25 febbraio 2009

Kriptoniteterapia

Non mi abituerò mai alle chiamate da parte degli ospedali. Anche quando le aspetto.

Oggi eri al telefono, collegata (al lavoro) al centralino e stavo appunto spiegando una cosa molto ovvia a una persona che non voleva capire, cosa che mi ha tenuto impegnata per una buona mezz'ora, senza avere ottenuto tralaltro nessun feedback positivo dall'altro capo della cornetta, quando squilla il cellulare. Il prefisso è di Torino e il numero mi dice qualcosa. Saluto in fretta colui che non aveva intenzione di capire lasciandolo coi suoi dubbi per dissipare i miei, e rispondo.

E' il mio endocrinologo. Si chiede come mai non sia ancora andata a ritirare il mio referto istologico, si aspettavano che io passassi da quelle parti (certo: Firenze - Torino è una passeggiata. Ma quante insegne al neon dovrò mettere prima che si rendano conto che non vivo più a Torino?). Spiego la situazione: ovvero, mi aspettavo una loro chiamata.
Dice che forse io e il chirurgo non ci eravamo ben capiti (le mie parole dopo l'intervento e prima di andare a casa "Mi sono trasferita a Firenze, potete spedirmi il referto?" sua risposta "No, non possiamo, poi semmai ci sentiamo e vediamo cosa possiamo fare").

Dice, e qui mi crolla un po' il mondo addosso, che nel referto c'è qualcosa che non va e sarebbe necessaria una nuova visita. Giusto per parlare di un'eventuale terapia.

Ci basta poco per capire: la biopsia non è sicuramente andata come speravo. Con i lucciconi agli occhi lo saluto, mi stacco dal centralino e corro in bagno a lavarmi la faccia. Non c'è niente di peggio di non avere un luogo dove nasconderti quando qualcosa non va. Tornata alla mia scrivania lo richiamo e chiedo informazioni, dico che volendo salgo anche questo venerdì per sapere qualcosa ma mi dice che mi chiameranno dalla senologia per prenotarmi una visita. Ecco quel poco che sono riuscita a spillargli (i medici al telefono non si sbilanciano mai). Dice che è una cosa minuscola (me l'hanno detto anche l'ultima volta e ho fatto ben 6 mesi di chemioterapia più nonmiricordoquanto di radioterapia) e ci sarà da fare una terapia preventiva, probabilmente una radioterapia. Mi dice, e qui mi sento già un po' meglio, che probabilmente non saranno necessari altri interventi perché hanno tolto ciò che c'era da togliere e si tratta proprio di una cosa minuscola. "Stia tranquilla" mi dice.

Certo è che sentire "radioterapia" per la terza volta nella mia vita non è confortante. Ma almeno non ha nominato la chemioterapia, ecco, rifare quella per la terza volta mi darebbe più noia.


E anche se ci rido perché il mio unico pensiero è che il prossimo weekend andremo a Venezia e voglio davvero staccare dal mondo, un po' ci sto male. Più che altro perché sono stanca di questo avanti e andrè tra salute e malattia. Anzi, nemmeno so ancora che cosa ho che non va e questo è ancora peggio.

Una cosa però devo dirla: non potrebbe essere capitato in un momento migliore e non sto scherzando. In un altro momento della mia vita passata sarebbe stato peggio, ora c'è Roccio con me. E' il mio supereroe e mi proteggerà anche in questo momento.

Anche ci dovesse essere la kriptonite.

23 febbraio 2009

Tac tac tac

Sono una brava ragazza, lo so. Stasera mi sono anche rammendata un pantalone. Bucato proprio là. L'ho messo perché immaginavo non si vedesse, ma in verità al posto di un buco avevo una voragine. Un buco nero. Anzi arancione. Come le mie mutande.

La fortuna di abitare a un piano terra è che puoi provare le scarpe con il tacco senza rompere le balle a nessuno. Stasera ho cucinato con i tacchi a spillo ma sono riuscita a tenere le scarpe solo un paio d'ore. Effettivamente per una che è abituata a mettere solo scarpe da ginnastica è una prova da "l'isola dei famosi". Altro che saltare nel cerchio di fuoco: passare una giornata con i tacchi a spillo è decisamente peggio.

Poi quel suono snervante: tac tac tac tac tac (silenzio) tactactac tac tac.

Però. Le scarpe alte.

La mia femminilità si riconosce in tre mosse: mi piacciono le scarpe, mi piacciono le borse e mi piacciono i trucchi.

Per il resto potrei tranquillamente sembrare uno scaricatore di porto.

19 febbraio 2009

La Fura dels Baus

Ieri sera siamo stati al teatro tenda a vedere lo spettacolo Boris Godunov della compagnia teatrale catalana "La Fura dels Baus".
Dove finisce lo spettacolo e comincia la vita reale? Ieri sera tutto si è confuso.

