30 giugno 2012

Lo stallo

Fino a qui, tutto bene.
Mi sbizzarrisco a trovare dei lati positivi nel mio lavoro, del tipo che quando un giorno prenderemo un cane avrò tempo per portarlo a spasso. Del fatto che non ho contatti col pubblico. Di come i miei colleghi siano di buone chiacchiere.
Ma a volte un po' mi scoraggio.
E' come immaginare di essere su questo palcoscenico per una parte grandiosa e invece rimanere sempre dietro le quinte e comparire sul palco solo per fare il servo di scena. Ogni tanto mi riprende il trip di rimettermi a studiare, ma non biologia no.
Mi piace ma non fa per me.
Penso a psicologia.
Mi chiedo se avrò il tempo e la costanza per lavorare e studiare, e allora rinuncio per un attimo per poi tornarci dopo. Vivo in mezzo a laureati e spesso mi chiedo se il loro giudizio su di me si basa anche su quello, sul fatto che non parliamo allo stesso livello. E' un problema che non mi sono mai posta. Sono sempre stata in mezzo a persone molto intelligenti ma allo stesso tempo molto semplici, che anche se laureate non mi hanno mai fatto sentire da meno.
So dentro di me che una laurea o un percorso di studi più approfondito non mi rende migliore di quello che sono, né più intelligente. Ma tant'è.

Lasciando stare un attimo le mie piccole paranoie, al lavoro sono esplose importanti novità. Era un tranquillo mercoledì, si stava sereni. Non attendevamo chiamate dai nuovi clienti del nordest, non ci sarebbero state fino a venerdì, quand'ecco che arrivano. Ho diversi amici del nordest che non sono così, ma le statistiche parlano chiaro. Per quando riguarda almeno la nostra tipologia di clienti il 70% di loro è indispondente e spocchioso. Non ringraziano mai, ma pretendono.
Fino a situazioni devastanti come dimostra la telefonata che ha ricevuto il mio collega "Mi scusi, mi potrebbe passare la sua collega meridionale? Prima ho dovuto riattaccare perché è entrato un negro".
Sì ha detto proprio negro.
Io quando sento questa parola provo un ribrezzo devastante, mi viene la pelle d'oca e la nausea. E' come se mi avesse detto "Mi scusi ma è entrato un frocio".
Finora con clienti di tutto il resto d'Italia non mi era mai capitato e uno ci mette poco a tirare le somme. Ma è sbagliato anche quello, generalizzare.

Comunque arrivano le prime chiamate del nordest e non siamo preparati. Come si gestiscono? Le tempistiche per le spedizioni? Si assistono a scene di panico collettivo. Telefoni che squillano all'impazzata, responsabili che corrono qua e là, gente che corre dall'altra parte della sala a chiedere aiuto.

Io ho fatto un paio di cazzate gravi ma non me preoccupo più di tanto.
Ieri ho fatto la visita medica. Il medico mi ha fatto alcune domande sulle malattie in famiglia. Io l'ho avvertito che sarebbe stata lunga.
Poi ha chiesto delle mie. Io l'ho avvertito che sarebbe stata ancora più lunga.
Ha fatto gareggiare i miei occhi ma ha vinto il destro. Il sinistro è sempre stato più tontino.

Ci sono novità sulla macchina. Alla fine la scelta della macchina era stata fatta. Fry era andato a vederla, gli era piaciuta, l'aveva provata, era tutto a posto. Poi ha voluto chiedere la visura al PRA. Per me era una cosa eccessiva, ma gli ho detto che se lo faceva stare più tranquillo non era un problema.
Si è scoperto, chiamando il vecchio proprietario (un'azienda) che la macchina in questione ha quasi il doppio dei km dichiarati. Immaginate lo sconforto.
Ora siam punto e da capo.
A volte ti sembra di girare in tondo e non arrivare mai a niente. Le giornate passano tutte uguali, l'aria è ferma, ti senti come se le tue gambe non si muovessero mentre il mondo ruota attorno così velocemente.
Troppo velocemente.

Canzone del giorno: Veloce Il Grande Omi


p.s. ho seri problemi con la lettera P della tastiera. erdonatemi se manca da qualche arte.

26 giugno 2012

All'emporio delle stronzate

Oggi ho chiesto un permesso di un'ora e mezza per andare dal dottore. Da quando mi sono decolorata i capelli e un po' della mia decolorazione è finita sulla palpebra dell'occhio sinistro, una micromillesima variante di dermatite mi impedisce di truccarmi.
Grave delitto.
Considerate che è una settimana che non mi trucco. L'ho fatto sabato e lunedì e in effetti non ho fatto che peggiorare bruciore e prurito. E' per questo che decido di andare dal doctor Hitler.
Quindi mi appresto ad andare dalla responsabile, mesta mesta, per chiedere il permesso. "Ciao, posso chiedere un'oretta e mezzo di permesso per andare dal dottore?"
Mi guarda con aria indispettita, più o meno lo stesso sguardo che fece ieri quando mi chiese di fermarmi  per leggere meglio la scritta sulla mia maglietta degli Skiantos: Campagna contro la droga, città favorevolissima, per cui un po' mi cago addosso. "Sì, va bene." risponde. Ma poi aggiunge "Prenditi pure tutto il pomeriggio". Sudore freddo, non è che mi sta licenziando? Modalità paranoia mode on. "Tanto è inutile che fai avanti e indietro". Fiuu', non mi lascia a casa ma mi agevola le cose.

