29 maggio 2012

Lo stai facendo nel mondo sbagliato

Avrei voluto scrivere tutt'altro post, ma non posso prevedere cosa capita di giorno in giorno.
Stamattina ho fatto un sogno strano. Premetto che ormai sento i terremoti anche di magnitudo 2.5, e ho una precisione stranissima nell'azzeccare la magnitudo. Dato che il sito dell'INGV viene aggiornato ogni 20 minuti circa (credo) e in ogni caso i terremoti non vengono segnalati all'istante, ogni volta che sento una scossina guardo l'orologio; per poter vedere se ho azzeccato la magnitudo o per vedere se si trattava di un vero terremoto o solo della mia immaginazione.
Stamattina sento il letto tremare. Ho gli occhi chiusi nel letto e la scossa è talmente forte da farmi sbattere i denti, stringo gli occhi nel pensiero che la cosa finirà presto ma poi mi accorgo di una cosa. Non è reale. Sto sognando. Apro gli occhi e guardo l'ora: sono le 6.11. Tengo a mente quell'ora per controllare poi con calma se si trattava di un sogno o se davvero una scossa così forte c'è stata.
Così verso le 8 guardo sul cellulare la app delle scosse (in questi giorni ci sono sempre scosse, non esagero dicendo che è un dondolìo continuo della terra, anche se la maggior parte, almeno qui a Bologna, non sono percepite) e vedo che alle 6.11 o comunque intorno a quell'ora non c'è stata nessuna scossa significativa.
Verso le 8.30 mi sveglio e cerco di alzarmi. Sono ancora nud.. ehm.. in desabillè quando, alle 9 sento che comincia a tremare forte. I mobili si muovono, la libreria si lamenta, il quadro appoggiato sul mobile casca, la scatola delle puntine da disegno pure, il gatto scappa sotto al letto e io rimango così, nud.. ehm in desabillè, a chiedermi se stare lì aspettando che finisca o a fare qualcosa.
Faccio qualcosa.
Che nel mio caso non si traduce con un "mi vesto alla meno peggio e scendo in strada" ma bensì "reggo la TV" che è la cosa che in quel momento trema di più.
La scossa intanto continua e solo quando termina mi accorgo che gli uccelli fuori stanno cinguettando di quel cinguettìo mattutino che si può sentire solo appena si alza il sole. Come se il tempo si fosse fermato d'un botto e il sole fosse rinato.
Fry prova a chiamarmi ma non ci riesce, le linee sono intasate, c'è stata paura e forse forse, lo ammetto, stavolta ho avuto paura anch'io.
Tant'è che leggo le notizie online ma poi mi vesto perché devo andare a firmare il contratto. Maya è ancora sotto al letto e mentre mi trucco squilla il telefono. E' O. da Torino che ha sentito la notizia alla radio ed è preoccupato perché ovviamente la radio e i tg sono catastrofici (il che va bene per le zone disastrate ma a Bologna è tutto ok e nessuno lo dice), quindi gli dico che ogni cosa è ok, mi racconta le ultime news e poi ci salutiamo. Una volta truccata e vestita, mentre controllo gli orari dei bus mi chiama la mamma di Fry, le spiego che è tutto ok ed esco. Quando sono quasi arrivata all'agenzia interinale decido di chiamare mia mamma. Lei non vuole chiamare per non disturbare ma so che è preoccupatissima. Così la tranquillizzo e mi ringrazia "tantissimo" per averla chiamata (essì era proprio preoccupata) e firmo il contratto. Poi vado dall'ottico a comprare le lenti a contatto per Fry e mentre sono lì arrivano due scosse forti quasi come quella di stamani (che alla fine era magnitudo 5.8) ma io non me ne accorgo. Arriva una commessa dal retro quasi in lacrime facendoci notare il dondolìo di uno specchio appeso. Essì c'è il terremoto. Comincia a piangere e va fuori dal negozio mentre le chiedo se ha bisogno di qualcosa (è visibilmente agitata) ma dice, tra le lacrime, di no. Torno a casa (dopo un altro paio di commissioni) e mi chiama C. da Firenze. Le dico che è tutto ok, di non preoccuparsi, ma lo sforzo per mantenermi calma e tranquillizzare tutto deve essere stato atroce perché mi viene un forte mal di testa e per poco non scoppio in lacrime. E' ovvio che un po' mi sono spaventata ma come al solito badando troppo a tranquillizzare gli altri mi sono dimenticata di tranquillizzare me stessa.

Una volta a casa (Maya era ancora sotto il letto) mi sono tranquillizzata, ho guardato una puntata di "The big bang theory" e non volevo più leggere di terremoti. Andando in giro per il centro mi pare si parlasse solo di quello, aggiungendo ansia a una situazione già ansiosa di suo.

Parlarne non li fa smettere. Per niente.

25 maggio 2012

Lush...amoci conquistare

Non amo il negozio Lush. Ogni qualvolta ci passo davanti tendo a cambiare strada, nauseata dai fortissimi odori che ne vengono fuori. Una puzza (profumata ma pur sempre puzza) immane. E non ho mai pensato di comprare dei loro prodotti anche se, recentemente, leggevo sempre più di ragazze che scrivevano recensioni fantastiche dei loro prodotti. Perché fatti a mano, naturali, efficaci, ecc...
Un paio di anni fa o forse più, una mia cara amica mi regalò un prodotto Lush: una sorta di gelatina/sapone da passare sul corpo sotto la doccia. Profumo splendido, ma un po' difficoltosa da usare (mi sgusciava ovunque). Le istruzioni dicevano di tenerla in frigo, forse per farla solidificare. Ma immaginate stare beati sotto la doccia bollente e passarsi una saponetta freddissima sul corpo?

Così la mia esperienza Lush è finita lì.

