26 gennaio 2009

Intervento!

La mattina del 22 gennaio io e Roccio ci svegliamo alle 5.30. Prestino. Ma dobbiamo essere in ospedale alle 7.15 e la struttura si trova in centro. Quindi c'è da trovare parcheggio ed evitare la ZTL. A digiuno, entrambi, ancora sonnecchianti, ci mettiamo in macchina. Io ho una fifa boia, vorrei non sentire, vorrei un'anestesia totale, vorrei che fosse tutto già finito. Temo:
- di sentire male;
- di ottenere solo una grande cicatrice;
- di dover essere riaperta perché non trovano nulla.

Arriviamo e parcheggiamo nel parcheggio sotterraneo Valdo Fusi. Le raccomandazioni del medico erano scritte su un foglietto.
presentarsi a digiuno alle 7,15 in ospedale al primo piano
fare una cena leggera la sera prima (ho mangiato di tutto di più all'autogrill sull'autostrada, autogrill Turchino tra Genova e Alessandria)
portare il necessario per il ricovero: pigiama, asciugamano, ciabatte.
depilarsi accuratamente le ascelle.

Tutto fatto tranne la cena che alle 7 del mattino mi sento ancora sullo stomaco. L'ospedale è un edificio molto vecchio ma completamente ristrutturato all'interno. L'entrata sfoggia mille colori e sembra la hall di un buon albergo. Noi saliamo le scale ma è tutto buio, non c'è nessuno. Al primo piano sembra tutto morto, quasi dismesso. Saliamo ancora ma è ancora peggio, sembra tutto disabitato da tempo, e allo stesso tempo tutto nuovissimo. Come in fase di costruzione. Al secondo piano ci sono altre due donnine: proviamo a scendere di nuovo e scendono con noi. Entriamo nel reparto buio ne desolato e una signora ci viene incontro e ci dice di accomodarci: il reparto è ancora chiuso ma tra poco aprirà.
Sono le 6.40 circa.
Ci sono divani molto comodi colorati: alcuni arancioni e altri rossi. Io e Roccio ci sediamo e mi appoggio a lui e quasi dormo, finché accendono la luce. Le due signore arrivate con noi vanno all'accettazione e si registrano, dopo tocca a me. E infine ci danno la camera. Sono insieme alla signora passata prima di me, nella stessa stanza. Anche lei deve essere operata ed è con sua mamma. La signora che ci accompagna mi chiede se sono C.C. di zona Parella. Dico che sì abitavo lì.
Mi dice "Sei la compagna delle elementari di mio figlio!".
Scopro che suo figlio era un mio grande amico alle elementari, ed è stato anche mio compagno alle medie. Casinista come pochi altri, io, lui e E.M. eravamo sempre insieme.

Ricordo un aneddoto: facevamo forse le scuole medie e stavamo tornando a casa facendo un piccolo pezzo di tragitto insieme. Io allora come adesso ero una persona abbastanza sottomessa. Non rispondevo nè a offese nè a insulti. Così un ragazzotto ci raggiunse e cominciò a dirmi (prendere in giro i genitori dell'uno e dell'altro era un passatempo abituale a quei tempi) "Io so chi è tua madre, la vedo sempre affacciata al balcone. E' quella signora cicciona.." Non fece in tempo a finire che M.V., il mio amico, lo prese per il bavero della giacca, lo attaccò al muro e disse "Non devi mai più permetterti di dirlo".

Ne parlai qualche tempo fa anche a Roccio, si ricorda bene e infatti quando glielo racconto rimane stupito. Il mondo è davvero piccolo.

Mi lascia nella stanza con la mia compagna di intervento. Ci spogliamo e ci infiliamo le stupide camiciole aperte sulla schiena e allacciate alla meno peggio. Un'infermiera controlla se abbiamo le ascelle ben depilate e mi fanno togliere anche l'anello. Non vorrei proprio toglierlo.
Giro per i corridoi cercando il bagno e reggendomi un lembo della stoffa di dietro, pinzandomi i due lembi per chiudere lo spacco ed impedire al mio sedere di uscire prepotentemente finché un'infermiera mi chiude il buco con il cerotto.

