23 dicembre 2013

Il dramma del trasloco

Ci siamo fatti un paio di calcoli e le soluzioni erano due, scartata l'ipotesi di fare avanti e indietro con la macchina.
Potevamo noleggiare un furgone, farci il culo, spezzarci la schiena e spendere meno oppure pagare un traslocatore che facesse tutto per noi.

Io ho la schiena a pezzi solo facendo le scatole. Così abbiamo sentito un paio di traslocatori.
Per convenienza economica ho scelto una cooperativa bolognese, la quale mi aveva assicurato una tariffa (molto cheap a dire la verità). Così dico di no al primo e mi fiondo sui secondi.
Ci mettiamo d'accordo per lunedì 13 alle 8 finché stamane non mi arriva una email (tralaltro email scritte tutte con il caps lock, roba da farvi rizzare i peli sotto le ascelle!) in cui mi scrivono che non avevano capito che la merce doveva arrivare a Como, e il prezzo cambia.

Conoscendomi, data la mia pignoleria, gli ho sicuramente scritto la destinazione la prima volta, sul form del loro sito (di cui purtroppo non ho traccia). Li chiamo, con bestemmie scritte a chiare lettere nella mia testa dicendo loro che ero stata precisa nelle mie indicazioni. Non si scusa ma afferma che "non ci siamo capiti bene" e mi dice che mi manderà il nuovo preventivo.
E il nuovo preventivo è ovviamente più alto del preventivo del primo traslocatore.

Bestemmie a go go.

Torno a casa in pausa pranzo e chiamo il primo traslocatore, chiedendo scusa se ho fatto un po' di casino. E' sempre libero e disponibile.

Inoltre chiamo Mercatopoli, un negozio che vende roba usata e che tiene in deposito i tuoi oggetti finché non li vende, dandoti una percentuale sul ricavato, per sapere se potevano venire a ritirare il frigo in caso la proprietaria non lo volesse tenere in casa. Chiamo la proprietaria per sapere quando può passare a vedere se le garba il frigo e la libreria che ha costruito Fry, altrimenti dobbiamo smontarlo.

Chiamo mia mamma. Birba negli ultimi mesi ha avuto sempre delle infezioni all'orecchio che non guarivano. Finché da un esame più approfondito non hanno visto un polipo di cui hanno fatto una biopsia.

E' risultato essere un tumore, e ora devono asportarle il canale uditivo. Però è vecchietta, e ha il cuore che non va, quindi siamo spaventate. Per fortuna il 10/1 sono su a Torino, posso almeno salutarla, comunque vada poi l'intervento.
Spero non le capiti nulla, non ora, non così. Basta tumori. Ho perso due cani per via di un tumore, non posso pensare che tocchi anche a Birba.
No.

22 dicembre 2013

Su quel(l'altro) ramo del lago di Como

Finalmente posso scriverlo, dato che ho avvertito al lavoro e ormai non è più un segreto.
Stiamo per trasferirci in un'altra città.
E' andata così: Iolao è stato contattato da una recruiter che lo ha cercato per un lavoro oltre il confine svizzero, siamo andati al primo colloquio verso inizio ottobre.
Abbiamo aspettato.

Siamo andati al secondo colloquio, a fine ottobre.
Abbiamo aspettato.

Gli è stato chiesto di fare un powerpoint con i loro magheggi nonchiedetemicosa.
Abbiamo aspettato.

Ha fatto un ultimo colloquio telefonico.
Abbiamo aspettato.

Ah, tutti i colloqui erano in inglese.

Finché a inizio dicembre non lo hanno contattato, per un lavoro a tempo indeterminato con uno stipendio che in Italia è una favola, ma per gli Svizzeri del canton ticino è poca roba.

Inutile dirlo, comincia il 15 gennaio e stiamo correndo. Sabato scorso siamo andati a vedere un paio di case, ieri abbiamo firmato il contratto per una casa a parer mio favolosa. Bhe sì, ci sono delle cose da rivedere, ma il palazzo è costruito sulla roccia e abbiamo la vista sul lago e sul duomo.
A Como.

Inizialmente pensavamo di andare a Varese ma dopo aver sentito alcuni pareri ci siamo concentrati su Como. In effetti è carina, il lago è una cosa incredibile, non mi stupisce che Giorgio Clunei abbia deciso di prenderci 3 case (così ci ha detto l'agente immobiliare). Io l'ho detto a qualche collega, poi mi sono decisa a dirlo con dovuto anticipo anche alla mia responsabile. Tanto andrò via a fine gennaio/metà febbraio, ma ha apprezzato il fatto che glielo abbia detto già adesso. Non ve lo dico, sono felicissima.
Ci sono cose che mi fanno paura, Como è molto piccola, ma ci sono altre cose che mi galvanizzano (per esempio cambiare posto! Per esempio lasciare il mio lavoro!).
Sono dispiaciuta per altre cose, andarmene via vuol dire lasciare rapporti che piano piano stavo rinsaldando, nuove conoscenze che sarebbero potute diventare nel tempo ottime amicizie, colleghi a cui voglio bene.
Sono spaventata perché ho paura che non riusciremo a fare tutto entro il 15 gennaio, mi spiace perché starò per un mese da sola qui (per via del preavviso di questa casa).

In attesa di aggiornarvi vi lascio con una foto panoramica del lago!



04 dicembre 2013

Happy birthday

XIII carta delle minchiate fiorentine: La Morte.

Oggi è l'anniversario della morte di mio padre. 13 anni fa, alle 4 del mattino, il telefono squillava in casa Colombo. L'ospedale ci avvisava di andare lì, perché mio padre aveva avuto un altro attacco, e non ce l'aveva fatta.

Ieri i miei colleghi erano presi dall'installazione dei festoni di Natale, io in verità questo mese non lo amo. Un po' per quanto scritto sopra, un po' la famiglia che ti vuole vedere e te non hai voglia quindi ti senti in colpa, un po' per la gente che ti chiede cosa fai a capodanno quando tu vorresti solo stare a casina tua, con una copertina, del buon vino, il tuo fidanzato e un filmetto. E siamo solo a inizio mese!