Qualche giorno fa leggevo sul blog di una ragazza, che seguo per i suoi makeup, della sua cura per le labbra. In effetti fa sempre foto delle sue labbra indossando i rossetti più disparati e pare davvero avere labbra perfette. Ho visto che usava un burro per labbra e uno scrub della Lush.
Va bene, mi dico, proviamoli.
Il mio problema con le labbra è che sono secchissime. Forse perché bevo poco, inoltre non le aiuto perché mi strappo le pellicine rendendole sanguinanti e ancora più secche.
Ho preso due prodotti diversi da quelli usati dalla ragazza, perché forse non li usano più, e mi sto ripromettendo di non torturarmi troppo le labbra, sperando di riuscirsi.
Poco fa ho usato lo scrub alla menta (che in realtà sono solo granellini di zucchero aromatizzati) dal nome "labbrividisco" e ho avuto la sorpresa immane di vedere le mie labbra quasi perfette. Ora ovvio, devo idratarle sempre e stare attenta a queste manacce schifose, però non male, dai.
Il burrocacao che ho preso (da usare sera e mattina, durante il giorno ne uso uno in stick che già ho) si chiama "baciami". Costicchiano, però va bene dai. Eventualmente prossimamente lo scrub me lo faccio io con olio d'oliva e zucchero.
Ora vado a farmi della mia droga, Dead Space 2. Shhht arrivano i necromorfi!

24 maggio 2012

Sismografi e allarmometri

Nel post precedente mi sono scordata di scrivere due cose fondamentali. La prima è che il nostro sismografo è la libreria. Balla infatti solo con terremoti di magnitudo superiori a 3.5.
L'allarmometro è invece il gatto. Se si muove la terra ma il gatto dorme tranquillo è tutto ok. La mattina di domenica era nascosta sotto al letto con la coda gonfia come un procione!

Di zone non sismiche, videogame e musica fichissima

Quando sono venuta a vivere qui qualche volta è venuto fuori il fatto che fosse una zona tranquilla per i terremoti. La verità è una sola, la terra ti colpisce quando meno te lo aspetti.
Così questo sabato notte, ma meglio dire domenica mattina alle 4, una scossa di magnitudo 5.9 ha letteralmente svegliato non solo l'Emilia Romagna, ma anche il Veneto, la Lombardia, il Piemonte. Persino il Friuli.
Io l'ho sentita? Certo che no, dormivo serena come una pasqua. Sentivo un rumore in lontananza, qualcosa che avrebbe potuto fare anche Maya saltando sulla libreria. In realtà era la libreria che dondolava a fare casino. Il dondolìo del letto? Non l'ho sentito. Avevo aperto a malapena gli occhi per il casino fatto dalla libreria e stavo per riaddomentarmi quando la mamma di Fry (in visita da noi quel weekend) si sveglia urlando "terremoto terremoto!". Io dormo nuda, ma questo si sa già, ovvio che non mi sono alzata ma ho sollevato la testa sperando di non dover parlare, sperando di comunicare telepaticamente "sìsì lo so". Invece Fry si agita e si sveglia, si alza e va a vedere fuori dal balcone. Gli allarmi delle macchine suonano. In lontananza una fioca luce ricorda che tra poco albeggerà. Fry viene da me e mi sussurra "vestiti" mentre io mi chiedo se riuscirò a rimettermi giù e dormire. Mi vesto con estrema lentezza, nel frattempo arriva un'altra scossa e la mamma di Fry dice "andiamo in strada" terrorizzata dal fatto che siamo al sesto piano e in caso di emergenza non possiamo scendere troppo celermente.

Io a quel punto capisco che non riprenderò più sonno e ho la faccia di una cernia arrabbiata. Ci vestiamo, prendiamo il gatto, e andiamo vicino casa dove altre persone sono scese in strada. Lancio uno sguardo implorante a Fry del tipo "ma dobbiamo proprio?" e alla fine mi arrendo. Io e Fry facciamo due passi così posso bestemmiare in libertà mentre la mamma di Fry parla con sua cugina che abita di fronte casa nostra.

Passiamo così una mezzoretta, ormai si sono fatte le 5, chiedo se ora possiamo andare a casa e anche gli altri sono d'accordo. Prendere sonno è dura perché la tv rimane accesa, e anche se a bassissimo volume sento le notizie catastrofiche della provincia di Modena e Ferrara e del Bolognese. Dove gente è morta o ha perso la casa e insomma mi sento un po' in colpa per avere minimizzato la scossa.

Il giorno dopo ovviamente in tv non si parla d'altro, penso che in queste situazioni dovrebbero entrare in campo non semplici giornalisti ma comunicatori. Tranquillizzare la gente senza minimizzare il problema, invece di accrescere l'ansia anche in zone dove tutto sommato si può stare relativamente tranquilli, vedi Bologna città.

Altra novità, abbiamo comprato l'Xbox 360. Le finanze scarseggiano ma è stato un acquisto terapeutico. Infatti quando siamo agitati, giocando ci rendiamo conto di rilassarci parecchio. Giocando giocando in questi giorni ho terminato Dead Space (oggi forse compro il 2 perché mi è piaciuto tantissimo).

La macchina si è rotta di nuovo. Dopo un mese e dieci giorni dal meccanico e 1000 euro di fattura, finalmente ci pareva di poter rigirare in macchina e invece si ferma in mezzo alla strada accusando lo stesso problema per cui l'avevamo portata dal meccanico. Lo chiamiamo e lui arriva, raccontandoci anche di come è costretto a dormire in macchina coi figlioli perché il terremoto gli ha devastato la casa.

Ultimo, ma non meno importante, mi arriva il cd dei Sofisticator che mi ha spedito Roccio (di cui è il chitarrista!). Inutile dire che ieri l'ho ascoltato tutto il giorno e mi fa tanto ridere questo pezzo, che è la canzone del giorno (spero di poter caricare presto l'audio su youtube, se il gruppo mi da' il consenso).

