28 maggio 2008

Il Rasoio di Occam

E' proprio vero che i bambini non parlano. La condizione essenziale per cui i pedofili riescono a farla franca per tanto tempo è proprio questa.
Secondo me i bambini non parlano perché non hanno la concezione del giusto o sbagliato, non hanno esperienza quindi non possono confrontare quello che gli sta capitando con esperienze precedenti e dirsi "Non dovrebbe andare così: quello che mi sta succedendo è sbagliato".

La verità è che i bambini non parlano nemmeno delle cose più stupide che capitano loro. Fino a 4 anni ho bevuto latte dal biberon. Lo so, lo so, sono stata un po' tarda per la mia età. Per giustificarmi posso solo dire che ho sentito di peggio.
Il fatto è che del mio primo giorno d'asilo ho ricordi frammentari. Ricordo di aver guardato il campetto da calcio di fronte all'asilo. Ricordo mia mamma che parlava con la maestra, forse tenendomi in braccio perché ricordo il volto della maestra ad altezza del mio volto. Ricordo anche che mia mamma disse alla maestra questa cosa, del latte nel biberon e la maestra (ovviamente e giustamente) la rimproverò dicendo che ero abbastanza grandina per questo.
Era la maestra dai capelli neri.

Ora, dovete sapere che all'asilo avevamo due maestre: una bionda e una bruna. La bionda, noi bimbi la chiamavamo la brava, perché era dolce e i suoi modi erano pacati. La bruna era la cattiva, severa e rigida. Era lei che ci sgridava quando ne combinavamo una.

Ricordo due eventi legati a questa maestra cattiva.
Il primo forse risale ai primi giorni, ricordo una scena buia, tutti noi bimbi seduti in cerchio sulle nostre sedioline e la bruna che parlava. Non ricordo il collegamento ma ricordo che disse ad alta voce che io prendevo ancora il latte dal biberon e gli altri bimbi si misero a ridere.

Un'altra volta invece mi costrinse a mangiare l'uva e mi ricordo che quasi vomitai (ragione per cui non volli sentire parlare d'uva fino a quando avevo 15 anni).

Dire che il primo episodio mi segnò profondamente è un po' azzardato. Ci sono cose che mi sono accadute più avanti che mi hanno segnata sicuramente di più.
Certo è che la paura dell'umiliazione mi è rimasta. Non penso che la mia paura del parlare in pubblico sia solo timidezza: sono quasi convinta di avere il terrore che la gente possa deridermi nel caso io faccia o dica qualcosa di sbagliato.

E ancora: all'asilo rubavo i giocattoli. Ricordo che mi piacevano tanto gli animali di plastica della fattoria, e allora li mettevo in tasca e continuavo a giocarci a casa. Ogni tanto mia mamma mi beccava e mi costringeva a riportarli. Ma il più delle volte la facevo franca.
I miei compagni d'asilo inoltre non erano molto svegli, bastava negare in continuazione e si convincevano presto che io non rubavo. Così andai un po' oltre e cominciai a dire bugie più elaborate. Qualcosa come "Io so tutto". Una bimba mi disse "Davvero sai tutto?". Certo. "Sai anche che ieri ho preso una coccinella?". Certo che lo so.

Comunque riportare i giocattoli indietro mi faceva stressare parecchio, anche se era giusto.

In ogni caso quello che volevo dire dopo questa lunga sequela di cazzate è che magari non è così: magari sono semplicemente timida.

Canzone del giorno: Il mostro Samuele bersani

26 maggio 2008

Questo weekend c'è stato l'incontro annuale a Sesto Fiorentino con tutti i matti amanti delle piante carnivore. Devo dire che la cosa è stata davvero carina, noi contavamo di essere lì solo sabato ma poi domenica ci siamo svegliati tardi e non siamo riusciti ad andare a Pratica di Mare a vedere le frecce tricolori e così siamo tornati al meeting. Pazzi di tutta Italia con piante di tutte le dimensioni che facevano avanti e indietro. Pazzi di tutta Italia senza piante carnivore che facevano avanti e indietro. Pazzi e basta che passeggiavano qua e là per la scuola in cui era stato organizzato l'incontro che parlavano di cose sconosciute ai più.

