30 agosto 2012

D.O.C.

A volte i clienti fanno richieste particolari, a volte proprio richieste incomprensibili. Raro scovare al primo colpo i prodotti che cercano.

Ecco una richiesta poco tipica ma comunque incomprensibile.
"Buongiorno, sa le bustine per fare lo yogurt no? Ecco quelle, ci sarà da qualche parte anche una macchinetta per fare lo yogurt no?"

La mia risposta è stata "Mi può ripetere cosa desidera?"


Peggio ancora quando fanno così:
"Buongiorno mi può dare taleprodotto di taleditta?"
"Guardi, io taleprodotto, di taleditta, non lo vedo. Ho taleprodotto di altreditte, ma non di taleditta."
Ed ecco la frase emblematica:
"Ma come? Me l'avete sempre mandato!"
Quando mi dicono così mi girano doppiamente le palle. Uno perché non sono riuscita a trovargli il prodotto (che se avessi google sottomano non ci sarebbero cazzi, troverei ogni cosa, da brava googlatrice quale sono) e due perché qualcun altro ci è riuscito.
"Mi scusi un attimo" - musichina di attesa.

Vado dall'esperta omeopata. In ufficio ce ne sono 5-6, se te chiedi loro un prodotto che nemmeno sai come si scrive, loro se lo ricordano a memoria. Pomata alla pinna di squalo, perle di melaleuca e belladonna, gocce di oro argento e rame...

L'esperta omeopata mi conferma che è un prodotto che non abbiamo, e che comunque la ditta non lo fa. Mi consegna il loro catalogo e torno al mio posto.
"Mi scusi per l'attesa, le confermo che taleditta non fa taleprodotto."
"Ah non lo fa? Allora me lo mandi di altreditte"
"Mi scusi ma non aveva detto che glielo avevamo già mandato?"
"No, ma altriprodotti di taleditta, non taleprodotto"

Desiderio omicida.

Canzone di ora: Repose en paix Process (grazie G)

Quando ero piccina, non so come, non so perché, non ricordo, mi arrivò tra le mani un volantino che parlava di una sorta di incontro tra giovani, quelle robe religiose che quando ero piccina frequentavo tanto. Volevo andarci. Volevo davvero andarci.
Mia madre non voleva mandarmi, non conosceva quel gruppo, lasciarmi da sola in quel mezzo di gente non le garbava.
Ma io ho insistito, perché volevo davvero andarci.
Dopo mille insistenze da parte mia ha acconsentito a malincuore a mandarmi. E d'improvviso, non ci volevo più andare. Non conoscevo nessuno in quel posto e mi sarei sentita a disagio. E così è stato, ma ormai ero andata troppo avanti, ero andata troppo oltre. Non potevo tornare indietro sui miei passi.

Sono andata, mi sono sentita a disagio ma ho fatto amicizia con due bambini della mia età e ho giocato con loro tutto il tempo.

Alla fine ciò che desideri tanto solo per il gusto di averla vinta, può essere ciò che vuoi davvero. Non lo sai finché non provi.
Quindi è meglio fare, che non fare. In quasi tutti i casi. Ed è meglio andare per la propria strada e sbagliare piuttosto che non andare affatto.

Canzone del giorno. Le Vent Nous Portera Noir Desir


28 agosto 2012

Oggi in compenso due mie colleghe, una nuova come me e una che lavora lì da 6 anni, sono state riprese perché prendono poche chiamate.
Gesù, salvaci tu.
Oggi potrei uccidere qualcuno.


Cose di cui mi potrei pentire...

... scriverle e sfogarsi, o tenerle dentro e lasciare che esplodano?

In ogni caso, le nostre vacanze sono saltate. Io però ci sono se qualcuno parte o fa qualcosa. Fatemi sapere.

24 agosto 2012

Benvenuto

Fry ha deciso di cominciare a leggere il mio blog. Benvenuto Fry!

23 agosto 2012

E tu, quanto hai preso?

