30 luglio 2012

la mia vita rubata

E' un periodo in cui parlo solo di lavoro quindi vorrei parlarvi d'altro.


Ok, non ho molti argomenti, del resto il lavoro mi impegna fino alle 19.30, spesso mi fa incazzare fino al mattino dopo, e non a torto.

Stamani mi chiamano, era un problema piuttosto grave. Da un cliente c'erano i vigili perché pare gli avessimo venduto un lotto invendibile. Ovviamente lui era sfavatissimo.
Ovviamente io ero impanicata.

La responsabile era a fare colloqui, il capoturno non rispondeva. L'attesa aumentava e io non sapevo che fare. Quando parlavo col cliente lui era sempre più sfavato.
Finché non torna la responsabile. Le racconto i fatti ma sono agitata, la mia speranza è che lei, essendo responsabile, prenda in mano la situazione. Almeno la chiamata. Ma no. Dopo due controlli mi sbotta "Certo, se tu avessi chiamati i **** ci saremmo risparmiati tanto tempo".

Sapete quella tonnellata di mattoni che ti cascano addosso all'improvviso? Ecco.

E oggi pomeriggio altro problemone, irrisolvibile sia da me che dalle mie colleghe. Lei era appoggiata alla porta di uscita e io metto in attesa il cliente e mi avvicino alzando il ditino per avvisarla che avevo una cosa da chiederle. Lei mi sorride e, pensando che mi fossi alzata per chissà quale altra ragione, mi sorride (ma con un sorriso da presa di culo) e mi dice da lontano "Prima rispondi al telefono", perché un telefono squillava e noi siamo obbligati a prendere anche le chiamate degli altri digitando una serie di tasti. Io rimango come una merda col mio post it con gli appunti che avevo preso e mi tocca fare il giro delle scrivanie per andare da lei a dirle che c'era questo problema.

Stamani tralaltro è stato un incubo. Stavo per scoppiare in lacrime e mollare tutto.
Una mia collega è corsa in bagno in preda a un attacco di panico.

Non ci si può far fregare la vita così.

28 luglio 2012

Non so se avete visto il film recente "Fuga dal call center". Ecco, io sì. Per curiosità. Una cagata, recitazione pessima, trama inconsistente, flashback incomprensibili e umorismo... bhe guardatelo va.
Parla di un ragazzo laureato in vulcanologia che non trovando lavoro nel suo ambito, finisce in un call center. In questo call center sono praticamente tutti laureati, e sul pc hanno un cartello con la propria specialità. Vulcanologo, o filosofo, o biologo.

Ecco.
Ieri, al lavoro, una ragazza che si è trasferita qui da un'altra città mi si avvicina per presentarsi. Ma poi conclude con un "la responsabile mi ha detto che tu arrivi dall'892424.

Mi sono sentita come nel film. Un cartellino addosso.

Sono stanca di questo posto. Ma tengo duro, non sarà per sempre.

23 luglio 2012

Oggi=Domani

Se avevate dei dubbi sull'esistenza di uno spazzolino in pelo di tasso, bhe posso anche levarveli.
Quando ho ricevuto questa richiesta ho messo il muto al microfono per farmi qualche sghignazzata ma è durata ben poco. Esiste davvero.
Mi fa un po' schifo, è come se usassi il pelo di Maya per lavarmi i denti. E non credo che si mettano a rasare i tassi. E chissà che usino i tassi e non le pantegane.

Ma come si realizzano i gelati? Posso darvi qualche delucidazione.
"Vorrei una vaselina alimentare da mettere nella macchina dei gelati"
io: "Ma per caso si tratta di un olio di vaselina?"
"No no, è proprio la vaselina unguento ma per uso alimentare!"
Non credo farò una scorpacciata di gelati.

Ma ancora: "Mi servirebbe un apparecchio portatile per il trasporto dell'adrenalina. Un mio cliente deve andare all'estero in bici e ha bisogno di un frigo per portarsi dietro l'adrenalina in modo che si conservi"
Ma andare da Mediaworld no eh?

