17 giugno 2011

Il mio danno

Devo preoccuparmi se da ieri ascolto a ripetizione due canzoni dei nomadi? Forse.
E' passata un'altra settimana (lavorativa), è passato un altro colloquio farlocco.
Il colloquio farlocco, dato che è il terzo (oddio ce ne sono stati altri, ci vogliamo ricordare di quei tizi che mi avevano proposto di fare contratti dell'elettricità alle aziende?
Il colloquio si svolge identico a quello di lunedì, anche nella stessa zona nonostante sia un ufficio diverso. Mi chiedono di portare un curriculum stampato. Quando arrivo noto che sul campanello c'è la scritta a mano dell'azienda. Entro e mi fanno accomodare.
Lo studio sembra raffazzonato all'ultimo momento, con ciabatte con fili che corrono per terra, un acquarietto con pesci rossi ancora disorientati, stampe Ikea appese al muro.
Mi fanno accomodare.
Il tizio che mi fa il colloquio ha un forte accento fiorentino e nota il nome dell'ultima azienda presso cui ho lavorato. La conosce, dice, per nome. Porcamiseria ci credo, nel suo ramo è l'azienda più famosa. Mi chiede come mai sono andata via "per motivi personali", devi imparare a non specificare altrimenti ti seppellisci da solo. Dire che sei andata via da una città perché è finita una relazione, e che sei andata in una nuova città perché ne hai cominciata un'altra è un po' come dire apertamente che a trent'anni ancora non sai cosa fare nella vita. Il che è corretto, ma è bene non dirlo se vuoi essere assunto. "E come mai si è trasferita a Bologna?" - "Ho approfittato dell'opportunità di uno stage di due mesi per il corso che sto seguendo per cambiare città, dato che ho intenzione di rimanere qui."
Comincia il suo discorso di quello che fa l'azienda: è un po' meno fumoso della signora che ho incontrato lunedì, ma dato che sento già puzzo di bruciato cerco di essere molto diretta nelle domande "Ma esattamente di cosa vi occupate? Che ruolo andrei a rivestire?" Tutte domande le cui risposte erano molto vaghe. Dopo un po', e poco prima che me lo proponesse lui, lo interrompo dicendo "Mi sta per caso proponendo una giornata di prova?". Rimane un po' sull'interdetto e l'offeso dalla mia interruzione, però annuisce. Giornata di prova, colloquio fumoso, si ripete il mio cervello.
Lo interrompo di nuovo con una frase che stupisce anche me "Senta, mi spiace averle fatto perdere tempo, ma ho già fatto altri colloqui come questo e non sono mai andata alla giornata di prova". Alza le spalle e mi dice che stanno anche cercando una segretaria, però si parla di metà luglio "Bene, aspetterò".
Ogni tanto ripenso alla responsabilità che ha avuto la mia invalidità (e la conseguente iscrizione alle categorie protette): quando l'avevo non mi ero mai fatta problemi di questo tipo. Quando a 17 anni ti danno questa cosa, le tue prospettive per il futuro cambiano. A 28 anni qualcuno decide che quell'invalidità permanente non è più un tuo diritto. Le tue prospettive cambiano considerevolmente. Ti senti che è tardi per intraprendere una specializzazione in qualsiasi cosa, trovare lavoro è più difficile senza specializzazione, cominci a deprimerti perché non senti sbocchi in nessun modo.
Questo mi hanno fatto.

Canzone del giorno: Io Voglio Vivere Nomadi



Forse scorre dentro il silenzio il senso
e il profilo della vita è tra le cose
e anche il buio serve ad immaginare
la ragione che ci invita a provare
so che può far bene anche gridare
per riscattare l'anima dal torpore
so che ad ingannarmi non è l'amore
perché voglio amare

Io voglio vivere, ma sulla pelle mia
io voglio amare a farmi male, voglio morire di te...
io voglio vivere, ma sulla pelle mia
io voglio amare e farmi male, voglio morire di te...

Contro il mio equilibrio sempre un po' precario
libero l'istinto, ciò che mi sostiene
emozione nuova senza nome
la ragione che ci invita a continuare
per questo problema non ho soluzione
io mi sento vittima e carceriere
so che ad ingannarmi non è l'amore
perché voglio amare

Io voglio vivere, ma sulla pelle mia
io voglio amare e farmi male, voglio morire di te...
io voglio vivere, ma sulla pelle mia
io voglio amare e farmi male, voglio morire di te...
io voglio vivere, ma sulla pelle mia
io voglio amare e farmi male, voglio morire di te...

Forse la coscienza, il senso della vita
sta in mezzo a mille notti o forse più
non servirà a tradire semplicemente amare
qualsiasi cosa che ti dà di più

Io voglio vivere, ma sulla pelle mia
io voglio amare e farmi male, voglio morire di te...
io voglio vivere, ma sulla pelle mia
io voglio amare e farmi male, voglio morire di te...

2 commenti:

rompina ha detto...

ma dai...28 anni non e' per niente tardi! haitalmente tante di quelle possibilita' davanti a te! e hai anche le capacita' e la forza di scovarle, devi solo convincertene...da li' verra' la voglia e "dopodiche'"...tutto il resto! :)

Carla ha detto...

speriamo ^^