Vi ricordate di quando s'era piccini, e dopo il compito in classe c'era il momento di orgoglio/umiliazione del confronto?
Quel momento in cui tu, che avevi preso , eri costretto a dire "non l'ho passato", o se avevi preso un bel voto dovevi fare quell'espressione soddisfatta ma non troppo, del tipo "bhe solo fortuna" giusto per non essere preso per secchione e sfigato? Un'espressione che solo chi doveva essere benvoluto da tutti pur andando bene a scuola poteva imitare.

Non si esce proprio mai da quella fase.

Oggi è stato giorno di rinnovi. Sto diventando brava nel mio lavoro, anche se non mi piace, e comincio ad affezionarmi ai miei colleghi; questo complica ogni cosa.
Quando la responsabile mi chiama per chiedermi "una firma" e di non dirmi altro in quanto avevo già parlato con "chi sta in alto" ("Chi, Dio?" rispondo io) so già che è il rinnovo contratto. Fino a fine settembre.

Non per tutti è andata così, qualcuno non ha ancora saputo niente. Forse oggi pomeriggio, chissà. Ma sta di fatto che non è mai bello rimanere in attesa quando quasi tutti gli altri sanno del rinnovo.

Mentre uscivamo, il collega con cui faccio la strada, ferma una collega che non aveva ricevuto notizia per chiederle se aveva saputo qualcosa ("e tu, quanto hai preso?"). Non ho fatto in tempo a fermarlo.

Nessuno vuole sentirsi sotto i riflettori in una situazione del genere.
Rimango sempre più perplessa.

22 agosto 2012

Chiari, freschi e dolci lapsus

Poco fa stavo prendendo la tachipirina al posto del nolvadex. Volevo forse anticipare il rimedio ai miei mal di testa che da un po' di tempo a questa parte non mi abbandonano quasi mai?

21 agosto 2012

La giornata dell'impiegato.

Ore 7: suona la sveglia.
La spengo e la faccio suonare dopo 5 minuti.
Ore 7.05: suona la sveglia.
La spengo e la faccio suonare dopo 5 minuti.
Ore 7.10: suona la sveglia.
Penso seriamente di non andare al lavoro. Sto male? Non mi pare. Ho una visita? Nemmeno. Ho già preso dei giorni di malattia e ciò è sempre malvisto dall'azienda? Ovviamente sì.
Rotolo malamente giù dal letto con la mia solita manovra da acrobata che mi permette di atterrare su tutte e due le zampe.

Ottimizzo i tempi.

Prendo la Brita e riempio il bicchiere di acqua fresca.
Riempio una bottiglietta da mezzo litro di acqua fresca e la metto nel frigo. Questa bottiglietta me la porterò al lavoro e ogni pipì sarà una scusa per controllare un po' il telefono e riposare il cervello.

Riempio di nuovo la Brita con acqua del rubinetto.
Sono le 7.15.
Riempio il bollitore con acqua della Brita.
Apro il cassetto e prendo le pastiglie. Controllo che giorno è.
Dispari? Devo prendere 75 mg di Eutirox quindi rompere la pastiglia da 50 a metà e riporre una metà dentro il blister. Poi prendere un'altra pastiglia da 50 mg intera. Pari? Bastano solo 50 mg.

Prendo il Nolvadex.

Prendo il matero e ci metto dentro la erba mate. Copro con la mano e scuoto. Posiziono la bombilla. Accendo il gas per scaldare l'acqua.

Sono le 7.20.
Vado in bagno a fare pipì o cacca o entrambe. Bidet.
Mi lavo le mani.

L'acqua è pronta, riempio il matero. Mi siedo sul divano e cazzeggio su internet mentre sorseggio la yerba mate. Le riempio tre volte e poi decido che è abbastanza.

Sono le 7.40.
Butto la erba dal matero e lo sciacquo. Sciacquo la bombilla. Vado in bagno. Mi lavo denti, ascelle, faccia.
Mi metto le lenti a contatto.
Mi metto la crema contorno occhi alla rose mosqueta. Poi la crema all'aloe sul viso.
Mi spazzolo, metto crema per capelli mischiata ad acqua.
Mi deodoro e profumo.