Sto convincendo Roccio a fare un'incursione in Spagna a vedere i Drosophyllum in natura ma non penso che sia molto convinto, forse perché il suo commento è stato "Ci vai te".

23 maggio 2008

Ronk!

22 maggio 2008



"I popoli non dovrebbero aver paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero aver paura dei propri popoli." Thomas Jefferson

Gita a Ferrara

Finalmente riesco a farvi vedere le foto della gita in camper a Ferrara! Buona visione.

Il mio sesto senso

Lo so lo so, mi faccio trascinare dall'onda (in questo caso cerebrale). Ecco perché ho acquistato un sacco di libri sulla plasticità del cervello.
Ho scoperto (in realtà "hanno" scoperto) che le funzioni cerebrali possono modificarsi se tenute in allenamento. Brevi test ed esercizi più o meno complessi aiuterebbero la nostra mente a tenersi in forma. E' una cosa che sapevo fin da piccina (avevo acquistato un libro, mai letto del tutto, con esercizi mentali. Comprendevano esercizi matematici, mnemonici, di visualizzazione, logici, spaziali). Pare che un ottimo esercizio per mantenersi in forma sia imparare una nuova lingua. Perché no? In fondo non so bene nemmeno l'inglese. Imparare a suonare il basso è un'altro ottimo esercizio. Ma quello in cui vado proprio male male è la memoria. Quindi devo proprio giocare su questo aspetto.

Per concludere mi piacerebbe aggiungere un sesto senso ai cinque che già conosciamo: l'equilibrio.
Leggendo di una donna il cui sistema vestibolare era compromesso al 98% e che non riusciva a reggersi in piedi senza cadere nemmeno qualche secondo.. bhe, mi sembra doveroso pensare che sia essenziale per l'essere umano. Immaginate di non poter non solo stare in piedi ma anche non comprendere bene la vostra posizione nello spazio circostante, di barcollare in continuazione con la costante sensazione di cadere. E immaginate che questa sensazione continui anche quando ormai siete a contatto con il pavimento, magari appena caduti. Non riesco a immaginare la mia vita senza equilibrio.
Il mio sesto senso.

20 maggio 2008

Ah, p.s. ieri sera io e Roccio abbiamo provato tre pezzi, almeno l'inizio. Ma quanto sono imbranata col basso? Pensavo di essere molto più brava.

Dum dum.

Paranoi(c)a

Sono lievemente ipocondriaca.
Questo significa che per una piccola cosa mi sento addosso un grande male. Il giorno dopo questa sensazione svanisce e torno ad essere normale.
Eppure spesso mi convinco di avere cose che non ho. E' tutto iniziato quando mia mamma cominciò a comprarmi in edicola i volumi di "Esplorando il corpo umano" (sottotitolo "siamo fatti così, siamo proprio fatti così e scoprirlo puoi esplorando il corpo umano"). Mi sono convinta già allora di avere l'asma. Persino mia mamma, che è una donna estremamente ansiosa, mi dissuadeva di ciò dicendo che l'asma è una brutta cosa e io respiravo in maniera assolutamente normale. Pensava che stessi facendo come quando le dicevo di essere grassa. Le mie compagne delle elementari avevano già questo complesso e io effettivamente non potevo averlo essendo uno scriciolo di meno di 30 kg. Per non sentirmi da meno però andavo da lei e le dicevo "Mamma, ma io sono grassa?". Lei si metteva a ridere e sbottava "Ma che dici?".

Per convincermi di avere l'asma cominciai a respirare rantolando. Inspiravo in fretta, trattenevo il fiato e poi espiravo producendo un fischio molto simile a quello prodotto da chi ha davvero un po' d'asma. Ma non avevo l'asma.

Poi un giorno sempre mia mamma me lo fece notare "Perché respiri così?". E allora mi resi conto e smisi.

Da allora almeno una volta all'anno mi creo una malattia finta che poi il giorno dopo svanisce. Mi chiedo se questa premessa non sia stata determinante per quelle crisi "tipo" asma che ogni tanto arrivano.
Ripeto, non soffro d'asma, assolutamente no.