Comunque, ragazzi, accattatevillo. Sono in gamba, fiorentini, e bravi ragazzotti. E gli auguro di fare strada perché se lo meritano. Il loro cd potete comprarlo qui (bhe la mia copia è autografata, ovviamente, ma che c'entra).



Canzone del giorno: Mantas (The Trashmaker) Sofisticator


In attesa di caricare questo pezzo, vi lascio però con quest'altro pezzo:

16 maggio 2012

Tanto era il casino cervellotico di ieri che mi sono scordata di scrivere che ho avuto un colloquio. Che è andato bene ma il 28 firmo per quell'altro lavoro (essì, mi han chiamato oggi).
Oggi mi ha anche chiamato Med, un mio amico (faceva il corso Java con me) e sono stata contenta di sentirlo. Mi spiace tanto dirlo ma è uno dei pochissimi amici che mi è rimasto del corso Java. Gli altri ragazzotti proseguono nella loro vita, non li ho più sentiti. Dovevamo sentirci per cenare insieme ma alla fine non hanno più risposto ai miei messaggi. Pazienza.

15 maggio 2012

Ieri ho scritto a un mio professore (IL mio professore, quello che mi diceva che la matematica è dappertutto, che i disegni in natura si possono spiegare con formule matematiche, che mi aveva preso sotto la sua ala e mi difendeva alle riunioni con gli altri prof che dicevano che ero una buona a nulla fancazzista). Sicuramente ne ho già parlato, ogni tanto ci mandiamo qualche email. Ho saputo che era stato al funerale e volevo sapere come stava.
Non ci ha messo molto a rispondere ed era molto triste, gli mancano i colleghi della mia vecchia scuola (ora insegna in un liceo), mi ha chiesto come sto e se sono a Torino possiamo prenderci una birra.
Spero di riuscire a vederlo quando salgo, mi ero molto affezionata a lui perché era riuscito a vedere un potenziale che gli altri non avevano nemmeno intuito. Ma anche perché mi voleva bene.
Così anche stamattina mi sono svegliata con un paio di lacrimucce e mi sono seduta sul letto per capire come mai ci sono rimasta così male. Razionalmente parlando è una persona che non vedo da quando ho finito le superiori, anche se mi piaceva come persona. E' vero che gli volevo bene, gli volevamo tutti bene perché era impossibile non intuire la sua bontà d'animo e la sua passione nel lavoro che faceva.
E ho capito che ho quella mezza questione con me stessa non risolta, ovvero la morte di mio padre. Ho trovato molte analogie con questa e quell'altra morte.
Entrambi fumatori accaniti (probabilmente è stato il fumo la causa della morte di entrambi), con entrambi non ho saputo/intuito quanto vicina fosse la fine, non ero presente quando dovevo esserlo (quando mio padre stava male/al funerale del mio prof). Era come se andando a questo funerale espiassi una colpa, *il peccato originale*, il fatto che quando mio padre era stato ricoverato, quando ho ricevuto il messaggio "Siamo al Giovanni Bosco, papà è grave, aspettiamo che ci dicano qualcosa" (il fatto che io lo ricordi ancora a memoria è abbastanza illuminante) ero con i miei amici. Ero con RagnoB e prima di quel messaggio erano successe delle cose. Il mio fidanzato di quei tempi mi aveva chiamato per dirmi che stava arrivando (era a Milano) e non capivo perché questa fretta. Era successo che mio padre era stato male, mia mamma aveva chiamato il 118 e bussato ai vicini di casa (la sua vicina è infermiera), avevano avvertito mia sorella ma nessuno aveva chiamato me. Il mio vicino aveva chiamato il mio fidanzato  - perché voleva chiamarmi ma aveva sbagliato numero - , che poi mi aveva chiamata per dirmi che stava arrivando, e solo quando erano all'ospedale ho ricevuto il messaggio.
Lo so cosa state pensando, che non è colpa mia.

E' troppo facile pensarlo, è facile dirlo, ma è come se questa nuova morte mi avesse fatto capire di non avere risolto delle cose importanti. L'ultima cosa che mi ha detto mio padre è stata "Che ne sai? Tu non c'eri", riferito a quando è stato male qualche settimana prima di morire. E in effetti non c'ero, mia mamma mi aveva detto che era stato male ma io ho evitato di andare e l'ho fatto apposta. Non per vendetta per qualcosa, non sapevo cosa avrei visto, forse non stavo accettando la realtà delle cose. E forse sapevo benissimo cosa stava accadendo.

E Guido, ora, è come se avesse riacceso questi interruttori.

Credo che dal mio primo vero stipendio in poi cercherò di ritagliarmi del tempo per una psicologa. Non so se è una cosa che posso affrontare e risolvere da sola, perché sono ormai 12 anni che la porto dietro.

Chiedo scusa per gli eventuali errori, ma non ho riletto.

14 maggio 2012

Messaggio per l'aldilà

Oggi ci sono i funerali del mio prof. Sono evidentissimi i miei sensi di colpa nel non poter andare.
Stanotte infatti ho sognato due funerali. Il primo era di domenica, e a Firenze (nel sogno vivevo a Firenze a quanto pare). Così chiamo Chiara, una mia amica, per metterci d'accordo per andare. E poi c'era un funerale di lunedì, a cui io non potevo proprio andare. Era mancato un tale Andrea Saffi. Non esiste nessun Andrea Saffi ma solo perché nel sogno ho sostituito il cognome con il nome di una via qui nei dintorni.