Ore 11.55: "Ahhh non è arrivato il pacco che doveva arrivarmi alle 12, non è possibile, bisogna che facciate qualcosa, è già la seconda volta questo mese, io qui ho gente che aspetta!"
Ore 12, io: "Signora è arrivato il pacco?"
"Ah sì sì grazie!"

E poi: "Mi può passare una sua collega? Se no facciamo notte"
Viva la pazienza. Ma anche: "Ah queste telefoniste di passaggio prese per il periodo estivo..."

Per non parlare degli ordini che arrivano a ondate. Ci sono dei giorni in cui lubrificanti e vibratori vanno a manetta, giorni in cui i gambaletti hanno la meglio e giorni in cui, come oggi, van di moda i pettini antipidocchi.

E detestiamo tutti insieme le pubblicità, che incrementano le vendite di Bio-oil (un poutpourrì di oli che potete comprare a meno dall'erborista o usare l'olio d'oliva), colluttori con nomi simili a province del Sud.
No ma parliamo del bio-oil che finora non sapevo cosa fosse. Pare sia miracoloso per le cicatrici, per le smagliature, per le discromie dermatologiche e via dicendo. Ah gli spot.
Ma non sapete che l'olio di rosa mosqueta, comprata dall'erborista sotto casa, fa meglio e costa meno? E non ha quei fastidiosissimi profumi.
Ho appena controllato l'INCI e fa talmente schifo che conviene cospargersi di olio di oliva. Idratare, idrata. E non contiene profumi né paraffina.

Sono stanca, non riesco ad alzare gli occhi dal monitor, o scambiare due chiacchiere con la mia compagna di sventure seduta accanto a me. Mi fanno sorridere i miei amici di fermata, ogni giorno uno nuovo, come l'omino del Bangladesh che mi ha dato 19 anni e poi si è lamentato a raffica degli altri extracomunitari che rubano o spacciano droga "In germania non ci è questa schifezza, mandare tutti fuori loro. Sbagli e sei fuori. Qui invece niente".
O la donna marocchina che ha subìto un intervento e doveva farsi rimborsare il biglietto aereo per il marocco. O la carinissima ragazza albanese che lavora in hotel e che ha un bambino cui ha dato il nome di questa zona, Emiliano.

Tutto questo per non pensare. Che domani sarà una giornata uguale ad oggi.

21 luglio 2012

Non ci sei più

Ciao Guido,
stanotte ti ho sognato. Sono arrivata a scuola con C.B. te la ricordi? Dai, a me faceva morir dal ridere.
Comunque.
Sono a scuola perché cerco degli attrezzi per disegnare. Ai tempi della scuola c'erano due posti dove potevo acquistare questo tipo di articoli. Geotecnica (che ora non esiste più) e Artegrafica. Ma io nel sogno sono a scuola, come se esistesse un banchetto da qualche parte per poter comprare quello che mi serve. Sono lì ma C.B. non c'è più; c'è mia mamma. Cosa strana dato che mia mamma non è mai venuta a scuola, forse una o due volte a parlare con i professori.
Ma non era una di quelle cose che amava fare.
In ogni caso.

Sono lì che acquisto non so cosa. C'è un banco di legno scuro un po' tarlato. Anzi ora che ci penso tutta l'aula è di legno scuro. E ti vedo seduto lì, che ridi e scherzi con altri ragazzi.
Allora mi avvicino, rido e scherzo con te, ti parlo. Ti racconto della mia vita, le novità, è una vita che non ci si vede.
Poi mi rendo conto.
Che non sei più vivo.
Che non ci sei più.
Comincio a piangere. Gli altri ragazzi si girano a guardarmi. Mi inginocchio, chiudo gli occhi e poggio le mie mani sulle tue ginocchia, e a occhi chiusi ripeto che è tutto un sogno. Che non ci sei, non ci sei più. Che sei morto.
Apro gli occhi e sono da sola nell'aula di legno scuro, non ci sei davvero più. Non c'è più niente.