Oggi visita, ultima visita prima di andare su a Torino dalla senologa. Trattasi di ecografia transvaginale, ovvero mentre fai conversazione con la dottoressa in posizione comoda (con le gambe all'aria e la patata al vento) lei, senza troppi complimenti, infila un gentilbastonediplastica mentre scandaglia l'interno della tua baginga. Tutto bene là sotto e anche se le mie cose sono in ritardo (da almeno una settimana direi) secondo la bagingologa il mio endometrio è ben lontano dal dare segni di vita, quindi tutti gli incazzi di questo ultimo periodo sono solo incazzi, niente sindrome premestruale.

Stanotte inoltre ho fatto un sogno brutto. E strano.

Esco da lavoro, dovrebbe essere sera ma è giorno. La mia collega Lisetta arriva in macchina,nel parcheggio di quell'orrendo capannone, con altra gente per chiedermi se mi va di uscire. Dico che non ho molta voglia (è la mia risposta di default anche al di fuori dal sogno). Prendo la mia macchina (nel sogno ho aggiustato la mia seicento dopo l'incidente mentre nella realtà io e Fry abbiamo una sola macchina) e sono sorpresa. C'è un mezzo ricordo dell'incidente della seicento, non ricordo ma a quanto pare l'ho aggiustata, per cui prendo la strada di casa ma c'è coda per la tangenziale/autostrada/strada così sbaglio uscita e quando ne vedo una esco in velocità ma la macchina non tiene le curve per cui dopo la seconda curva esco fuori strada, passo una sorta di muretto e finisco di sotto "volando" letteralmente giù con la macchina.
Non faccio in tempo a pensare a come fare per tirarmi fuori da quella situazione quand'ecco Fry. E' a torso nudo, probabilmente anche in mutande. Gli occhi rossi. Ha visibilmente freddo, è arrabbiato forse stanco. Chiedo come ha fatto a trovarmi in così breve tempo ma non so se mi risponde. Nello spiazzale dove la macchina è finita precipitando troviamo due turisti, una coppia di anziani signori. Ci chiedono dove possiamo trovare i "bagni oleosi" e io vedo un cartello bianco con scritta nera che indica la direzione per raggiungere i bagni oleosi. Quindi tutti e quattro ci mettiamo in marcia, io sono ancora sotto shock per l'incidente.

Oltre al sogno tante novità: un possibile trasferimento ma ancora non si sa niente, tempeste emotive ma quelle ce le teniamo, noia e devastante noia.

Canzone del giorno: Ballo in fa Diesis Minore Branduardi


23 novembre 2013

... sei nata paperina, che cosa ci vuoi far!

Perché non vorrei fare la spocchiosa, nella maniera più assoluta no. Ma senza falsa modestia, considerando tutte le foto di tattoo di papaveri che ho visto, questo è in assoluto il più bello:


e lo porto addosso con estrema fierezza.

18 novembre 2013

... e tu sei piccolina

E così è passata questa settimana, gli straordinari, il corso di tedesco che va a merda, l'apatia, la noia. Il desiderio di non fare null'altro che niente.
Avevo cominciato un libro, questo.

le mie bellissime formichine
Ma non riesco più a leggere. Ho come un mattone in testa che mi rende tutto più pesante. Lascio che la vita mi scorra addosso e non è da me, sempre presa in mille cose.
Sono molto stanca.

La vita in casa è però rallegrata da Diana, il nostro nuovo micetto. Lei e Maya sono due furie in casa, giocano lottando come dannate per poi dormire per ore.

Diana




Maya

Al lavoro la situazione è, come dire, penosa.

The Wall

Tant'è che mi sono fatta il mio muro del non pensiero. Ovvero ogni tanto ci appiccico su una canzone e me la canto mentalmente tutto il giorno tanto devo ripetere sempre sempre sempre le stesse cose.

Hanno assunto un ragazzotto nuovo, 22 anni, studente di psicologia, sveglio. Troppo sveglio; difatti dopo un mese ha dato forfait, e riprendono i colloqui.

Il corso di tedesco va male, non riesco a studiare, a impegnarmi. E già dalle prime lezioni mi rendo conto di quanto sia difficile, di quanto mi faccia sentire una cretina, ed è quella sensazione che detesto.

Domani vado a tingermi i capelli. Una mia amica mi ha chiesto se avevo voglia di farmi strapazzare il "bulbo" senza pagare, in quanto avrebbero dovuto fare un book fotografico o comunque un paio di foto di capelli fighi. Ho accettato a patto di avere capelli dal colore mattacchioso, e difatti me li faranno blu e verdi. Vedremo come sarà l'effetto finale.

Giovedì invece andrò a farmi un nuovo tatuaggio (sempre che la data mi venga confermata). La scelta è stata quella di un fiore di papavero.
Potrebbero esserci mille e uno motivi per cui ho scelto questo fiore invece della più indicata, almeno per me, pianta carnivora.
Ho viaggiato spesso in questi anni, spesso in treno, tantissimo in treno. Il papavero era il fiore che più spesso vedevo dal finestrino: dolci macchiette rosse che coloravano prati anonimi ai lati della ferrovia. Mi metteva una certa allegria vederli, era come un appuntamento atteso. I papaveri annunciavano l'estate, calzoncini corti (non per me che non scopro mai le gambe), le ferie, il caldo, il bel tempo.
Ma i papaveri sono soprattutto fiori che troppo spesso si danno per scontati, non se ne percepisce la bellezza perché sono un po' sgualciti, quasi sciupati. Eppure a vederli bene non si può non rimanerne affascinati. Crescono nel niente, fioriscono nel niente, e nessuno li guarda. Ma loro sono lì, e ci saranno anche l'anno prossimo.
Mi sento un po' papavero. Assolutamente mediocre, la mia bellezza è nascosta e passa inosservata. Magari sono un po' sgualcita ma mi sento di colorare la vita delle persone che mi circondano. Se anche fosse di poco però è importante.

Una volta scelto l'artista, questa volta non la mia tatuatrice di Torino, ma un ragazzotto di Bologna, sono andata a parlargli.