Un giorno però a 13-14 anni ho avuto un attacco di quella che poteva sembrare davvero asma. Stavo pattinando e ad un tratto non riuscivo più a respirare. Aprivo la bocca per inspirare ma i polmoni non si gonfiavano. E' durato qualche secondo e i miei amici (che pattinavano con me) sgombrarono una panchina alla fermata del bus, il numero 71, dalle vecchiette e mi misero a sedere. Mi calmarono e in breve ripresi a respirare normalmente. Smisi per un bel po' di pattinare, attribuii questa crisi alla fatica dei pattini e alla debolezza fisica di quel periodo, ma i medici non capirono mai che cose fosse successo.

A 19 anni mi capitò una cosa simile. Avevo una tosse terribile in quei giorni, i medici mi fecero lastre e analisi del sangue ma non trovarono nulla. O meglio, i globuli bianchi erano schizzati alle stelle come se stessero facendo fronte a una grande infezione, ma non avevano trovato tracce di infezione. Non sapendo bene che pesci pigliare mi drogarono di calmanti per la tosse. La cosa funzionò finché non si ripresentò una crisi come quella avuta qualche anno prima. Ero a letto, forse riposavo, non ricordo se stessi dormendo. Cominciai di nuovo a smettere di respirare, o meglio, cercare di inspirare aria con scarso successo.
Mi spaventai molto (non è una cosa che puoi controllare. D'improvviso non respiri, non riesci nonostante gli sforzi, gli occhi lacrimano e la gola sibila, il tutto in pochi lunghissimi secondi) e tornai dal medico. Lui rifece le analisi ma ancora non trovò nulla. Dichiarò che sembrava un attacco d'asma pur non soffrendo di tale malattia. Mi diede il classico boccaglio per l'asma e disse di tentare la cura con quello, per un po' almeno.

Non ebbi più nulla e quindi mi chiedo ora e non so perché ora: cosa mai ho avuto? E' possibile che la convinzione di una cosa richiami quella stessa cosa?

Ma soprattutto quante cazzate ho scritto?

19 maggio 2008

Pipì Hurrà

Vorrei ben raccontarvi di misteriose avventure in camper e gite fuori porta a vedere strane mostre di strani "artisti" (scusa come un'altra per passare una divertente giornata tutti insieme) ma.
Non ne ho voglia.
Indi beccatevi le foto: se qualcuno si vede in foto e non voleva essere mostrato al grande pubblico mi scriva che leviamo subito il soggetto del misfatto.

Ma slide.com non funziona. Quindi niente foto, niente racconto, nulla di nulla. Il vuoto totale.


Buona giornata.

16 maggio 2008

P.s. quasi dimenticavo. Abbiamo un nuovo inquilino. trovato qui fuori intrappolato in un ombrello. Il suo nome è Geco verrucoso (Hemidactylus turcicus) da non confondersi con un geco molto simile, la Tarentola mauritanica. Gli ho lasciato la finestra aperta così se lo desidera può riprendersi la sua libertà.

Come ti trovi a Firenze?

La domanda che più in assoluto mi viene posta in questo periodo è "Ma come ti trovi a Firenze?". E proprio tutti me la fanno, mia madre, i genitori di Roccio, gli amici di Firenze, gli amici di Torino, conoscenti di ogni dove, a volte mi sembra che anche il mio cane me lo chieda, e anche lo spam. Tra una (questa è nuova tralaltro) La disfunzione errreettile - impoootenzzza - non e sempre una causa mentale .. e un Enlarge your penis si beffa sorniona Ma come ti trovi a Firenze?

Questa domanda mi coglie alla sprovvista e in quel mezzo secondo in più che impiego a rispondere elaboro una teoria lunghissima che dovrebbe avvalorare ogni mia tesi su Firenze.
Intanto elaboro anche le possibili risposte alle mie possibili affermazioni.

Se dicessi che Firenze mannaggia è fatta proprio male, che sinceramente quando ci ero venuta la prima volta speravo fosse molto meglio, che le assurde leggine non scritte ti impediscono di vivere tranquillo ma che comunque va bene, perché mi abituo dappertutto la possibile risposta potrebbe essere Mannaggia pensa a quanto sei fortunata tu che vivi a Firenze. Pensa a quanto è bella la città, ma di cosa ti lamenti?