L'Andrea nel sogno nulla c'entra col mio prof. E nemmeno il "Renato" (se così si chiamava) del primo funerale. Nella realtà non ci sono due funerali. Si tratta di due mie ex animatori parrocchiali. Di Andrea non ricordo il cognome ma sono sicura che se ci penso un attimo mi torna in mente. Il fratello di Andrea, Mario, è diventato prete. Ricordo che aveva 30 anni ma usciva sempre con noi quindicenni e famosa fu la sua frase "Se mai mi dovessi sposare, sposerei Carla".

E fu così che divenne prete.

La sensazione di tristezza che mi ha svegliato stamattina è quella tipica del senso di colpa. Ma obiettivamente non potevo farlo, non potevo andare. Ho un bel ricordo, di lui come di altri professori. In questo mondo a volte terribile è bello aver incontrato persone che ti hanno aiutato quando fisicamente non ce la potevi fare, che hanno creduto in te anche se in quel momento non riuscivi a studiare, che sono andati quindi oltre ai voti e allo studio ma hanno intuito la persona che sei e hanno voluto incoraggiarla.

Quindi grazie, prof., e buon viaggio. E saluta il mio babbo, ovunque lui sia.

13 maggio 2012

Ciao Guido

Ieri ho ricevuto una brutta notizia. Mentre bazzicavo su facebook leggo che una mia ex compagna delle superiori scrive "Rimarrai il più figo dei prof. Ciao Guido ♥".
Forse avevo già parlato sul blog del mio professore di fotografia. Di quanto poi per noi fosse fascinoso e di come le ragazze della scuola avessero scritto apprezzamenti sui muri della camera oscura. "Redoano sei figo".

Quando lei ha scritto così ho subito pensato a Redoano. A quel Guido. Così gliel'ho chiesto e lei mi ha scritto in privato, confermando i miei dubbi.
Era proprio quel Guido.

Ho fatto fotografia a scuola, e anche se non ho intrapreso quella strada ne sono sempre stata affascinata. A casa, come ho già scritto, c'erano foto appese ovunque e un po' di questa mia piccola passione la devo a lui e all'altra nostra prof.

Questa è una foto che gli avevo scattato nel cortile della scuola.



E questo il voto che la prof. Tempesta mi aveva dato.



Così ci sono rimasta male, mi è dispiaciuto tanto e sono ancora più dispiaciuta perché lunedì non potrò andare ai funerali. E poi mi dico che le persone vanno rispettate da vive e non da morte, e io in effetti non avevo più saputo niente di lui e so che il mio dispiacere va guardato sotto altre ottiche. Il fatto che diversi anni fa aveva avuto un infarto, che avesse qualcosa ai polmoni, che fumasse tanto come mio padre e questo sicuramente non gli ha fatto bene. Quindi la rabbia perché le persone non si riguardano e così quando stanno male fanno del male anche a chi gli sta intorno.

E stanotte ho sognato che stavo facendo una foto con la mia polaroid a soffietto. Era una foto di gruppo ma qualcuno (forse una guida) mi aveva detto che era vietato fare foto in quel posto (come è in Madagascar ad esempio, tante cose non possono essere fotografate). Forse nella foto di gruppo c'è anche Guido, e Fry, ma le facce si confondono. Però devo essere veloce a fare la foto e così scatto. La guida mi sgrida ma dico che è una istantanea, anche se la controllano non possono trovare una pellicola. Ed estraggo la foto.
Ma la foto non esce dritta quindi l'emulsione non si spalma per bene e dopo 15 secondi, quando la controllo, mi accorgo che non solo è venuta sfuocata ma c'è un'area non sviluppata, non toccata dall'emulsione. E mi sento un po' così, come se avessi sprecato la mia unica occasione di aver fatto quella foto.

Quindi oggi mi sento un po' così, vorrei andare domani al funerale ma non posso permettermelo. E' inutile che lo ringrazi per quello che mi ha insegnato: come nel sogno, ormai, è troppo tardi.

11 maggio 2012

:-(

In vista del lavoro prossimo avrei desiderato tantissimo partire a fine mese. Ma l'offerta sul volo che avevo trovato non c'è più e quindi niente. Quest'anno niente Berlino, niente di niente, sono incazzata e sono triste. Perché aspetto tutto l'anno per potermi godere una settimana, una settimana dico, nemmeno un mese, no solo una settimana l'anno per un viaggio, e ora niente. Mi chiedo a cosa mi sono trovata a fare un lavoro se non posso godermi il guadagno per una settimana l'anno. Ero così contenta di tornare a Berlino, una città che ho amato, che sento così vicina a me, ora niente. Bloccata qui fino all'inizio di un lavoro che (e sono ben contenta di aver trovato un lavoro, non fraintendetemi) non mi lascerà tempo nemmeno per potermi sedere sul water a fare la cacca pensando a quando potrò chiedere le ferie perché, parliamoci chiaro, con le agenzie interinali chiedere ferie è una bestemmia. E so che non posso vivere con la speranza di avere qualche giorno. E sì, sono incazzata, e triste.

Trovo tutto così inutile. Mi dico sempre che lavoro per avere più soldi per poter fare quello che mi piace. Nel mio caso tra le cose che mi piacciono c'è anche viaggiare. Visitare posti che non ho mai visto o posti che ho visto e mi sono piaciuti tanto. Niente. Ma perché cazzo allora mi sono trovata un lavoro?

10 maggio 2012

Sarà ora? Potrò dirlo?

