28 ottobre 2008

Comincio ad avere essenzialmente freddo. Br.

22 ottobre 2008

Quando un amico se ne va

Avrei voluto cominciare questo post con questa frase: "Domenica abbiamo visitato Civita di Bagnoregio. La prima cosa che sorprende è che già le indicazioni la descrivono come la città che muore. Nessuna definizione potrebbe essere migliore. Sistemata su un picco di tufo che piano piano sta cedendo e con i suoi 8 abitanti è davvero un paese che lentamente sparisce".

Lunedì mattina mi chiama mia mamma, alle 4.30 Fiocco, il nostro cane, è morto.
Pare che domenica sera abbia avuto una crisi, come quella che ha avuto quando l'abbiamo portato a operarsi. E' svenuto e mia mamma ha chiamato mio cognato per farsi accompagnare all'ospedale degli animali. Lì lo hanno tenuto in osservazione però alle 4.30 in seguito a un attacco di cuore, ha ceduto. Lunedì mattina ho preso il primo treno che ho potutoe sono salita a Torino. Mia mamma era distrutta. Lei si affeziona agli animali come nessuna persona io abbia mai conosciuto. Anche io ero a pezzi. Fiocco lo avevo portato a casa dal canile. Aveva una storia tristissima, due abbandoni alle spalle, e con noi almeno aveva trovato un po' di affetto e coccole. E poi era già vecchietto. Al canile era un privilegiato e le ragazze che lavoravano lì non lo facevano stare in gabbia ma lo tenevano negli uffici. Le persone si avvicinavano, credevano fosse un cucciolo, ma quando veniva loro rivelata l'età andavano via. Non potevo lasciarlo lì.
Così un bel giorno è tornato a casa con me. Mia mamma si è affezionata subito, l'ultimo mese lo ha lasciato dormire nel letto con lei. Lui si acciambellava e le faceva compagnia.
Purtroppo anche gli amici più cari se ne vanno.

17 ottobre 2008

Sono giorni che devo chiamare l’agenzia immobiliare. Poi arrivo a casa e me ne scordo. Sapete come sono fatte le donne no? C’è disordine da mesi ma un giorno si svegliano e decidono di risistemare tutto. Quindi ho levato la spazzatura dal cortiletto esterno e mi sono messa a pulire il bagno. Poi abbiamo cucinato perché avevamo fame.
Posso chiedere una cosa alle donnine? Ma come fa il water a sporcarsi così tanto? Quasi quasi vado a fare pipì in cortile per non sporcarlo. Vabbhe, continuiamo.
Poi mi sono ricordata dell’agenzia immobiliare.
Meno male che a volte se ne occupa il karma. Prima mi chiama proprio l’agenzia immobiliare che dovevo contattare per proporci una casa. Ne approfitto e chiedo anche informazioni sulla casa che ci piace.
Posso anche scordami di chiamarli che andiamo giovedì all’agenzia immobiliare.
Ieri sera sono andata a dormire prestissimo. Dopo una lettura appassionante (la bella zoologia) alle 23 sono crollata. La cosa buffa del mio sonno è che io devo svegliarmi abbastanza presto per non dormire troppo. Mi spiego meglio.
Stamane ho aperto gli occhi alle 6 che ero bella lucida. Ho pensato “quasi quasi mi alzo”. Poi invece ho optato per il coma profondo e mi sono risvegliata alle 7.12 che nemmeno sembrava avessi dormito.
Insomma, se dormo il giusto sono in forma, se dormo troppo sono rincoglionita.

16 ottobre 2008

Al lavoro hanno cominciato a istruirmi per la bollettazione. Io, che so contare forse fino a 2 e con gravi difficoltà. Io che se lavorassi in cassa avrei enormi problemi a dare il resto (nonostante le nuove casse forniscano in automatico la cifra relativa al resto). Io che.
Io al reparto bollettazione sono un pericolo per la società. Senza contare le pratiche arretrate che questo comporterebbe. In ogni caso, non è che dici di no. E’ la soggettiva del lavoratore dipendente. Fai quello che ti dicono di fare, il che è un bene da un certo punto di vista. Ti impedisce di pensare e ti lascia il cervello libero per pensare a quello che davvero vuoi fare.
Anzi, visto il grosso montepremi del superenalotto i miei colleghi stanno organizzando una colletta per mettere a punto un sistema. Anche dovessimo dividerci gli utili tra tutti, potremmo stare tutti tranquillamente comodi. Se vincessi quella cifra probabilmente aprirei un negozio, e ci compreremmo una casa. E poi ci si pensa.
In ogni caso: ho un sonno bestia, ho una voglia di lavorare che mi sparerei in bocca all’istante, e purtroppo Berlusconi è sempre lì.

