10 luglio 2012

In un modo o nell'altro

Ieri ho chiesto una mattina, questa di oggi, di permesso. Mi sono recata nella tana del lupo, mesta mesta. "Ciao, scusa..." è la mia formula per chiedere qualsiasi cosa, ma anche per affermare qualcosa. Anche per mandare affanculo.
"Ciao, dimmi."
"No ecco, volevo chiederti la mattina di domani come permesso, devo andare a **** a ritirare la macchina"
Mi guarda come se le avessi chiesto un rene. Si mette le mani tra i capelli e guarda in basso, come fa chi sta pensando a come risolvere un problema. "Sì, siamo abbastanza incasinati qui".

In effetti il flusso di chiamate è mostruoso, è probabile che lo avessero sottovalutato.

Continua: "No, però certo, se devi andare a prendere la macchina non puoi fare altrimenti"
L'impressione è quella di una persona che sta per scoppiare in lacrime "Chiamerò qualcuno per sostituirti perché qui non ce la facciamo"
"Ok, grazie"

Torno in postazione e mi sento in colpa. Mi sembra di aver fatto danno a qualcuno e mi spiace per la collega che dovrà sostituirmi.

Ma qual è stato il percorso di una persona che nel suo primo lavoro per chiedere permesso mandava email di questo tipo:
Ciao, volevo informarti che domani non sarò presente in azienda
Alla formula implorante di cui sopra?

La risposta è complessa ma abbastanza chiara. L'incertezza di un futuro lavorativo e il ricatto con cui ti mantengono sul filo del rasoio, il giudizio degli altri (onnipresente, in tutti) perché c'è questa idea che il lavoro è al tuo servizio e non il contrario, che tu sei al servizio del lavoro. Lasciandoci la tua vita, il tuo tempo. Il tempo, la cosa più preziosa che hai.

E i permessi sono un tuo diritto.
Le ferie sono un tuo diritto.
La mutua è un tuo diritto.

Ti fanno credere che devi fare qualsiasi cosa per tenerti stretta quella conca sulla seggiola che con tanta fatica hai plasmato. E non che sono loro che devono tenere una persona valida e non rischiare che vada via.

E oggi siamo andati a prendere la macchina e pensando a tutte queste cose questo assurdo senso di colpa me lo sono fatto passare.

La nostra macchina, una 147 1.9 JTD è meravigliosa. Ed è tutta nostra. Abbiamo fatto un piccolo finanziamento (la macchina è costata 2500 euro) e il proprietario (in realtà l'ex utilizzatore perché il vero proprietario è suo padre) ci ha lasciato questo biglietto sul sedile...


Ovviamente noi non abbiamo nessuna intenzione di correre, ma ammetto che il fischio del turbo mi riporta un po' indietro e non mi spiace del tutto.

Oggi di nuovo dermatite alla palpebra dell'occhio sinistro quindi niente trucco, ma vi posto le foto per farvi vedere quanto sono ancora più bianca dopo un altro antigiallo fatto ieri.

Questo è il colore che voglio.

Per il lavoro, come sempre, è una gran bella merda. Ma se non altro mi sto risollevando e sto cercando altro. Non voglio ammuffire lì.




Canzone del giorno: One Way Or Another Blondie

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