26 febbraio 2012

La musica per me



Vi chiederete cosa ci faccio con un disco dei C.O.V. sconosciuti ai più, acronimo per Church of Violence, gruppo punk attivo negli anni '90 nei centri sociali torinesi.
E' successo che a inizio febbraio spulcio nei negozi di vinili per trovare qualcosa per il mio Fry e trovo questa chicca. Essendo sconosciuti rimango sbalordita. Io li conosco solo perché mia sorella portava le musicassette a casa e io li ascoltavo a ripetizione.

Io e mia sorella sotto questo punto di vista siamo state fortunate. Siamo arrivate ai CD in ritardo rispetto ai nostri coetanei, noi avevamo uno stereo con giradischi e lettore di musicassette. E basta.
Quindi avevamo un po' di vinili e spesso li ascoltavamo. A differenza della nostra generazione io e mia sorella i vinili li abbiamo conosciuti. Ora per molti sono oggetto di culto, per noi era la normalità. Quando ho detto a mia sorella di aver trovato il disco dei C.O.V. inutile dire che mi abbia detto "Compralo!".

Quando ero piccola e fino ai 18 anni io, mia sorella, il mio babbo e mia mamma (più i vari criceti, il cane, il pesce rosso, le cocorite, le tartarughe e ogni sorta di bestiolina che ci stesse accompagnando in quel momento) abbiamo vissuto in un bilocale. Io e mia sorella non avevamo una cameretta ma questo lo avrò ripetuto un miliardo di volte.
Così io non avevo modo per isolarmi fisicamente dal resto del mondo. Non potevo essere triste, nè arrabbiata in uno spazio comune, ed ero costretta a sorbire e assorbire gli umori dell'ambiente. I miei genitori che discutevano, per esempio. Per isolarmi io ricorrevo allo stereo, ai vinili e alle musicassette. Indossavo i miei cuffioni giganti e ascoltavo. Dalla musica che allora mi passava mia sorella a quella che passavano alla radio. E' doveroso quindi dire che io ascoltavo davvero tutta la musica, anche quelle schifezze che passavano alla radio. Non dovevo dare spiegazioni a nessuno, nessuno poteva chiedermi com'era andata a scuola o cosa avessi fatto o chi era al telefono mezzo minuto prima.

In particolare questi C.O.V. li ascoltavo spesso durante la mia prima chemioterapia, era una sorta di colonna sonora, insieme ai Propagandhi e ad altri.

Ecco perché mi commuovo in modo buffo ascoltando una canzone che dice "Sono figo o no, mi vergogno ma non posso farci più di tanto", oppure "sangue di Giuda io voglio bere" perché, per quanto suonata male, cantata peggio, con testi assolutamente senza senso (bhe non tutti dai), questa musica racconta una parte della mia storia. Per cui vi lascio con questa.

Canzone del giorno: Sandrinkemall C.O.V.




E questa che mi piace un sacco.

Postdamsong C.O.V.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

le canzoni sono tanto più belle quanto ci ricordano qualcosa di noi.

Carla ha detto...

quanto è vero...

roccio ha detto...

Il vinile regala la sensazione di toccarla la musica.

Carla ha detto...

E' vero, e a me regala anche ricordi di quando ero piccina. Tralaltro i COV erano inascoltabili su cassetta e sono inascoltabili su vinile (assolutamente stonati, musicalmente poco dotati, ecc), però boh, c'è un pezzo di me e forse sì col vinile lo sento di più. :)