Quindi alle 13 esco da lavoro, torno a casa, mangio i miei fantastici cibi precotti (ah, il mondo del precotto e del surgelato), e penso: massì, quasi quasi faccio anche un altro paio di commissioni. E fu così che mi ritrovai in banca a chiedere un preventivo per l'assicurazione di una macchina che ancora non abbiamo, ma non si sa mai.

La ragazzotta lavora probabilmente lì da ieri, ma io sono paziente. Del resto proprio oggi una cliente, riattaccando, ha detto chiaramente al suo collega "questa qui non capisce niente", riferendosi a me. Ecco perché sono così paziente. E poi la ragazzotta è gentile, si vede che sta cercando di fare buona impressione. Intavola un discorso sul lavoro, sui finanziamenti e su quanto sia difficile ottenerli, scherziamo sulla mia precedente assicurazione e mi svirgola due preventivi che dire cari è dire poco.

Mentre ci accingiamo in questa difficoltosa operazione compare una vecchia (le vecchie bolognesi sono un po' come le sciure torinesi. Se le avete viste potete immaginare il genere) con in mano un mazzo di banconote da 50 €, avrà avuto almeno 1000 € in mano, che dice "Siete ancora aperti?"
La ragazzotta fa cenno di sì e la vecchia va a sedersi. Contando i soldi e parlando da sola. Sì sì, parlando da sola. Era una cosa inquietantissima.

Uscita da lì vado dal medico. Non so se vi ricordate il casino che mi aveva fatto con delle impegnative. Praticamente non capiva una sigla che aveva scritto il mio medico per delle analisi del sangue, scritta che ho poi compreso io soltanto digitandola su google.
Bene.
Vado in questo studio medico che non è il solito in cui mi presento. Si trova in un posticino inculatissimo e la sala d'attesa è un corridoio strettissimo. Mi siedo e attendo. Ci sono solo due persone sedute.

Ma ne arrivano altre.

Io sono assorta nella lettura del mio libro finché mi viene difficile non seguire la diarrea verbale espressa da questo individuo informe il quale dopo aver informato una vecchietta, che da ora chiamerò la nonnina, dei progressi sulla sua dieta (progressi tanto vantati quanto invisibili a occhio nudo) cerca di approcciare una bella signora abbronzata venezuelana, che chiameremo la venezuelana. A questo corteo di mere cazzate partecipo io, e altre signore. La silenziosa, che si limita ad annuire, la straniera (perché si dichiara tale) e il vecchio che litiga col medico (il quale gli urla contro, tanto che si sente fuori dallo studio).
L'omino in questione di merita l'appellativo di palletta. Non dovrei, dato che il nomignolo è simpatico e non troppo offensivo, e non rende giustizia a quell'agglomerato di ciccia e cazzate e presunzione che è questo signore. Che poi avrà la mia età.
Dopo il vanto della dieta espresso con la nonnina, arriva la venezuelana. E lui vuole dare sfoggio della sua mascolinità macha tutta italiana. "Straniera? Spagnola?" Dice. La venezuelana, che in cuor suo è molto dolce e carina, vorrebbe mandarlo a cagare, prevedendo l'instradamento che prenderà la conversazione, ma sorride e dice "No, venezuelana".
"Ah" dice lui "ha il fisico da surfista" (sarebbe un complimento? chissà). Peccato che non si ferma e continua: "Ma come fa a stare qui? D'inverno fa tanto freddo". Lei non sa che rispondere, evidentemente imbarazzata dalla sua idiozia. Ma la nonnina lo interrompe "Guarda che anche lì fa freddo, solo che le stagioni sono invertite".
Lui, invece di sprofondare in un vergognoso silenzio, continua.
"Bella l'Italia eh?"
Non sapevo se ridere o piangere. Ma la venezuelana che è così gentile, risponde: "Sì io mi sono trovata bene da subito"
"Eh", incalza lui, "qui ci sono le Alpi, gli Appennini, montagne alte 5000 mt (ve lo giuro ha detto proprio così), il mare, l'Italia è proprio bella. E anche gli italiani!"
Lo osservo. Non è rotondo. Ha il grasso della pancia che scende come un paio di tette scese, coprendogli in parte l'inguine. Ah e ovviamente ha le tette.
Penso che no, gli italiani non sono tutti belli.
La venezuelana sorride imbarazzata.