Se dicessi che sono qui esclusivamente per me e Roccio e che se lui abitasse al Polo Nord lo seguirei anche lì la possibile risposta sarebbe Eh ma che culo invece: così ora stai a Firenze. E tralaltro sembrerei così mielosa da sembrare quasi finta nonostante la seconda risposta sia quella più vera.

Allora sfodero un sorriso assolutamente finto (per cui dettato dalla corteccia motoria del mio cervello e non dall'area destinata al sorriso spontaneo, situata a livello dei gangli della base e attivata dal sistema limbico. Ho finito il libro che stavo leggendo, ho imparato un sacco di cose sul cervello) e dico Benissimo!

Così stamattina, mentre mi recavo in comune, a Palazzo Vecchio a chiedere il cambio di residenza e passeggiavo accanto al Duomo ed ero al telefono con Roccio (troppe cose?) mi viene in mente una metafora geniale. Da esibire le prossime volte che qualcuno mi chiede Ma come ti trovi a Firenze?.

Firenze è come una donna bella ma stupida. Appena la vedi rimani folgorato dalla sua bellezza e pensi che solo per scoparla potresti sopportare ogni cosa.

Poi la frequenti e ti dici che in fondo non è questo granché e vorresti che tenesse ogni tanto la bocca chiusa.

Infine la sua poca personalità ti induce a pensare che in fondo in fondo non sia questa incredibile bellezza, e tutta la tua scala della bellezza viene messa in gioco e rivalutata.

Ora tralasciando Roccio e parlando solo della città:
la prima volta sono rimasta così folgorata da Firenze che mi sono detta che avrei fatto qualsiasi cosa per venire spessissimo qui. Poi ho conosciuto Roccio, ogni due weekend ero qui e li vivevo da fiorentina: problemi di parcheggio, strade piccole, marciapiedi minuscoli o inesistenti, centro affolatissimo di turisti da non permetterti nemmeno di fare una passeggiata tranquilla.
Esiste però una differenza sostanziale tra la metafora della bella donna e il vivere in una città nuova. Se non ami una donna non puoi desiderare di passarci il resto della tua vita. E l'amore è un insieme di sensazioni, emozioni complesse che non può basarsi sul solo giudizio estetico. Io invece amo una persona, ed è quindi tutto più semplice. La meravigliosa adattabilità di noi esseri umani sta in questo: possiamo davvero stare in ogni luogo se abbiamo le motivazioni necessarie. E io ne ho una forte (la più forte).

Quindi rispondo (con un vero sorriso che parte dal sistema limbico e arriva ai gangli della base che attivano i muscoli specifici) a chi me lo domanda che qui sto benissimo. Perché ho un obiettivo di vita che non attuerò da sola.
Perché se abitasse al Polo Nord mi trasferirei lì, all'istante.

14 maggio 2008

Anche se effimere comunque sono passioni impegnative. Ieri ho letto fino all'1 e mezza di notte. Leggevo di arti fantasma e di come le nostre connessioni cerebrali si reimpostano dopo la perdita traumatica di un arto.

Ma la cosa assurda è che spesso la concezione dell'arto non viene perduta come l'arto stesso. Rimane.
E quindi molto persona dichiarano di poter muovere il loro arto fantasma, di poter prendere oggetti con questo arto.

E già questa è una cosa bizzarra.

La cosa di cui si è capito meno in tutto questo è la sensazione del dolore sull'arto fantasma. I pazienti provano spesso dolori atroci su questo arto.

La domanda essenziale di questo capitolo è questa: E' già difficile curare dolori in zone del corpo che esistono fisicamente. Come si potrà mai curare il dolore a una zona del corpo che fisicamente non esiste più?

Che roba incredibile il cervello.