Sono le 7.50.
Ormai è tardi per truccarsi. Metto velocemente la matita nella rima interna dell'occhio e il mascara. Se riesco anche il top coat.

Mi vesto velocemente. Mi metto le scarpe. Prendo la bottiglietta d'acqua dal frigo e la metto in borsa.

Sono le 8.05. Vado alla fermata del bus. Il mio collega Salvo passa a prendermi in scooter alle 8.25.

Ho paura del motorino quindi quando ci sto sopra penso a qualsiasi cosa. Leggo tutti i cartelli, le targhe, osservo la gente che passa. Arriviamo al lavoro e sono le 8.35.

Cominciamo alle 8.45.
Alle 8.41 le mie colleghe e i miei colleghi coscienziosi gridano "Andiamo" alla ciurma che attende in saletta d'aspetto.
Io cazzeggio per un altro minuto.

Alle 8.44 mi siedo alla mia scrivania, tolgo la bottiglietta dell'acqua dalla borsa, mi infilo le cuffie e mi collego con mio nome utente e password al terminale.

Arriva la prima chiamata.
Prego perché un tornado scoperchi il capannone.

Arriva la seconda chiamata.
Prego perché un'alluvione ci faccia scappare a gambe levate.

Arriva la terza chiamata.
Prego perché saltino tutte le linee telefoniche e così possiamo andare a casa.

Arriva la quarta chiamata.
Smetto di pregare e mi ricordo che non esiste nessun dio a cui rivolgersi.

E così via, tutti i giorni.

E alle 13, o alle 19.30, sprint finale.

Mi ricorda qualcosa.

4.30 di notte

Domenica e mercoledì due gite in montagna. Non ve le descrivo, anche se i posti sono stati belli. Il secondo in particolare, molto toccante.


Più che altro che sogno stanotte.

E' un'avventura simil "il signore degli anelli". Quindi sono in compagnia in mezzo ai boschi ma non ricordo con chi. Ci troviamo a un certo punto in una sorta di grotta dove ci sorprende un cavaliere a cavallo di un essere gigante e nero, con le zampe di cavallo ma la stazza dell'elefante e il muso somigliante a quello di un ippopotamo. Pare però imbizzarrito e il cavaliere è in difficoltà. Così lo aiutiamo a mettere ko l'essere gigante (il mostro) e il cavaliere ci risparmia la vita. Chiedo se per ottenere una simile bestia hanno per caso incrociato un cavallo con un ippopotamo ma mi dicono che è stato incrociato "qualcosa" (non ricordo) con un fungo.

Strano, penso.

Continuiamo il nostro cammino. Forse ci sono dei mostri, non ricordo. So che ci mettiamo a dormire in una specie di scuola, ma non ne sono sicura. Era comunque una stanza vuota con una porta. Mi sveglio durante la notte (nella realtà ultimamente mi sto svegliando spessissimo. Sempre intorno alle 4.30. La cosa buffa è che mi sveglio e penso "no, non devo guardare l'ora" ma poi la curiosità prende il sopravvento ed è sempre quell'ora, minuto più minuto meno). Mi sveglio perché qualcosa mi ha svegliato. Qualcuno è entrato nella stanza. E' una ragazza con gli occhi neri, anche la sclera è nera. Apre la porta ma non entra, se ne va. E' come se pensassi "ci hanno scoperti".
Mi sveglio di nuovo perché sento qualcosa. Mi stanno iniettando del liquido nero nelle vene del braccio destro. E' sempre quella ragazza. E penso: "Ora sono contaminata".

Mi riaddormento.
Mi sveglio di nuovo ed è rimasto un piccolo buchino nero sul braccio. Ma non avverto gli altri dell'accaduto.

Presto divento anch'io come quella ragazza. Occhi nero, sclera nera. Presto le mie braccia si trasformano in lame scure e taglienti. Credo però di aver fatto qualcosa per i miei compagni, invece di fare loro del male.