E poi non so come parte con la pippola delle donne. Sta di fatto che qui ho partecipato alla discussione.
"Perché qui in italia sono le donne a scegliersi gli uomini, vedi io? Vengo sempre rifiutato. Eppure non sono così brutto"
No hai ragione, non sei brutto. Sei un roito.
Cala un silenzio imbarazzato e la nonnina dice "Ma no, quello non c'entra".
"No perché io ci provo ma le ragazze italiane sono così. Invece a Londra, eh a Londra, dopo 10 minuti già ero a letto con una ragazza"
Ho quasi i conati.
"Qui invece, bhe io ce l'avrei anche la fidanzata. Ma ha 48 anni, potrebbe essere mia madre, la voglio anche cambiare".
Mi prudono le mani, e dico "Bhe certo se le tratti così le donne difficilmente ne troverai una"
"Eh ma no che c'entra, io mica le tratto così. Io non mi drogo, non fumo, non bevo, sono un bravo ragazzo ma non trovo nessuna"
Sì ma sei un roito. E pure stupido. E pure arrogante. Cerca, cerca.
"Non ti viene da pensare che forse hai un brutto atteggiamento e la prima impressione che fai non è proprio bella? Mica puoi generalizzare. Non è che le donne italiane sono difficili. Si vede che il tuo approccio non funziona"
La vecchietta incalza: "E' sbagliato"
La silenziosa annuisce.
La straniera commenta "Io sono straniera e mica è vero che le ragazze italiane sono così"
E io "E' ovvio che se esci e chiedi a tutte se ci stanno ti dicono di no"
"Eh ma io cosa devo pensare di una ragazza di 30 anni che si concia come una di 20 ed esce a ballare? Che vuole divertirsi"
Pure maschilista.
"Guarda che magari vuole divertirsi con le amiche, bere e ballare e stare tranquilla. Mica vuole cercarsi l'uomo, scusa!"

Come avrei voluto dirgli che è un cazzone. Ma non ho potuto. Il suo punto di vista è che le donne sono tutte stronze perché lui ci prova ma loro non ci stanno. Senza contare che è impegnato e, cosa più agghiacciante... "La mia ragazza ha una figlia bellissima, ogni tanto ci butto l'occhio eh, non che posso farci qualcosa, però è proprio bella"

Meno male che tocca a me entrare dal dottore perché davvero mi viene da vomitare.

Entro e dico che ho questo fastidio alla palpebra, forse dermatite, che prude, brucia ecc.
Mi guarda.
"Sarà il sudore"
mhm.
"Sì, solo che è lì da una settimana e non è passato"
"Non so cosa dirle"
Ma i medici non dovrebbero darti le medicine per farti stare meglio? Una ricettina no eh?
"Bhe le volte scorse mi era capitato e il dottore mi aveva prescritto un po' di pomata al cortisone"
"Ah, ma un dermatologo?"
"Bhe no, un medico di famiglia"

La sua faccia hitleriana si fa perplessa.
"Bhe sì del resto direi che una pomata al cortisone può andare bene. Poi se l'ha già usata con successo..."
"Ma senta, dice che devo fare attenzione a non farla entrare nell'occhio?"
"Ah bhe no magari ci fa solo attenzione..."
"Mhm, magari uso un cotton fioc"
"Ecco, sì brava, un cotton fioc è l'ideale"
Non ci posso credere.
La prossima volta chiamo il mio ex medico di famiglia, mi faccio dire al telefono cosa è meglio e torno da lui a farmi prescrivere i farmaci. Questo dottore è devastante.

E dopo questo post lunghissimo vi lascerei con una canzone ma in questo periodo le canzoni sono mille. Vi devo aggiornare sul lavoro, e su altre faccende incresciose.
E grazie ancora di leggermi.

23 giugno 2012

Ce la farò a pubblicare un altro post, eh? Siate fiduciosi...

17 giugno 2012

La mia disavventura del canile, e una Woodstock impagliata

Sabato mattina, non lavoro. Ahhh che bello. Le persone normali che fanno? Dormono, si rilassano, fanno shopping. E noi?
Ovvio che no, vi paiamo normali noi?
Fry è riuscito finalmente ad accordarsi con la psicologa con cui si vede appunto sabato mattina. E io, bhe volevo andare al canile di Calderara di Reno a portare a spasso dei cagnolini.

Venerdì sera guardo su Google Maps la fermata a cui devo scendere e vedo questa fermata:


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Ottimo, trovo la fermata del bus, gli orari i cazzi e i mazzi.
Il sabato mattina ricerco l'indirizzo e trovo un altro posto ma non me ne accorgo.
Così memorizzo la nuova fermata (anche perché avevo perso memoria di quella del giorno prima e proprio non mi sono accorta che si trattava di un altro posto):


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Quindi prendo il mio bus, arrivo alla fermata e sono nel niente. Immaginate nel niente? si tratta di una specie di statale. Comincio a camminare tornando indietro, su bordo strada con macchine e camion che mi sfrecciano accanto. Purtroppo l'asfalto non c'è quindi cammino sull'era secca e alta concentratissima per non cascare, pena il cascare sulla strada e la morte finale.
Non scherzo.