Ieri avevo il mio colloquio all'azienda finale, uno di due, dato che per la stessa azienda avevo il colloquio piazzato anche per venerdì.
La cosa positiva è che il bus ci mette 10 minuti a portarmici. La cosa negativa è che passa ogni mezzora. E arriva lì un minuto dopo l'appuntamento. Per dire, avevo il colloquio alle 11, il bus passava alle 11.01. Per evitare il ritardo e permettermi il mio graziosissimo anticipo di 5 minuti, quel tanto che basta a non apparire ansiosa e quel minimo che serve loro per capire che sono una persona puntuale e seria, sono arrivata alle 10.31. "Tanto c'è un bar lì davanti", lo avevo visto con street view. Peccato che sia chiuso e lì intorno non ci sia niente. Così faccio due passi nel niente perché davvero, a parte il palazzone colorato di fronte e un discount in cui non ho intenzione di entrare, non c'è davvero nulla. Faccio un giro attorno al cancellone e noto questi cartelli rassicuranti:


Meno male che ci sono tanti papaveri lì attorno. I papaveri mi mettono serenità perché sono fiori stupendi, che crescono ovunque, e accendono di colore la primavera.
Penso potrei stare lì a guardarli per ore.


Non è che abbia tutto questo tempo, ormai è ora di entrare ma non capisco esattamente dove sia il cancello principale finché non vedo entrare un furgone in un cancello comandato elettronicamente. Sul cancello si trova una scritta che fa pressappoco così: "Scendere dal veicolo, citofonare e presentarsi. Zona protetta da guardia armata".
Cavoli.
Citofono e mi risponde la guardia che mi chiede chi sono, nome e cognome, e perché sono lì.
Apre il primo cancello e arrivo a un secondo cancello con una seconda recinzione in metallo e il filo spinato tutto attorno. Manca la scritta "Arbeit macht frei" e ci siamo.

Arrivo al gabbiotto della guardia che mi dice di salire al primo piano. Trovo una sala d'attesa con un divanetto, tre macchinette per caffè e snack vari. Vedo arrivare verso di me una ragazza dal corridoio, probabilmente un'altra candidata, scendere le scale e andare via. Arriva una signora che mi chiama e mi dice di seguirla. Ci presentiamo, mi siedo e la primissima cosa che mi dice è: "Curriculum lunghissimo e molto interessante". Sorrido compiaciuta, è la prima volta che mi dicono una cosa del genere. Anzi no, ma la persona che me l'aveva detto in precedenza era l'insegnante di comunicazione del corso Java.
"Sei un'artista!", continua. Sorrido imbarazzata "bhe sì" cercando dentro di me la definizione corretta di artista e cercando nei suoi occhi un segno di approvazione perché questa definizione sia una cosa buona per lei. Sorride. Mi tranquillizzo.

"Coltivi piante carnivore, come mio figlio!". Bene, penso, questa cosa mi farà ottenere il lavoro. E comincio a parlare delle piante carnivore. "Hai allevato insetti stecco, hai proprio tante passioni. Sìsì andresti proprio d'accordo con mio figlio". Attacco con la pippola della passione per la natura e gli animali. "Ti piace anche la fotografia" e attacco con la pippola della mia recente collezione di macchine fotografiche analogiche. "Parlami delle tue esperienze lavorative". So che questo lavoro è di customer care e il problem solving è una caratteristica ricercata. Quindi racconto di quando lavoravo all'892424 e sono riuscita a trovare una renna finta in dimensioni naturali a un cliente. "Com'è che non l'avevo vista questa esperienza dell'892424 nel tuo curriculum? In che pagina è?" ride, facendo riferimento al mio lungo curriculum. Racconto di come a Firenze gestivamo il cliente e come funzionava il back office.
Credo mi abbia presa in simpatia.

"Ah sei di Torino, sai che abbiamo anche una sede lassù?" Sì, a Rivoli, rispondo. L'ho visto sul vostro sito, sono andata a curiosare "Hai fatto bene!".
E mi spiega il lavoro, è un customer care, inserimento ordini di farmaci per le farmacie. L'orario è l'unica pecca 9-13, 16-20 e lavorerei due sabati mattina al mese. Però ho il bus che in 10 minuti mi porta a casa e c'è anche la mensa interna, quindi non dovrebbe essere malaccio. Devo riorganizzare il mio tempo, tutto qui.
"Cosa vuoi fare da grande?"
Penso che mi ha preso in simpatia, che mi ritiene un'artista, allora esclamo "l'astronauta!". Ride e commenta con un "Sì, saresti il tipo".
Ma incalza subito dopo perché, e questo me lo dicono a tutti i colloqui, non vogliono impiegare del tempo con una persona che poi magari li molla per andare a fare qualcos'altro, "chessò, la fotografa ad esempio".
Mi porta a vedere il call center ma appena ci alziamo chiedo info sul contratto "Ah giusto, risediamoci".

Finita la spiegazione mi porta a vedere il call center, vedo le postazioni vuote dove andranno i nuovi computer e mi specifica che anche se sarò interinale per un po' la loro intenzione è un ampliamento del personale perché avranno più negozi da gestire. Quindi se me la gioco bene posso anche lavorarci tranquillamente. Mi porta a vedere il magazzino che è interamente automatizzato.

Mi ricordo del doppio colloquio di venerdì e dice di essersi accorta di aver ricevuto i miei due curricula, ovviamente mi dice anche di non ripresentarmi venerdì.
Quindi ci avviamo verso il corridoio che porta alle scale e mi dice una cosa che mi lascia molto bene "di solito alla fine del colloquio dico che devo sentire altre persone ma tu mi hai fatto un'ottima impressione e mi sento tranquilla nel dirti di tenerti libera, ok?"
Bhe sono molto contenta inutile dirlo.
Quindi esco e chiamo l'agenzia interinale perché mi aveva chiesto un feedback e racconto del colloquio andato bene e di quest'ultima frase. La ragazza mi dice che chiamerà l'azienda per avere anche un loro feedback e poi mi ricontatta. Mi richiama nel pomeriggio per dirmi che comincio il 4. "Davvero? Se mi dici così non cerco altro lavoro, posso stare tranquilla?" - "Sì stai tranquilla, ci sentiamo poi per la firma del contratto".

