione potrebbe essere migliore. Sistemata su un picco di tufo che piano piano sta cedendo e con i suoi 8 abitanti è davvero un paese che lentamente sparisce".

Lunedì mattina mi chiama mia mamma, alle 4.30 Fiocco, il nostro cane, è morto.
Pare che domenica sera abbia avuto una crisi, come quella che ha avuto quando l'abbiamo portato a operarsi. E' svenuto e mia mamma ha chiamato mio cognato per farsi accompagnare all'ospedale degli animali. Lì lo hanno tenuto in osservazione però alle 4.30 in seguito a un attacco di cuore, ha ceduto. Lunedì mattina ho preso il primo treno che ho potutoe sono salita a Torino. Mia mamma era distrutta. Lei si affeziona agli animali come nessuna persona io abbia mai conosciuto. Anche io ero a pezzi. Fiocco lo avevo portato a casa dal canile. Aveva una storia tristissima, due abbandoni alle spalle, e con noi almeno aveva trovato un po' di affetto e coccole. E poi era già vecchietto. Al canile era un privilegiato e le ragazze che lavoravano lì non lo facevano stare in gabbia ma lo tenevano negli uffici. Le persone si avvicinavano, credevano fosse un cucciolo, ma quando veniva loro rivelata l'età andavano via. Non potevo lasciarlo lì.
Così un bel giorno è tornato a casa con me. Mia mamma si è affezionata subito, l'ultimo mese lo ha lasciato dormire nel letto con lei. Lui si acciambellava e le faceva compagnia.
Purtroppo anche gli amici più cari se ne vanno.

17 ottobre 2008

Sono giorni che devo chiamare l’agenzia immobiliare. Poi arrivo a casa e me ne scordo. Sapete come sono fatte le donne no? C’è disordine da mesi ma un giorno si svegliano e decidono di risistemare tutto. Quindi ho levato la spazzatura dal cortiletto esterno e mi sono messa a pulire il bagno. Poi abbiamo cucinato perché avevamo fame.
Posso chiedere una cosa alle donnine? Ma come fa il water a sporcarsi così tanto? Quasi quasi vado a fare pipì in cortile per non sporcarlo. Vabbhe, continuiamo.
Poi mi sono ricordata dell’agenzia immobiliare.
Meno male che a volte se ne occupa il karma. Prima mi chiama proprio l’agenzia immobiliare che dovevo contattare per proporci una casa. Ne approfitto e chiedo anche informazioni sulla casa che ci piace.
Posso anche scordami di chiamarli che andiamo giovedì all’agenzia immobiliare.
Ieri sera sono andata a dormire prestissimo. Dopo una lettura appassionante (la bella zoologia) alle 23 sono crollata. La cosa buffa del mio sonno è che io devo svegliarmi abbastanza presto per non dormire troppo. Mi spiego meglio.
Stamane ho aperto gli occhi alle 6 che ero bella lucida. Ho pensato “quasi quasi mi alzo”. Poi invece ho optato per il coma profondo e mi sono risvegliata alle 7.12 che nemmeno sembrava avessi dormito.
Insomma, se dormo il giusto sono in forma, se dormo troppo sono rincoglionita.

16 ottobre 2008

Al lavoro hanno cominciato a istruirmi per la bollettazione. Io, che so contare forse fino a 2 e con gravi difficoltà. Io che se lavorassi in cassa avrei enormi problemi a dare il resto (nonostante le nuove casse forniscano in automatico la cifra relativa al resto). Io che.
Io al reparto bollettazione sono un pericolo per la società. Senza contare le pratiche arretrate che questo comporterebbe. In ogni caso, non è che dici di no. E’ la soggettiva del lavoratore dipendente. Fai quello che ti dicono di fare, il che è un bene da un certo punto di vista. Ti impedisce di pensare e ti lascia il cervello libero per pensare a quello che davvero vuoi fare.
Anzi, visto il grosso montepremi del superenalotto i miei colleghi stanno organizzando una colletta per mettere a punto un sistema. Anche dovessimo dividerci gli utili tra tutti, potremmo stare tutti tranquillamente comodi. Se vincessi quella cifra probabilmente aprirei un negozio, e ci compreremmo una casa. E poi ci si pensa.
In ogni caso: ho un sonno bestia, ho una voglia di lavorare che mi sparerei in bocca all’istante, e purtroppo Berlusconi è sempre lì.

Canzone del giorno: Angel Aerosmith

15 ottobre 2008

Lo so, lo so, lo so. E’ un po’ che non scrivo. Ma posso giustificarmi. Casa, lavoro, imprese galattiche, montaggio di librerie, suoni e colori, passeggiate e tutto il resto spesso lasciano da parte un po’ il blog. Cose capitate: appunto il montaggio di una librerie di 5 ripiani già totalmente occupati dai libri (e molti sono ancora su a Torino!). Improvvise voglie cibarie, quindi spesa emergente e cucina impegnata.
E ancora un mucchio di roba. Il lavoro sta diventando, per alcuni versi, devastante. Sempre più gente è arrabbiata, sempre più gente si lamenta e io commetto parecchi errori. Che si ripercuotono in tutto questo.
Nonostante lo stress (volendo piccolo) di queste cose, ogni tanto capita qualcosa di incredibile che mi fa sorridere. Ad esempio un amministratore che mi dice di non “attaccarmi sugli specchi” invece della consueta arrampicata. Mi sono sentita molto geco.
Dopo aver provato a fare mille diete e mille cose per evitare di veder espandersi sempre più il mio gracile corpicino mi sono decisa a non pensarci troppo e a cambiare semplicemente le mie abitudini alimentari. E di filtrare tutti quelli che mi dicono che non sono ingrassata (sì sarò sempre magrina ma una taglia l’ho presa tutta. Non mi va più nulla!).
Poi volevo parlare di questa cosa di facebook. Mi ero iscritta l’anno scorso (o me ne avevano parlato l’anno scorso) dietro consiglio di una ex collega che sarebbe partita a breve per la svizzera. Così rimanere in contatto sarebbe stato più facile. Poi si è espanso come un blob e ogni tanto trovo un personaggio che ho conosciuto anni fa. Anche parecchi anni fa. Prendi il compagno di classe delle elementari da cui andavo a giocare a Sonic da piccina. Lui aveva il Sega e io il Commodore 64. E andavamo l’uno a casa dell’altra per giocare. Prendi il mio compagno delle medie, di lui mi ricordo che una volta era stato spintonato da un altro nostro compagno ed era caduto, battendo la testa sullo spigolo di un banco. Lui venne portato via dalla classe in carrozzina perché “non si sa mai”. Ma non ricordo cosa successe all’altro compagno.
Prendi gli amici della parrocchia, mammamia, persino compagni del catechismo.
Prendi i compagni di scuola superiore, iscritti tutto il gruppo avente nome dell’istituto che si frequentava. Da quella lista ho ricontattato una ragazza con cui ero andata a fare il pubblico in una puntata della trasmissione “Candid Angel’s”, un programma di Candid Camera condotto da Samanta De Grenet, Alessia Merz e Filippa Lagerbak (si scrive così? Boh?). Ora vive a New York e chissà che combina.
Io, ex-patita delle chat che ora non frequento più, rimango affascinata da questo potenziale di comunicazione. Non tanto per cazzeggiare, ma la cosa che davvero mi interessa e scoprire come si sono evolute le vite di persone che non vedo più da quasi (e in alcuni casi da molto più di) 10 anni. Ragazzi c’è gente che si è sposata, ha messo su famiglia, gente che si deve laureare, gente che è all’estero e chissà che fa. Poi la mia finestra si chiude in fretta, una volta spenta questa curiosità. In effetti non seguo facebook, è complicato e ci vuole tempo.
Lo apro al mattino per 10 minuti mentre faccio colazione e poi forse ogni tanto alla sera, ma nulla più. Tralaltro la mia pochissima memoria mi impedisce di ricordarmi di tutto, e di alcune persone ricordo davvero poco.
Solo dico ai facebookiani, lasciamo che questa roba rimanga virtuale, please. No agli incontri di facebook, no alle riunioni di gruppo, regionali. No.
Non è nato come uno strumento di rimorchio, penso e spero, ma come una piccola finestra di aggiornamento. Tu ora sei qui in questo luogo e ogni tanto vuoi vedere in che luogo e a che punto sono tutti gli altri. Punto.
Ora vado a leggere che la pausa finisce subito. E stasera spesa! E cena da amici.