E questo sogno mi ha messo una tristezza così forte che stamani sono scoppiata in lacrime.

18 luglio 2012

Il mio problema coi legami

In questo post voglio parlare di tante cose.

Yerba Mate.
Innanzitutto la mia nuova scimmia (stavolta non troppo costosa) che riguarda il rito della yerba mate. In Argentina ne bevono un sacco.
Chi può aiutarci a preparare un buon mate? Mio cognato che vive in Argentina.
E che mi ha detto:
"Immagino che abbiate qualche amico argentino che può darvi qualche dritta"
io: "Eh sì ci sarebbe una specie di cognato"
lui: "perfetto! potete chiedere a lui!"

io: "... V****, come si prepara un buon mate?"

Ho trovato un sito che vende tutto a poco. Serve la tazza (ricavata da una zucca), la bombilla (una cannuccia di metallo con filtro apposito per non fare passare le foglie di mate) e, ovviamente la yerba mate. Pare che aumenti la concentrazione come fa il caffè, ma non è così concentrato e non ha gli stessi effetti collaterali. Posso prepararmi una bella tazza di yerba mate prima di entrare al lavoro, per svegliarmi un pochino. E nel weekend con Fry per svegliarci insieme.

Il mio lavoro
E' successo che ieri ho visto un annuncio di lavoro in cui cercavano una figura per un magazzino nel comune in cui lavoro. Non penso che ce ne siano tanti, anzi sono quasi certa che si trattasse dello stesso magazzino. Così ho mandato il curriculum. Ho pensato che se mi avessero chiamata sarei potuta rimanere lì ma facendo un altro tipo di lavoro, pagato anche meglio.

Oggi la responsabile mi si affianca proprio mentre mi arriva una chiamata. Io non sono così impedita, ma quando ho qualcuno accanto mi rincretinisco. Così chiede a tutte le persone che sono accanto a me se sono libere. "Cosa ti serve?" le chiedono.
"Mi serve Carla".
Ecco, penso, ho fatto qualche megacagata e ora mi sbattono fuori. Mi chiudono in una celletta e gettano la chiave.
Il mio collega mi dice di passare a lui la mia chiamata, mi alzo e vado via con lei.
Le dico, in modo scherzoso, cosa ho fatto di tanto grave.
"Niente, il direttore aveva piacere di parlarti"
"Allora l'ho fatta davvero grossa, non farmi stare in pensiero. E' una cosa brutta?" sempre in tono scherzoso.
"Vogliamo rapirti"

La cosa buffa è che la mia responsabile, forse per il tipo di lavoro che fa, sorride raramente. Ma con me lo fa, lo ha fatto anche durante il colloquio. Penso proprio di piacerle molto anche se non so perché. Forse perché le sembro un'artista, come mi disse al colloquio, forse perché a pelle le vado a genio. Tant'è.

So che il direttore del personale non viene molto spesso perché sta in un'altra città. Mi vuole parlare.
Oddio, vuoi vedere che hanno saputo della mia candidatura per quell'altro posto? Ma che strano, era per un'agenzia interinale. Magari ne sono venuti a conoscenza. Ecco lo sapevo, ora mi buttan fuori.

Così arrivo, stringo la mano al direttore. La mia è ghiacciata, un po' per l'agitazione, un po' per l'aria condizionata dell'ufficio.
Mi siedo e attacca a parlare. A parte i segreti aziendali e i "questa conversazione non è mai avvenuta" mi dice che sono molto contenti di me, che hanno intenzione di tenermi e che non accetteranno le mie dimissioni. Non ho dato le dimissioni, ovviamente, ma il tutto è stato per dirmi che vogliono tenermi. Pare che la mia responsabile abbia detto al direttore "Carla non si tocca" e io sono abbastanza lusingata. Hanno chiamato solo me dei nuovi assunti e questa cosa me ne fa intuire altre due. Ci saranno dei cambiamenti, ma io rimarrò lì.