Quando ero piccola per farti un tatuaggio, almeno da quanto mi hanno raccontato, entravi nello studio di un tatuatore, sfogliavi il loro book di tattoo per lo più tribali e prendevi un appuntamento.
Da che ne so ora, invece, si parte da un'idea che si sviluppa insieme. Quindi ci va del tempo.
Il tatuatore prepara un disegno, te lo mostra, lo riaggiusta in seguito alle indicazioni. Ma in genere quando vai da un artista ci vai perché ti piace il suo stile.
Anche se con un po' di remore vi faccio vedere il disegno che mi ha inviato (me ne ha inviati due e ho scelto questo proprio perché ha i petali più sgualciti e mi rappresenta meglio):

Ho tante altre idee per i prossimi tatuaggi, così tante che forse dovrei fermarmi un attimo. Per esempio mi piacerebbe continuare la storia del teschio sul braccio destro, che non è una storia ma lo diventerà. E allora sì che ci saranno camaleonti, insetti, piante carnivore e altre bestioline. Per ora però basta, è tanto che non scrivo e alla fine le cose da scrivere diventano così tante che non me le ricordo più.


Canzone del giorno: Non portarmi via il nome Samuele Bersani

30 ottobre 2013

A volte ritornano

Ieri mi è arrivato il referto della risonanza magnetica fatta lunedì 21/10 a Monselice (PD). Pare sia tutto ok, ma il tessuto è un po' più concentrato sulla mammella destra, dove ho avuto il tumore.
Questo mi porta comunque un po' di preoccupazione. So che purtroppo sono problemi che tornano. E' difficile averli e passare tutta la vita sereni e tranquilli.
Mi ricordo quando ero piccola e mi ero letta la mano, e ci avevo visto che sarei morta a 40 anni. Sìsì, lo so, ma chi ci crede. Però ho 32 anni e 3 tumori alle spalle, l'ultimo in particolare piccolo e insignificante ma il più rognoso e subdolo.

Questa notte ho sognato di avere molti scarafaggi in casa. A un certo punto ne passa uno gigante, ma grosso proprio, delle dimensioni di un gatto. E, a parte le sei zampe e il culone da formica, in effetti ha la testa da gatto. Lo prendo a bastonate ma non muore. Quando però gli si stacca il culone rimane solo la parte di gatto e mi sento enormemente in colpa perché sento di aver fatto qualcosa di sbagliato.

Ah, da stasera avremo una nuova inquilina in casa: Diana. E' una micetta di due mesi e mezzo che qualche figlio di troia ha abbandonato. Ma con noi e Maya starà bene.

Canzone del giorno: Creep Radiohead

15 ottobre 2013

Mi sono un attimo persa, e mentre mi perdevo tante cose sono accadute.

E' un mese che non scrivo, sono successe tante cose. Roccio si è fidanzato, e da allora l'ho sentito solo un paio di volte. Lo immaginavo, anche se confesso mi dispiace.

Io ho proseguito col secondo livello del corso di falconeria. Sono decisamente in dubbio per quanto riguarda prendere un falco o meno, soprattutto dopo che ho visto eviscerare i pulcini di un giorno. E penso "Mioddio ma se non riesco a pensare a come uccidono le bestie per farne cibo per noi, come posso eviscerare un pulcino anche se già morto?"

Inoltre un gheppio e un barbagianni mi hanno cagato addosso ma si sa, porta bene e poi sono i rischi del mestiere!

Ho cominciato ieri un corso di tedesco, sono abbastanza presa per questa cosa e spero che l'entusiasmo non passi facilmente come per il resto delle cose della mia vita.
A volte ho l'impressione di cominciare così tante cose perché non so cosa mi piaccia realmente e allora le provo tutte, e se non ho portato ancora a termine niente vuol dire che quelle cose non mi interessavano realmente.

Quindi questo weekend sono stata a Treviso. Vi ricordate della mia collega che era arrivata da Treviso sperando in un posto fisso e in tante altre cose? Quella che poi se n'era andata perché hanno fatto di tutto per farla andare via? Bene, le avevo promesso che al prossimo corso di falconeria sarei stata da lei a trovarla. E difatti così è stato: sono salita sabato pomeriggio dopo il lavoro, siamo andati a fare un aperitivo con un botto di gente ed è accaduta una cosa strana, ovvero non mi sono sentita a disagio.

Al lavoro è un continuo andare peggio, hanno preso una ragazza nuova che dopo una settimana e mezza, capito l'andazzo, se n'è andata. Io sono il nuovo oggetto di mira dei pettegolezzi dall'alto, cosa che mi ha fatto rimanere un po' male ma poi, fottesega, ho lasciato che parlassero.

Io spero in una nuova vita, con Fry, con Maya, qualcosa di diverso, magari lontano da qui. Ecco perché ho cominciato questo corso di tedesco. Nessuno mi porterà a Berlino, dovrò andarci io. E se non fosse a Berlino va bene da qualche parte, mi sento già inchiodata in questo posto.

Vi posterò a breve (per i miei nuovi tempi) le foto del corso di falconeria, di Treviso e vi terrò aggiornati.

Dopo una trafila impossibile ho una risonanza magnetica lunedì, in provincia di Padova. Spero di non spaccarmi troppo la minchia.

Canzone del giorno: Somebody to Love Jefferson Airplane


Mi rendo conto di non essere stata molto entusiasta nello scrivere e vorrei riprendere a raccontarvi tutti i miei cazzi e scazzi. con un pochetto più di brio. E' una promessa, soprattutto verso me stessa. Mi piace scrivere in questo blog, è una specie di diario ed è tutto mio.

E ora qualche anteprima del weekend!



club sandwitch vegetariano. mmm buono


e la falconeria!

vi presento Cicero, il maialino (ino ino) vietnamita che ci ha tenuto compagnia tutto il tempo




sì mi sono proprio innamorata!


ecco il gheppio che mi ha regalato gli schizzi bianchi sui pantaloni!

Cico (o Lola) non li distinguo. Lui invece ha fatto cascare il pulcino eviscerato sui miei pantaloni regalandomi succo di pulcino di un giorno spalmato ovunque. E anche la popò, ovviamente :)
Pronta a farmi male per costruire i geti

Ci siamo! E non vedo l'ora che arrivi il terzo livello!

scusate il faccino ma ero stanca. Eccomi con Deva (o Barone? dalla foto non si capisce!)

qui dormo!

ecco Adele, la dolcissima asinella che mi ha masticato la tracolla della borsa della macchina fotografica!

22 settembre 2013

Tutto apposto, dicono.

Sono stata a Torino questo weekend. Con la scusa della mia visita annuale ho rivisto amici, fatto cose, anche se come al solito non sono riuscita a fare tutto.

Chiedo scusa se non ho avvisato tutti, se non sono riuscita a salutare tutti, ad abbracciare le persone che avrei voluto.