08 ottobre 2008

Metti una sera a teatro

Ragazzi ma quante cosine belline ci sono qui a Firenze?
Ieri sera siamo andati a teatro a vedere "8 donne per un mistero", un musical. E non scrivo altro che è tardissimo, come ogni mattina!

06 ottobre 2008

TipTap degli alluci

Siete mai andati all'INPS di Firenze, sezione invalidi civili? Peggio che andar di notte. Da fuori sembra tutto disabitato e abbandonato. Piante che crescono ovunque, erbacce che invadono anche zone vicine al cancello d'entrata. Ad entrare, dopo aver scovato l'entrata giusta tra le tre disponibili, è anche peggio. Silenzio assoluto, solo rumore dei neon, qualcuno rotto che lampeggia. Entro in sala d'attesa, è minuscola e tutta bianca, anche le panchine metalliche sono bianche. Ci sono 4 persone, ma si tratta di componenti della stessa famiglia. Il ragazzo ha gli auricolari nelle orecchie e si è isolato dal mondo. La ragazza controlla il cellulare. I due genitori parlottano a bassissima voce per non farsi sentire. Mi avvicino allo sportello, e una signora inquietante mi chiede i documenti. Sparisce con la mia carta d'identità e torna cinque minuti dopo. Mi siedo e in quel silenzio fatto di pareti, pavimenti e sedili bianchi mi viene voglia di dormire. Per un attimo mi accascio e chiudo gli occhi, ma poi riprendo il controllo e leggo un giornale di giovedì, che qualcuno ha abbandonato accanto a me. Leggo o faccio finta, ho sonno, aspettare così è devastante, ho l'idea del lavoro che mi aspetta e le pratiche rimaste arretrate (mi sembra che non finiscano mai). Rimango un po' assopita e la figlia dei due, spariti per la visita, mi chiama "Mi scusi, forse vogliono lei". Mi alzo e non ringrazio, un piccolo lapsus dovuto al fatto che stavo ancora dormendo. La signora inquietante non parla, apre le porte e io la seguo. Seguo il suo passo claudicante per i corridoi, bianchi e vuoti, freddi, il solo rumore dei neon (alcuni rotti) ad accompagnarci. Alcune porte lungo il corridoio sono accostate e guardando mi accorgo che sono totalmente vuote. Abbandonate. Qualcuno ci sarà nei paraggi - penso - non possono aver lasciato le borse abbandonate, strumentazioni e quant'altro così a libero appannaggio. La signora dice "Aspetti qui" indicando un paio di sedie. Io rimango in piedi e mi fisso a leggere tutti i cartelli "Vietato l'accesso" che tanto fan venire voglia di accedere. Ma poi mi blocco, mi viene per un attimo la paranoia e per la prima volta nella mia vita controllo la mappa del piano e le eventuali uscite di sicurezza. Dove sono gli estintori. Dove gli allarmi. Ogni tanto appare qualcuno salito dalla rampa di scale che chissà dove va. Persone, poche, che non salutano, guardano di fronte a sè stessi ed entrano in una delle sterminate porte che si trovano lungo il corridoio.
Sento vociferare dentro la stanza, anzi, urlano proprio. Raccontano della coppia appena visitata, sento qualcosa, qualche frase, poi torno a studiare la mappa. Ecco, scoppiasse un incendio dovrei andare a sinistra e seguire il corridoio fino a metà. Poi alla mia destra dovrebbe esserci l'uscita.
Esce una donnina e chiama il mio cognome.
Entro, mi siedo. La commissione per la visita di controllo è come un esame all'università. Solo che invece di decidere dell'esito del corso appena fatto, decidono un po' della tua vita. Ma questo forse l'ho già scritto. La differenza tra questa visita e l'altra è notevole.
L'altra visita è stata massacrante. Era come se non fossi seduta di fronte a quel tavolino, ma ci fossi sdraiata sopra e i medici con un bisturi affilato facessero del mio corpo uno spezzatino dichiarandolo assolutamente insapore e poco valido. E poi buttassero via tutto quanto nel cestino continuando ancora a commentare.
Qui sembrava un allegro quiz, ma che lavoro fai, ma da quando hai l'invalidità, ma sei sempre stata assunta con liste speciali, ma dicci le tue passioni.
Ecco, mi ricordava molto il primo colloquio fatto al centro per l'impiego.
Solo che avevano tutti il camice, e il medico di sinistra avrebbe voluto essere da tutt'altra parte. Sorridono e annuiscono alle mie risposte.
Facile.
Il medico di sinistra non ha assolutamente chiesto di fare quel lavoro, lui voleva fare il "vero" medico e stare lì lo turba non poco. Mi odia probabilmente, fa finta di leggere gli incartamenti ma sogna di essere il protagonista di E.R.
La signora alla sua sinistra, lei questo lavoro lo fa per vocazione. Sorride appena la guardo, come fossi una bambina di due mesi. Cerca di darmi feedback positivo ma non riesce molto bene nell'intento.
La signora al centro è l'assistente sociale. Non ha il camice, è ben vestita, tiene le gambe accavallate e siede molto compostamente. Ha la testa un po' inclinata, o ascolta davvero o conosce molto bene il linguaggio del corpo. Annuisce ad ogni mia parola e scandisce agli altri quello che dico quando gli altri non capiscono.
Poi c'è la relatrice, fa domande e prende nota di tutto. Ma spesso mi chiede di ripetere. Anche lei vuole finire la giornata e mi manda quansi subito via salvo poi richiamarmi perché non avevamo ancora finito.
Il medico di E.R. deve ancora visitarmi. Mi palpa il ventre, mi tasta i linfonodi del collo, la tiroide, mi pesa e mi misura. Mi congedano in fretta e mi viene da dire "Tutto qui?". Ma dico soltanto "Qual è lo scopo di questa visita? Quando e come saprò qualcosa?". Mi arriverà comunicazione a casa, dice la relatrice, e l'assistente sociale o presunta tale annuisce e fa ballare le ballerine dorate sotto il tavolo.
Corro a casa. Non ho più pensieri.
Come mi fossero stati catturati un attimo da tutto quel bianco. Forse dovrei tornare a riprenderli. O forse no.
Ripenso alle domande stupide che ho dato:
"Ha degli hobbies?"
"Sì, coltivo piante carnivore"
Però stavolta non ho riso, sono stata seria.
E con l'aria grave di chi aspetta un esito sono tornata alla mia vita felice.
Non calpesto i piedi agli altri, e mi chiedo perché sui miei ci debbano ballare il tiptap.

02 ottobre 2008

Metti una sera un Appletini

Sono totalmente disorganizzata. Ma così tanto che mi piacerebbe almeno cercare di organizzarmi un po'. E per organizzarmi perdo più tempo nello stabilire l'ordine delle cose da fare per perdere il minor tempo possibile che a farle in maniera disordinata. Lo dico sempre, io, che nel caos si sguazza bene.

Detto questo: è stata una settimana impegnativa al lavoro. Questo weekend voglio rilassarmi abbestia. Come si suol dire.

Grazie a Facebook ho ribeccato un sacco di vecchi amici e conoscenti. Ma roba delle medie. Cazzo, si sono tutti informatizzati. Però non ci sto troppo dietro, mi fa fatica. E' pieno di subdolo spam e magari con una mail diretta mi piacerebbe di più. Però non stiamo a fare sottilezze (e sottilette). Domani è venerdì. C'è da dire altro?

Stasera ad una apericena ho trovato finalmente l'apple Martini, peccato che di martini non c'è nulla e di apple solo un goccio. Loro lo riproponevano con succo di mela, vodka e cointreau. Ricordo che l'Appletini o Apple Martini è il cocktail preferito da J.D. di Scrubs.
Se lo beve lui non può esserci vodka.