13 maggio 2008

Passioni effimere

La sete di conoscenza accende in me passioni effimere. E' passato il variopinto momento del makeup. E' passata la cosiddetta scimmia del makeup. Continuo a truccarmi, continuo a metterci mezz'ora, ma non acquisto più nuovi trucchi. E' tornato il momento dei libri.
I libri mi hanno sempre affascinato. Mi piacciono esteticamente, li trovo belli, mi piace l'odore di carta stampata, mi piacciono le librerie, mi piacciono le copertine. Così oggi pomeriggio mi sono goduta un po' il centro fiorentino. Prima di andare a lavorare e chiudermi in ufficio 8 ore al giorno me la voglio proprio godere.
Sono passata da Coin e lì ho fatto un salto da MAC, sono andata da The Body Shop ma nulla. Non volevo comprare nulla.
Mi sono chiusa poi al MelBookStore. Non volevo più uscire e avrei acquistato qualsiasi libro. Saggi generici, romanzi che mai e poi mai avrei letto, manuali di cucina thailandese, libri di design italiano, volumi di giardinaggio, le ultime novità editoriali.
La verità è una: non mi piacciono i romanzi. Sono pochi gli autori che mi affascinano e riescono a tenere i miei occhi incollati sul loro libro. Tendenzialmente a metà romanzo sono già annoiata: la stessa storia poteva essere scritta in molte meno pagine e in modo molto meno noioso. Mi piacciono scrittori veloci: Giuseppe Culicchia, Chuck Palahniuk, Stefano Benni. Non sopporto Stephen King, eccessivamente prolisso. Mi piacciono i racconti brevi, mi piacciono i racconti di Edgard Allan Poe. Mi piace l'unico romanzo scritto da Alfred Kubin, illustratore visionario, che mi ha tenuta incollata per un paio di giorni al suo libro e mi ha fatto fare incubi molto particolareggiati.

Ma più di ogni cosa mi piacciono i saggi. Quelli scientifici, matematici, medici. Mi piacciono le storie vere raccontate da persone vere e con protagonisti veri, anche se tristi. Mi piacciono libri e manuali esoterici e vorrei davvero poter cambiare il mondo con un incantesimo.
Leggevo sul blog di pulsatilla la fantastica recensione di questo libro ed ero quasi intenzionata a prenderlo. Solo che lo rigiravo tra le mani e non lo sentivo mio. Così ho fatto due metri col libro in mano e poi l'ho rimollato dove lo avevo preso.
In compenso ho trovato questo altro libro che subito mi ha incuriosita per il titolo (ultimamente compro solo libri che hanno la parola morte nel titolo). Lo sto leggendo e mi sta accendendo una passione incredibile per la neurologia.
Passione effimera: svanirà alla fine del libro, quando mi tufferò su un altro testo e allora l'interesse si sposterà su un campo diverso. Ogni tema è buono, basta che sia abbastanza interessante da non farmi dire Poteva essere fatto in meno pagine.

Memuzzo

Grazie Zion!

5 cose che avrei dovuto fare:
1) cercare di rispettare un po' di più il mio babbo
2) imparare ad andare in bicicletta (lo so, lo so, sono ancora in tempo.. ma non mi va di farlo perché è una cosa che non mi interessa!)
3) stabilire un contatto con la famiglia
4) continuare a studiare violino (invece di mollare dopo le prime 10 lezioni)
5) ogni tanto dire sìsì invece di impuntarmi sulle cose.

5 cose che non avrei dovuto fare:
1) andare via di casa a 18 anni: troppo presto
2) litigare con mio padre per andare via di casa a 18 anni perché non avevo le palle di affrontare la cosa con calma
3) aver dato troppo retta alle persone sbagliate, troppa fiducia a chi non se la meritava affatto
4) essere assente quel giorno alle elementari in cui hanno fatto le tabelline del 7 e dell'8
5) essere succube della mia insicurezza mostrandomi sempre gelosa. Anche del passato.

12 maggio 2008

Un matrimonio perfetto

Venerdì siamo partiti per Torino. G si è sposato.
Mannaggia a lui quanto è cresciuto, come passa il tempo e non ci sono più le mezze stagioni e si stava meglio quando si stava peggio.
In ogni caso siamo partiti.
Di testa.