Ho trovato, in questo sogno, alcune cose bizzarre. Alcune cose spiegabili. Alcune cose che mi portano indietro. Alcune cose del presente immediato.
E poi ci sono io. Un eroe o un mostro?
Ai posteri l'ardua sentenza.

20 agosto 2012

Stanotte ho sognato di avere una figliola.

Premetto di non desiderare figli. Per mille e uno ragioni che ora non sto a spiegarvi.
Una in particolare sì.

Si diventa genitori per scelta: siamo esseri umani, non capre della thailandia. Quando la gente mi dice che è "naturale" fare figli, vorrei rispondere che in natura e per alcuni animali è anche normale mangiarli.

Comunque nel sogno io ho questa figliola, che partorisco senza sudore, senza dolore (mha), è una femminuccia. E le do' un nome.
Che non ricordo.

Però questa bambina appartiene al passato. E' la bambina di una storia del passato.
Così torno dal mio passato per chiedere un parere sul nome della bambina, perché mi sembra giusto che il padre biologico abbia questa opportunità.

Poi nel sogno questa bambina muore.

E io dico che forse è stato meglio così.

E stamattina mi sveglio angosciata, c'è "la" domanda che mi ronza in testa, e la risposta non è 42.

Non so se è questa la vita che voglio fare. A dir la verità non so nemmeno che vita voglio fare. Forse non voglio vita, semplicemente.

09 agosto 2012

Speranza minima o assenza totale

La differenza tra un call center di passaggio e un call center in cui ti assumono è la differenza in termini di speranza.

In un call center di passaggio, paradossalmente, hai molta più possibilità di fare carriera. Nessuno ci vuole rimanere, c'è tanto ricambio e più gente va via e te rimani, più hai possibilità di finire a fare il team leader, per esempio, e staccarti un po' dal telefono. In un call center di passaggio c'è più speranza. Speranza di trovare altro, di non bloccarti lì, e per chi rimane di cercare di salire i gradini sociali che ci vengono imposti sin da piccini.

In un call center dove assumono invece c'è poco ricambio. Il/la responsabile è sempre lo stesso. Ti senti morire dentro in un lavoro che non da' sbocchi, sei lì e sempre sarai lì. L'unica alternativa è trovare altro. Ma che fai? Lasci un lavoro fisso? Sin da piccino ti hanno imposto di trovarti una posizione, un lavoro fisso, farti una famiglia, casa con giardino e cane che fa la guardia, macchina grande, vacanze in famiglia, pensione accettabile.

E un gran peso nel cuore.

E' davvero questo quello che vogliamo? Lavoro fisso, casa di proprietà, vacanze in famiglia, figli. Oppure non abbiamo il coraggio nemmeno di dire a noi stessi che questa vita ci fa schifo, che non vogliamo nessuna di queste cose, che vogliamo sporcarci i piedi di fango, mollare tutto, le convenzioni, le ideologie inculcate, che il cane non lo vogliamo in giardino ma stretto nel nostro letto. Quanto siamo vigliacchi con noi stessi?

07 agosto 2012

Objects in mirror are closer than they appear

Ovvero: come preparare un buon mate.

Da qualche giorno mi è presa la fissa del mate. Comprato il matero (ovvero la tazza in cui si beve il mate), la bombilla (caratteristica cannuccia con dei fori sul fondo per bere il mate senza ingerire i pezzetti di foglie) e ovviamente la yerba mate, ho cominciato a cercare in giro notizie su come berlo e prepararlo. In Argentina è come il nostro caffè, ma forse ancora più radicato.
Le persone si portano il thermos pieno di acqua calda e le foglie di mate per poterlo bere in giro, in compagnia, al parco o dove vogliono.

Non è come il the per gli inglesi, non penso che si portino in giro il thermos per berselo in qualsiasi dove.

E' una cosa che fa parte di loro.