28 settembre 2008

Combo de la Muerte

Ieri sera siamo andati a vedere i Combo de la Muerte. La storia di come abbiamo conosciuto questo gruppo è buffa. Quando saliamo a Torino io e Roccio facciamo sempre una tappa alla Fnac. Roccio si mette ad ascoltare un po' di musica e a volte si trova in accordo con "i consigli del venditore" o "il colpo di fulmine" che suggerisce il negozio. Così un giorno abbiamo trovato questo gruppo, lui ha ascoltato un paio di canzoni ed è rimasto sorpreso: erano cover di gruppi metal in chiave latino-americana. Incuriositi abbiamo comprato il cd e a casa ci siamo resi conto di aver accettato da tempo una loro proposta di amiciia su myspace. Li conoscevamo già, in termini virtuali, senza nemmeno ricordarcelo.
Ma con Cosimo abbiamo avuto la sorpresa più grande: quando gli abbiamo parlato del gruppo lui ha sbottato "Massì dai li conosci anche te, sono quelli del liceo, c'è anche una mia foto dentro al cd". Infatti.
Quindi erano persone che Roccio conosceva ben bene. Ieri siamo andati a sentirli e sono proprio bravi bravi. Tralaltro si sono anche autoprodotti il cd, quindi nulla da dire. Bravi davvero.

Il Siddharta è la patria del nero e io sbaglio sempre abbigliamento quando vado lì. Già al concerto dei Tankard ero l'unica con una maglietta bianca. Un fiore bianco nel deserto nero praticamente.

Ieri avevo un vestitino stile vintage, però con l'eterogeneità della gente che c'è lì non bisogna preoccuparsi. Ci sono punk, metallari, neometallari e dark che convivono insieme. Gente che vuole divertirsi e non rompe i coglioni, insomma. Ho visto qualche donnina vestita in latex. Qualcuna solo con reggiseno.
C'era un palestrato che mi faceva morire dal ridere perché aveva questa canottierina superattillatissima ed era supermuscolosissimo, una cosa che ti fa impressione (nel senso negativo del termine) solo a vederla, e ascoltava musica e ondeggiava come per ballare, ma era troppo grosso per muoversi in maniera armonica.

Appena finito il concerto, devastati dal caldo, abbiamo cercato di guadagnarci l'uscita non con poche difficoltà. Il Siddharta è una specie di stanzino con un'uscita piccina dove le persone si accalcano non appena possono per prendere una boccata d'ossigeno. Appena raggiunta l'uscita e fatto 4 chiacchiere con alcuni componenti della band, ci siamo dileguati. E persi per Prato, come al solito.
Sto pensando sul serio a prendere lezioni di basso.

Canzone del giorno: South of Heaven Combo de la Muerte

26 settembre 2008

Work in Regress

Parlo con il mio cervello ma lui non mi ascolta. Oggi mi sento molto meglio rispetto a due giorni fa. Un paio di vitamine, una dormita di quasi 10 ore mi sono stati d'aiuto per ricaricarmi. In parte questa sonnolenza è dovuta al lavoro: sono seduta tutto il giorno, a sentire lamentele di estranei, a ripetere per buona parte le stesse cose, a guardare in continuazione l'orologio del cellulare per poter scappare a casa da Roccio.
Sto cercando di giustificare il mio inciccionimento fisico. Sono stanca di sentire le persone che mi dicono che non è vero mentre non riesco più a entrare in nessuno dei vestiti e delle gonne che indossavo l'anno scorso, nonostante io sia a dieta ferreissima.
Qualcuno mi dirà che non ho da lamentarmi perché sono comunque abbastanza magra. Davvero.
Ma ho bisogno anche di vestirmi che comincia a fare freddo. I pantaloni stringono in vita e sono diventati scomodi. Vediamola così: è una questione di comodità.
Così ho elaborato una teoria secondo la quale non è la mia pancia a ingrossarsi, ma il resto del corpo che si sta rimpicciolendo. E i vestiti? Si sono ristretti, ovvio. Colpa dell'umidità.

Per aggiornarvi sulla situazione invalidità: mi hanno convocato per una seconda visita, il 6 ottobre. Andrò con le mie vecchie cartelle cliniche (di circa 800 pagine totali più le radiografie e le ecografie e le T.A.C.) ma già mi preannunciavano in lettera che erano per sospendere la procedura. Ho reso noto al mio capo via mail la faccenda ma non mi ha risposto.
Per dirla breve potrebbero (e avrebbero tutte le ragioni per) lasciarmi senza un lavoro. Forse è anche questo che un po' mi butta giù. Poi per carità, trovo altro. Non sono mai rimasta troppo tempo senza un lavoro. A costo di tornare al call center qualcosa trovo. Dai.
E poi mica è detto che mi spediscano a casa. No?

Canzone del giorno: Whole Lotta Rosie AC/DC

23 settembre 2008

Questo weekend è scesa MinchiettaUno a tenerci compagnia. Finalmente abbiamo aperto il divano per un ospite.
Proprio per festeggiare venerdì sera siamo andati alla mitica trattoria da Osvaldo dove si spende il giusto mangiando bene. Qualcuno obietterà che 33 euro a testa siano tanti. Ma con due bottiglie di vino e una bistecca da 1,7 kg e altro non potevamo chiedere sconti. Per quello dico che abbiamo speso il giusto. MinchiettaUno, nonostante la sua avversione verso la carne un po' crudella, ha apprezzato la tradizionale fiorentina.
E ci sarebbero tante cose da raccontare, di una cena preparata in 3 per gli amici, di una birra al karaoke, di passeggiate in centro e di cazzeggi e altro. Ma in questi giorni sono sfiancata, è come se qualcuno mi avesse segato gambe braccia e cervello e mi avesse lasciata come un moncherino abbandonato. Ieri sono miseramente crollata in macchina mentre tornavamo a casa, non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Oggi al lavoro mi sembrava di vivere una vita parallela dove ero seduta al sole a leggere e non c'era nessuna telefonata di gente arrabbiata per me.

MinchiettaUno purtroppo domenica è partita ma spero torni presto. Lo sa che ha una casa anche qui.

L'aspetta un divano un po' sciancato e un po' di vino della casa, un po' di sano shopping in centro e una rompipalle che le dice "no! la forchetta no sulla padella antiaderente".
Si sa, tutti hanno le proprie fisse. Sono solo le 21.15, ho appena finito di distruggermi le dita col basso e sì, vado a leggermi il libro a letto. Ma mi sa che tra due minuti crollo addormentata. Non sto molto bene.
Il moncherino vi saluta e va a letto.

19 settembre 2008

Ragazzi questo libro, l'arte di persuadere, è davvero fantastico.

Conoscevate l'effetto dotazione? Per qualsiasi persona un oggetto che già si possiede ha un valore molto più alto di quello che saremmo disposti a pagare per acquisirlo se già non lo avessimo.
Ovvero, tutto ciò che possediamo per noi ha un valore molto più alto del valore reale. Per me è ancora più complicato questo effetto perché non vendo cose usate: quando sento un oggetto come "mio" è davvero difficile che me ne liberi.
Ma proviamo a fare un esempio.
Il basso a sei corde, l'harper, comprato a gennaio è rimasto lì inutilizzato da quando in casa è entrato il cort. Quel basso mi è costato davvero pochino, 179,99 euro, comprese spese di spedizione. Ma quando con Roccio si provava a parlare di venderlo, entrambi eravamo d'accordo per metterlo sul mercato a prezzi più alti ("Vale molto di più di quanto lo abbiamo pagato" era la nostra argomentazione, eppure sapendo il suo valore di mercato non so se io sarei disposta a sborsare soldi in più, se già non lo possedessi).