Ora sono in fibrillazione perché non sapendo se avremo ferie quest'estate, vorrei partire a fine maggio per Berlino. Ma è ancora da vedere, solo non so se ci resisto con l'idea di non poter andare a fare una vacanza.
Per cui sono in fase di stallo, contenta da una parte, angosciata dall'altra. Depressa ed euforica. Stanca e galvanizzata.
Che palle di periodo.

08 maggio 2012

Contesa tra due agenzie interinali

Ieri ho avuto tre colloqui, sì, tre. Sono stata in giro tutto il giorno e sono tornata a casa mezza morta. Per me tutta l'energia impiegata nei colloqui sta non tanto nel pensare a cosa dire (o a non dire cazzate) ma è concentrata nel non sbadigliare. Quando parte la pippola del racconto aziendale (chi siamo, cosa facciamo, perché esistiamo, cosa cerchiamo) il mio cervello cade in uno stato di sonno profondo e parte il meccanismo automatico dello sbadiglio. Credetemi, frenarlo è quasi impossibile, e dopo una mezzoretta di colloquio generalmente sono stanca morta.

Andiamo con ordine. Il primo colloquio era alle 10.15 del mattino ma fuori Bologna. Cerco come arrivarci e il bus più vicino si ferma a 2 km circa dal luogo del colloquio. Le zone industriali sono così, ci passano pochi bus e quelli che passano ci arrivano solo due volte al giorno. Alle 8 del mattino e alle 17, senza contare che le persone che ci lavorano potrebbero fare orari differenti. Va bhe, gambe in spalla e vado. Arrivo alla fermata, nel nulla, troppo presto. Così decido di prendere un caffettino. E mi ritrovo nel bar peso dei bar pesi. Il barista/gestore fuma dentro al locale e sopra la sua testa capeggia una minacciosissima insegna "vietato fumare". Vorrei cazzeggiare un po' ma il gestore/barista sta fermo in piedi davanti a me attendendo la fine del mio caffè (nel bar non c'è nessuno) e mi mette in soggezione. Così finisco il mio caffè e mi avvio per la strada. Dopo un paio di metri percorsi mi accorgo che la strada è chiusa e nel bel mezzo ci passa la ferrovia. Così prendo una strada secondaria percorrendo un micromarciapiede con le macchine che mi sfrecciano accanto. Da quella strada, che è ancora abbastanza decente per un pedone, passo a una specie di statale, dove cammino cercando di non uscire dalla linea bianca che costeggia lo stradone. Cosa positiva, ho visto una bella ghiandaia. Cosa negativa, stavo scivolando sul fango.

Cammina cammina arrivo al posto designato per il colloquio, dove i camion sfrecciano e appunto il marciapiede non esiste, nè attraversamenti pedonali, nè sicurezze per persone a piedi, nè bus che passino a orari decenti. Ho le scarpe sporche di fango e le pulisco alla meno peggio sul praticello lì davanti, sono sudatissima ma non voglio levarmi la maglia a maniche lunghe perché temo si vedano le ascelle pezzate. Mi acconcio un po' per sembrare normale ed entro. Mi fanno accomodare e comincia il colloquio.
Il posto di lavoro è fantastico, mi piace il loro modo di pensare, di essere scialli, mi piace anche il tipo di lavoro. Peccato per il posto, irraggiungibile a piedi (anche se tra qualche mese si trasferiscono qui in città) e per la paga. Essendo un part time di 4 ore mi pagano poco. Il giusto per un part time ma poco per tirare avanti. Ripeto, sarebbe la mia prima scelta ma devo badare anche a questo, non posso cercare un secondo lavoro, è già difficile trovare il primo. Anche vendendo oggettini fatti da me non riuscirei comunque a racimolare quanto mi serve per uno stipendio completo e il contratto che mi offrono è a progetto.

Il colloquio è andato bene, mi sembra di avere competenze e esperienza necessaria. Al tizio è garbato che fossi anche una grafica (nel caso serva qualche volantino) e che mi piacessero tanto gli animali ("se ci fosse qui mia moglie direbbe di assumerla subito").

Esco un po' pensierosa. Mi piace ma con questo stipendio non si tira avanti. Decido di non pensarci finché non arriva il momento di scegliere. Ovviamente se non trovo altro, accetto. E sono ben felice di farlo, ma dovrò ingegnarmi per arrotondare, diciamo raddoppiare, le entrate.

Vado in centro a Bologna, voglio andare in biblioteca e cercare che tipo di volatile ho visto (non sapevo ancora fosse una ghiandaia) ma la sala borsa è chiusa. Per cui giro per librerie sfogliando atlanti ornitologici finché non la trovo. Ah ora sono soddisfatta ma manca un sacco al colloquio. Faccio due passi e poi vado a piedi all'agenzia interinale.

La tipa è vivace e parla in fretta ma mi sembra molto chiara. Il lavoro è di customer care, inserimento ordini ecc. Full time contratto commercio. Interinale rinnovato di tot mesi in tot mesi ma l'azienda ha intenzione di tenere la persona, se valida, almeno 1 anno-1 anno e mezzo. Orario un po' del kaiser (si lavora due sabati al mese, ci sono due ore e mezza di pausa, quindi si esce tardi). Ma la paga è intera e decente, avrei 13esima e 14esima e sarei quasi sicura di lavorare per un po'.
Ovviamente non c'è paragone. Per quanto il primo posto mi piaccia tanto, qui ho una vera paga e un vero contratto. Anche se interinale per un bel po'.

Il colloquio è andato bene, questo è il lavoro che facevo a Firenze e in parte qui a Castelfranco.