Sono sul treno sulla via del ritorno e sto sfruttando la connessione ballerina (ma gratuita) di frecciarossa.

Vi racconterò di un po' di cose buffe e cose meno buffe di questo weekend, come sempre, intensissimo.

Giovedì sera sono arrivata a Torino, ho deciso di tornare da mia mamma col taxi. E' vero sono arrivata solo alle 22.30 ma l'idea di prendere il bus con lo zaino pienissimo (sono riuscita a farci stare il netbook, la reflex, i vestiti e i trucchi), fare il pezzo a piedi, non capire nemmeno quali sono i nuovi percorsi dei bus mi ha fatto desistere. Pigrizia, si chiama.

Così becco un taxista, fuori dalla nuovissima e molto nordeuropea stazione di Torino Porta Susa, un omino senza denti di cui non capisco mezza parola e chiedo "Ha il bancomat?"
"Sì, venga pure"

Ovviamente la strada dove vive mia mamma non la conosce nessuno. Per cui indico una piazza lì vicino (Piazza Sòfia, ma i torinesi la chiamano Piazza Sofìa: mi chiedo sempre se fosse cambiato qualcosa con l'accento sul nome) in modo da potergli dare almeno un'indicazione.
Mi parla del tempo, della nebbia. Del fresco di questi giorni. Mi piace Torino. Di notte è ancora più bella. Passo sulla Dora, vedo i palazzi cambiare colore a seconda della luce dei lampioni. Le rotaie del tram. L'aria fresca e frizzante.

Passo davanti a luoghi conosciuti, i cui nomi non si trovano sulle cartine. Provate a cercare il Rondò della Forca. I torinesi, come i berlinesi, amano ribattezzare i luoghi.
Me ne sono accorta la prima volta da piccina quando cercavo, su Tuttocittà, Piazza D'Armi.

Arrivo da mia mamma, pago. Il signore ha uno spiccato accento Torinese ma è del Sud, o ha origini del Sud, come tutti qui, del resto. Glielo leggo nei tratti e nei modi di fare.

Salgo saluto e i cani mi accolgono. Birba è invecchiata tantissimo ma stavolta mi riconosce. Anche Poldo sta invecchiando: ha ormai 10 anni e il musetto comincia ad avere i primi peli bianchi.

Vado a riposare perché l'indomani mattina dovrò attraversare la città per andare in ospedale.

In genere vado da sola alle visite. Semmai accompagnata da Fry. Per me è una cosa privata e personale e difficilmente voglio condividerla. Quando avevo 16 anni alle visite importanti preferivo avere degli amici che la mia famiglia. Non è per cattiveria, ma mia mamma è ansiogena in un modo che non potete capire. La maggior parte delle volte vado da sola, ma stavolta ho chiesto a mia mamma di accompagnarmi. E' una delle regole sociali più difficili da accettare per me: ogni tanto è necessario rendere felice qualcuno con piccoli gesti che magari non ci piacciono molto. Così ci siamo avviate.

Arrivare lì non è stato difficile, ora la metro ci passa e dalla stazione di Torino Porta Nuova è un attimo. Quando mi siedo in attesa, una dottoressa mi chiama. Si presenta: "Ciao, sono xyz, sostituisco il dottor. Brignar****o."
Panico.

Sono 12 anni che mi visita lui, e solo lui. L'unico medico ad oggi di cui mi fido. E ora?

La prima cosa che faccio è chiedere se sta bene. "Sìsì, sta benissimo!"
Fiù. Meno male. Il mio medico è come Piero Angela, non può morire o ammalarsi.

Comincia col vedere i miei referti e a farmi domande: per esempio chi mi ha operata (era il 2009 e non ho certo chiesto il nome del chirurgo quando sono entrata in sala operatoria), e domanda fatidica - se per caso un senologo mi segue.

Uhm, no.

Guarda i miei esami, vanno bene: sono tutti perfetti, anche le analisi del sangue. Per la prima volta da quando faccio prelievi oserei dire.

Comincia a dirmi che è importante che io veda un senologo. Le spiego di averne visto uno poco dopo tutta la faccenda, uno di Prato il quale ha chiuso la faccenda dichiarandomi guarita, di continuare a prendere il Tamoxifene per 5 anni in totale e di non pensarci più.

Aggrotta la fronte.

Ha capito che tipo di persona sono, devo dargliene atto. Oltre a essere pigra, sono stanca di ospedali e visite e sono certa che trovare una persona che riesca a fare un merge di tutti i dati che gli fornirò sarà oltremodo impensabile. Scoraggiata, forse.

Così dice che vuole informarsi lei sulle strutture presenti. Anche a Bologna se necessario. Dico che non importa, che posso prendere ferie un giorno l'anno per tornare su, così chiama la Breast Unit a Torino e parla davanti a me con la dottoressa che gestisce questa sorta di struttura. Sento che vogliono addirittura vedermi lunedì perché farmi aspettare un anno (un altro anno) non è il caso. Sono quasi pronta già a chiamare la mia responsabile per chiederle un altro giorno quando la dottoressa dice che non è il caso, chiude la chiamata e mi spiega.

Dice che è inutile vedermi senza degli esami sottomano: serve un altro prelievo per i marker tumorali, una risonanza magnetica al seno, un'ecografia del basso addome, un'ecografia transvaginale e una visita ginecologica.

Porcatroia, penso: altri esami, altri permessi... un altro prelievo! E poi prenotare la visita al seno, che sarà circa a gennaio-febbraio

Mi rendo conto di aver preso sottogamba questa cosa: alla fine è sempre un tumore. Piccolo, al primo stadio, curato chirurgicamente ma sempre un tumore al seno duttale infiltrante (in situ) rilevato a 29 anni. Da giovanissima. Con alto rischio di recidiva.

Quindi dopo l'iniziale spavento ho provato quello strano senso di rassegnazione: è questa la mia vita. Trascorsa relativamente tranquilla, ma sempre con l'ansia di questo fantasma appostato dietro l'angolo, il tumore.

Respiro, penso a organizzare le prossime giornate per essere efficiente e organizzare tutto. Lunedì chiamo il medico e mi faccio fare le impegnative, poi il pomeriggio le ritiro e vado in farmacia a prenotare gli esami. Quando ho le tempistiche chiamo la dottoressa della Breast Unit e prenoto la visita da loro. E infine vado dalla mia responsabile a chiedere tutti i permessi.