Cammina cammina, arrivo a un allevamento di cani barra centro di addestramento chiamato dog's university. Secondo la mappa avrei dovuto camminare ancora un po' e poi attraversare come un riccio impaurito la strada, prendendo una traversa che, a occhio, mi pareva andare verso il nulla.

Quindi il mio intuito mi suggerisce di andare verso questa Dog's University a chiedere informazioni. Entro attraverso un cancello aperto, mi avvicino a una rete oltre la quale un cucciolo di pastore tedesco era affiancato per essere addestrato. Ci sono tre persone e il cane. Gesticolo e grido (con la mia vocina che non si sente manco a morire): "Scusate..."

Uno dei tre alza spallucce e indica la persona che porta il cane, come a dire "non possiamo venire siamo impegnati", così mi allontano un po' mesta.
Ma sento "Signorina!"
Mi avvicino e chiedo dove si trovi il canile, mi chiede se sono a piedi (come se si trattasse di una follia) e mi dice che il canile si trova a circa 4 km di distanza. Se già fare un centinaio di metri in quella condizione era stato quasi impossibile vi lascio immaginare la mia reazione alla scoperta di dover affrontare 4 km così.

Così torno alla mia mestaggine verso l'ingresso del centro d'addestramento. Che fare? Posso chiamare il canile e farmi venire a prendere, attendere due ore sotto il sole che ripassi il bus per il ritorno (sì due ore), o chiamare un taxi e tornare a casa.

Chiamo un taxi.

A Torino, e penso in altre città, è possibile richiedere un taxi dotato di POS per pagare col bancomat. Chiamo (dopo aver provato un numero di Calderara che non andava) e lo richiedo. "Mi spiace, ma è possibile pagare solo con carta di credito e contanti".
Premesso che non tutti hanno la carta di credito e che con i contanti in pochi ci girano, ma come cazzo siete messi?
Va bene, gli dico comunque di venire poi semmai prelevo al volo in qualche bancomat. Poi mi viene in mente che forse dalla applicazione del telefono posso accedere al portale della mia banca e ricaricare da lì la mia carta di credito prepagata. Bingo.
E ancora una volta la tecnologia vince.
Il tassista mi riporta a casa e io mi sfavo un sacco perché non avevo previsto un piano B (come di solito faccio). Della serie, io vado ma se non trovo faccio questa o quest'altra cosa. Invece sono andata proprio lì all'avventura e la cosa non mi è garbata per niente.
Comunque dopo aver scritto al canile di questa disavventura, una gentilissima volontaria mi ha scritto privatamente, dandomi il suo numero di cellulare e dicendomi cosa fare esattamente la prossima volta. Se vado col treno mi viene a prendere in stazione. Decisamente gentile.

Il pomeriggio, dopo il pisolino di Maya e Fry, andiamo da un concessionario a cercare una macchina. A dir la verità penso che la compreremo da un privato perché costa meno, però almeno sedersi sul sedile e guardare come sono fatte.



E poi, bhe, ho avuto un'altra delle mie scimmie. Farmi i capelli bianco/argento. Su questo colore insomma:



Andiamo in centro in un negozio che vende roba per capelli. Mi danno il decolorante in polvere da mescolare all'ossigeno, più una tinta biondo cenere per tonalizzare il giallo che ne verrà fuori.


Chiedo anche uno shampooo antigiallo ma no, mi dice che per ora non vuole farmi spendere soldi, vediamo cosa viene fuori. Sì, penso io, poi devo andare io al lavoro con i capelli giallo paglierino.
Dopo la decolorazione e la tinta, con il cuoio capelluto in fiamme, questo è il risultato finale:


decisamente diverso dal video di cui sopra o anche da altre immagini cui aspiravo come ad esempio:


Pazienza. Sapevo che ci sarebbero volute delle decolorazioni e diverse tinte e che non era così facile come me l'aveva propinata il tipo. Oggi andrò al supermercato a comprare una tinta biondo platino, uno shampoo antigiallo se lo trovo e una maschera ristrutturante per i capelli che già sono mezzi morti.
In settimana comprerò la tinta della tipa del video e mi rifarò il colore nella speranza di annullare questo giallino terribile.

Nel frattempo dovrò sentirmi i commenti dei colleghi sulla mia testa gialla, commenti che proprio avrei evitato (quelli su una testa bianca li avrei accettati volentieri: del resto li volevo così!)

