28 maggio 2008

Il Rasoio di Occam

E' proprio vero che i bambini non parlano. La condizione essenziale per cui i pedofili riescono a farla franca per tanto tempo è proprio questa.
Secondo me i bambini non parlano perché non hanno la concezione del giusto o sbagliato, non hanno esperienza quindi non possono confrontare quello che gli sta capitando con esperienze precedenti e dirsi "Non dovrebbe andare così: quello che mi sta succedendo è sbagliato".

La verità è che i bambini non parlano nemmeno delle cose più stupide che capitano loro. Fino a 4 anni ho bevuto latte dal biberon. Lo so, lo so, sono stata un po' tarda per la mia età. Per giustificarmi posso solo dire che ho sentito di peggio.
Il fatto è che del mio primo giorno d'asilo ho ricordi frammentari. Ricordo di aver guardato il campetto da calcio di fronte all'asilo. Ricordo mia mamma che parlava con la maestra, forse tenendomi in braccio perché ricordo il volto della maestra ad altezza del mio volto. Ricordo anche che mia mamma disse alla maestra questa cosa, del latte nel biberon e la maestra (ovviamente e giustamente) la rimproverò dicendo che ero abbastanza grandina per questo.
Era la maestra dai capelli neri.

Ora, dovete sapere che all'asilo avevamo due maestre: una bionda e una bruna. La bionda, noi bimbi la chiamavamo la brava, perché era dolce e i suoi modi erano pacati. La bruna era la cattiva, severa e rigida. Era lei che ci sgridava quando ne combinavamo una.

Ricordo due eventi legati a questa maestra cattiva.
Il primo forse risale ai primi giorni, ricordo una scena buia, tutti noi bimbi seduti in cerchio sulle nostre sedioline e la bruna che parlava. Non ricordo il collegamento ma ricordo che disse ad alta voce che io prendevo ancora il latte dal biberon e gli altri bimbi si misero a ridere.

Un'altra volta invece mi costrinse a mangiare l'uva e mi ricordo che quasi vomitai (ragione per cui non volli sentire parlare d'uva fino a quando avevo 15 anni).

Dire che il primo episodio mi segnò profondamente è un po' azzardato. Ci sono cose che mi sono accadute più avanti che mi hanno segnata sicuramente di più.
Certo è che la paura dell'umiliazione mi è rimasta. Non penso che la mia paura del parlare in pubblico sia solo timidezza: sono quasi convinta di avere il terrore che la gente possa deridermi nel caso io faccia o dica qualcosa di sbagliato.

E ancora: all'asilo rubavo i giocattoli. Ricordo che mi piacevano tanto gli animali di plastica della fattoria, e allora li mettevo in tasca e continuavo a giocarci a casa. Ogni tanto mia mamma mi beccava e mi costringeva a riportarli. Ma il più delle volte la facevo franca.
I miei compagni d'asilo inoltre non erano molto svegli, bastava negare in continuazione e si convincevano presto che io non rubavo. Così andai un po' oltre e cominciai a dire bugie più elaborate. Qualcosa come "Io so tutto". Una bimba mi disse "Davvero sai tutto?". Certo. "Sai anche che ieri ho preso una coccinella?". Certo che lo so.

Comunque riportare i giocattoli indietro mi faceva stressare parecchio, anche se era giusto.

In ogni caso quello che volevo dire dopo questa lunga sequela di cazzate è che magari non è così: magari sono semplicemente timida.

Canzone del giorno: Il mostro Samuele bersani

2 commenti:

Zion ha detto...

è che questi tuoi spaccati di vita vissuta a tutte le età mi piacciono un casino. davvero!

Carla ha detto...

Eheh grazie capo!
Un bacio