A mia mamma (ricordate? la donna ansia) non ho detto niente: mi avrebbe agitata.

Ora ci vuole poco, un altro passettino. Del resto sono stupide analisi. Fino a che è solo quello, non c'è niente da temere.

Fino a qui, tutto bene.

15 settembre 2013

Le mie analisi

Ho appena terminato il mio periodo delle analisi (sangue, ecografie, ecc) e devo dire che è tutto a posto. Stranamente anche le analisi del sangue per la prima volt da quando ho 18 anni, sono perfette. Con T4, T3 e FSH nella norma. Non ricordo analisi del sangue così semiperfette (tranne valori lievemente bassi di emoglobina ed eritrocina). Potrebbe essere merito della variazione del dosaggio delle pastiglie del mio endocrinologo? Può darsi, ma quando ho fatto le scorse analisi erano già diversi mesi che prendevo il nuovo dosaggio. Chissà se è l'aver smesso di mangiare carne? Bha.

In ogni caso tutto ok, e di questo dovrei gioire se non fosse che sto passando una giornata di merda.
Ma andiamo con ordine.

Tra le mie innumerevoli passioni ci sono le piante carnivore. E' una vita che non vado a un meeting annuale di appassionati, col terrore di non riuscire a intrecciare rapporti e la paura di trovarmi a disagio e fuori luogo.
Questo weekend c'è stato il meeting annuale, nella splendida cornice di Viareggio.

Torno indietro di una settimana. Lo scorso sabato avrei avuto un provino a Cologno Monzese per una particina in un telefilm comico (conoscete Maccio Capatonda? Ecco, il telefilm Mario, che va in onda su MTV). Sapevo benissimo che non avrei avuto a) nessuna speranza, b)modo di accettare in caso di esito positivo. Lasciare un lavoro con contratto a due anni, per quanto schifoso, per un lavoro sottopagato per due mesi è un po' una follia che potrei permettermi a 18 anni vivendo con mia madre, ma non a 32 vivendo da sola.

Ci volevo andare per curiosità, per mettermi in gioco, per fare qualcosa di diverso. Parlandone con Fry però ho pensato che saremmo dovuti stare in coda tutto il giorno. Ne sarebbe valsa la pena? Inoltre, gli specificai, ci sono tante cose che vorrei fare questo mese, per esempio la settimana successiva ci sarebbe stato il meeting di piante a Viareggio. Saremmo potuti andare domenica (perché sabato mattina ho lavorato), passare un paio d'ore a rifarmi gli occhi sulle piante e poi fare un giro a Lucca insieme, che è tanto carina.
Bella idea vero? Fino a qui nessuna obiezione, anzi.

Sapendo che a Fry stressano molto queste cose ho cercato di non pressarlo durante la settimana chiedendo dettagli, orario della partenza, ecc (stressando in questo caso me, ma cos'altro avrei potuto fare?)

Sabato mattina prima di uscire di casa mi azzardo a dire, sinceramente felice, "Che bello, domani andiamo a vedere le piantine!" e mi sono sentita rispondere "Ma è proprio vitale andarci?"
"Perché, non ti va?"
"Non molto"

Vado al lavoro con le lacrime agli occhi, sembrerà una cavolata ma ci tenevo. Se avessi saputo prima che non gli andava, mi sarei organizzata diversamente, per esempio andando sabato pomeriggio a Firenze e cercando un passaggio, o andando direttamente a Viareggio in treno e dormire lì sabato per avere più tempo (il viaggio in treno prevede 3 ore). Al lavoro sono stata sulle mie, cercando di farmi passare la rabbia e alla fine un po' ci sono riuscita. Mi sono messa l'anima in pace, come si suol dire, ormai ero sicura di non andare, mi sono detta pazienza, ho fatto un grosso sospiro e anche se mi spiaceva non andare ero comunque rassegnata all'idea.

Ieri pomeriggio andiamo a fare un po' di spesa, quando a un certo punto Fry mi dice "domani quando vorresti partire?"
"di mattina!"

Diciamo così mi illumino di nuovo. Parto col trip, che bello vedo le piante, che bello vedo i miei amici carnivorofili.

Ma pochi minuti più tardi mi dice ancora che non se la sente. E sono di nuovo arrabbiata, triste, ecc

Così stamane mi sveglio che non so se prepararmi, farmi la doccia, quando alzarmi. Ha senso alzarmi presto? Ha senso truccarmi?

Mi metto al computer a fare altro e non se ne parla più, ormai sono convinta che non si parta più. Dobbiamo andare a prendere i rovi per gli insetti stecco, è tardi, sono un po' stressata per tutta la faccenda.
E mi sento dire "Se vuoi dopo aver preso i rovi possiamo partire".

Ecco, sbotto. Mi metto a piangere, sono assolutamente nervosa quasi ai miei massimi livelli.

E dopo una mattina in lacrime, più per il nervoso di non riuscire a programmare niente che per tutto il resto, prendo una decisione irrevocabile.

Il mio più grande errore con i miei compagni è considerarli un'estensione di me. Io ho tante passioni, tante, troppe. E' dura starmi dietro e non è detto che le persone che ho accanto desiderino fare le stesse cose che voglio fare io. Fare queste cose richiede un dispendio di energie, tempo e soldi. E posso capire che se non se ne ha l'interesse diventa difficile.

Dato che non posso fare affidamento su Fry per fare queste cose, per sue difficoltà personali, mancanza di interesse, impossibilità a programmare le cose, decido, e lo scrivo per ricordarmelo, di considerare sempre la mia vita come la mia vita. Di organizzarmi da sola per fare le cose che mi piacciono. E che eventualmente se vuole venire anche lui sono ben contenta, ma dovrà aggregarsi alla mia modalità. Se vuole si potranno riarrangiare delle cose (variare il programma in funzione dell'essere in due - come mi era parso di aver già fatto per il meeting. Non passare ovvero tutto il giorno lì perché so che può essere pesante, ma fare un giro da qualche altra parte) ma per il resto queste sono cose mie, alle quali (dato che non richiedono un pesante impegno da parte di entrambi - se decido di andare da sola) non è giusto che io rinunci. Abbiamo tutte le sere da passare insieme, tanti weekend, tanti giorni festivi. E ci sono delle cose che desidero fare.

