13 maggio 2009

Il mio pianto facile

È strano come ci si abitui al proprio corpo e al suo nuovo stato. La mia cicatrice sul seno è ancora un po’ rossa e un po’ blu eppure mi ci sono abituata. Come se quella linea marcata avesse sempre fatto parte di me, come un segno che è venuto fuori ma che era lì latente, in attesa di qualcosa, un evento, un segnale.
Non mi sconvolge più di tanto, le cicatrici fanno parte di quello che sei e, a parte lo sbrago sulla schiena per il neo tolto, fatto da una macellaia, non penso che vorrò levarmele chirurgicamente.
Sto leggendo tre libri contemporaneamente confondendomi le idee. “Il metodo antierrore” che si mescola a “Imparare l’ottimismo” con qualche sprazzo di “Ogni cosa è illuminata”. Comincia a fare caldo e i ragnetti rossi diventano un tappeto colorato sul tavolo in giardino, le drosere brillano sotto il sole di maggio creando piccoli arcobaleni colorati. Le prede si aggirano furtive tra i dolci sapori della mattanza vegetale, nella speranza di assaggiare e di non essere assaggiate. Formiche lavorano instancabili, mungendo afidi nascosti chissà dove per nutrirsi della loro melata.
Il fascino di questa collaborazione non finisce mai di stupirmi. Le formiche allevano letteralmente gli afidi, proteggendoli dai predatori e spostandoli da uno stelo all’altro. Gli afidi così si nutrono della linfa delle piante e secernono melata, una sostanza zuccherina di cui le formiche sono ghiotte. Nonostante qualche lieve invasione in casa di formiche, non riuscirei a ucciderle a meno di non venire totalmente sovrastata.
Se il bradipo è l’animale che più mi somiglia, la formica è il mio alter ego laborioso e collaborativo. Mentre io rimango appesa sull’albero a guardare la muffa che mi cresce sul pelo, le formiche accumulano cibo per l’inverno che le attende, smembrano corpi di altri insetti e trasportano pesi indicibili per la loro stazza.
Io, intanto, non mi muovo.
Vorrei vivere in un bosco lontano dal mondo, sdraiarmi sui prati e ascoltare il vento.
Ecco, l’effetto collaterale più noioso delle pastiglie che prendo è l’eccessiva emotività data dai moti ormonali. Mi commuovo per ogni cosa. Guardando i papaveri, le pecore che pascolano, ascoltando canzoni (ma non solo le canzoni commoventi, anche, tipo “Dynamite” degli Scorpions”). Più noioso delle caldane.
Sniff.

2 commenti:

Zion ha detto...

ti passo volentieri un fazzoletto, io ne ho mille scorte in questo periodo di allergia. Tò.
:-)

Zion

Carla ha detto...

Grazie bella! Che gentile, sniff sniff.
Proprio ieri sono scoppiata in lacrime perché ho rotto l'anellino di ematite che mi ha regalato Roccio... sniff sniff.
Per consolarmi lui mi ha dato uno dei suoi anellini!