17 giugno 2012

La mia disavventura del canile, e una Woodstock impagliata

Sabato mattina, non lavoro. Ahhh che bello. Le persone normali che fanno? Dormono, si rilassano, fanno shopping. E noi?
Ovvio che no, vi paiamo normali noi?
Fry è riuscito finalmente ad accordarsi con la psicologa con cui si vede appunto sabato mattina. E io, bhe volevo andare al canile di Calderara di Reno a portare a spasso dei cagnolini.

Venerdì sera guardo su Google Maps la fermata a cui devo scendere e vedo questa fermata:


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Ottimo, trovo la fermata del bus, gli orari i cazzi e i mazzi.
Il sabato mattina ricerco l'indirizzo e trovo un altro posto ma non me ne accorgo.
Così memorizzo la nuova fermata (anche perché avevo perso memoria di quella del giorno prima e proprio non mi sono accorta che si trattava di un altro posto):


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Quindi prendo il mio bus, arrivo alla fermata e sono nel niente. Immaginate nel niente? si tratta di una specie di statale. Comincio a camminare tornando indietro, su bordo strada con macchine e camion che mi sfrecciano accanto. Purtroppo l'asfalto non c'è quindi cammino sull'era secca e alta concentratissima per non cascare, pena il cascare sulla strada e la morte finale.
Non scherzo.

Cammina cammina, arrivo a un allevamento di cani barra centro di addestramento chiamato dog's university. Secondo la mappa avrei dovuto camminare ancora un po' e poi attraversare come un riccio impaurito la strada, prendendo una traversa che, a occhio, mi pareva andare verso il nulla.

Quindi il mio intuito mi suggerisce di andare verso questa Dog's University a chiedere informazioni. Entro attraverso un cancello aperto, mi avvicino a una rete oltre la quale un cucciolo di pastore tedesco era affiancato per essere addestrato. Ci sono tre persone e il cane. Gesticolo e grido (con la mia vocina che non si sente manco a morire): "Scusate..."

Uno dei tre alza spallucce e indica la persona che porta il cane, come a dire "non possiamo venire siamo impegnati", così mi allontano un po' mesta.
Ma sento "Signorina!"
Mi avvicino e chiedo dove si trovi il canile, mi chiede se sono a piedi (come se si trattasse di una follia) e mi dice che il canile si trova a circa 4 km di distanza. Se già fare un centinaio di metri in quella condizione era stato quasi impossibile vi lascio immaginare la mia reazione alla scoperta di dover affrontare 4 km così.

Così torno alla mia mestaggine verso l'ingresso del centro d'addestramento. Che fare? Posso chiamare il canile e farmi venire a prendere, attendere due ore sotto il sole che ripassi il bus per il ritorno (sì due ore), o chiamare un taxi e tornare a casa.

Chiamo un taxi.

A Torino, e penso in altre città, è possibile richiedere un taxi dotato di POS per pagare col bancomat. Chiamo (dopo aver provato un numero di Calderara che non andava) e lo richiedo. "Mi spiace, ma è possibile pagare solo con carta di credito e contanti".
Premesso che non tutti hanno la carta di credito e che con i contanti in pochi ci girano, ma come cazzo siete messi?
Va bene, gli dico comunque di venire poi semmai prelevo al volo in qualche bancomat. Poi mi viene in mente che forse dalla applicazione del telefono posso accedere al portale della mia banca e ricaricare da lì la mia carta di credito prepagata. Bingo.
E ancora una volta la tecnologia vince.
Il tassista mi riporta a casa e io mi sfavo un sacco perché non avevo previsto un piano B (come di solito faccio). Della serie, io vado ma se non trovo faccio questa o quest'altra cosa. Invece sono andata proprio lì all'avventura e la cosa non mi è garbata per niente.
Comunque dopo aver scritto al canile di questa disavventura, una gentilissima volontaria mi ha scritto privatamente, dandomi il suo numero di cellulare e dicendomi cosa fare esattamente la prossima volta. Se vado col treno mi viene a prendere in stazione. Decisamente gentile.

Il pomeriggio, dopo il pisolino di Maya e Fry, andiamo da un concessionario a cercare una macchina. A dir la verità penso che la compreremo da un privato perché costa meno, però almeno sedersi sul sedile e guardare come sono fatte.



E poi, bhe, ho avuto un'altra delle mie scimmie. Farmi i capelli bianco/argento. Su questo colore insomma:



Andiamo in centro in un negozio che vende roba per capelli. Mi danno il decolorante in polvere da mescolare all'ossigeno, più una tinta biondo cenere per tonalizzare il giallo che ne verrà fuori.


Chiedo anche uno shampooo antigiallo ma no, mi dice che per ora non vuole farmi spendere soldi, vediamo cosa viene fuori. Sì, penso io, poi devo andare io al lavoro con i capelli giallo paglierino.
Dopo la decolorazione e la tinta, con il cuoio capelluto in fiamme, questo è il risultato finale:


decisamente diverso dal video di cui sopra o anche da altre immagini cui aspiravo come ad esempio:


Pazienza. Sapevo che ci sarebbero volute delle decolorazioni e diverse tinte e che non era così facile come me l'aveva propinata il tipo. Oggi andrò al supermercato a comprare una tinta biondo platino, uno shampoo antigiallo se lo trovo e una maschera ristrutturante per i capelli che già sono mezzi morti.
In settimana comprerò la tinta della tipa del video e mi rifarò il colore nella speranza di annullare questo giallino terribile.

Nel frattempo dovrò sentirmi i commenti dei colleghi sulla mia testa gialla, commenti che proprio avrei evitato (quelli su una testa bianca li avrei accettati volentieri: del resto li volevo così!)

1 commento:

rompina ha detto...

secondo me, non sei malvagia manco cosi'! ;D