Lo spettacolo è ispirato ad un fatto drammatico realmente accaduto, la tragedia del teatro Dubrovka, a Mosca.

Ti sei appena seduto e già ti chiedi quando comincia il brivido in diretta. Ti sei appena seduto e cerchi il bagno, perché non vuoi più alzarti dalla tua sedia ma vuoi giocare al sequestro finto, alla parodia del terrorismo.

Eppure è così: comincia tutto come uno spettacolo qualunque e tu ascolti i dialoghi spagnoli e leggi la traduzione su uno schermo a sinistra del palco. Comincia ma non comincia perché hai pagato per vedere altro, ma non sai nè come nè quando arriverà.

Alla fine eccolo, un rumore forte viene dalle casse ed entrano uomini in passamontagna. Quello che sembra essere il capo spara dei colpi di pistola in aria e lo spettacolo comincia. Da quel preciso istante siamo tutti ostaggi di terroristi (terroristi?) ceceni. Inutile dirlo: è emozionante e indescrivibile. E' necessario guardarlo con i propri occhi. E' necessario osservarli e sentire i suoni mentre piazzano le bombe (finte?), mentre ci dicono di non spaventarci, come fosse però fosse un'intimidazione.
Il mondo è finito, il teatro è chiuso, solo noi e i (finti?) terroristi.
Lo spettacolo è qui accanto a me, mentre un attore con passamontagna e mitra mi squadra sospetto. E' all'entrata del teatro, dove una telecamera piazzata riprende ciò che vi accade e uno schermo me lo mostra. E tra gli stessi attori che interpretano gli attori del finto spettacolo che proponevano all'inizio.
Mi giro ovunque e siamo circondati.
Il capo dice di chiamare casa, perché i telefonini saranno sequestrati (davvero?).

La paura non è reale, sappiamo tutti che è una finzione. Ma pochi si alzano e nessuno applaude, come invece accadrebbe in qualsiasi altro spettacolo. I personaggi si colorano di una storia tutta loro e quasi ti commuovono anche se potenzialmente potrebbero essere i tuoi assassini.
Vogliono negoziare la libertà del loro popolo con i russi, ma questi non avranno pietà. E nemmeno loro, quando entra un padre chiedendo di scambiarsi con suo figlio (questo fatto è accaduto realmente anche a Mosca).
Una giornalista cerca di mediare. La conosciamo tutti: è Anna Politkovskaja. Proprio oggi ne hanno parlato i giornali e le tv. Una giornalista assassinata poco più di due anni fa, il cui processo non ha trovato colpevoli.
Come colpevoli effettivi non ce ne sono stati per il teatro Dubrovka in cui trovarono la morte circa un centinaio di persone a causa di un gas fatto inalare a seguito di un raid. Una strage tra ostaggi e terroristi.

Sei lì e pensi e non proferisci parola. Sai che è finzione ma il tuo cervello potrebbe ingannarti. Allora non fiati, ti gusti lo spettacolo. Poi immagini che potrebbe essere realtà e un po' di ansia arriva. E così via.

Ma solo uscendo riesci a descrivere quello che è successo e a criticare (in positivo) la regia e gli attori.

Davvero davvero bello. Tanto che si pensava di fare il bis a Torino.

MA.
Cosa si sogna dopo uno spettacolo del genere?
Facile a dirsi: si sogna lo spettacolo. E altre cose orrende.

Sono al lavoro e mi sono portata un libro sulle immagini della seconda guerra mondiale. Ha una copertina rossa e sembra un libro per ragazzi (nello specifico "Come creare una rock band da sballo"). Lo apro e ci sono delle foto in bianco e nero. Una specie di prima e dopo la cura dimagrante ma senza cura dimagrante. Però con radiazioni. Agenti radioattivi.

Insomma la prima foto rappresenta dei soldati, sembrano i protagonisti di Happy Days. Sorridono e sono ritratti in primo piano. La seconda foto è il dopo. Dopo l'esposizione a qualche schifezza radioattiva. Le loro teste sono totalmente coperte da una specie di lenzuolo bianco che entra dentro le ordite. Non si intravede nemmeno il viso ma solo dal telo capisci che gli occhi non ci sono più. Al loro posto si allargano macchie scure (sangue) che rendono la cosa incredibilmente tetra.

Questo piccolo spezzone è di facile interpretazione. Ieri sera a teatro siamo andati con un collega di Roccio, appassionato di fotografie e libri e altre cose.
Dopo lo spettacolo ci ha invitati da lui a prendere qualcosa da bere, così ci ha mostrato un libro di fotografie molto bello (tra le tante immagini anche quelle di guerra, ovvio). Sono iscritta da poco in un social network in cui si parla di libri e la mia piccola falla nel mucchio di libri che ho registrato è proprio "Come creare una rock band da sballo", preso per curiosità, ma pur sempre un libro per ragazzi a differenza del resto della mia biblioteca.
Altro libro acquistato di recente è "I medici nazisti" un tomo di 700 pagine che descrive le atrocità più atroci compiute dai medici nei campi di sterminio e/o di concentramento nazisti.