Intanto Roccio entra in stanza, scherziamo e un po' la tensione passa. E infine eccola, la mamma di M.V che chiama suo figlio in diretta e me lo passa. Quanto tempo! Ma la voce non è cambiata, chissà che casinista è ancora. La mamma è impressionante, si ricorda nomi e cognomi dei nostri compagni che io faccio fatica a ricordare. Uno è stato beccato per spaccio di stupefacenti, uno si è sposato e ha avuto un bambino. Lo stesso M.V. ha un bimbo di 14 mesi che pare sia identico a lui. Promettiamo di ribeccarci su facebook.

Arrivano delle infermiere che portano delle gocce alla donnina accanto a me, forse calmanti? La portano via e lei è spaventatissima, si vede. Anche io lo sono. E ogni volta che qualche infermiera entra in stanza io sobbalzo. Toccherà anche a me! Ma speriamo si siano dimenticati!
Fuori c'è il sole che illumina il parco al di fuori dell'ospedale. Gli spruzzi della fontana che si trova al suo centro arrivano all'altezza delle finestre della nostra stanza. E' una così bella giornata: che peccato essere qui.
Meno male che c'è Roccio, come farei mai senza di lui?
E poi arrivano, mi danno le gocce di calmante, mi sdraio nel letto sotto le lenzuola. Portano via il letto con le rotelle (un po' letto un po' barella: il lettella. O il baretto.). Io sono pietrificata ma rido e scherzo con Roccio e rivivo in un attimo la stessa sensazione che ho già provato altre volte della sala operatoria. La vista dalla barella che viene portata via, in mezzo alle persone che ti guardano.
Roccio sale con me e prima di entrare in sala operatoria le infermiere fermano la barella e dicono "Ferma, ferma, un bacio!". E lasciano che ci baciamo per un secondo, il che rende tutto molto più drammatico. Non nel senso di triste. Nel senso di una donna che sta correndo per prendere un treno e poi prima che questo parta si gira verso il suo uomo e *pciuk* gli smolla un bacio veloce che vuol dire "ci si vede presto!". Le porte sbattono dietro il mio baretto. O lettella.

Mi mollano lì per un po', in una sala antistante alle vere sale operatorie, da sola. Sono ben coperta eppure tremo, e mi rendo conto di essere molto agitata. Ho già chiesto alle infermiere di colpirmi forte per farmi perdere conoscienza ma hanno pensato scherzassi.
La mamma di M.V prima che io scendessi ha cercato di tranquillizzarmi dicendomi che sarò sveglia, non sentirò nulla, non vedrò nulla e potrò parlare con i dottori. Che queste cose le fanno tutti i giorni. Ma io no, io non voglio essere sveglia e almeno vorrei vedere. Non voglio parlare con i dottori, voglio un'anestesia totale!
Sono lì sul lettino e tremo senza avere freddo. Allora mi concentro e razionalizzo. Di cosa ho paura? Mmm questo lo so. Però forse se respiro profondamente e faccio finta di essere in un altro posto. Forse forse. Se capisco di essere al sicuro finché sono parcheggiata qui... E mi calmo.
Arriva un camice verde (capiròò in seguito che si tratta dell'anestesista). Mi dice "ehilà, come va? ci vediamo dopo". E sparisce dietro un angolo con una vecchiettina che vuole un consulto.
Rimango ancora lì sola mentre ascolto le loro conversazioni. Arriva un'altra persona che mi controlla i calzini e chiede se sono di cotone "penso di sì". Alza le spallucce.
Arriva il chirurgo (che scoprirò essere molto apprezzato tra le donnine del reparto) e mi chiede come va, dico che voglio una botta in testa. "Posso darti altro tranquillante, si tratta solo di un buchino"
"Posso avere un'anestesia anche per il buchino?"
Ride. Non mi prendono sul serio!
Mi spostano sulla barella chirurgica, è più stretta e presenta due braccioli laterali regolabili che ti permettono di stare comodamente crocefissa pur rimanendo sdraiata. Mi mettono la cuffietta verde e le babbucce di plastica blu. Mi aiutano a togliermi il camiciottolo, mi coprono e mi spingono in sala operatoria. Mi sento come rapita dagli alieni, c'è un odore strano e i dottori litigano simpaticamente per qualcosa. Mi guardo in giro e mi mettono addosso una coperta riscaldante di colore rosa. In un attimo sto benissimo. Vorrei avere una coperta simile a casa. Mi stringono una specie di fascia sulla caviglia sinistra. L'infermiera dice che serve per misurarmi la pressione. E difatti si gonfia ogni tot secondi. Mi pinzano il dito indice della mano destra, per misurare il battito cardiaco poggiandomi il braccio destro sul rispettivo bracciolo.
L'infermiera dice "e ora cerchiamo una vena".
Ecco, lo sapevo. Non immaginavo avessero bisogno di una vena, non ne ho disponibili al momento. Porgo il mio braccio sinistro sul rispettivo bracciolo. Guarda guarda e ovviamente nulla. "Non hai vene!".
Guarda la mano.
"C'è solo questa, mi serve un ago rosa". Nonostante il colore carino, l'ago non è piccolo, anzi.
Ma fa nulla. Mi attacca alla flebo e penso che tra poco sarà tutto finito.
Arrivano i chirurghi.
Le infermiere versano betadine rosso sul mio seno destro. Cola ovunque ed è freddo, mi lascerà orribili macchie gialle un po' ovunque.