Vorrei ringraziare RagnoB che mi ha regalato un libro per il compleanno (mi è arrivato due giorni fa e l'ho letto in una giornata). Il libro si intitola Come fare un matrimonio felice che dura tutta la vita di Giulio Cesare Giacobbe. E' lo stesso autore con copertina assurda e ridicola che ha scritto quella roba tipo come smettere di farsi le seghe mentali che a guardare titoli e copertine non avrei mai e poi mai comprato uno dei suoi libri. E invece.

Il libro è scorrevole, usa periodi addirittura più brevi dei miei e all'interno ci sono interessanti spunti che possono essere presi non solo per un matrimonio felice che dura tutta la vita ma anche e soprattutto per un rapporto felice che dura tutta una vita.

Tornando al matrimonio di G. O che palle, userò i nomi, tanto non penso se la prendano. Gianluca si è sposato. La festa è stata stupenda ed è stato tutto un po' un tuffo nei ricordi. Gianluca e la sua sposa hanno pensato a tutto tutto.
Il prete che li ha sposati era un nostro animatore della parrocchia che poi è diventato prete, Mario F. Fuori dalla chiesa un telo con su scritto Lasciata ogni speranza o voi che entrate (e anche nella prima rotonda per entrare nel paese c'era scritto qualcosa come Fai ancora in tempo a tornare indietro). Noi amici di un tempo e di sempre eravamo tutti in gruppo. Gianluca emozionato ma non troppo, ogni tanto ne sparava una delle sue (Mi sposo sì ma niente di serio). La cerimonia religiosa era perfetta, proprio perché Mario F. ci conosce, poi con Gianluca è rimasto in contatto.

Ci spostiamo poi al ristorante dove ci aspetta un superaperitivo. Roccio si lancia su ogni tavolo e posso dire quasi certamente che già agli antipasti invocasse pietà. Ma no, dopo 4 antipasti sono arrivati i due primi (e intanto erano già le 16). Però passa veloce perché hanno organizzato scherzetti divertenti ai due sposini. Balli e trenini (a cui nemmeno Roccio si sottrae, un po' perché ce lo trascino e un po' perché è davvero divertente) e giochi e battute. Sembra che non siano passati quei 12 anni da quando ci siamo conosciuti e che un po' siamo rimasti tutti ragazzini. Anche quando mostrano un filmato con le loro foto (da piccini fino a quando si sono conosciuti) mi sembrano tutte foto molto recenti. Come il video dei 18 anni di Gianluca.
Ogni tanto mi sembra di essere ancora in quel video.

07 maggio 2008

Grazie Zion per le perle di saggezza che ci doni eheh

Ho un lavoro.. anzi due

Ieri è stato l'ultimo giorno di corso, felicità devastante finalmente uscire da lì. Non ricordavo più, dopo l'università, cosa volesse dire stare 8 ore ad ascoltare qualcuno che parla.

Abbiamo fatto la prova pratica: una finta chiamata in sala per vedere come gestiamo lo stress. L'ho gestito talmente bene che si sono stressati loro.
Ovviamente scherzo.
Insomma oggi mi chiamano e mi dicono che ho passato il corso e che devo andare a firmare il contratto (a Empoli) dalle 16 in poi. Mi chiamano proprio mentre sto andando a fare il secondo colloquio presso un'azienda all'Osmannoro.

Il secondo colloquio è andato bene: così bene che mi vogliono assumere. Sono davvero contenta di non dover passare 8 ore al telefono tutti i giorni. A prendermi (anche, ma per fortuna non solo) insulti. Così poco fa ho chiamato l'agenzia interinale di Empoli dicendo che ho accettato un'altra offerta. Mi dicono "Ma sei davvero sicura?". Fai un po' te, mi verrebbe da dirle.

In ogni caso oggi giornata libera, quindi commissioni. Stamattina sono andata a richiedere il permesso per parcheggiare davanti casa (esclusiva di alcune città), poi sono andata all'a.s.l. dove ho scoperto che se non hai un lavoro non hai diritto al medico di famiglia. Poi al colloquio e sono arrivata con 45 minuti di anticipo così ho fatto un giretto e ho scoperto un negozio incredibile di fotografia che vende anche liquidi di sviluppo e stampa. Il colloquio è andato bene che mi sarei assunta io stessa.
Sono arrivata a casa e ho mangiato un piattino meritatissimo di pasta al sugo e poi di corsa all'assicurazione Vittoria per assicurare la seicentina.