Canzone del giorno: Angel Aerosmith

15 ottobre 2008

Lo so, lo so, lo so. E’ un po’ che non scrivo. Ma posso giustificarmi. Casa, lavoro, imprese galattiche, montaggio di librerie, suoni e colori, passeggiate e tutto il resto spesso lasciano da parte un po’ il blog. Cose capitate: appunto il montaggio di una librerie di 5 ripiani già totalmente occupati dai libri (e molti sono ancora su a Torino!). Improvvise voglie cibarie, quindi spesa emergente e cucina impegnata.
E ancora un mucchio di roba. Il lavoro sta diventando, per alcuni versi, devastante. Sempre più gente è arrabbiata, sempre più gente si lamenta e io commetto parecchi errori. Che si ripercuotono in tutto questo.
Nonostante lo stress (volendo piccolo) di queste cose, ogni tanto capita qualcosa di incredibile che mi fa sorridere. Ad esempio un amministratore che mi dice di non “attaccarmi sugli specchi” invece della consueta arrampicata. Mi sono sentita molto geco.
Dopo aver provato a fare mille diete e mille cose per evitare di veder espandersi sempre più il mio gracile corpicino mi sono decisa a non pensarci troppo e a cambiare semplicemente le mie abitudini alimentari. E di filtrare tutti quelli che mi dicono che non sono ingrassata (sì sarò sempre magrina ma una taglia l’ho presa tutta. Non mi va più nulla!).
Poi volevo parlare di questa cosa di facebook. Mi ero iscritta l’anno scorso (o me ne avevano parlato l’anno scorso) dietro consiglio di una ex collega che sarebbe partita a breve per la svizzera. Così rimanere in contatto sarebbe stato più facile. Poi si è espanso come un blob e ogni tanto trovo un personaggio che ho conosciuto anni fa. Anche parecchi anni fa. Prendi il compagno di classe delle elementari da cui andavo a giocare a Sonic da piccina. Lui aveva il Sega e io il Commodore 64. E andavamo l’uno a casa dell’altra per giocare. Prendi il mio compagno delle medie, di lui mi ricordo che una volta era stato spintonato da un altro nostro compagno ed era caduto, battendo la testa sullo spigolo di un banco. Lui venne portato via dalla classe in carrozzina perché “non si sa mai”. Ma non ricordo cosa successe all’altro compagno.
Prendi gli amici della parrocchia, mammamia, persino compagni del catechismo.
Prendi i compagni di scuola superiore, iscritti tutto il gruppo avente nome dell’istituto che si frequentava. Da quella lista ho ricontattato una ragazza con cui ero andata a fare il pubblico in una puntata della trasmissione “Candid Angel’s”, un programma di Candid Camera condotto da Samanta De Grenet, Alessia Merz e Filippa Lagerbak (si scrive così? Boh?). Ora vive a New York e chissà che combina.
Io, ex-patita delle chat che ora non frequento più, rimango affascinata da questo potenziale di comunicazione. Non tanto per cazzeggiare, ma la cosa che davvero mi interessa e scoprire come si sono evolute le vite di persone che non vedo più da quasi (e in alcuni casi da molto più di) 10 anni. Ragazzi c’è gente che si è sposata, ha messo su famiglia, gente che si deve laureare, gente che è all’estero e chissà che fa. Poi la mia finestra si chiude in fretta, una volta spenta questa curiosità. In effetti non seguo facebook, è complicato e ci vuole tempo.
Lo apro al mattino per 10 minuti mentre faccio colazione e poi forse ogni tanto alla sera, ma nulla più. Tralaltro la mia pochissima memoria mi impedisce di ricordarmi di tutto, e di alcune persone ricordo davvero poco.
Solo dico ai facebookiani, lasciamo che questa roba rimanga virtuale, please. No agli incontri di facebook, no alle riunioni di gruppo, regionali. No.
Non è nato come uno strumento di rimorchio, penso e spero, ma come una piccola finestra di aggiornamento. Tu ora sei qui in questo luogo e ogni tanto vuoi vedere in che luogo e a che punto sono tutti gli altri. Punto.
Ora vado a leggere che la pausa finisce subito. E stasera spesa! E cena da amici.