Un'altra cosa davvero buffa: se dopo averci elencato due opzioni ci viene descritta una terza opzione che sicuramente non sceglieremo, quest'ultima ci farà optare verso una delle due già enunciate. Due esempi, sempre commerciali.
Studi recenti hanno dimostrato che se esistono due prodotti commerciali simili le persone tenderanno a scegliere con maggiore facilità quello un po' più caro se si presenta anche un terzo modello commerciale ad un prezzo decisamente maggiore degli altri due.
Altro esempio a cui sono decisamente abituata perché è un metodo usato impropriamente e, come si suol dire, viene subito sgamato.
Quando un agente immobiliare ti propone una casa e vuole venderti proprio quella, a distanza ravvicinata ti mostra anche una casa molto più costosa e visibilmente meno bella o da ristrutturare, così non esiste paragone. Il libro fa un esempio pratico molto semplice. Se a uno studente viene mostrato un monolocale bello luminoso a due passi dall'università a 300 euro al mese e poi un altro monolocale però interrato e buio, a mezz'ora dall'università, a 400 euro, quale pensate che scelga, quasi immediatamente?

Ragazzi questo libro fa paura. Comunque ricordo che già alle superiori ero rimasta affascinata dalla capacità di persuasione della pubblicità (a cui tutti, davvero tutti, siamo soggetti. Non dite "io no", non è assolutamente vero).
Altra cosa che può essere utile nella vita: le persone difendono le proprie idee con forza solo quando queste sono state debolmente attaccate. Se volete sostenere una discussione preparatevi a un predibattito dove amici e conoscenti cercheranno di smontare la vostra tesi e una volta usciti indenni da lì, nessuno potrà più convincervi che la vostra tesi è sbagliata.

Canzone del giorno: Anarchy in the U.K. Sex Pistols

17 settembre 2008

Comincia a far freddino. C'è stato un calo di temperature non indifferente: se venerdì c'erano ancora i nostri bei 30°, ad oggi si può dire che ce ne siano meno di 20.

Come al solito ogni mattina mi metto le cuffie al lavoro e ascolto l'imbarazzante circo che si produce dall'altra parte della cornetta. A volte è divertente. A volte noioso. A volte ansiogeno, quando non sai risolvere un problema e nessuno in quel momento può aiutarti. Sto ripensando al mio lavoro ideale: collaudare materassi. Ma cercheranno davvero qualcuno per fare una cosa del genere? Se sì... io sono qui!
Anzi, la mia mail è bella visibile sul mio profilo, non siate timidi.

Poi razionalizzo e mi dico che è solo un lavoro, come altri. Che verrà a noia come tutti gli altri.

Tra poco chiamerò mia mamma che attaccherà con la pippola del cibo, da brava mamma: "Che avete mangiato ieri sera? Cosa mangerai oggi? Cosa cucinerai stasera?".

Probabilmente a chiederle che lavoro faccio non saprebbe rispondere, ma se le chiedo la mia settimana mangereccia, bhe, dimostrerebbe una preparazione senza rivali.
Ah, mamme!

16 settembre 2008

AH: quasi dimenticavo. Abbiamo preso un cofanetto di musica punk, 3 cd a 9.90 euro. Roccio si dissocia, da bravo metallaro. Ma a me ha sempre divertito il punk! Mi ricorda le superiori, quando avevo i capelli viola elettrico e giravo con della gente crestata e ho provato a cantare senza successo nel loro gruppetto. Mi ricorda quando mi fermavano per la scuola dicendomi "Oh, fumo buono" e nessuno ci credeva che io non fumassi. Mi ricordano i centri sociali e i vestiti strappati e i concerti dei NOFX visti con mia sorella.
Ci sono due categorie di persone che non sopporto: quelli che dividono le persone in categorie e quelli che dichiarano di non sopportare una di queste categorie.

Detto questo:
ieri ho pranzato con Mandingo, e quindi questo post possiamo intitolarlo "A pranzo con Mandingo".
Mandingo assomiglia a un insetto stecco, però con la barba. E' così magro che fa quasi invidia a noi donnine che vogliamo perdere qualche chiletto.
Si è chiacchierato del più e del meno anche con i suoi colleghi. Questo per arrivare al punto: non sapevo che anche Mandingo si fosse dedicato al basso.
E sempre a proposito del basso: le mie dita mi stanno davvero abbandonando. Mi fa male anche digitare i tasti sulla tastiera del piccì.
Ma torniamo a noi: non sapevo che i racconti dell'892424 potessero destare tanta ilarità. Io effettivamente non ho raccolto molte perle perché sono passata quasi subito al mondo Prontissimo, quello degli abbonati, quindi quello un po' più... noioso? Sì noioso.
Comunque se volete leggervi qualche perla davvero incredibile, l'892424 ha pubblicato tre volumetti il cui ricavato è andato in beneficienza (e va ancora suppongo). Su ibs se ne trovano due: questo e questo. Una mia ex collega mi aveva regalato il primo dei due ed è davvero carino. E a prenderne nota lì ce ne sono davvero diverse di cose buffe: una tra le tante, chiamate a parte, è che quasi tutti i ragazzi a Torino almeno una volta nella loro vita hanno lavorato lì. E' facile girare per la città ed essere fermati da un ex collega. In sala eravamo davvero tanti e i nomi non si conoscevano. Ma i volti dei personaggi che ambientavano il tuo turno, bhe, quelli sono una categoria a parte.
Una categoria simpatica però.

P.s. sto leggendo "L'arte della persuasione" insieme a "La donna che parlava con i morti". Se mescolassi le due cose potrei persuadere qualcuno a parlare con i morti? Mha.

Canzone del giorno: Can I sit next to you girl AC/DC

12 settembre 2008

Sto raggiungendo una nuova consapevolezza. Suono il basso finché le dita non diventano violacee e fanno così male che ogni nota è sofferta. Suono finché non divento parte del basso e il basso una parte di me.

Suono perché le vibrazioni mi attraversano il corpo e mi sento una persona nuova.

Suono.

Canzone del giorno: Immigrant song Led Zeppelin

11 settembre 2008

Ho le dita violacee per quanto suono. O meglio, suono poco perché sopporto poco il dolore che lo studio del basso mi ha lasciato il giorno precedente. Oramai in tutte e due le mani, perché ho deciso di suonare con le dita.

La canzone del giorno è: Back in Black AC/DC ma anche
Hell's Bells AC/DC



10 settembre 2008

Ma davvero è solo mercoledì? Ma come si fa a lavorare per una vita intera?
Ieri mi è preso il trip dei tatuaggi all'hennè. Poi controllo bene dove posso prendere un paio di cucchiaiate di hennè e ci provo. Certo, dovrò tatuarmi mentre corriamo perché il tempo è quello che è. O magari il prossimo weekend. Insomma staremo a vedere.

Ma davvero è mercoledì?
Porcamiseriaccia.

09 settembre 2008

Dicevo:
"Tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina"

Qualche giorno fa stavo cercando delle mail di barzellette su gmail. Così nel form di ricerca ho inserito, tra virgolette, "per ridere un po'".
E, vaccamiseria, mi sono ritrovata una mail molto cattiva che ero convinta di avere cancellato. Una mail davvero cruda che avevo scritto io qualche anno fa. Devastante.
Mi ha ricordato di come sono fatta, di quante barriere posso alzare se vengo anche solo minimamente calpestata. Se anche solo c'è questa piccola possibilità e la intravedo da lontano.

Un po' mi spiace: vorrei essere in grado di instaurare un dialogo senza esplodere nel momento in cui mi sento drammaticamente ferita. Ma è una vera ferita?

In questi ultimi anni ho faticato a staccarmi dal mio personaggio virtuale: cleena. Qualcuno ancora mi chiama così, specialmente tra le piante carnivore.

Cleena nasce quando avevo 14 anni: la mia migliore amica mi regala un libro sulle divinità celtiche, ben sapendo quanto mi appassionino, e tra esse trovo lei, Cleena. Cleena è una banshee, culla le persone che soffrono fino a farle addormentare. Comanda una delle tre onde magiche che circondano l'Irlanda.
Alle superiori ho creato la mia prima mail e usai come nome cleena. Ad oggi se si cerca su web questo nome, compaio io un po' dovunque. Forum informatici, sul fimo, sulla grafica, sui makeup, sulle piante carnivore.