Perché se voi pensate di avere tempo, o di avere un'altra possibilità, mi spiace. Io non sono di quell'idea.

05 settembre 2013

Le mie figure di merda

Dato che nel bagno delle donne, al lavoro, in questi giorni manca l'asciugamano, dopo aver fatto pipì mi sono recata al bagno degli uomini per lavarmi le zampe e asciugarmi le mani.

Sento un pisciolìo forte d'acqua, tant'è che penso che qualcuno abbia lasciato il rubinetto aperto. Solo che i rubinetti sono a destra e sono chiusi.

Mi giro verso sinistra dove ci sono i bagni e vedo la porta di un bagno aperta con il megacapo dentro che piscia tranquillamente, dandomi le spalle. Ovviamente appena vista la scena scappo senza tornare indietro.

Ma che imbarazzo!

30 agosto 2013

Cercolavoro

Sono in cerca di lavoro. Da più di un anno, da quando sono entrata a lavorare qui. Non ci sto dietro con gli orari.
Ho sempre creduto che il tempo fosse la cosa più importante e preziosa e me lo sto facendo rubare tutto in cambio di denaro.

Cercare un lavoro mentre stai lavorando (full time e con turni spezzati) è più complicato di quanto pensiate. Purtroppo il 90% degli annunci in cui non si richiede esperienza riguardano venditori porta a porta.
Lo si può dedurre da poche semplici informazioni:
 - richiedono gente dinamica e promettono un'azienda dinamica
 - cercano persone anche alla prima esperienza
 - in genere quando siete contattati telefonicamente chiedono di portare un curriculum con voi (cosa strana dato che glielo avete spedito)

Quando arrivate lì spesso vi fanno accomodare e compilare un foglio in cui scrivete i vostri dati, che la segretaria appunta insieme al vostro curriculum appena portato. E notate che c'è altra gente a fare il colloquio, il numero è variabile da 3 a 6 persone oltre voi.
Avete l'impressione che tutto sia raffazzonato, messo lì solo per darvi l'illusione di essere fissi in quella sede: magari c'è anche un acquario ma ha i cavi per le luci un po' volanti, sul campanello c'è il nome attaccato con lo scotch e scritto col pennarello.

Il colloquio è qualcosa di mistico. Fanno parte di una grande azienda, hanno tanti clienti, il lavoro è vario. Con queste tre cose riescono a produrre periodi più o meno lunghi pieni di niente. Dopo 15 minuti di parlare senza dire nulla mettono un freno: "Il lavoro è vario e complesso, la invito a venire domani per una giornata di prova".

Questa è la prova definitiva. Si tratta di un lavoro porta a porta, vi faranno scorrazzare per la città (se siete fortunati la vostra, altrimenti chissà dove vi portano) con uno che fa questo lavoro da anni, dice, che guadagna un botto, dice e se decidete di entrare nel loro grande mondo avrete possibilità di carriera. Dice.

Che poi, mica si può sperare di lavorare e guadagnare subito? Questo è il nuovo mondo dinamico e giovane del lavoro. Tu ti fai il culo, e qualcuno sopra di te ci guadagna. Finché non sali tu di livello, e forse lì hai qualche speranza. Ma se si chiama sistema piramidale un motivo c'è. Alla base c'è la manovalanza, e si tratta di un sacco di gente. Man mano che vai su, ce n'è sempre meno.

Per fortuna non ci sono mai cascata: non ho mai fatto la giornata di prova (benedettosiainternet) perché google mi ha messa in guardia dai vari finti nomi di aziende di facciata.

Per tornare al discorso principale, cerco lavoro.
Ma devo centellinare i miei permessi quindi mi tocca escludere qualche annuncio, sperare che non si tratti della solita fregatura (vedi sopra). Al lavoro sono impossibilitata a rispondere al telefono e quando provo a richiamare spesso trovo un numero sconosciuto, o di un centralino impossibile da richiamare. Insomma spero nella buona sorte.

Ad oggi ho ottenuto un solo colloquio che potrebbe andare. Sono andata anche al secondo appuntamento.


Il primo colloquio è stato un test attitudinale con annesso un test di logica. Quando ho riconsegnato il mio foglio ho scoperto che il tizio che ci aveva consegnato i test era di Torino (l'azienda è di Venezia) ed è stato volontario all'UGI come me.

Il secondo colloquio è stato suddiviso in due parti: colloquio di gruppo e colloquio individuale.

Il colloquio di gruppo è una sorta di gruppo di alcolisti anonimi sotto falso nome.
"Ciao, mi chiamo Carla"
in coro: "Ciao Carla"
"Sto cercando un altro lavoro"
e via discorrendo.

Dopodiché il simpatico animatore (ovvero il detentore del potere di un + o un - accanto al tuo nome) fa partire una discussione. Presa a caso da internet.
Meglio, da una app che mostra le prime notizie del giorno.
Tema della discussione: "Fisco: secondo la UIL con la Service tax si risparmieranno in media 145 euro a famiglia".

Ci guardiamo. E cominciamo a parlare a ruota. L'unico fanciullo sostiene che sembra si tratti di una scontistica. Ribatto dicendo che in effetti pare una promozione. E poi che media sarebbe? Dove prendono i dati? Chi ha 5 case risparmia? Chi ne ha una sola ci perde?

E' importante in queste cose non stare zitti. Di' una cazzata ma dilla. Il non avere opinione in merito è forse peggio che dire una stronzata. Difatti le persone che sono state zitte poi hanno dovuto giustificare il loro silenzio; "io non mi interesso di politica" non è una bella roba da dire.

Comunque sono in attesa di una risposta. Con questo lavoro ci andrei a perdere in fatto di soldi, ma a guadagnare col tempo. Trattasi infatti di un lavoro 16-22 da lunedì a venerdì + un sabato a rotazione al mese. E avrei tempo. Per un corso, per cercare altro, per qualsiasi cosa.

Poi diciamocelo, sto parecchio male qui. Quasi ogni mattina ho il magone ad entrare in quel posto.
Per dirvene una: sabato sera stiamo organizzando per una cena coi colleghi. Fry mi dice "Ma non li vedi già abbastanza?" - domani infatti lavoriamo 10 ore.