08 ottobre 2008

Metti una sera a teatro

Ragazzi ma quante cosine belline ci sono qui a Firenze?
Ieri sera siamo andati a teatro a vedere "8 donne per un mistero", un musical. E non scrivo altro che è tardissimo, come ogni mattina!

06 ottobre 2008

TipTap degli alluci

Siete mai andati all'INPS di Firenze, sezione invalidi civili? Peggio che andar di notte. Da fuori sembra tutto disabitato e abbandonato. Piante che crescono ovunque, erbacce che invadono anche zone vicine al cancello d'entrata. Ad entrare, dopo aver scovato l'entrata giusta tra le tre disponibili, è anche peggio. Silenzio assoluto, solo rumore dei neon, qualcuno rotto che lampeggia. Entro in sala d'attesa, è minuscola e tutta bianca, anche le panchine metalliche sono bianche. Ci sono 4 persone, ma si tratta di componenti della stessa famiglia. Il ragazzo ha gli auricolari nelle orecchie e si è isolato dal mondo. La ragazza controlla il cellulare. I due genitori parlottano a bassissima voce per non farsi sentire. Mi avvicino allo sportello, e una signora inquietante mi chiede i documenti. Sparisce con la mia carta d'identità e torna cinque minuti dopo. Mi siedo e in quel silenzio fatto di pareti, pavimenti e sedili bianchi mi viene voglia di dormire. Per un attimo mi accascio e chiudo gli occhi, ma poi riprendo il controllo e leggo un giornale di giovedì, che qualcuno ha abbandonato accanto a me. Leggo o faccio finta, ho sonno, aspettare così è devastante, ho l'idea del lavoro che mi aspetta e le pratiche rimaste arretrate (mi sembra che non finiscano mai). Rimango un po' assopita e la figlia dei due, spariti per la visita, mi chiama "Mi scusi, forse vogliono lei". Mi alzo e non ringrazio, un piccolo lapsus dovuto al fatto che stavo ancora dormendo. La signora inquietante non parla, apre le porte e io la seguo. Seguo il suo passo claudicante per i corridoi, bianchi e vuoti, freddi, il solo rumore dei neon (alcuni rotti) ad accompagnarci. Alcune porte lungo il corridoio sono accostate e guardando mi accorgo che sono totalmente vuote. Abbandonate. Qualcuno ci sarà nei paraggi - penso - non possono aver lasciato le borse abbandonate, strumentazioni e quant'altro così a libero appannaggio. La signora dice "Aspetti qui" indicando un paio di sedie. Io rimango in piedi e mi fisso a leggere tutti i cartelli "Vietato l'accesso" che tanto fan venire voglia di accedere. Ma poi mi blocco, mi viene per un attimo la paranoia e per la prima volta nella mia vita controllo la mappa del piano e le eventuali uscite di sicurezza. Dove sono gli estintori. Dove gli allarmi. Ogni tanto appare qualcuno salito dalla rampa di scale che chissà dove va. Persone, poche, che non salutano, guardano di fronte a sè stessi ed entrano in una delle sterminate porte che si trovano lungo il corridoio.
Sento vociferare dentro la stanza, anzi, urlano proprio. Raccontano della coppia appena visitata, sento qualcosa, qualche frase, poi torno a studiare la mappa. Ecco, scoppiasse un incendio dovrei andare a sinistra e seguire il corridoio fino a metà. Poi alla mia destra dovrebbe esserci l'uscita.
Esce una donnina e chiama il mio cognome.
Entro, mi siedo. La commissione per la visita di controllo è come un esame all'università. Solo che invece di decidere dell'esito del corso appena fatto, decidono un po' della tua vita. Ma questo forse l'ho già scritto. La differenza tra questa visita e l'altra è notevole.
