12 dicembre 2012

In superficie

I prefestivi e i postfestivi sono, per un call center come il nostro, un delirio totale.
"Domani siamo aperti e di turno"
*scrib scrib* "ok"
"Domani siamo chiusi, vogliamo la consegna lunedì"
*scrib scrib* ok
"Domani non siamo di turno ma siamo aperti"
"va bene" *scrib scrib*
Ma la migliore è capitata alla mia collega: "Mi scusi non ricordo se domani sono di turno, lei lo sa?"

Nel postfestivo il dramma si ripresenta ma, come il demonio, sotto altre spoglie.
"Io ero di turno, come mai non avete consegnato?"
"Io non ero di turno ma ero aperta ma non volevo la consegna, invece mi è arrivata la merce"
"Io ero aperta ma non vi ho avvisato, come mai non ho ricevuto la mia roba?"

Quando fai un lavoro come questo, le lamentele fioccano come la neve a Bologna l'anno scorso. E ricadono su tutti come un boomerang.
"Io avevo esplicitamente detto al suo collega che volevo xyz in pastiglie orodispersibili e voi mi avete mandato le compresse rivestite, dica al suo collega di svegliarsi, non si può lavorare così!"

"Non mi importa se la merce è rimasta in magazzino, io esigo che mi venga consegnata questo pomeriggio"

In tutto questo macello la proposta, secondo me carina, della mia responsabile di farci una foto tutti insieme e spedirla ai clienti come augurio di Natale è passata in sordina.
Il problema di un posto così triste è che poi la tristezza ti entra dentro e anche se fai di tutto per scacciarla, cominci a ingrigirti anche tu.
Ormai ti abitui all'orario devastante, a stare al telefono tutto il giorno, ti mimetizzi con le pareti, diventi come la massa che ti circonda (e che tu rispetti). Le piccole chiacchierate a rate che riesci a fare col tuo compagno di sventure sono l'unico toccasana che hai. Ti senti totalmente inutile, stai facendo un lavoro che non cambia la vita a nessuno (anche se c'è chi sostiene che non sia vero), ma soprattutto non la cambia a te. Non stai imparando nulla di nuovo, rimarrai lì dentro per quanto? E tutto questo non farà di te una persona migliore. Uscirai di lì col pensiero che hai ancora poche ore d'aria e poi ricominci.

Ho anche smesso di rispondere al cellulare. Qualcuno ogni tanto mi chiama ma mi prende troppo male rispondere. Mi sento come se fossi al lavoro. Io detesto il mio lavoro, ma non i miei amici. Non voglio associare le due cose.

Come stanno i tatuaggi? Bene, credo siano totalmente guariti anche se metterò la crema almeno fino a sabato (per poi passare a una crema idratante normale). Pensavo di guardarmeli in continuazione ma quando li hai sulla pelle, è come se li avessi sempre avuti. Ho realizzato che un tatuaggio quando è così fortemente voluto, è come se ci fosse sempre stato, anche se nascosto. E che poi la mano di una splendida ragazza lo abbia portato in superficie.
Poi torno a casa, metto la crema, li guardo e penso già al prossimo, a quanto però mi sono costati e chissà quando riuscirò a farne un altro.

Li guardo e penso che sono sempre stati miei. E che dovrò portare altre cose in superficie.

Canzone del giorno: 'O sole mio Caruso

4 commenti:

rompina ha detto...

leggere del tuo posto del lavoro fa mancare l'aria anche ai miei respiri...cerca cerca e trova qualcos'altro...che quantomeno non t'ingrigisca. sono tempi difficili per tutti...trovare le luce e' sempre piu' difficile...

PS: temo di essermi persa qualcosa...tattoo?

Carla ha detto...

la cosa positiva di avere già un lavoro, anche se di merda, è che mi posso concentrare a cerare un lavoro che mi piace realmente. I tatuaggi? Leggi un paio di post fa :D

rompina ha detto...

con la visualizzazione "magazine" vedevo solo una parte dei post e pensavo finissero li'... '-.- ho un po' d'arretrati....

Carla ha detto...

mi sa che devo levarla sta visualizzazione, molti hanno problemi!