16 giugno 2012

Stand by me

Ieri è successa una cosa strana. Una ragazza, molto carina e gentile con me, ma purtroppo isolata dal resto della ciurma, è passata accanto alla mia scrivania, l'ha sorpassata, è tornata indietro, ha preso il mio quadernetto degli appunti e ci ha coperto il libro che tenevo sulla scrivania: "Fahrenheit 451".

Poi mi ha sorriso ed è passata oltre. So che non possiamo tenere accesi i cellulari (e nemmeno guardarli un attimo per controllare l'ora) o smanettarci su ma non pensavo che il mio libro potesse essere una minaccia nel mio ambiente di lavoro. La cosa strana poi è proprio questa: il libro parla di una situazione simile, in cui i libri sono proibiti, resi inutili e scomodi. Eppure non è che io mi metta a leggere tra una chiamata e l'altra. Sia mai.
Il libro è lì, perché leggo fino a un secondo prima di entrare in sala, è nella mia mano quando giro la sedia per sedermici sopra, è sulla scrivania quando mi siedo. Una presenza rassicurante, della serie: "Ok, so che dovrò resistere queste 8 ore, poi sarò di nuovo con te, fuori da questo mondo".

So che la mia collega ha voluto proteggermi, è evidente che se si è comportata così, un libro sulla scrivania non è ben visto. Mi ha lasciata perplessa.

Inoltre sempre ieri abbiamo conosciuto il megaipersuperdirettore del personale, arrivato apposta dal nord per conoscerci.
Incredibile vedere come alcune mie colleghe nuove di pacca scoppino in risolini nervosi a parlare con una persona un po' più in alto nella catena alimentare aziendale.
Persona che ci ha ricordato con parole meno dirette che siamo carne da macello, che faranno altre selezioni in questo periodo (di un mese) in cui siamo assunti a termine.

Ho sentito strane voci. Voci che non mi garbano affatto. Tengo occhi aperti e non mi faccio influenzare se no finisce che divento paranoica.
Voci di chi parla di altre persone che hanno lavorato lì che si lamentavano di non avere la pausa sigaretta, e che commentavano con un "si vede che non hai mai lavorato da nessuna parte" e alle quali avrei voluto rispondere "si vede che tu non hai lavorato in nessun posto al di fuori di questo, posti in cui i dipendenti possono prendere un caffè alle macchinette e magari fumarsi anche una sigaretta ogni tanto senza rischiare che una tua collega se la faccia addosso perché sei fuori da troppo tempo e si può uscire solo uno per volta"

Procedo, a rilento, un po' stanca, su una via che non sento mia.

Oggi ho scritto un bel pensiero, volevo condividerlo sul blog perché mi sembra che ciò che scrivo su i social si perda nei meandri di foto di tettone, video musicali, auguri di buon compleanno e invito a giocare a qualche gioco assurdo.

Bellissimo "stand by me". L'ultima frase "Non ho mai avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, chi li ha?" è più che vera.
Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12-13 anni. Persone con cui condividevo ogni istante, a cui raccontavo tutto, con cui dormivo, progettavo, sognavo.
Ricordo quando ci si raccontava di cosa si voleva fare da grandi, snocciolavamo i sogni senza sapere che invece saremmo stati inglobati da una società che corre troppo forte per poter aprire quel cassetto dove li abbiamo riposti, piegati con cura, per poi dimenticarli. Chissà se è troppo tardi per aprire piano quel cassetto, sbirciare un attimo, respirare l'odore, per poi riprendere la propria vita e lasciare che tutto torni nell'oblio, di quella lontana estate.
 Non ricordo nemmeno più dove si trova quel cassetto...
Ovviamente la canzone del giorno è Stand by me. Nemmeno ve la posto.

12 giugno 2012

Volti da scritturare, pittori e cinema mancati

Domenica, dopo il sabato lavorativo delirante e dopo una rilassante serata tra amici (ci voleva proprio) in cui ho imparato cosa è e come si pronuncia correttamente in pugliese la parola "tratturo" decidiamo di andare al cinema a vedere la trasposizione cinematografica di "Molto forte, incredibilmente vicino". Lo spettacolo delle 16, perché così possiamo poi anche fare due passi o tornare a casa e rilassarci se siamo scazzati.
Prendiamo i bus che ci portano al cinemino in centro ma al momento di scendere l'autista salta letteralmente la nostra fermata facendoci scarpinare un pochetto. Quindi già arriviamo al cinema al pelo.

La ragazzotta alla cassa ci dice che non ha modo di farci pagare col bancomat, per cui ci pensiamo un attimo. Se andiamo a ritirare i soldi facciamo ritardo spaventoso, mi scazza perdermi il primo quarto d'ora...