Cleena è il mio alterego virtuale e c'è stato un momento nella mia vita in cui carla e cleena si sono fuse e nemmeno io capivo più quali fossero i delicati confini di queste due entità. Ora so bene che io sono Carla e cleena è solo un mucchio di caratteri neri su sfondo bianco. Però succede, quando rileggo queste mail, che cleena ritorni e mi ricordi la sua presenza. In un angolo buio, ancora in parte inesplorato, dove i miei pensieri si fanno sempre più cattivi ed estremamente sinceri.

Ora, tornando a parlare di cazzate. Io e Roccio suoniamo molto, ma abbiamo anche un'altra novità.
TADA'!
Stiamo andando a correre. L'altroieri e ieri abbiamo fatto questo giro e ho già le gambe che invocano pietà, però è necessario. Stasera di nuovo.
Finché non riuscirò a fare tutto il giro senza fermarmi, e poi ne faremo uno più lungo.
Una volta qualcuno mi disse che il corpo è il proprio vascello per navigare su questo fiume che si chiama vita e io mi ricordo questa frase ogni volta che mi scoppiano i polmoni perché non ce la faccio. Del resto, secondo uno studio, ci sono poche e semplici regole per mantenere sempre il cervello attivo:
- imparare uno strumento (e qui ci siamo);
- imparare una lingua estremamente diversa dalla nostra (il giapponese non mi spiacerebbe);
- fare attività fisica almeno 3 volte a settimana (e ci siamo);
- imparare a giocare a scacchi;
- imparare giochi di coordinazione mentale-fisica, come giochini da giocoliere;

Ho inserito queste cose in una lista, l'ho piegata e l'ho messa in tasca. Per tenerla sempre dietro e sempre a mente.

08 settembre 2008

"Tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina"

02 settembre 2008

Lacio Drom

No mediocrisia

Forse ho sbagliato a giudicare egoista la scelta di una mamma che decide di far nascere un bambino difficile. Forse davvero bisogna trovarcisi.
Fine questione.

Ieri sera siamo andati a vedere Piero Pelù. Mi sento sempre piccina quando vado a vederlo, un po' perché non ho mai avuto un cantante per cui mi sarei strappata i capelli, ma Pelù ci si avvicinava molto, e poi perché quando si parlava di fare una band a 14 anni qualche suo pezzo veniva sempre fuori. Per dirla tutta, quando ho detto a mia sorella che si andava a vedere Pelù ha esclamato "Che figo Pelù!". In effetti è un bell'uomo con una bella presenza scenica.
Ed è un figo, certo.
Come dice Roccio, può anche non piacere la sua musica ma ha energia da vendere, e penso che andare a vedere concerti sia una buona lezione di stile per chi vuole suonare. In questo caso era anche gratis.
Comunque lo abbiamo aspettato per farci una foto con lui, anzi farmi fare una foto con lui, così mia sorella morirà di invidia. Ed ecco com'è che mi sento piccina andando a vedere Pelù.

Gira e rigira siamo andati a dormire alle 2. Tardi? Sì, vero. Ma cazzo siamo giovani. Ci svegliamo al mattino alle 7 ma la sera dobbiamo essere vispi. Dormire al lavoro e non la sera. Vivere.
Mercoledì sera andiamo a vedere Max Gazzè, di sicuro non balleremo come con Pelù ma sono curiosa di vederlo dal vivo. Ogni volta che guardo un gruppo sul palco penso al fatto che potrei esserci io lì sopra: cazzarola il mondo è pieno di gruppi bravi che non fanno roba difficilissima.

E' il momento di fare quel passo in più, quello che distingue una persona mediocre da una persona in gamba. E se finora essere una persona mediocre mi andava bene, ora non più. Voglio impegnarmi e imparare a suonare. Davvero.

Canzone del giorno (ovvio): Lo spettacolo (Ex) Litfiba e anche
Litfiba tornate insieme Elio e le Storie Tese

Ieri qualcuno diceva che hanno annullato il concerto di Elio alla fortezza. Qualcuno sa perché?

01 settembre 2008

Deserti abitati

Per tutta l'estate non abbiamo mai trovato nessuno in autostrada. Il deserto. Davanti e dietro di noi.

Per cui quando la radio annunciava il classico bollettino rosso o peggio, quello nero, noi ci guardavamo e pensavamo "Sì, vabbhe".
Ier purtroppo siamo rimasti bloccati all'altezza di Versilia, o meglio, 700 mt prima dell'uscita di Versilia. I 700 mt più lunghi della mia vita, che per percorrerli ci abbiamo messo il tempo che ci occorreva a tornare a Firenze senza traffico. Usciamo a Versilia ma la situazione non è rosea. La radio la indicava come uscita obbligatoria, anche perché in autostrada si erano formati prima 10, poi 12, km di coda. Abbiamo ripreso l'autostrada più avanti e ci abbiamo messo un'ora e mezza in più del massimo che mai ci abbiamo messo a fare quel tragitto in macchina.
Ma non importa, siamo arrivati e non ci abbiamo messo 10 ore.

Sabato sera abbiamo rivisto i nostri nipoti: come crescono. Il più piccino ora gattona e si appiglia a tutto per tirarsi su e camminare. La più grande cerca di attirare a sè l'attenzione anche alzando le mani.

Da venerdì sera ho cominciato a leggere "La solitudine dei numeri primi". Quando leggo libri così famosi devo lottare contro i pregiudizi e contro le aspettative: divento ipercritica. Avete mai provato a leggere Josè Saramago? I testi di per sè sembrano stupendi, ma ho acquistato Le intermittenze della morte e non sono riuscita a leggerlo. Saramago non usa punteggiatura. Non capisci se qualcuno sta parlando in prima persona. Non capisci a cosa si riferisce, mancano le normali pause che dovrebbero essere presenti in ogni frase scritta da un bambino delle elementari e, se può sembrare coraggiosa come scelta stilistica, a lungo andare diventa semplicemente noiosa e faticosa per il lettore. Giordano Paolo scrive in maniera essenziale, riesci a immaginare perfettamente le scene che descrive e non manca il minimo dettaglio. Finora mi è piaciuto, oggi lo porterò al lavoro così ne leggerò un altro pezzettino. Forse. Devo anche andare a fare un po' di spesa.
Vediamo.

29 agosto 2008

Volevo solo (non) lavorare

Penso a quale lavoro mi piacerebbe fare nella vita. Mi rispondo in breve tempo: non c'è un lavoro adatto a me. In generale dopo aver passato 4 mesi a fare la stessa cosa mi sono già annoiata. E cambiare lavoro non serve perché dopo altri 4 mesi sarei di nuovo da capo.
Qualcuno mi dirà macomesonofortunataadavereunlavoro.
E' vero ma potessi scegliere non lavorerei. O meglio, farei un lavoro in cui non si lavora.
Avete mai sentito parlare di quei leggendari lavori in cui un presunto genio non fa nulla eppure guadagna un sacco di soldi? C'è un tizio che ha tirato su un'azienda di nulla. Cosa fa? Sceglie nomi di prodotti e aziende. Lo chiamano, gli dicono di che tratta il prodotto/azienda e lui propone 3 nomi. E per fare ciò prende un sacco di soldi.
Io ho avuto diverse idee. Alle superiori ero convinta che un allevamento di bachi da seta sarebbe stato il mio futuro. Ieri mi sono informata su come allevare le lumache (ma poi riuscirei mai a insacchettarle per venderle, sapendo che finiranno bollite vive?). Ho pensato anche ad aprire un kiko in franchising ma ci vogliono i soldi per il locale.
Si potrebbe anche andare tutti quanti allo zoo comunale. Vieni anche tu?
Scherzi a parte, sono un po' devastata dai brutti sogni di stanotte. Sogni un po' angoscianti, come mio solito.

Ieri sera prove. Non ho azzeccato una nota nemmeno a pagarla. Le note non si corrompono. Ha ragione Roccio, suono di meno, mi alleno di meno ed è finita. E' che la sera vorrei fare tutto, ma le ore a mia disposizione finiscono troppo in fretta. Propositi per la settimana nuova. Suonare, suonare, suonare e ancora suonare.