Quando alfine esco e chiedo alla mia responsabile se si parlerà di un'assunzione in azienda, mi risponde con un "bhe, vediamo dai". Non ha detto no. Per cui potrebbe anche essere.

Quando torno un mio collega mi chiede se ho parlato col boss. Faccio cenno di sì con la testa. Mi dice che solo i migliori parlano col boss, che era capitato anche a lui e che si vede che sono brava e spigliata e imparo in fretta.
E succede sempre così, alla fine mi sento legata. E ora con tutta questa dimostrazione di fiducia, per quanto possa sembrare stupido, mi sentirei una traditrice ad andarmene. Così sono tornata, con l'ego gonfiato e un peso nel cuore.
Perché lo so che ora smetterò di cercare, almeno per un po'.

Poco dopo essere tornata, la mia collega tatuata ha annunciato alla responsabile di non lavorare più con noi. Venerdì sarà il suo ultimo giorno. Sono contenta per lei, spero che abbia trovato qualcosa più "terra terra" come si definiva. E spero che la gratifichi tanto.

INPS
Tanto per cambiare in pausa pranzo ho chiamato l'INPS.
E' una lotta contro i mulini a vento. Praticamente il 30 maggio sono andata di persona all'INPS a dichiarare che dal 4 giugno avrei cominciato a lavorare. Ho chiesto mille volte se tutto andava bene e il modello salcazzo56bis era compilato correttamente. Mi hanno dato anche una ricevuta su  cui era scritto il numero di protocollo.
Indovinate? Qualche giorno fa ho ricevuto l'assegno di disoccupazione per il mese di giugno.
Oggi li chiamo per comunicare il disguido e mi dicono che devo tornare alla sede di zona.
"Ma come? Sono venuta prima di cominciare a lavorare proprio perché poi non avrei avuto più tempo. Non riesco a venire in sede proprio perché, come ho dichiarato il 30 maggio, sto lavorando".
Mi ha tenuta in attesa un bel po' e poi ha detto che avrebbe aperto una pratica e sarei stata richiamata. Ma sento bruciore di culo anche se ancora l'inculata non c'è stata. Vedrete che mi toccherà andare comunque in sede. E poi parliamone. Di quell'assegno di disoccupazione il 5% veniva trattenuto dal patronato che mi aveva fatto la pratica. Parliamone. Quel 5% da me non lo avranno mai.

Canzone del giorno Immi Ruah Renato Zero

15 luglio 2012

Il mio pezzo di universo

E' stato tanto tempo fa, forse ai tempi dell'apertura di questo blog e forse lo scrissi anche nelle pagine di questo blog, ma non trovo più il post.
Mi trovavo in centro, in via garibaldi?, quando un piccolo sconosciuto dall'aria buffa mi ha avvicinata donandomi un "pezzo di universo". Trattasi poi di un pezzo di puzzle. Ero con Pinguino, ed ero tutta contenta. Stringevo in mano il mio pezzo di universo, passeggiavo con colui che era il mio fidanzato su una nuvoletta rosa verso il mio futuro.
Ma il dramma era in agguato.
Misi dentro al libro che stavo leggendo, il "Malleus maleficarum" il mio pezzo di universo. Ma dimenticai il libro dentro la PinguinoCar.
Quando Pinguino mi riportò il libro il mio pezzo di universo al suo interno non c'era più. Forse nel prendere il libro il pezzo di universo era caduto, forse lo avevo smarrito io.
Sta di fatto che non avevo più il mio pezzo di universo, il mondo andava a rotoli, la mia nuvoletta rosa era svanita e io ero, anche se può sembrarvi stupido, triste.
Mi era spiaciuto averlo perso.

E arriviamo ad oggi. Io e Med, mio compagno del corso Java, siamo andati in giro al Balon. Per chiacchierare, per fare un giro, per vedere chissà quale nuova macchina fotografica (che infatti abbiamo trovato e Med me l'ha regalata, un affare: 5 euro)


Si avvicina un tizio piccoletto con una sorta di cappello da pescatore. "Ti regalo un pezzettino di universo".