E ora puro relax. Tanto domani non lavoro...

05 maggio 2008

Quando manca il respiro

Il senso di colpa è una cosa che non so gestire. E' un incubo che arriva di notte nei panni di qualche morto che sanguina, di un incidente aereo, di mostri che non ricordo ma che lasciano quella sensazione...
Il senso di colpa mi schiaccia come una tonnellata di mattoni di piombo, mi premono sul petto e non mi lasciano respirare.

Venerdì sera sento mia mamma, dice che si sente sola. E mi manca il respiro.

E' per questo che siamo saliti a Torino pur non avendolo in programma. La verità era ben più preoccupante: aveva la pressione alle stelle e siamo dovuti andare al pronto soccorso. Al triage l'hanno fatta entrare scavalcando tutta la gente seduta in sala d'attesa, le hanno fatto una flebo e le hanno dato un blando calmante. Tornati a casa ha dormito per tutto sabato pomeriggio e sera e si è svegliata solo il mattino dopo.

Roccio era visibilmente scazzato di questo viaggio inaspettato: sperava forse di rimanere a casa e magari fare una passeggiata. Però questo contrastava con il suo desiderio di essermi sempre accanto. Il risultato è stato un Roccio musone e una Carla musona che quasi non si sono parlati. E se si sono parlati era per discutere.

Lui si annoiava a morte in quella situazione e non riusciva a nasconderlo. Ma a me mancava il respiro a vederlo così.

02 maggio 2008

Leggere bene le avvertenze

Mercoledì sono stata 4 ore in affiancamento passivo in sala. Doppia cuffia che ascoltavo le richieste dei tizi, o più che altro dovrei dire gli sfoghi. Tra cui, popolarissimi nella top ten, vi denuncio, siete dei truffatori, ho messo tutto in mano all'avvocato TizioCaio, volete che passi ad altro operatore?.
In questo trantran l'aver ottenuto un secondo colloquio presso l'azienda taldeitali mi ha resa molto più felice e serena. Non vorrei passare 8 ore a ricevere insulti per cose che non ho fatto.
L'affiancamento è stato fatto con un ragazzo con capellli lunghi stile Gesù che sembrava tanto nerd ma che con la tecnologia non aveva nulla a che fare. Lui, dice, sa vende. Dice proprio così, che sa vende. E io: Vende chi? lui?. Non aveva di certo capito la mia ironia sul completamento delle parole. E continuava: Se devo vende, vendo. Se devo fa, faccio.
Compro una vocale!
In ogni caso è stato istruttivo e mi ha fatto capire che proprio non è il mio lavoro. Ma lo ripeterò fino alla nausea: se non trovo altro mi va anche bene. L'importante è mantenere un certo controllo ed evitare di essere troppo empatici. Quando stavo all'892424 l'empatia andava anche bene, mi chiamava un vecchiettino che aveva necessità di una cosa e lui poverino non la trovava in tutti i modi, io gli chiamavo anche il mondo per potergliela trovare. Qui invece no. La legge è legge: se loro firmano un contratto, anche se il venditore gli promette mari e monti e in realtà li truffa (un'altra frase popolarissima è Vi porto in televisione...) perché gli fa firmare un foglio dove loro dichiarano di aver letto tutte e 5 le pagine del contratto ma il venditore gli mostra solo la prima, non si può fare nulla. La verità è che la necessità fa l'uomo ladro e la gente ancora si fida. Sbagliato.
Il venditore (non ho idea ma sparo) magari viene pagato solo in base ai contratti che fa e quindi trova ogni escamotage per portare qualcosa di firmato al suo capo. L'acquirente dovrebbe rompere un po' di più le palle sul contratto perché è vero, nessuno legge mai i contratti, ma quando qualcuno ti fa firmare qualcosa almeno una mezza occhiata sarebbe bene darla.
In tutto questo un consiglio, anche a me stessa: leggete sempre i contratti. Sempre.