05 ottobre 2011

Spugna emotiva

Oggi è venuto allo sportello un signore con la sua mamma, voleva volturare a suo nome delle utenze. La mamma ogni tanto si gira verso di lui e gli chiede di non agitarsi. Poi sento che borbottano tra loro e lei gli chiede a che ora deve fare la chemioterapia.
Così mi spiace e anche se non mi intrometto mai, confesso loro che anche io ho fatto un paio di chemio.
Loro sono sorpresi e quasi confortati dalla cosa. E mi dice la signora che però ora sto bene, che si vede, mentre lui (che intanto aveva tirato fuori un fazzolettino e si asciugava gli occhi), bhe per lui non c'è niente da fare. Quando ho cominciato l'università desideravo diventare medico: aiutare gli altri per liberarmi dal senso di colpa di essere guarita e avere passato tutto, lasciando indietro chi, invece, non ce l'aveva fatta.
Ma non era soltanto questo, quello che secondo me mi avrebbe differenziata dagli altri sarebbe stata la mia empatia. La capacità di entrare in sintonia con gli altri, la capacità di comprendere davvero la sofferenza che può causare una malattia. Sofferenza estesa anche ai familiari del paziente.
Non è la strada che alla fine ho intrapreso, ma posso, nel mio piccolo, comprendere le persone e aiutarle, per quanto in mio potere.
Il signore è andato via e mi ha stretto la mano, seguito dalla sua mamma che intanto mi raccontava alcune situazioni personali che non riporto.
Un po' mi sono turbata, e allora sono tornata indietro al pensiero di diventare medico.
Non sarei stata un ottimo medico. Sarei crollata ogni volta, avrei pianto, sarei caduta in depressione e alla fine avrei mollato.

Sono una spugna emotiva.

2 commenti:

Zion ha detto...

è anche per questo che sei tanto umana.
Bella che sei.

Carla ha detto...

:°) :*