Gli dico che ci eravamo già incontrati. 6-7 anni prima. Che mi aveva già donato un pezzo di universo, ma purtroppo lo avevo smarrito. E mi era spiaciuto tanto e sono contenta di averlo reincontrato.
Mi dice come trovare il sito internet scrivendomi dietro al pezzettino del puzzle un piccolo indizio:



Mi dice che nonsoquantimila pezzi sono in giro, che lui ha distribuito. Mi parla del suo regno di fantasia. Si chiama Graziano. Mi chiede chi sono nel mio mondo di fantasia e dico che sono un elfo. Poi mi chiede il nome nella mia vita reale. Mi chiede il segno zodiacale e fa uno sguardo di disapprovazione quando scopre che sono Toro. Allarga le braccia e mi abbraccia. Sono al Balon, nel cuore del mondo, con uno sconosciuto che mi abbraccia. E questo calore umano, di uno sconosciuto, mi fa sentire bene.

Tante cose mi fanno sentire bene.

Anche l'amicizia di Med mi fa sentire bene, e quella di Andrea, incontrato dopo tanti anni e che oggi sono andata a trovare in centro.

13 luglio 2012

Sola coi miei pensieri (in prima classe)

Sono in viaggio per Torino. Fry sarebbe dovuto scendere dai suoi ma non se l'è sentita. Si è sentito male e ha rinunciato.
Mi sento fortemente in colpa perché so che la causa è mia, perché lui sarebbe voluto partire con me. Ma quando gli ho detto che volevo salire e avrei comprato i biglietti non aveva opposto repliche. Non ci aveva pensato.
Sto pensando che se avessi rinunciato a questo viaggio (perché ho proprio bisogno di rivedere Torino, foss'anche per un giorno) lui si sarebbe sentito in colpa, e si sarebbe generata una spirale di sensi di colpa che avrebbero portato lui a stare peggio, e me a sentirmi frustrata perché la mia rinuncia non sarebbe servita a niente.

Quindi sono qua, in mezzo ai miei pensieri, che mi chiedo se ho fatto la cosa giusta e non mi do' pace.

Se non altro ho vinto un posto in prima classe, la carrozza era rotta e mi hanno spostato qui. E sono l'unica della carrozza.

Sola coi miei pensieri.


10 luglio 2012

In un modo o nell'altro

Ieri ho chiesto una mattina, questa di oggi, di permesso. Mi sono recata nella tana del lupo, mesta mesta. "Ciao, scusa..." è la mia formula per chiedere qualsiasi cosa, ma anche per affermare qualcosa. Anche per mandare affanculo.
"Ciao, dimmi."
"No ecco, volevo chiederti la mattina di domani come permesso, devo andare a **** a ritirare la macchina"
Mi guarda come se le avessi chiesto un rene. Si mette le mani tra i capelli e guarda in basso, come fa chi sta pensando a come risolvere un problema. "Sì, siamo abbastanza incasinati qui".

In effetti il flusso di chiamate è mostruoso, è probabile che lo avessero sottovalutato.

Continua: "No, però certo, se devi andare a prendere la macchina non puoi fare altrimenti"
L'impressione è quella di una persona che sta per scoppiare in lacrime "Chiamerò qualcuno per sostituirti perché qui non ce la facciamo"
"Ok, grazie"

Torno in postazione e mi sento in colpa. Mi sembra di aver fatto danno a qualcuno e mi spiace per la collega che dovrà sostituirmi.

Ma qual è stato il percorso di una persona che nel suo primo lavoro per chiedere permesso mandava email di questo tipo:
Ciao, volevo informarti che domani non sarò presente in azienda
Alla formula implorante di cui sopra?

La risposta è complessa ma abbastanza chiara. L'incertezza di un futuro lavorativo e il ricatto con cui ti mantengono sul filo del rasoio, il giudizio degli altri (onnipresente, in tutti) perché c'è questa idea che il lavoro è al tuo servizio e non il contrario, che tu sei al servizio del lavoro. Lasciandoci la tua vita, il tuo tempo. Il tempo, la cosa più preziosa che hai.