Canzone del giorno: Il Gioco Il Grande Omi

28 agosto 2008

L'egoismo dei genitori

Ieri ho visto un video su youtube che un po' mi ha sconvolto. In realtà non stavo cercando proprio quello, ma youtube ha la particolarità di farti saltare da un video all'altro suggerendoti roba più o meno attinenti con ciò che stai guardando. Io stavo osservando un video linkato sul sito di beppe grillo che trattava di margherite-camomille deformi a causa del cromo esavalente. E a lato c'era il video di una bambina che, bhe poverina. Era nata quasi senza ossa del viso. Trattasi di una sindrome genetica piuttosto rara, la sindrome di Treacher Collins. Il suo caso è particolarmente grave, le mancano il 30-40% delle ossa del viso.
Ho spulciato qua e là su internet rinvenendo altri casi non così gravi.
All'inizio ho pensato ai genitori, di quanto deve essere stata dura questa situazione, eppure proprio in alcuni siti riferiscono che i genitori erano già a conoscenza della situazione prima del parto ma nonostante ciò hanno deciso di portare avanti la gravidanza. O forse era troppo tardi per interromperla. O forse erano sicuri di andare all'inferno, chissà.
E' un argomento delicato.
E non basta dire che bisogna trovarsi in certe situazioni, è una risposta che do' sempre anch'io quando voglio togliermi la responsabilità di dosso. Questa bimba non ha vita semplice e i genitori lo sapevano benissimo.
Ora scrivo una cosa un po' forte, qualcosa che ho dentro: a volte mi stupisco dell'egoismo dei genitori. Farebbero qualsiasi cosa per avere un figlio. Molti lo nascondono dedicando tutta la loro vita alla prole, ma ci si guardi bene dal dire che è istinto materno. E' egoismo anche quello. I figli che rimangono a casa fino a 40 anni con genitori felici di accudirli, sono figli dell'egoismo. I genitori desiderano che si abbia bisogno di loro, sempre ed esclusivamente di loro. Non vogliono essere utili per il loro bambino. No, vogliono essere indispensabili.
L'eccesso porta alla sindrome di Munchausen e i genitori avvelenano pian piano i loro figli, cosicchè abbiano sempre bisogno di loro, perché deboli e malati.
Ma qua arriviamo alla patologia.
Stavamo parlando di egoismo.
Vi prego, faccio un appello, non fate figli se sapete che soffriranno. Il mondo è già abbastanza duro così.

Se avete fegato e volete leggervi la sua storia la bimba in questione si chiama Juliana Wetmore. Auguri.

25 agosto 2008

Battere lo sporco impossibile è davvero impossibile

Scrivo un po' a sprazzi ma mi sto rendendo conto del mondo fisico (e non virtuale) che mi circonda. Se prima ero schiava di internet ora me la gestisco un po' meglio, pur ritenendolo uno strumento ben comodo.
Faccio sogni strani in cui preparo cene a base di fiorentina per infiniti commensali ma quando mi siedo a tavola nessuno mi ha lasciato un pezzetto di carne di cui nutrirmi oppure in cui lavoro in agenzie immobiliari che vendono case fatiscenti e i miei colleghi dormono nei palazzi che vendono insieme agli homeless (che una casa ce l'hanno ma dormono nei luoghi comuni come se non l'avessero).
Oggi torno al lavoro dopo le ferie forzate che mi hanno proprio fatto bene. Ho fatto un po' di tutto, visitato musei, cazzeggiato, suonato, cucinato (ma quanto è bello cucinare? io non pensavo), fatto spesa, e sono anche ingrassata pensate un po'.
Così ieri mi sono rimessa un po' sulla pedana wii e infatti stamane ho dolori alle gambe e agli addominali, il che vuol dire che funge meglio di quanto pensavo.
La mia lotta allo sporco impossibile è persa. Mi sono arresa allo sporco, che non è impossibile ma imbattibile. Non appena spazzo e lavo e pulisco, mi accorgo subito dopo che ci sono ancora rotolini di capelli in qualche dove che escono fuori e mi rendono partecipe della loro presenza, oppure una o due briciole che mi salutano. Allora metto via gli strumenti per una pulizia efficiente e mi dico che è meglio passare in altro modo il proprio tempo, per esempio facendo la lavatrice. E' una delle poche cose che mi piace fare. Riunisco i capi simili per colore, li infilo in un oblò di un congegno che, mettendoci il suo tempo, me li restituirà puliti e profumati. Io li sbatacchio, li stendo et voilà, le jeux son fait.
Ieri sera siamo usciti e pensando di fare una cosa furba ho preso un caffè, così non ho chiuso occhio pur avendo sonno e ora sono stanca morta. Oggi la veggo buia e dura.

Canzone del giorno: quella che fa tannatannalallalla di cui non ricordo il titolo.

19 agosto 2008

Quel villaggio che

Questo weekend siamo stati a Torino. Si sapeva di un possibile tempaccio, eppure non ci si aspettava questo casino. Usciti dal traforo del pino sembrava di essere finiti in un altro mondo. Avete presente la scena di Dellamorte Dellamore, film orribile dove Anna Falchi si distingue per la sua unica dote, le puppe grandi, quando i protagonisti provano a uscire dalla cittadina Buffalora e fuori dal tunnel trovano il nulla? La strada finisce e c'è una gran nebbia. Ecco, molto simile. La strada c'era ancora ma non si vedeva nulla tanto era forte il temporale. Scendeva giù acqua a secchiate. E abbiamo sfiorato la bellezza dei 10 km all'ora, per intenderci.

Vicino casa, cumuli bianchi accanto ai marciapiedi. Non è neve ma sembra neve, fa freschino.. Ma la neve no.
Ci avviciamo e ci fermiamo per fare delle foto, sensazionale cosa. E' grandine, sono chicchi di
grandine accumulati e da lontano sembra neve.

Il mattino dopo facciamo una bella passeggiata in centro, fa freschino e si sta molto bene. Non sembra nemmeno agosto.
Ci prendiamo un caffè e calpestiamo le palle al toro, come tradizione vuole.
Si parla poco del calpestare le palle al povero toro, ma non ne voglio parlare io ora.

Sia la sera del 15 che la sera seguente ci becchiamo con MinchiettaUno e Claudio. Facciamo un giro per locali e alla fine approdiamo al Barbicans, prendiamo qualche cocktails, qualche beers, one pizza da dividere insieme e Roccio aggiunge alla birra del rum "invecchiato" specifica. Va bene qualsiasi cosa basta che sia scuro. Gli portano un rum più chiaro della birra.
Ridiamo.
Poi facciamo quattro passi, sempre in centro.
Bella Torino di notte.

La sera seguente saremmo dovuti andare a vedere l'eclissi di luna in montagna con MinchiettaUno. Problema: in montagna ci sarebbero stati più o meno 5 gradi e Roccio aveva solo un paio di pantaloncini. Soluzione del problema: trovare un paio di pantaloni decenti a pochi euro.

Così il 16 mattina lo butto giù dal letto e corriamo al Balon e a Porta Palazzo ma anche Porta Palazzo, da mercatino all'ingrosso qual era, è diventato molto cinese. I cinesi fanno tutti gli stessi prezzi e non si fanno concorrenza. Non si può contrattare.

Quindi veniamo via.

Il Balon d'altro canto ha solo cose usate. Ricordo che da piccina spesso ci andavo prima di andare il sabato mattina a scuola, ritardavo quel paio d'ore e come giustificazione scrivevo "Motivi familiari" (nessuno sa cosa siano) e in mano avevo ancora le buste della spesa fatta poco prima. Con cinquemila lire prendevi un giacchino di velluto. Usato, ma che importava ai tempi?


Ora nulla a meno di 15 euro. Torniamo a casa per pranzo. Dopo pranzo andiamo a Panorama per vedere se lì c'è qualcosa ma effettivamente sbadigliamo tutti e due e siamo abbastanza stanchi. Chiamiamo MinchiettaUno e saltiamo l'appuntamento. Lei decide di unirsi a noi per un birrino dopo cena.