"Sì" rispondo "ma non ci parlo quasi mai, non posso parlarci, non so quasi niente di loro. E' un lavoro alienante che mi impedisce di socializzare e sono ben contenta di scoprire cosa fanno oltre a lavorare lì".

Pensateci.

P.s. Ho ricevuto frasi di stima per la discussione avuta su facebook che potete vedere un paio di post in là. Sono contenta, per me è un enorme passo.

E una notizia strepitosa. Un amico (di sventure, come si suol dire) scrive un libro e mi ha chiesto se posso leggergli le bozze. Mi sono emozionata a leggere la mail, so che probabilmente è una cosa stupida ma per un attimo mi sono sentita importante.

21 agosto 2013

Il dilemma dell'(ex)onnivoro

E' un bel po' che non scrivo. Vorrei raccontarvi delle cose viste in Provenza ma confesso di non avere ancora sistemato le foto e non ho nemmeno fatto ordine nella testa, per ricordarmi e descrivervi i posti in cui ho mangiato.

Per la prima volta ho trovato serie difficoltà a trovare cibo senza carne. In alcuni posti avrei potuto mangiare solo insalatine e all'estero la pasta è quasi tutta con carne. Sono riuscita a trovare però qualche posto che mi ha accontentata parecchio. Che poi si fa difficoltà, ma penso sia una cosa dell'inizio. Quando pensi "ma io questo non lo posso mangiare" - e piano piano sostituisci il "posso" con "voglio" così la frase assume tutt'altro significato.

Per dirvene una, i miei colleghi stanno organizzando una cena e stavano decidendo per un posto dove fanno solo grigliate. Solo grigliate di carne.

Forse potevo stare zitta, non lo so, ma m'è venuto spontaneo dire "il posto giusto per me!", in tono ironico.
Così ho dovuto confessare di non mangiare più carne, e alla fine mi chiedono anche di suggerire un posto in cui mangiare.
Detto tra noi a questo punto vorrei anche evitare di andare, ma è un cane che si morde la coda. Più io dico che non fa niente se manco una volta, più insistono. E non che non mi faccia piacere. Solo che se non l'avessi detto forse come l'altra volta mi sarei arrangiata. Di sicuro un po' di insalata d'accompagnamento ce l'avranno per la carne, no?

Io e Fry siamo andati a mangiare alla festa dell'unità. Gli unici due piatti che ho trovato senza carne sono state le patatine fritte e il friggione.
Forse dobbiamo interrogarci se davvero serve mangiare tutta questa carne.

Ovvio che finché ti dici "io mangio poca carne" non ti rendi conto di quanta ne mangi, e di quanta te ne propongono. Facciamo un esempio:

Mi invitano a cena e io sto cercando di mangiare meno carne. Come primo piatto mi presentano tagliatelle al ragù (tipiche del resto) e poi tigelle e crescentine con affettati. Io mangio meno carne ma non ho smesso, quindi come posso centellinarla? La mangio, ma domani andrà meglio.
Ordino il pasto alla mensa dell'azienda. Come primo prendo una carbonara con panna, come secondo una fettina di maiale e un contorno di verdure. Ok c'è anche qui la carne ma non me la sono mica vietata.

Facciamo un esempio diverso: mi invitano a cena e mi chiedono se c'è qualcosa che non posso mangiare. Dico che sono vegetariana. Sono sicura che ci sarà almeno un piatto per me (dopo la domanda che, a quanto pare è un must "ma il pesce lo mangi?").
Decido quindi di non mangiare più carne e quando ordino alla mensa faccio molta attenzione che almeno il primo non abbia carne. Il secondo in genere lo mangia Fry.

Nel primo caso io ho mangiato tanta carne (ed è quello che facevo notare a Fry in quanto lui era convinto che mangiassimo pochissima carne, però si è accorto che la mangiamo in realtà tutti i giorni), nel secondo nisba.

E difficile, almeno per me, abituata a tutti i sapori, passare accanto a una trattoria da cui fuoriesce odore di frittura di pesce, ma proprio per questo è una scelta consapevole anche se non sempre facile.

Canzone del giorno (e del periodo): Madness Muse




Sì, a settembre andrò a Torino. Sì, ci sarà una tatto convention. Sì, penso proprio che mi farò disegnare qualcosa di indelebile sulla pelle. Sì, non so ancora cosa :)

31 luglio 2013

Lavanda's trip

Non ho sponsorizzato molto questo viaggio in Provenza. Non quanto avevo sponsorizzato il viaggio a Berlino per lo meno.
E' che fino a poco prima di partire non ci eravamo organizzati molto bene, ancora non sapevamo bene le tappe, l'idea di un viaggio on the road da una parte mi elettrizzava, dall'altra mi spaventava.

Per il racconto di questo viaggio non ho tenuto un diario come quello di Berlino. Per cui mi baserò sui ricordi (ahi ahi ahi). Se tralascio qualcosa spero che non sia nulla di importante.
La Provenza è un viaggio di sensazioni, colori e profumi, che non può essere schematizzato giorno per giorno come può essere il viaggio in una qualsiasi capitale europea.
Amo viaggiare, sentire odori e sapori diversi, lingue diverse, calpestare suoli sconosciuti.
Il nostro viaggio è stato di circa 2000 km. Siamo partiti da Bologna e con varie tappe abbiamo cercato di vedere quanto più possibile, lasciandoci gli ultimi due-tre giorni di relax nel primo posto in cui abbiamo pernottato (siamo stati ipnotizzati dalla bellezza di questo paesino, e abbiamo deciso di tornarci).
Inutile dire che i primi giorni sono stati meravigliosi, pieni di cuoricini.
"Ops, ho messo male il picchetto"
"Oh, non importa tesorino, ora lo metto io"

Mentre dal terzo/quarto giorno l'andazzo è stato questo:
"Cazzo il picchetto, ti avevo detto di non metterlo così"
"Mi sgridi sempre"
"Mi fai sentire una stupida!"

E così via. Considerate che Fry non guidava in autostrade larghe e comode, ma spesso erano stradine di montagna. Inoltre al rientro abbiamo appurato che la gatta di Iolao (che stava da sua mamma) ha avuto un crollo dei reni ed è venuta a mancare proprio quando stavamo tornando a casa. In più io dormivo poco perché mi svegliavo a causa dei crampi alla schiena. No, gli sleeping bed della Quetchua non sono l'ideale se soffri di lombosciatalgia.