Uno dei capitoli di questo libro parla delle sperimentazioni e uno degli esperimento consisteva nel cercare di sterilizzare uomini e donne con altissime dosi di radiazioni localizzate. Quando le dosi erano eccessive i testicoli, letteralmente, marcivano. Nel mio sogno ho sostituito i testicoli agli occhi dei soldati e ho fatto un'inversione sia del prigioniero/carnefice, sia del passamontagna indossato dagli attori il quale mostra gli occhi ma nelle immagini nel sogno gli occhi erano mancanti.

L'immagine, tralaltro, mi ricorda un quadro di Magritte. A Milano c'è la mostra di Magritte a cui vorrei tanto andare ecc ecc.

Oggi ho due canzoni del giorno: Cattiva Samuele Bersani e Sunday Bloody Sunday U2.

Ho comprato un test di gravidanza ma non sono incinta, le mie cose sono in ritardo. La brutta cosa di quando sono in ritardo è che comunque riescono a essere puntuali. Mi spiego meglio. Sono in ritardo di una settimana. Quasi sicuro arriveranno domani, come a dire "Ho forse sbagliato giorno? Ero sicura dovesse essere venerdì ma non ricordavo quale!". Una volta saltarono per 9 mesi, il tempo di una gestazione.
Dispettose con brio.

10 febbraio 2009

Non voglio scrivere tante parole sul caso Englaro, però sono felice che finalmente riposi in pace.

09 febbraio 2009

Tutti, tutti, dormono sulla collina.

Ieri sera abbiamo visitato Pontassieve, da una parte volevamo vedere la mostra di Ligabue, ma era tardi. Così ci siamo chiusi in un bar a prendere qualcosa di caldo e poi siamo andati a fare due passi per la cittadina medievale.
Era tardi anche per tornare a casa a mangiare, così siamo andati allo Stony Pub, di strada per tornare a casa. Così oltre a noi, al primo cavaliere e alla principesse nera, si sono aggiunti Esse ed Effe. Dopo esserci strafogati di patatine, polletto fritto, hamburger e hot dog e aver chiacchierato come bravi guaglioni decidiamo di tornare a casa.

Ho messo il forward veloce sulla serata perché tornando Roccio mi dice "Ti faccio vedere un posto" e parcheggia in una piazzola.

Siamo a Girone, nei dintorni di Fiesole. Camminiamo sul ciglio della strada finché arriviamo a un grosso cancello.

E' il cimitero americano di guerra. Roccio sa quanto mi piacciono i cimiteri, luoghi di pace, dove la gente dorme davvero.

Dove sono zio Isaac e la zia Emily,
e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,
e il maggiore Walker che aveva conosciuto
uomini venerabili della Rivoluzione?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.

Li riportarono, figlioli morti, dalla guerra,
e figlie infrante dalla vita,
e i loro bimbi orfani, piangenti -
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.


Il cancello è chiuso ma di lato c'è una recinzione bassa.
Scavalchiamo, dico.
No, dice, e se c'è qualcuno, e se ci sono allarmi?
Scavalchiamo, dico.
E scavalchiamo.

La pace surreale che si respira in un cimitero che dorme accanto al fiume e quanto di più surreale ci possa essere. Respiriamo ancora qualche secondo quel fresco odore di sonno eterno, ci voltiamo.
E torniamo via.

Torneremo un'altra volta al tramonto, con passi felpati sull'erba bagnata. Per non svegliare nessuno.
Ti Amo Roccio.

01 febbraio 2009

Attenzione: caduta teschi



In una domenica pomeriggio a San Gimignano possono capitare tante cose. Tanti piccoli miracoli.
Ad esempio una giornata piovosa e freddissima, una sfiga per tanti ma un culo micidiale per noi che senza troppi turisti intorno abbiamo potuto fare gli scemi più del solito.

Al più presto, foto! Ovviamente censurerò le altre persone con meravigliosi rettangolini neri come nella copertina della migliore rivista porno amatoriale (sic).

Ma soprattutto un museo che mi era sfuggito, un altro museo della tortura che voglio andare a visitare (oggi non ce n'è stato il tempo).

Abbiamo una nuova amica in casa, una felce arrivata ieri che chissà quanto sopravviverà.
Ecco una foto dell'amica felciosa.



Ci sono anche tre piccole mimose pudiche, comprate per un misero euro l'una alla cooperativa agricola di legnaia.

Foto foto foto.








Notare come la capra con la barba assomigli in maniera impressionante a Roccio.

Canzone del giorno: Mille giorni di te e di me Claudio Baglioni (ma solo perché è stata protagonista di un mitico gioco da tavola, il partini!!