E meno male, perché anche di sera attacca a piovere.
Prima di andare al nostro appuntamento, però, passiamo per corso Francia, a Collegno, e ci imbattiamo in un posto che da tanto tempo volevo visitare: il Villaggio Leumann. E' questo un villaggio della fine dell'800 - inizi '900 costruito per gli operai che lavoravano nel cotonificio "annesso" al villaggio. La struttura è rimasta quasi per intero viva, le case sono abitate, e di sera sono così simili tra loro che se non fosse per le auto parcheggiate accanto sembrerebbe di vivere in un film dell'orrore. Il Villaggio Leumann non chiude mai, ripeto, sono case abitate. Passeggiare per quelle strade fa fare un salto all'indietro. Il Padrone della fabbrica, signor Leumann, che decide i ritmi di vita degli operai non solo quando sono al lavoro ma anche dopo. Costruisce case per loro, una scuola all'interno del villaggio, una chiesa. Una stazione.
Nella scuola i ragazzini imparavano non solo le materie classiche, ma anche quelle più tecniche, che avrebbero loro permesso, un giorno, di lavorare nella stessa fabbrica di cotone.
Insomma la vita di un intero villaggio non si spostava mai, sempre lì. L'idea che queste case siano ancora abitate, e che giovani ragazzi ci facciano grigliate e feste, e ci parcheggino la macchina, e mettano segnali come DivietoDiSosta fa molto strano.

Voglio tornarci di giorno e leggere tutte le etichette e salutare gli autoctoni. Mi piacerebbe tanto vedere come sono fatte dentro quelle case, se è rimasto qualcosa di storico anche dentro. Se i cittadini ne conoscono la storia.

Un altro villaggio molto ben conservato è quelli di Crespi d'Adda e il villaggio Schio.

Mi piacerebbe visitarli tutti. Anche in Francia pare ce ne sia uno ben conservato, il villaggio Noisiel-sur-Marne, però le fabbriche erano di cioccolato. Mica scemi.

In Germania esiste il villaggio Krupp, costruito dall'omonimo signor Krupp, che ereditò l'acciaieria Krupp nel 1887 e attorno fece costruire le case degli operai. Oggi tristemente famoso perché il suo nome attuale è ThyssenKrupp e sappiamo benissimo cosa ricorda.

Ce n'è un altro in Scozia. Ma sto divagando.

Oggi sono andata a vedere il museo La Specola. E' pieno di bestie imbalsamate, a me generalmente non piace, ma ho visto un tilacino imbalsamato. E' estinto e dal vivo purtroppo non si esibisce più. Qualcuno dice di averlo avvistato e afferma con decisione che non è estinto. Sarà.

E' interessante vedere anche la maestosità di alcuni animali. Il rinoceronte è davvero gigante ma anche il tricheco. Lo avreste mai detto?

Passate queste sale mi sono trovata di fronte a uno spettacolo raccapricciante e magnifico al tempo stesso. Le cere anatomiche.

Sono così impressionanti, sembrano vere. Anche l'espressione del viso, così sofferente, sembra che abbiano tolto loro la pelle un istante prima.

Per me, però, la cosa più impressionante è stata la serie di cere che riguardavano un utero gravido prima e durante il parto. Si vede il feto in posizione e la patata (così piccola rispetto alla testa del feto). Poi la patata si dilata un po'. Ma la testa del feto è sempre gigantesca. Terribile.

Domani chiedo informazioni per le cere anatomiche più macabre conservate nell'ospedale di Careggi.
Certo, potrei andare a vedere cose più allegre, ma sono dark inside.



Canzone del giorno: Karma Police Radiohead

13 agosto 2008

Le passioni sono qualcosa di inspiegabile per me. A volte sono come lievi scimmie che diventano ossessioni e si trasformano in passioni. A volte rimangono sopite dentro di me e poi esplodono all'esterno e improvvisamente mi rendo conto che la cosa mi piace. E mi chiedo perché non l'avessi mai fatta prima.
Vedi il basso.
L'ho conosciuto a 15 anni, mi ero fissata di prenderne uno. Poi le finanze erano quello che erano, mio padre mi regalava gli strumenti che piacevano a lui ("Papà mi compri un violino?" "Certo" e mi prese una chitarra classica) - anzi oggi quasi mi pento di avere messo da parte lo studio del violino. Non sarei diventata qualcuno ma avrei imparato uno strumento che davvero mi piace.

In ogni caso sono felice di aver comprato il basso a gennaio. Sicuramente passeranno dei periodi in cui non lo suonerò. Capita.
Voglio dire: non si può vivere di una sola passione, ce ne sono tante. C'è chi riesce a far convivere le passioni tutte insieme e chi si dedica a una passione per volta. Io sono nel secondo gruppo; passo un periodo a "scolpire" il fimo, ne passo un altro col basso, poi mi metto a disegnare, poi installo cose assurde e difficili su linux solo per il gusto di baloccare.

Mi piacerebbe mettere insieme una lista delle passioni e di come le persone conciliano tempo e cose da fare.

Comunque, sto divagando.
Oggi conoscerò la mia dottoressa, o la sua sostituta. Ho bisogno delle mie pastiglie e speriamo non rompano le scatole facendomi fare altri esami del sangue: ho una mezza cartella clinica con me! Con radiografie e tutto il resto.
Stamattina ho suonicchiato, sempre Sweet Child Of Mine, mi sono messa in testa che devo impararla e impararla bene.

E poi chissà, magari inventare un giro di basso? Troppo presto?
Sì, decisamente.

Canzone del giorno: Kickapoo Tenacious D.

12 agosto 2008

Prot Pritt

Perché sbattersi tanto a imparare a suonare Sweet Child Of Mine se è possibile suonarla così?

Quest'uomo è un genio!

11 agosto 2008

T.D.

La canzone del giorno dovrebbe essere Sweet Child Of Mine perché sto facendo una fatica bestiale per impararla con il basso. Ma l'ho modificata per questa qui sotto. Che ha un video incredibile.

Sto parlando dei Tenacious D. Non li conoscete? Cercateli su youtube, hanno un loro spazio lì, su myspace, su facebook...

Canzone del giorno: The Tribute Tenacious D.

09 agosto 2008

Benvenuta, bambina

Stamattina ci siamo svegliati non così tardi. Abbiamo fatto colazione e ci siamo avviati per Siena. Il motivo si sa: il basso nuovo, il basso Cort. Quello che abbiamo sempre visto all'emporio musicale ma non abbiamo mai preso perché attendevamo questo weekend. Il weekend.

Bhe arriviamo lì e il basso non era in esposizione. Per un attimo mi si ferma il cuore. Siamo arrivati fin lì e non è esposto. Chiediamo a un commesso, sparisce in magazzino per poi tornare dicendo che non ne avevano nemmeno lì. Finiti. Caput. Tornano a settembre.

Settembre?

Veniamo via e sono mogia mogia e Roccio che insiste, ma dai lo troviamo qui, lo troviamo lì, proviamo ad andare qua e là. E io nulla.

Caspita, mi figuravo già la partenza da Siena con il giochino nuovo, imballato, incartonato. Tenuto da parte per noi.

Alla fine mi riprendo un attimo e passiamo da Niccolai a Ponte a Greve. Nada, nulla, è chiuso, non esiste più, han levato anche l'insegna. Ultimo posto dove andare: MusicRama a Sesto Fiorentino. Lo avevano ma non so come mai mi ero fissata in senso negativo con questi signori che in verità sono stati piuttosto gentili. Il ragazzotto, chitarrista e commesso, mi lascia in una stanza con il basso attaccato a un ampli, me lo fa provare, parla e perde tempo con noi anche se è l'unico in negozio e ha tutto a cui badare. Che fare?
Ovvio: lo abbiamo portato via. E con lo sconto del 10% (c'era lo sconto su tutti gli strumenti musicali) allo stesso prezzo del basso ci siamo portati via anche una custodia, e l'olio al limone per lucidare il legno della tastiera del basso.