Quindi optiamo per fare due passi e tornare allo spettacolo successivo tanto c'è tempo. Mentre ci avviamo a piedi verso il centro mi fermo a guardare una vetrina con esposti degli acquerelli. L'artista, al suo interno, tra un fischiettìo e un canticchiamento, ci fa cenno di entrare. Così cominciamo a chiacchierare e mi fa un sacco di complimenti. Dice che è strano che non mi abbiano mai scritturata per un film perché ho un viso molto particolare, un po' etrusco. Va bhe.
Dice che sembro un'artista (e due), perché si vede che ho un occhio estetico e mi fa vedere alcune sue opere. Dopodiché vorrebbe venderci qualcosa ma ho solo 5 euro nel portafogli. Gli dico quindi che di più non posso dargli.

Così ci da' un acquerello, e poi ce ne regala anche un altro. Ci racconta della Puglia, di come è stato difficile emigrare al nord e anche se ha note lievemente razziste, capiamo che il suo è un riflesso. Perché, ci spiega "vedo in loro com'ero io".

Se potete andare a trovarlo sono sicura che potrete fare qualche chiacchiera interessante. Si chiama Matteo Cannarozzi.

Da lì procediamo per il nostro giro. Il centro di Bologna è chiuso al traffico nei weekend, in questo periodo e si può circolare liberamente per le strade. Però c'è poca gente, sono tutti a vedere la partita di calcio, e constatiamo come sia bello girare per il centro semivuoto. Compriamo un sapone da Lush, andiamo in farmacia a prendere le gocce omeopatiche e andiamo al Gamestop. Alla fine saicché? Non importa del cinema, il film me lo posso guardare anche in DVD. E' tanto che non facciamo un giro per Bologna, e questa tranquillità è rara.

Lunedì e oggi sono stati giorni particolarmente complessi al lavoro. Sono un po' stanca, totalmente disabituata al lavoro, dormo poco e male anche se prendo le goccine ValBiaPas per dormire.

Per quel che riguarda la macchina ci siamo messi l'anima in pace. Ho chiesto una mano a Chicco, un mio ex che fa il meccanico a Pescara e forse riesce a trovarci una macchina usata e sa valutarci la nostra. Stiamo guardandoci intanto in giro. Ho anche uno zio meccanico a Cologno Monzese che penso possa darci una mano.

Per quanto riguarda la mia Canon, ordinata il 30/4 e ancora non arrivata perché pare sia stata ritirata da qualcuno, l'austriaco che me l'ha venduta ha ricevuto una lettera dalle poste austriache e italiane che dovrebbe contenere la firma di chi ora possiede il mio gioiellino. Speriamo in bene...

Il terremoto? Ah sì, stanotte un'altra scossa. Ero sveglia, non che mi abbia svegliato, devo ricominciare a dormire meglio e a essere meno preoccupata perché sono stanchissima.

Proprio a causa del fatto che torno alle 20.20 a casa e se mi metto a cucinare si fanno le 21 e rischio di crollare dal sonno con la cena ancora sullo stomaco, io e Fry ci siamo invertiti i ruoli. Provvederà lui alla cucina mentre io laverò i piatti. Stasera mi ha preparato il cous cous ed era buonissimo!

Questa cosa in effetti mi solleva tanto, mi toglie un pensiero e chissà che stanotte non mi aiuti a dormire...

Canzone del giorno: Tomorrow's Dream Black Sabbath

09 giugno 2012

‎Anche se hai delle cicatrici, sei ancora bella. Le cicatrici sono i tatuaggi delle storie migliori.

Fahrenheit 1472

Mi è successa una cosa spiacevole quando sono andata a lavorare stamani. Passo attraverso il doppio cancello cum filo spinato che mi separa dall'edificio in cui lavoro (e il cui spazio pare proprio la striscia della morte del tristemente famoso Muro di Berlino) leggendo i cartelli che mi avvertono di annunciarmi perché c'è una guardia armata nel gabbiotto. Entro nell'edificio e saluto la guardia armata che prende pazientemente nota di chi entra e chi esce, salgo le scale e sento i miei colleghi di sopra ridacchiare. Io ho in mano il libro che ho appena cominciato "Fahrenheit 451" (tralaltro finora lo trovo stupendo, sono proprio curiosa di sapere dove va a parare). Quando però arrivo da loro smettono di ridacchiare e si fa subito un pesante silenzio.

Ora, non voglio essere paranoica, però da che mondo e mondo non smetti immediatamente di chiacchierare con una persona quando ne spunta un'altra. A meno che tu non stessi parlando di lei. E riprova di questo, appena mi sono seduta, una ragazzotta parlando di una ragazza che sta affiancando, dice "...pensa che a me ha detto Basta basta mi stai dicendo troppe cose mi fuma il cervello." E giù risate.

"Va bhe" continua un'altra "noi abbiamo affiancato altre persone, io ho affiancato lui (indica il ragazzotto che mi ha affiancato) che è proprio un altro pianeta".

Io continuavo a essere lì.