Un'altra infermiera prepara una siringa con del liquido rosa pesca. "Cos'è?"
"Un sedativo, per farti stare più tranquilla"

Mi coprono con un telo verde e sento punzecchiare il seno. Chiudo gli occhi.

"Finito"
Mi tolgono il telo e apro gli occhi.
"Ho dormito tutto il tempo?"
"Sì"
"Avete trovato? Avete tolto tutto?"
"Certo"
"Ma quanto è durato?"
"Un'ora"

Fantastico, non ho sentito nulla, mi hanno sedata, ho dormito!
Il mio ideale di intervento.

Mi rimettono sulla barella e Roccio è fuori che mi aspetta, gli dico di quanto è stato incredibile, non mi fa nemmeno tanto male, ho dormito tutto il tempo.

Fino alle 15 rimaniamo in reparto, ci portano del thè, anche la signora operata prima di me è rimasta sbalordita. I punti non tirano molto, sono stati parecchio bravi. Ci hanno messo punti riassorbibili che non sarà necessario togliere.
Alla nostra dimissione purtroppo la signora che stava con me è svenuta un paio di volte ed è rimasta in osservazione in ospedale per la notte.

Ci hanno dato gli antibiotici da prendere e l'appuntamento per il giorno dopo per la medicazione.
Ho potuto constatare che la ferita si è quasi riemarginata, non c'è nemmeno un goccio di sangue. E' un taglio orizzontale che parte dalla zona dello sterno e arriva fino quasi al capezzolo, lungo 5-6 cm. Sto cercando informazioni su come medicare questa cicatrice, una volta asciutta, affinché si veda il meno possibile.
Si accettano consigli.

Cose che temevo:
- di sentire male, non ho sentito NULLA;
- di ottenere solo una grande cicatrice, su questo ci lavoreremo;
- di dover essere riaperta perché non trovano nulla, hanno trovato tutto.

Roccio ha davvero molta pazienza, faccio sempre troppo rumore per nulla. Però è bello sapere che è lì con me, che mi aspetta, fuori dalla sala operatoria. Che c'è sempre, con me, per me, per noi.
Ti Amo, Roccio. Davvero tanto.

Canzone del giorno: I wanna be sedated Ramones

4 commenti:

Zion ha detto...

ho pianto leggendoti, e questo perchè le emozioni che mi hai trasmesso sono inredibili. che paura...sono felice che ti abbiano sedata, meno male che non hai sentito nulla.
e cmq, roccio for president!!!

Zion

Carla ha detto...

Le cose che avrei voluto scrivere erano molte di più ma sono lenta, mi fermo, mi distraggo, e alla fine oggi, rileggendo, mi sono accorta di avere fatto un sacco di errori (come quando ho scritto che Roccio era rimasto "stupido" invece di "stupito"). Però ora sono tranquilla, secondo me il peggio è passato. Mi chiameranno per dirmi che non è nulla e, in ogni caso, Roccio for president!
Un bacio, capo.

Anonimo ha detto...

Che bello:avevamo tutti paura, e tu sei stata bravissima! Bene tutto a posto allora, sono proprio contento!
Ciao
Badguy

Carla ha detto...

Oh BadGuy, grazie mille. Siete stati tutti molto carini, davvero.
Io sono una fifona, forse anche perché ne ho passate un bel po' e sono un po' stufa di sentirmi dire che devo essere tenuta sotto controllo.
Soprattutto quando alle cose a cui ormai sono abituata se ne aggiungono altre totalmente nuove. Un abbraccio, a presto! E organizziamo per vederci una volta!