E che basso ragazzi. I pickup attivi si sentono, il mondo vibra e rispetto all'altro basso è tutto un altro mondo.
Con tutto il rispetto per il mio primo basso, che se non fosse stato per lui...

Canzone del giorno Breaking the Law Judas Priest

08 agosto 2008

Wake me up!

Oggi è l'ultimo giorno prima delle ferie. Stamattina sono un po' di corsa, la radiosveglia mi ha svegliata con la canzone di oggi e quindi sono tutta ballerina. E' venerdì, sveglia, è un giorno stupendo, domani arriva il basso nuovo.

Intanto ho scoperto un'autrice per ragazzi che scrive libri da titoli interessanti. Altro che Harry Potter che non sono mai riuscita a leggere oltre le 10 pagine.

Il libro in questione si intitola "Come creare una rock band da sballo" e anche se è scritto per ragazzi di 14 anni penso proprio lo leggerò.

Ieri girando su youtube roccio ha scoperto questo gruppetto (hanno anche il sito su myspace). Ora a parte tutto sono piuttosto bravi. E piccini!

Canzone del giorno: Wake me up Before You Go Go Wham

07 agosto 2008

Pesci grossi attenzione! Pesci piccoli in marcia!

Stanotte ho fatto un sogno bizzarro. Ho sognato che gli alieni volevano invadere il mondo... forse per la terza o quarta volta. Già perché quando sono arrivati, nel sogno, ho esclamato "Ancora?".
Erano piuttosto stupidi ma avevano le armi. E non avevano grossi scrupoli.
Sono caratteristiche che ti permettono anche in guerra di ottenere risultati. Armi e niente scrupoli. Si uccidevano tra loro senza problemi. E con meno problemi uccidevano noi.
Non ho mai paura dei miei sogni bizzarri, anche quando ci sono sangue morti e creature mostruose. Ma stanotte ho avuto paura. Terrore. Era come se sentissi di poter perdere davvero la vita (anche se ero consapevole che fosse un sogno, mi accade spesso. Nel sogno ho pensato "questo mi sembra di averlo già sognato. Sìsì se me lo ricordo l'ho già sognato").
Agli alieni si erano uniti alcuni esseri umani traditori, che speravano gli fosse salvata la vita. Ripeto, gli alieni erano davvero stupidi. Per tenerci buoni ci avevano legato le mani, ma non ai polsi: ad altezza dita, quindi era molto semplice slegarsi. Ma loro avevano le armi.
E alcuni esseri umani traditori che sicuramente erano più furbi di loro.

Per quanto possa sembrare bizzarro, in quel locale in cui eravamo chiusi e, apparentemente, legati, in quella specie di discoteca silenziosa piena di luci e colori e strani divisori rosa (forse un locale per scambisti?) gli alieni volevano omaggiarci di un concerto. Il ragazzo rasta suonava il basso, un basso artigianale che si era fatto lui, con un manico molto largo che conteneva però solo 2 corde. Un basso a due corde. Era davvero bello e produceva un suono molto caldo, che ricordava posti lontani. Sembrava uno strumento di qualche popolo indigeno del centro Africa.

Ma torniamo alla paura.
Capii che il ragazzo rasta era lì per aiutarci perché passò a controllare se eravamo ben legati ma in realtà, senza dire parola, ci aiutava a liberarci.
Poi mi ricordai perché le altre volte gli alieni non erano riusciti nel loro intento. Perché noi eravamo troppo numerosi rispetto a loro. Nonostante le armi e la mancanza di scrupoli noi li avevamo presi sempre a calci perché eravamo molti di più.
La differenza tra queste e le altre volte? Ora eravamo pochi. Ci avevano probabilmente divisi in gruppi più piccoli per tenerci meglio sott'occhio. Ma non sapremo mai come sarebbe andata a finire, la sveglia ha interrotto quest'avventura.


Il sogno è la trasposizione di una cosa che mi è accaduta ieri. Mentre io e Roccio facevamo i nerd, lui guardava su youtube video di chitarristi famosi e io giocavo a maple story mi è tornato in mente un amico delle superiori, compagno di banco e di mille avventure, che mi fece conoscere il metal. Lui stesso suonava la chitarra elettrica e aveva un piccolo gruppo dove ogni tanto cantavo. Stavo spesso a casa sua, anche se abitava fuori Torino, in camera aveva una piccola sala prove che poi ha allargato man mano con altre strumentazioni. Con la chitarra era molto bravo e aveva abbastanza voglia e risorse per potersi permettere di diventare qualcuno.
Poi ci si perse di vista: a mio parere lui non si comportò bene e mi diede l'idea di avermi raccontato un po' di balle. Non furono queste le ragioni di un distaccamento. Dopo la terza superiore cambiò scuola, io cambiai sezione.
E questo è quanto.
Ieri cercavo un suo video su youtube: ho visto che molte persone inseriscono video personali e ho pensato che magari anche lui avesse fatto qualcosa di simile.

Non ho trovato un video, ma un sito personale dove si dichiara fotografo: con una gallery con gnocche mezze nude che occhieggiano per un calendario, e una sua foto personale con occhiali da sole, camicia e cravatta nera, seduto su un divano rosso.

Più o meno nel 2002, non ricordo bene, mi arriva una chiamata. Non era un numero conosciuto. Era lui. Come va, come non va, ho avuto il tuo numero da questa persona, che mi racconti, lo sai che ho un gruppo, siamo abbastanza famosi, ho aperto un'azienda grafica blablabla. Perché non vieni a cena da me? Facciamo una sorpresa a mia mamma (sua mamma mi adorava). Insomma andai, mi faceva anche piacere, erano 7 anni che non ci si vedeva. A parte l'incredibile strumentazione che aveva a casa, gli chiesi se suonasse e cosa suonasse e mi regalò un cd del loro gruppo incellophanato e con il marchio siae.
Ceniamo, si parla del più e del meno. I suoi genitori mi chiedono come sto e cosa faccio. Dico che lavoro come grafica editoriale e lui dice che ha aperto un'azienda di grafica. Bene, gli dico, così posso venire a lavorare da te. Mica hai bisogno di un curriculum? Mi risponde: certo che ho bisogno di un curriculum, mica assumo così. E ti farò anche un colloquio. Serio.
Continuiamo a chiacchierare, dice di essersi comprato una Smart perché fa immagine. Bisogna pensare all'immagine. Quando va da un cliente e lo vedono con una Smart fa un'impressione diversa. Tutta questione di immagine.
Comincio a pensare che siamo diventati totalmente diversi. Quasi opposti.
E poi dice che il mondo è così: pesce grosso mangia pesce piccolo. E lui vuole essere pesce grosso. Dico che per me non è essenziale, mi basta essere felice e fare qualcosa che mi possa dare soddisfazioni. Ribadisce il concetto dicendo che in questo mondo se non sei pesce grosso non sei nessuno. E lui vuole essere qualcuno.

Rimango male nel vedere che il mondo gira davvero così. Le persone che hanno meno scrupoli nella vita riescono a fare cose in grande. Mentre i pesci piccoli guardano. Ma noi siamo tanti, davvero tanti. Potremmo rovesciare il mondo. Ma rimaniamo terrorizzati fingendo di essere legati, mentre siamo davvero liberi.

Dopo la cena usciamo, mi confessa che aveva trovato un bel donnino da sedurre ma era una che guadagnava tanti soldi e lui non poteva stare con una donna che guadagnasse molto più di lui. Terribile (qui già voglio tornare a casa, quasi).

Prima di uscire corre in bagno a truccarsi. Senza trucco non riesce a uscire di casa, dice (quando lo racconto a un'amica comune lei mi dice "Se lui non riesce a stare con una donna che guadagna più di lui, io non riuscirei a stare con un uomo che si trucca più di me!". Giusto appunto).

Voglio essere un pesce piccolo, Ma non voglio essere mangiata dai pesci grandi. Pesci piccoli, uniamoci!

Canzone del giorno: Ray Charles Hit the Road, Jack!