E i permessi sono un tuo diritto.
Le ferie sono un tuo diritto.
La mutua è un tuo diritto.

Ti fanno credere che devi fare qualsiasi cosa per tenerti stretta quella conca sulla seggiola che con tanta fatica hai plasmato. E non che sono loro che devono tenere una persona valida e non rischiare che vada via.

E oggi siamo andati a prendere la macchina e pensando a tutte queste cose questo assurdo senso di colpa me lo sono fatto passare.

La nostra macchina, una 147 1.9 JTD è meravigliosa. Ed è tutta nostra. Abbiamo fatto un piccolo finanziamento (la macchina è costata 2500 euro) e il proprietario (in realtà l'ex utilizzatore perché il vero proprietario è suo padre) ci ha lasciato questo biglietto sul sedile...


Ovviamente noi non abbiamo nessuna intenzione di correre, ma ammetto che il fischio del turbo mi riporta un po' indietro e non mi spiace del tutto.

Oggi di nuovo dermatite alla palpebra dell'occhio sinistro quindi niente trucco, ma vi posto le foto per farvi vedere quanto sono ancora più bianca dopo un altro antigiallo fatto ieri.

Questo è il colore che voglio.

Per il lavoro, come sempre, è una gran bella merda. Ma se non altro mi sto risollevando e sto cercando altro. Non voglio ammuffire lì.




Canzone del giorno: One Way Or Another Blondie

08 luglio 2012

Dolce Maya








Pure i miei sogni

Lo devo dire: il mio lavoro non mi piace. Ci vado con quel senso di angoscia, sto male a pensare di passare un'altra giornata così. 8 ore al telefono, con quella pausa lunghissima che però col bus si accorcia, uscire tardi, tornare a casa tardi, non avere tempo per me, per noi. Sentire che una giornata è finita e un'altra sta per cominciare, senza sosta. Il lavoro che mi mangia il tempo, quello che ho sempre evitato e detestato, il lavoro che mi mangia la vita e gli affetti, il lavoro che regola il battito del mio cuore e la mia ansia.
Martedì pomeriggio sono stata male. Mi sentivo debolissima, avevo un po' i lucciconi, quella sensazione brutta di debolezza alle gambe, testa confusa e annebbiata. Nausea.
Mi sono detta che forse era un po' di stanchezza, dovuta a questi ritmi in cui io non esisto più, che forse con una bella dormita tutto sarebbe passato.
Così torno a casa, anche Fry sta male e difatti nella notte ha un attacco di panico. Al mattino successivo la mia situazione è peggiorata: mi sento debolissima, non riesco a reggermi in piedi. Prendo un integratore ma la cosa non migliora. Così dico alla mia responsabile che non sarei andata al lavoro perché non stavo bene e che le avrei fatto sapere quanti giorni mi avrebbe dato il medico.

Con due facce che nemmeno i condannati a morte hanno, io e Fry ci siamo presentati dal dottore per chiedere un paio di giorni. Lui per attacchi di panico e io (cito testualmente) per stato astenico.
Ma il dottore non era molto convinto che io stessi male, e notavo il sorrisino sotto i baffi che non ha, quelle rughe del giudizio.
Vorrei che facessi tu, mio caro dottore, il mio lavoro. Tu guardi un po' di vecchietti al giorno che chiedono ricette per le stesse cose. Sono gli stessi vecchietti che tratti male perché pensi che non capiscano le tue indicazioni.
Provaci tu a stare nel mio alveare, con l'ape regina che osserva con quell'espressione cupa e in posizione strategica, nell'angolo dove tiene il suo alveare sotto stretto controllo.
Provaci a tu a sognare di chiedere una mattina di permesso (cosa che devo fare perché martedì mattina andiamo a ritirare la macchina) e sentirti dire "Assolutamente no, non ti devi schiodare da qui". Questo lavoro mi sta rubando anche i miei sogni.
Venerdì mattina sono tornata al lavoro. Giovedì ero già rinata ma venerdì mattina al pensiero di dover tornare lì ho di nuovo sentito la stessa stanchezza. Una mia collega, la collega tatuata, nuova di zecca, sta cercando altro. Non le piace per niente.