E' cominciato da quando un'amica ha postato un link in cui spiegavano quali erano i vari tonici naturali, e sugli effetti che davano. Nella lista c'era anche la yerba mate, una cosa che io ho sempre snobbato perché già non amo il caffè e mi era sempre stata proposta come bevanda amarissima, peggio del caffè, troppo eccitante. In realtà no, contiene mateina, simile alla caffeina, ma gli effetti, almeno per me sono diversi.

Il fratello di Fry vive a Buenos Aires e ha adottato la yerba mate nella sua vita. Così ho deciso di farmi spiegare da lui il corretto metodo di preparazione di un buon mate.
Lo scambio di battute, in chat, è stato questo.
Lui: "Se conoscete qualcuno che vive in Argentina e può spiegarvi per bene come si fa un buon mate siete a cavallo"
Io: "bhe io avrei una specie di cognato che vive lì.."
Lui: "Ottimo, potete chiedere a lui"
Io: ".... ehm saresti tu!"

Su Skype mi ha spiegato per bene come si fa.
Innanzitutto bisogna curare il mate, ovvero il contenitore in cui si berrà il mate. Questo vale solo per i contenitori porosi, come quello dell'immagine sopra (che poi è il contenitore tradizionale).

Si deve riempirlo di erba mate e acqua e lasciarlo riposare 24h. Poi si svuota e si ripete, usando pure la stessa yerba mate e si fa per qualche giorno. Io l'ho fatto per due giorni ma molti consigliano una settimana.

Passato questo periodo si può cominciare a gustare il mate.
Si riempie per 3/4 circa del suo volume il matero, si tappa con la zampa, si gira e si scuote. Tipo shaker, tipo Shakira, come volete dirlo ma si scuote. Nel rigirarlo però si esegue un movimento lento, in modo che il mate si disponga in una geometrica discesa e lasci una zona "vuota" in cui andare a inserire la bombilla. Si versa in quel buco, proprio accanto alla bombilla, un po' di acqua tiepida, non calda in modo che la yerba mate cominci a rilasciare il suo aroma nell'acqua.
Poi si versa l'acqua calda.
Calda ma non bollente, diciamo sugli 80°. Come fare a capire quando l'acqua raggiunge la temperatura giusta? Non si può. Io aspetto di sentire un mezzo rumorino di acqua che non bolle ma staquasiper.
Si versa l'acqua e una lieve schiumetta vi farà capire che il mate è pronto e potete berlo tramite la bombilla.
E' amaro? Un po' ma mai come il caffè. Quando cerco di bere il caffè senza zucchero mi vengono i conati di vomito, la yerba mate sa di the senza zucchero, the un po' più amaro. Bevete fino a sentire il classico rumore di "mate finito" e riversate sopra acqua calda. Io la riempio per tre volte circa, alla fine la yerba mate assorbe così tanta acqua che non c'è molta bevanda.

L'effetto che fa è davvero rinvigorente. Sveglia senza dare batticuore, da' energia per riprendere la giornata. E' un toccasana in questo caldo periodo in cui non hai voglia nemmeno di alzarti dal letto. Lo bevo al mattino mentre cazzeggio al pc prima del lavoro e in pausa pranzo quando sono a casa.
Giudizio? Promosso. Mi piace di più del caffè. Il problema è reperire la yerba mate.
Il primo pacco l'ho acquistato online insieme a matero e bombilla. Ho trovato una bottega equa e solidale che ne vende ma è brasiliana e il fratello di Fry mi ha spiegato che il sapore è un po' diverso perché ci sono solo le foglie e non anche i piccioli come per quella argentina. Vi saprò dire.
Intanto spero di essermi spiegata per benino e buon mate a tutti.

Canzone del giorno: L'estaca Lluis Llach

02 agosto 2012


Vorrei poter dire che non ho tempo per fare altre cose. Leggere, suonare, scrivere o rimettermi a studiare java. Un'oretta di tempo l'avrei anche, di sera. Ma sono così stanca che l'unica cosa che riesco a fare è cazzeggiare un po' sul web. Mi chiedo anche: come farei a cercarmi altro, con questi orari?
Sono un po' demoralizzata.

Ora, vado.