21 dicembre 2009

Bianco natal...

La mia carriera di jogginista è finita presto. Ha nevicato, la temperatura è andata sotto lo zero, ha ghiacciato e se vado a correre rischio di rompermi un’anca cascando rovinosamente a terra.
Firenze è stupenda sotto la neve ma è poco attrezzata al freddo. Spargisale non se ne vedono in giro e i marciapiedi sono tutti diacciati (diaccio=ghiaccio). Al lavoro il riscaldamento non funziona e siamo tutti incappottati, nemmeno il server voleva partire stamane. E’ la giornata ideale per stare a casa al caldo sotto il piumone. Stasera voglio larveggiare al caldo, possibilmente con una bella tisanina preparata con le nuove tisanine che mi ha regalato Melania.
Ieri abbiamo fatto il pranzo di natale tra amici che era una sorta di pranzo/cena durata fino a tardo pomeriggio e dove ognuno ha preparato qualcosa. L’idea era di sorteggiare un nome di una persona a cui fare il regalo così ognuno sapeva a chi fare il regalo ma nemmeno sapeva da chi lo riceveva. Io ho pescato Roccio. E’ stato complicato non tanto scegliere il regalo ma proprio tenergli nascosto il mio “destinatario” di regalo. Per scambiarceli abbiamo adottato questo sistema. A tavola imbandita con i segnaposto ci siamo rintanati tutti in camera da letto. Uno per volta sistemavamo i regali sulla sedia del nostro “destinatario”, mettendo poi a posto la sedia sotto al tavolo col regalo ben coperto dalla tovaglia. Una volta finito il giro ognuno ha spacchettato il proprio regalo e sono venute fuori idee molto carine. Io a Roccio ho preso un gioco di ruolo, “Lupus in tabula”, me ne aveva parlato e quando l’ho visto ho pensato “è lui!”. Melania mi ha regalato un set di erbette per fare le tisane con il filtro in metallo (che non vedo l’ora di provare). Roccio ha regalato a Francesca dei bei portaminoni con mina gigante e colorata, mentre Francesca ha preso a Giorgio un set di bicchierini con scritte simpatiche. Giorgio a Stephen ha regalato il suo vino preferito e quest’ultimo ha preso a Melania un bel barattolone di cioccolata spalmabile di un posto dove fanno la cioccolata fatta in casa gnam gnam.
Il pranzo è stata una vera chicchina e tutti ci siamo impegnati con i nostri piatti. Francesca ha preparato un rotolo di zucca da leccarsi i baffi, Melania il suo meraviglioso ragù con i tortelli di patate. Per secondo noi abbiamo preparato una piccantissima pampanella (carne di maiale cotta in forno strapiccante) e Stephen un piatto francese a base di patate, formaggio e pancetta. Buonissimo ma non mi ricordo il nome. Per dolce: Strudel alla mela e biscottini con cornflakes. Yuhm.
A fine cena i giochi. Abbiamo giocato a uno, taboo, mercante in fiera e abbiamo provato anche lupus in tabula, che deve essere molto più simpatico quando si è in tanti. Insomma alla fine la giornata è volata e si sono fatte presto le 21. Per strada era tutto ghiacciato e prima di “scongelare” (letteralmente) la macchina ci è voluto un po’. Avevamo tutti lo stomachino sottosopra per via di un liquorino non troppo buono che abbiamo usato come penitenza per chi perdeva ai giochi. Il sapore era, bhe, metterei le foto delle facce che abbiamo fatto, ma prima è meglio che parli con i proprietari delle stesse!

15 dicembre 2009

Quando un lunedì è un vero lunedì.

Ieri non ci si poteva sbagliare, era davvero lunedì. Partendo dal vento gelido che si infilava in ogni pertugio del vestiario al bus che tarda ad arrivare.
L’autista era tralaltro molto giovane e correva in maniera sconsiderata con il sottile strato di ghiaccio che ricopriva l’asfalto bagnato dalla pulizia strade. Succede questo, il giovane autista vuole passare col semaforo giallo che diventa rosso non appena oltrepassa la linea di partenza. Frena di colpo e io, che sono seduta in prima fila sui sedili ribaltabili e ho le mani impegnate da libro, borsa ecc, mi trovo catapultata sul vetro che mi separa dall’autista. La scena è stata buffa perché quando frena mi sporgo naturalmente in avanti solo che poi non riesco a fermarmi e sono costretta ad alzarmi in piedi e a correre letteralmente verso il vetro. Quando mi giro e vedo tutti seduti tranquilli mi rendo conto della figura che ho fatto. La solita imbranata. Umpf umpf mi risiedo e faccio finta di nulla, mi rimetto a leggere Camilleri.
Al lavoro le cose non vanno meglio, il server è un po’ sotto modifiche e gli viene variato l’orario in continuazione. Dato che siamo tutti collegati a quell’orario (anche la macchinetta del badge) diventa difficoltoso capire a che ora si è entrati realmente. Ieri l’orologio andava avanti di 15 minuti.
Alle 9 il telefono comincia a squillare senza sosta. Credo che verrò sommersa dalle pratiche e che dovranno ingaggiare un sanbernardo per tirarmi fuori. Contando che il mio contratto scade il 31 dicembre è praticamente impossibile che io riesca a terminare qualsiasi delle mille cose che devo fare.
Vado in bagno a fare pipì, da quando mi sono convinta a bere almeno un litro d’acqua al giorno contro i 2 bicchieri scarsi che assumevo prima, non faccio altro che andare in bagno. Lo so, ho calcolato male gli spazi, può capitare, fatto sta che nel chinarmi per abbassarmi i pantaloni ho tirato una testata spaventosa contro il muro. Ho sentito un suono forte e secco e per le due ore successive mi sono sentita un po’ intontita. Ecco, pensavo, il mio lobo temporale è andato. Tra poco vedrò le luci e comincerò a parlare con la madonna, non la cantante anche se preferirei un bel colloquio con la gnocca ultracinquantenne.
Esco e vado alla fermata del bus. Il modo sembra fermo, c’è una coda di macchina di cui non si vede né l’inizio né la fine. Arrivo a casa piuttosto tardi, devo andare anche a correre. Bhe correre. Sentite questa.
Ho deciso che mi sono rotta che non mi vadano più i vestiti, che grassa non sono, lo so, ma ho preso qualche chilo (la bilancia lo conferma, ho preso il cuore a due mani e mi sono pesata) e quindi, colpa o no delle pastiglie, mi sono decisa a correre un po’. Peccato che ho la resistenza di un bradipo e il fiato di un’ottantenne così ho deciso di seguire un programma per imparare a correre della durata di 20 settimane (io morirò sfiancata molto prima, ma almeno ci provo).
La tabella, molto semplice, prevede tre corsette a settimana. Si comincia con nulla, ovvero corsa di un minuto e camminata di un minuto, da ripetere 5 volte. Poi si corre due minuti e si cammina un minuto, poi tre minuti di corsa e così via. Alla ventesima settimana si può correre per un’ora ma a me basta molto meno.
Scommetto, non per sfiducia ma perché mi conosco, che tra due settimane mi sono già rotta e mi riprenderà lo sconforto di non riuscire mai a concludere nulla. Se modificassi questo di me, però, non sarei più io. Meglio essere me o meglio non essere me?
Mi voglio così bene che affermo sicura: meglio essere me!

Canzone del giorno: Locomotive Breath Jethro Tull