Un ragazzo che è stato preso lunedì in sostituzione di un altro (che non ha accettato il rinnovo) anche lui non si trova bene. Ma, come me, lo fa perché non ha altro.
Guardo gli annunci e non trovo niente per me. Non perché sono difficile, ma perché cercano competenze diverse. La verità è che non so fare nulla. E spero di non essere destinata a fare questo per tutta la vita.

Se sono lamentona? Sì, per una volta sì. Non mi sono mai lamentata di niente, ho fatto sempre tanti lavori e tutti diversi e facevo ogni cosa mi venisse chiesta. Persino lavorare allo sportello al pubblico è stato meno pesante. Non trovo nessun umorismo, nessuno sbocco in quello che faccio qui. Persone che lavorano lì da 6 anni e fanno sempre la stessa cosa. Mi chiedo come abbiano fatto.

Che poi nonostante le premesse, con i miei colleghi mi trovo molto bene. Sono gentili e disponibili e con me hanno tanta tanta pazienza. Un mio collega ieri mi ha riaccompagnata a casa, c'era sciopero dei bus, mi è bastato un cenno e mi ha detto di sì. La ragazza che lavora dietro di me è dolcissima ed è molto simpatica.
E ora ho il patema di chiedere questa mezza giornata. Sono sotto ricatto del contratto a termine e sono l'unica che è stata in mutua due giorni e ha preso un'altra mezza giornata di permesso per andare dal medico. Sì lo so, sono stata male. Ma il male non fisico non viene preso in considerazione in questa società dove l'unico motivo per assentarti dalla tua comodissima sedia con rotelle e la tua lindissima scrivania è una febbre a 40°. E sei un po' più sfortunato, qualcosa di più grave.

I miei capelli sono diventati finalmente bianchi. Il trucco? Tanta pazienza.






Canzone del giorno: L'eccezione Carmen Consoli

03 luglio 2012

Il passato viene a trovarmi sotto forma di sogni, durante la notte. Mi sveglio angosciata, non so più cosa fare, non so più chi sono. Mi chiedo se il sentiero boscoso che sto seguendo possa diventare una strada cementata e dritta.
Ma è davvero quello che voglio?

01 luglio 2012

'Na Macchina

A raccontarla non ci si crede.
Come ben sapete già siamo stati fregati da un concessionario che ci stava vendendo una macchina con 100000 km che in realtà ne aveva quasi il doppio e lo abbiamo scoperto grazie alla prontezza di Fry che ci aveva visto lungo mentre io, boccalona, ero convinta che questa indagine fosse assolutamente superflua.
Ieri pomeriggio ci spostiamo da casa per andare a vedere un'altra macchina. Decidiamo di prendere il taxi.
In Italia c'è una sorta di tabù a prendere il taxi, pare sia spocchioso e da snob ricconi. A dir la verità è comodo. Costa ma è comodo. In termini di tempo il risparmio è notevole (circa 45 min vs 15 min). Io ne ho presi in passato e sono avvezza ai taxi. Quando dovevo andare in ospedale e stavo malissimo e il bus non era il mezzo migliore, oppure quando arrivavo col treno molto tardi in stazione e bus ce n'erano pochi, o ero carica come un mulo, lo prendevo ogni volta.
Comunque arriviamo dall'altra parte della città e Fry chiama il tizio per avvertirlo che ci siamo.
Sento Fry al telefono che dice "Venduta? Ma come venduta? Eravamo d'accordo di vederci oggi, potevi almeno avvisarmi".
Ieri eravamo tra lo scazzato e l'incazzato, un po' demoralizzati dalle persone. Ora siamo di nuovo in cerca. Forse oggi ne andiamo a vedere una in un'altra città.
Del resto noi vogliamo solo 'na macchina.