Improvvisamente la mia voglia di socializzare è svanita. Così mi sono rimessa a leggere. In quel mondo non ci sono grosse delusioni, se un libro non ti piace puoi sempre chiuderlo e cominciarne un altro.

Stavo riflettendo di come passiamo da una schiavitù a un'altra. Da disoccupati ci sentiamo inutili e infelici e speriamo di trovare un lavoro, poi lo troviamo e ci sentiamo schiavi e sfruttati. Il tempo a disposizione diventa minimo e anche se abbiamo due euro in più non ce li possiamo godere.

Comincio a pensare di aver messo da parte il mio ottimismo per una sorta di realismo con sfumature noir, quasi pessimiste. Poi stanotte non ho dormito, mi pare (e dico mi pare) di non stare passando un periodo felice. E anche peggio, anzi, di ricordare momenti gioiosi ma non ricordo quelli felici.
Qual è lo spazio tra gioia e felicità?

Canzone del giorno: War Pigs Black Sabbath

08 giugno 2012

Se potessi avere un verdone al mese

Mi piacerebbe parlarvi di una giornata tranquilla ma oggi è stato molto faticoso. Concentrazione a palla, mal di testa al pomeriggio, la voglia di mollare tutto e andare in un posto dove non devo uscire di casa alle 8.30 per tornare alle 20.20. Sì è vero, ho 3 ore di pausa, mi direte, dalle 13 alle 16. Ma in attesa del bus riesco ad arrivare a casa alle 13.40 e devo uscire di casa alle 15, calcolando che ci devo mangiare è poco più di un'ora. E poi stare appresso a chi fa gli ordini:

"Cerco un prodotto smacchiante per unghie dei piedi che non sia X ma che sia Y, se la può aiutare ha la confezione azzurra" e io che dal mio AS400 vedo solo una sfilza di caratteri bianchi o verdi su sfondo nero.
"Vorrei un prodotto che non sia una tinta ma che serva a fare ritocchi sui capelli, color castano, ah ma mi raccomando: che sia naturale" e io che continuo a vedere gli stessi caratteri.

Poi torni a casa e ti capita che la macchina che è in riparazione da più di un mese e mezzo e su cui hai investito ormai 3000 euro di altre riparazioni, forse costerà altre 800 euro di riparazioni, ma può essere che comunque anche montando un altro pezzo non si ripigli e allora che si fa? Si ripara o se ne compra un'altra? Ci si indebita per 4 anni?

Io non voglio indebitarmi, Fry non vuole stare senza macchina. Capita allora che la sera del mal di testa, in cui hai voglia di buttare all'aria ognicosa, in cui sai che domattina dovrai andare al lavorare nonostante sia sabato (lo so, tanta gente lavora di sabato) ecco, capita che quella sera scleri di brutto.
E porcodio.

E se mi fate notare che sono politicamente scorretta a bestemmiare occhio, stasera potrei mangiarvi vivi.

07 giugno 2012

Paranoid (ma non android)

Oggi ho preso da sola le prime chiamate. Dovete sapere che se già per me è difficile "comprendere" al telefono (ricordo che fatica le chiamate all'892424) è quasi impossibile capire una persona poco paziente che dall'altro capo mi sta ordinando 5 flaconi di ciprioxymidyanime (invento) in granuli, a basso dosaggio, per bambini, con l'etichetta azzurra e mentre io sto ancora scrivendo il codice del cliente mi infila altre cose tipo "ma che sia di questa marca e non di quell'altra" e poi ci infila subito dietro un altro prodotto. Mi sono agitata tantissimo.
Tant'è che mi sono girata verso un'altra ragazza nuova (è pieno di ragazze carine dove lavoro, più che un ufficio pare la sfilata di Miss Italia) e le ho chiesto "Come sta andando?" sperando di sentirmi dire "una tragedia, non capisco niente, mi impallo in continuazione, non si capisce un cazzo, sono stressatissima...".
Immaginate la mia faccia quando mi ha detto "benisssssssimo", con venti esse.
Bum, stavo quasi cascando dalla sedia. Per fortuna il ragazzotto che è entrato con me è agitato almeno quanto me e ogni tanto ci scambiamo sguardi tra il disperato e il compassionevole. "Come va?"
"Mha, insomma". Ecco già questa risposta mi rassicura del fatto che non sia una totale idiota.

Poi una ragazza si è trasferita alla scrivania accanto alla mia. Lavora lì da due anni e mi ha davvero confortata sentirla dire "mammamia ma sei velocissima per aver cominciato da lunedì".
La verità è che ho fatto solo affiancamento con misera formazione tra una chiamata e l'altra e il fatto di non sapere le cose mi agita. Cos'è una CA? E una BO? Quando la devo fare? Come trovo un numero di bolla?