Ora il terzo colloquio presso un'altra agenzia interinale. In realtà era alle 17 ma chiedo di anticiparlo perché riesco a essere lì prima.
Dopo circa 5 secondi di colloquio capisco che si tratta dello stesso posto di lavoro del secondo colloquio. Grande imbarazzo.
Chiedo il nome dell'azienda finale: coincide.
Ragiono un attimo e penso che sarebbe parecchio imbarazzante ottenere due colloqui per lo stesso lavoro ma con due agenzie diverse quindi glielo dico. Che ho già un colloquio nell'azienda finale con un'altra agenzia.
Panico.
Mi dice che si informa, fa una chiamata e sento che dice ".. bhe se l'altra agenzia non ha ancora mandato il curriculum la candidata è nostra".
Mi chiamerà l'indomani per farmi sapere se faccio un colloquio con loro o no. Ora mi hanno chiamata e ho due colloqui fissati con l'azienda finale per lo stesso tipo di lavoro. Cosa fare?
Se posso scegliere l'agenzia interinale presso cui stare scelgo la prima. Per cui andrò sicuramente mercoledì al colloquio presso l'azienda e se loro non si sono accorti di avere due nomi (se avessero annullato l'appuntamento di mercoledì la prima agenzia interinale penso mi avrebbe chiamata per chiedermi info) glielo dirò. Del resto non è che andando due volte ho il doppio delle probabilità di essere presa. Anzi farei perdere tempo alla tizia che deve vedermi, col rischio di fare una pessima impressione. E' fantastico perché sì, i due annunci erano simili, ma non avrei immaginato mai si trattasse dello stesso lavoro per la stessa azienda.

Quindi quando esco dal colloquio sono agitata a palla. Ho fatto bene? Ho fatto male? Dovevo stare zitta? E ora cosa devo fare? Chiamare la prima agenzia? Lasciare perdere e presentarmi mercoledì e spiegare la situazione? Mi sono giocata il posto?

Che stress.

Canzone del giorno: Sirius Alan Parsons Project

04 maggio 2012

Mi sa che sono un po' depressa. Altrimenti perché starei piangendo davanti al monitor del pc mentre guardo le fail compilation?
Misteri.

02 maggio 2012

L'inferno, il purgatorio, il paradiso

L'inferno.
Sabato sera Fry ha avuto un fortissimo attacco di panico, a sentire lui non ne ha mai avuto uno così forte. E' durato più di tre ore. Oltre al forte tremore (l'adrenalina che entra in circolo e attiva i muscoli) questa volta erano presenti anche formicolio delle estremità e difficoltà a parlare (sembrava la classica biascicatura di chi ha bevuto troppo). Gli ho massaggiato gli arti perché il formicolio andasse un po' via, sono stata lì, gli ho dato le gocce alla valeriana finché alla fine, esausto è crollato. In verità ho letto che molte delle cose che abbiamo (ho) fatto sono errate. Quando una persona ha un attacco di panico, prova una forte paura e angoscia, senza una minaccia reale. Il cervello reagisce come a uno stimolo di panico reale, mandando adrenalina in giro per il corpo. Sdraiarsi a letto è sbagliato. Bisogna camminare.
Immaginate di essere aracnofobici. Vi viene gettato in testa un secchio pieno di tarantole (quelle grosse e pelose). Nonostante il primo secondo di paralisi, il cervello comincia a dire ai muscoli di muoversi e vi preparate alla fuga, quindi scappate.
Nell'attacco di panico non c'è nessuna minaccia visibile ma il corpo reagisce così forte che molto spesso le persone, al primo attacco, vanno al pronto soccorso temendo di avere un infarto (dolore al petto e al braccio sinistro sono in effetti tra i sintomi). Rimanendo a letto Fry non ha smaltito tutta quell'adrenalina.
Poi era anche molto caldo, la temperatura in effetti stava arrivando ai 38°. Difficile dire se la febbre sia stata la causa scatenante dell'attacco di panico o se l'attacco di panico abbia scatenato la febbre. Alla fine siamo riusciti ad addormentarci, ma è stato un bell'inferno.

Il purgatorio.
Purtroppo questi attacchi lasciano dietro degli strascichi che durano diversi giorni. Da una parte c'è la paura di un altro attacco, e poi forse emergono i motivi dell'attacco, ma anche il senso di colpa per aver tenuto le altre persone impegnate, la paura di essere abbandonati a causa del proprio male. E' un momento molto delicato in cui purtroppo io non sono in grado di dire le parole giuste, mai.
Sta di fatto che per il primo maggio era in programma un summit di persone che arrivavano a Bologna da Torino e da Firenze (una carovana di ben 6 macchine) e lui era un po' preoccupato.
Volevo che capisse che per me lui ha la priorità, ma anche che mi avrebbe fatto tanto piacere rivedere i miei amici però allo stesso tempo lui doveva fare ciò che si sentiva. Essere presente o no, raggiungerci dopo, oppure non esserci affatto. Ma non forzarsi a fare una cosa che intimamente non voleva fare, questo mai, perché avrebbe peggiorato le cose.
Abbiamo appurato che quando la mente è così confusa, una bella passeggiata, prendere una boccata d'aria aiuta. Così siamo andati, ieri mattina, a fare un paio di foto con la nuova pellicola per la polaroid ee100, al parco dietro casa.


Questo in effetti l'ha un po' rilassato. Ma ancora c'era qualche preoccupazione.
Io purtroppo posso solo immaginare come ci si senta, e in effetti mi rendo conto di non riuscire a fare quanto vorrei in queste situazioni.
Decide di non venire per il pranzo con gli altri ragazzi ma di raggiungerci dopo. Sono contenta che abbia preso una decisione del genere perché molto spesso ci si forza a fare delle cose solo per compiacere gli altri e finisce davvero che si aggiungono ansie e frustrazioni inutili. Inoltre ho scelto un posto raggiungibile a piedi da casa, così che possa raggiungerci quando gli pare.

