04 giugno 2011

Il mio blog

Mi scordo sempre che il mio è un blog pubblico. Mi scordo sempre che ci si arriva da Google. Mi scordo sempre.
Oggi mi chiama Ciava. Se cercate in questo blog l'ho nominato almeno un paio di volte. Era uno dei miei più cari amici quando pattinavo. Mi ha tenuto compagnia durante la notte di un lontano capodanno quando tutti festeggiavano ed io ero a fare la chemioterapia in ospedale. Insomma, è stato un vero amico.
Ciava qualche mese fa lo ribecco su facebook. Ci scambiamo i numeri con la promessa di rivederci. Oggi mi chiama, per chiedermi quando davvero ci rivedremo ma io sono a Bologna. Per cui, ci vedremo a metà luglio, quando torno a Torino per l'esame. A lui sta bene ma mi dice che ha letto "il mio foglio su Google". Rimango interdetta perché non so cosa voglia dire. Mi ripete che ha letto il mio foglio su Google dove parlo del Ruffini. Non capisco.
Poi faccio duepiùdue. Avrà trovato il mio blog, e c'era sicuramente un post dove parlo di lui. Dice che si è commosso a rileggere di quel periodo (che in effetti era un bel periodo spensierato, io avevo tipo 15 anni), che gli sono venuti i lacrimoni aggiungendo che scrivo davvero bene e dovrei scrivere un libro. Mi fa piacere ma non so se è il caso. Un conto è raccontare a sprazzi la propria vita, un conto è trovare una storia di fantasia che riesca minimamente a interessare la gente.
In ogni caso mi ha fatto piacere perché queste cose che scrivo non sono inutili, a volte mi fanno riflettere, ma a volte fanno anche sorridere e commuovere terze parti.

Sono contenta e ho pensato parecchio.
Ho pensato che ogni nuova casa va costruita su nuove fondamenta. Non si possono costruire case nuova su vecchie fondamenta perché possono avere falle o crepe. Devo buttare giù ogni cosa e pensare a questo momento. E smetterla di piangermi addosso. Sono solo una donna fortunata. Nessuno, e dico davvero, nessuno ha ciò che ho io.
E combatterò, schiena contro schiena, per la nostra felicità.

E stasera ho portato mia mamma a cena fuori. Il più delle volte mia mamma mi fa imbestialire, come tutte le mamme. Stasera mi ha fatto una gran tenerezza. Non va mai a cena fuori, o quasi mai, e si era messa tutta in tiro, col trucco e tutto il resto, persino una maglietta tutta scollatella. Queste cose mi fanno un bel po' tenerezza, il segno del tempo che non vuole passare e di un orgoglio femminile duro a morire. E' giusto. Bisogna sentirsi sempre belle. Bisogna diventare belle. Non c'è limite d'età per questo.

E ovviamente: andate a votare per il referendum. Siamo tutti indispensabili.

2 commenti:

Zion ha detto...

vero! bella che sei!

Carla ha detto...

:* :)