Posso però dire che le mie colleghe sono molto molto carine, in tutti i sensi. Di solito le Miss Italia sono acide e cel'hosoloio invece queste ragazzotte sono spiritose, alla mano, sveglie. Che poi è questo quello che mi importa. Non mi interessa la paga o illavorodellamiavita. Voglio abbassare la cornetta e ogni tanto farmi due risate con la mia dirimpettaia e far passare veloce quelle 8 ore che mi separano dalla mia libertà (chiamata ormai ora d'aria per la sua breve durata).

Come prima giornata vera poteva andarmi peggio. E in ogni caso mi passa più velocemente lavorando che guardando cosa fa il mio collega (che essendo bravo è anche strasuperveloce e capisco nulla).

Ora mentre vado a dimenticare questa mezza giornata di puro terrore sotto la doccia, vi lascio in ottima compagnia con

la canzone del giorno: Paranoid Black Sabbath






05 giugno 2012

Bellincontri e my new job

Sabato è stata una giornata speciale, mi sono svegliata presto perché sono andata a Venezia per giracchiarla un po' ma soprattutto per conoscere Nega e Baffetto, suo marito! La pestifera gianduiotta d'importazione veneta che ho conosciuto su web grazie a Zion.

Già le premesse erano buone ma essendo io asociale dentro temevo comunque quei silenzi imbarazzanti del tipo ma che ci diremo, che faremo, 8 ore sono lunghe, e poi se non ci si trova?
Non ho fatto in tempo a pensare che il loro treno, nella mitica stazione di Venezia S.Lucia era in arrivo. Che dire? Sono due persone splendide e una coppia ancor più splendida, mi sono trovata così bene che spesso mi scordavo di guardarmi attorno ad ammirare le meraviglie della stupenderrima Venezia.
Nega è piccina e magrina, tanto che a prima vista si può pensare di avere a che fare con un donnino fragilino. Niente di più sbagliato, è una donna piena di energia e carattere! E Baffetto è un uomo follemente innamorato ed è bello che si veda (e soprattutto sono molto bravi a non farlo pesare alle persone che stanno loro accanto!).

Dato che a tutti e tre non piacevano i luoghi affollati, mi hanno portata in giro per posti semisconosciuti, con BaffettoCicerone che tra una battuta e l'altra raccontava la storia di questo o di quel posto.
Io ho portato con me la polaroid e ho fatto qualche foto in bianco e nero (e qualche altra foto a colori con la diana - ma per quelle ci vorrà tempo per svilupparle). Abbiamo pranzato con la vista sulla laguna, i gabbiani a pochi metri (mentre mangiavo il sushi... pessima idea?), io che mi sentivo in vacanza e senza pensieri, e già pensavamo al prossimo incontro in quel di Bologna (con la purtroppo assente giustificata Zion che questo sabato non era proprio riuscita a venire).
Venezia era ancora più bella, piena di angoli buffi e misteriosi. Con la vecchina tutta truccata che ordina il birrino, e la sua amica che si sgola chiamando qualcuno, e il loro cane vecchissimo con la lingua di fuori. Il mercatino delle pulci pieno di cose di vetro di Murano, e libri introvabili e invendibili.
Sono stata così bene che l'unica nota dolente è stata la partenza. Grazie ragazzi siete stati ospitalissimi e sono stata benissimo (cosa rara per una persona come me, credetemi!) e non vedo l'ora di far casino qui a Bologna.
Ecco una foto sul ponte degli scalzi, dove io e Nega siamo, ovviamente, scalze! E la gente ci guardava come se fossimo a rischio colera.



Ed eccone un'altra, molto carina (siamo o non siamo figherrime?)


Tornare a Bologna mi ha riportato bruscamente alla realtà. Lunedì, ovvero ieri, ho cominciato a lavorare. Il primo giorno è stato stressantissimo perché non avevo dormito e uscire dal lavoro alle 19.30 dopo aver sbadigliato tutto il giorno non è affatto bello.
Inoltre il ragazzotto che mi segue è bravo a spiegare ma è velocissimo: dovrei filmarlo e metterlo al rallenty per capire cosa sta facendo. F3 per uscire, F11 per vedere l'ordine, 5 per entrare, F12 per tornare alla pagina precedente...

Ho il cervello in gelatina, spero che migliorerà perché questi due giorni sono stati molto faticosi. Per di più sabato mattina lavoro quindi dovrò attendere la domenica per rilassarmi un po'...

Sto leggendo un libro interessante che vi consiglio. Non si trova in giro, quindi cercatelo online (ma non su ibs, non c'è) e si intitola "L'estetica del metallaro". Illustra il mondo metal sotto vari aspetti ma non tedia il lettore con la storia del metal (che ognuno può leggersi online) quanto piuttosto del metallaro. Chi è, come riconoscerlo perché, occhio, non sempre è vestito da metallaro. E che ne sapete? Potete essere metallari anche voi e non saperlo...

Canzone del giorno: Suicidio a sorpresa Elio e le Storie Tese