L'appuntamento è alle 13.30 al chiosco ai pini, in via emilia ponente. Se lo ricorderanno in molti questo indirizzo dato che ho fornito a tutti l'indirizzo che c'era sul sito, ovvero via emilia levante, dall'altra parte della città. Il risultato è stato che tutti, fiorentini e torinesi, alle 13.30 erano dall'altra parte di Bologna. Ho avvisato il ristoratore della gaffe sul loro sito e che ci saremmo radunati con un po' di ritardo. In totale a mangiare eravamo in 16. 9 da Firenze e 6 da Torino.

Il paradiso.
Il pranzo è andato bene, abbiamo mangiato tigelle e crescentine a volontà e tutti hanno gradito. Roccio era tipo ubriaco dalla settimana precedente e ieri sera ha avuto un concerto a Perugia ed era tornato a Firenze solo stamani quindi barcollava un po', ha stretto amicizia col proprietario del locale e ha preso di mira Elisabetta, torinese e vegetariana (ricordo a tutti che il motto di Roccio è: "se non si uccide non si mangia"). Francesca mi ha regalato una sua borsa che avevo comprato anch'io a Berlino e che, disgraziatamente, avevo perso. Sono stata così contenta di riaverla. Mentre Giada e Marco mi han preso una magliettina con uno scheletrino, davvero bellina. Ma il vero regalo è stato averli tutti lì. Non so come è successo ma inizialmente saremmo dovuti scendere noi, poi Giada ha detto "Ma perché non saliamo noi a Bologna?" e l'iniziativa ha preso piede. I Torinesi dovevano andare al mare ma dava brutto tempo e "perché non scendiamo a Bologna?". Così siamo finiti tutti lì, un incrocio di accenti diversi e tutti che parlavano con tutti. Quando sbrano la mia tigella cioccolata bianca e nutella dico a Fry che abbiamo quasi finito di mangiare e di raggiungerci pure. Però comincia a piovere e l'unico ombrello della casa ce l'ho io.
La fortuna di mangiare in un posto dietro casa.
Vado a prenderlo e andiamo insieme al chiosco. Mi ha portato la polaroid e scatto una foto a Gianni (ieri era il suo compleanno) e gli regalo la foto, ma spero che lui la pubblichi in qualche dove perché è davvero carina. Fry sta molto meglio e io lo so che coi ragazzi si trova bene (oddio lui si trova bene con tutti), chiacchiera con Roccio, con Gianni, con Stephen... Peccato continui a piovere.
Allora Mario prende la chitarra, Calogero i bonghi e imrpovvisiamo un festival della musica stonata dentro al chiosco. Non capisco se il ristoratore ci odi o se ci abbia preso in simpatia.

Però rimaniamo lì ancora un bel po', piove forte, ma alla fine riusciamo a schiodare tutti. Che sarà mai una giornata di pioggia con una compagnia così spettacolare e i portici di Bologna? Ci mettiamo nelle macchine, le muoviamo tutte e sei perché ora siamo 17 e ci avviamo verso il centro. Marco apprezza l'andare sempre dritti lungo i viali di Bologna e ci mettiamo poco ad arrivare. Ombrelli e via, verso i portici e verso un caffè. Penso che il barista volesse ucciderci ma poi sentendo l'accento fiorentino si è preso simpatia e nonostante i 4 caffè normali, no facciamo 5, l'orzo, il caffè corretto con stravecchio (per Roccio, of course), il caffè con panna e il caffè macchiato alla fine ci siamo anche fatti una bella chiacchierata. "Dovete venire qui più spesso" ci dice. Lo penso anch'io. Sarebbe bello almeno una volta l'anno incontrarsi in qualche dove e passare una giornata così, con gente semplice, persone vere. Purtroppo dopo il caffè la macchinata di Francesca, Stephen e Carlotta (ragazza conosciuta ieri e molto simpatica) torna a Firenze. Francesca ha una relazione da consegnare l'indomani e poi ora che sta a Roma si vede poco con Stephen e giustamente vogliono stare un po' assieme.

Noi continuiamo il nostro percorso e arriviamo in piazza Maggiore. Il percorso è tortuoso perché si fermano tutti ogni due metri e Roccio tiene un comizio filosofico e finché non finisce non ci si sposta. In piazza Maggiore inoltre c'è un palco striminzito con della musica. Ovviamente Roccio parte per la tangente mentre noi lo aspettiamo sotto ai portici. Aspetta aspetta aspetta, e decido di andare a recuperarlo. Dov'era? Stava andando non so dove con un perfetto conosciuto, sotto l'ombrello insieme, a bere qualcosa. Lo porto via nonostante le sue obiezioni ("mi voleva offrire da bere!") E proseguiamo il giro. Intanto tra una sosta e l'altra si è fatto tardino così li portiamo a vedere "la piccola Venezia". Mentre tutti ammirano e Roccio barcolla cerchiamo di fare delle foto, peccato che proprio lì davanti arriva un signore che, botta davanti e botta dietro, cerca di parcheggiare (sotto le nostre grida "noooo, un pochino più avanti, nooo torna indietroo, noooo hai toccato"). Alla fine non solo ci fa la foto, ma ne facciamo una insieme a lui, che spero di pubblicare non appena mi arriva tra le zampe. Poi faccio anch'io una foto, questa:

Ho sbagliato la messa a fuoco ma non importa, è stupenda lo stesso. Mi piace tantissimo, come la giornata passata insieme. Andiamo tutti alle macchine e vorrei ringraziarli di più di quanto si possa fare a parole, perché si sono tutti sbattuti a muoversi fino a qui, perché sono stati tutti di compagnia, perché hanno scacciato, anche in Fry, i giorni passati tra inferno e purgatorio regalandoci un paradiso che solo nei sorrisi di questa foto può essere immortalato.
Grazie, di cuore.

Canzone al giorno (chissà quante volte l'ho postata): If you want to sing out Cat Stevens