L'altra visita è stata massacrante. Era come se non fossi seduta di fronte a quel tavolino, ma ci fossi sdraiata sopra e i medici con un bisturi affilato facessero del mio corpo uno spezzatino dichiarandolo assolutamente insapore e poco valido. E poi buttassero via tutto quanto nel cestino continuando ancora a commentare.
Qui sembrava un allegro quiz, ma che lavoro fai, ma da quando hai l'invalidità, ma sei sempre stata assunta con liste speciali, ma dicci le tue passioni.
Ecco, mi ricordava molto il primo colloquio fatto al centro per l'impiego.
Solo che avevano tutti il camice, e il medico di sinistra avrebbe voluto essere da tutt'altra parte. Sorridono e annuiscono alle mie risposte.
Facile.
Il medico di sinistra non ha assolutamente chiesto di fare quel lavoro, lui voleva fare il "vero" medico e stare lì lo turba non poco. Mi odia probabilmente, fa finta di leggere gli incartamenti ma sogna di essere il protagonista di E.R.
La signora alla sua sinistra, lei questo lavoro lo fa per vocazione. Sorride appena la guardo, come fossi una bambina di due mesi. Cerca di darmi feedback positivo ma non riesce molto bene nell'intento.
La signora al centro è l'assistente sociale. Non ha il camice, è ben vestita, tiene le gambe accavallate e siede molto compostamente. Ha la testa un po' inclinata, o ascolta davvero o conosce molto bene il linguaggio del corpo. Annuisce ad ogni mia parola e scandisce agli altri quello che dico quando gli altri non capiscono.
Poi c'è la relatrice, fa domande e prende nota di tutto. Ma spesso mi chiede di ripetere. Anche lei vuole finire la giornata e mi manda quansi subito via salvo poi richiamarmi perché non avevamo ancora finito.
Il medico di E.R. deve ancora visitarmi. Mi palpa il ventre, mi tasta i linfonodi del collo, la tiroide, mi pesa e mi misura. Mi congedano in fretta e mi viene da dire "Tutto qui?". Ma dico soltanto "Qual è lo scopo di questa visita? Quando e come saprò qualcosa?". Mi arriverà comunicazione a casa, dice la relatrice, e l'assistente sociale o presunta tale annuisce e fa ballare le ballerine dorate sotto il tavolo.
Corro a casa. Non ho più pensieri.
Come mi fossero stati catturati un attimo da tutto quel bianco. Forse dovrei tornare a riprenderli. O forse no.
Ripenso alle domande stupide che ho dato:
"Ha degli hobbies?"
"Sì, coltivo piante carnivore"
Però stavolta non ho riso, sono stata seria.
E con l'aria grave di chi aspetta un esito sono tornata alla mia vita felice.
Non calpesto i piedi agli altri, e mi chiedo perché sui miei ci debbano ballare il tiptap.

02 ottobre 2008

Metti una sera un Appletini

Sono totalmente disorganizzata. Ma così tanto che mi piacerebbe almeno cercare di organizzarmi un po'. E per organizzarmi perdo più tempo nello stabilire l'ordine delle cose da fare per perdere il minor tempo possibile che a farle in maniera disordinata. Lo dico sempre, io, che nel caos si sguazza bene.

Detto questo: è stata una settimana impegnativa al lavoro. Questo weekend voglio rilassarmi abbestia. Come si suol dire.

Grazie a Facebook ho ribeccato un sacco di vecchi amici e conoscenti. Ma roba delle medie. Cazzo, si sono tutti informatizzati. Però non ci sto troppo dietro, mi fa fatica. E' pieno di subdolo spam e magari con una mail diretta mi piacerebbe di più. Però non stiamo a fare sottilezze (e sottilette). Domani è venerdì. C'è da dire altro?

Stasera ad una apericena ho trovato finalmente l'apple Martini, peccato che di martini non c'è nulla e di apple solo un goccio. Loro lo riproponevano con succo di mela, vodka e cointreau. Ricordo che l'Appletini o Apple Martini è il cocktail preferito da J.D. di Scrubs.
Se lo beve lui non può esserci vodka.