Inoltre ho appurato le prime difficoltà del non mangiare carne in viaggio all'estero e ho mantenuto questa promessa (fatta da poco tralaltro) con grande fatica. Soprattutto al pensiero dell'eventualità di poter assaggiare piatti di carne che non avrei mai più trovato. Ma mi sono convinta col solo pensiero che le scelte non sempre sono facili. Anche spostarmi e trasferirmi qui non è stato facile, non è facile lavorare dove lavoro, non sono facili tante cose ma alcune di queste le scegliamo perché la nostra morale ci detta così.

Lasciando perdere la paternale, era solo per comunicarvi che questo sarà anche un viaggio culinario, in cui l'odore della lavanda e il profumo del mare (ma anche le zanzare delle paludi) ci accompagneranno tanto quanto i formaggi francesi, le bistecche di toro della Camargue, i vini bianchi.
Sorpresi dal fatto che in Provenza (per cui penso anche nel resto della Francia) se chiedete una birra piccola vi danno la 125 ml (hanno anche le bottigliette), la loro media corrisponde alla nostra piccola e la loro grande corrisponde alla nostra media, dobbiamo però ammettere che il vino della casa è buono, la gente cortese e ospitale, e la benzina costa meno che qui (in particolare il Gasolio costa in media 1.40 al lt contro i nostri 1.67). E' stata in assoluto la vacanza più costosa mai affrontata perché abbiamo mangiato sempre in ristoranti, ma volevo che fosse del tutto senza pensieri, per staccare davvero. Inoltre grazie alle 14esime e alla mia liquidazione (per rinnovo contratto) ce lo siamo potuti permettere.
Prima di partire (tenda, sleeping bed, stuoie, seggiole). Portare le seggioline da campeggio è stata un'ottima scelta dato che in Corsica senza quelle non sapevamo dove poterci poggiare ed eravamo costretti a sederci sempre in macchina:


Quest'anno siamo partiti anche con un binocolo (rivelatosi poi essenziale) e un micropannello solare (rivelatosi invece essenzialmente inutile):




Ecco i campeggi a cui ci siamo appoggiati e il viaggio intrapreso (senza contare i km che facevamo per visitare questo o quell'altro posto mantenendo la nostra base al campeggio).


Visualizzazione ingrandita della mappa

Da Bologna siamo partiti alla volta di Castellane, dolce paesino sugli 800 mt di altitudine e dove ci siamo appoggiati al Camping Notre Dame. Il personale è delizioso, il posto auto, con tenda, per due persone ed elettricità costa 23,50 euro. A seconda del posto che vi danno ovviamente è più o meno comodo. Alcune piazzole danno su una strada mediamente trafficata e al mattino potreste venire svegliati di soprassalto da un quad che sfreccia incurante dei limiti. I bagni hanno la carta igienica e sono molto puliti.

Il giorno dopo abbiamo sbaraccato e siamo andati al camping Le colorado, il preferito da Fry (io non lo amavo, la postazione poteva essere raggiunta solo attraverso una salita devastante ed eravamo distanti dal paese mentre a Castellane, in 10 minuti a piedi raggiungevamo il centro abitato). Costo, senza elettricità, 23 euro. I bagni non hanno carta igienica.
Nonostante tutto il voto è positivo perché il personale è gentile e al bar la gente è sempre sorridente (e la sera talvolta ubriaca).

Il giorno dopo, passando per il Luberon e per i campi di lavanda, siamo arrivati nella Camargue, regione di fenicotteri rosa, cavalli selvatici e tori. L'idea era di andare al camping Le petite Camargue ma arrivati lì ci hanno detto che non avevano posto. E che andando comunque verso le Grau du Roi e L'espiguette, avremmo trovato altri campeggi. Abbiamo deciso di fermarci al camping L'espiguette e lì siamo rimasti due notti.
Difficile da recensire. Posto enorme, con piazzole ovunque e un accesso privato sulla spiaggia (mare stupendo e spiaggia lunghissimissima). Bagni non sempre pulitissimi (c'è davvero tanta gente), ragazzini che sfrecciano in bicicletta per le strade (è talmente grande che ha delle strade cementate al suo interno), niente carta igienica, più che un campeggio, vista l'animazione che c'è, pare un villaggio turistico. Il prezzo si aggirava intorno ai 27 euro con elettricità. Se avete una famiglia con figli è il posto ideale. Il mare a due passi, animazioni di tutti i tipi (minigolf, tiro con l'arco, concerti la sera), ristoranti bar e persino un piccolo centro commerciale. Noi non ci siamo trovati molto bene dopo due notti di campeggio selvatici. Tuttavia il personale è molto carino.

Dopo la seconda notte abbiamo smontato per andare a visitare un'altra cittadina di mare sulla Costa Azzurra. Andando a caso sulla cartina abbiamo scelto La Ciotat, minuscola cittadina sul mare, famosa in quanto i fratelli Lumiere ci girarono il primo film uscito al cinema (per l'appunto, l'arrivo del treno alla stazione di La Ciotat). Purtroppo siamo partiti tardi e arrivati dopo le 21. Il primo campeggio a cui siamo approdati era chiuso. Il secondo campeggio ci aveva dato disponibilità di una piazzola che pareva il cortile di un palazzo. Nel fare retromarcia per andare via dal campeggio incrociamo un albero e ammacchiamo un po' la macchina. Dopo aver tirato giù tutti i santi proseguiamo. Decidiamo a malincuore (ma con grande gioia della mia schiena) di andare in albergo. Il primo albergo di cui incrociamo i cartelli è l'Ibis. Il costo è di 129 euro, ma siamo stanchi, comincia a esser buio, non possiamo fare gli schizzinosi. Del resto lo avevamo messo in conto che sarebbe potuto accadere, per cui prenotiamo una stanza.
Finalmente un vero letto, un vero bagno e una doccia da cui esci senza reinsozzarti di nuovo i piedi.

Da La Ciotat dobbiamo decidere cosa fare. Ormai innamorati di Castellane decidiamo di passare lì le ultime notti e di rientrare a Bologna un giorno prima così da poter fare qualche lavatrice e riposarci prima della lunga avventura lavorativa prima delle prossime ferie.

(...to be continued...)

Prima di partire per un lungo viaggio...

... non dimenticarti di mandare a cagare un po' di gente che ti circonda. O che non ti circonda più. E magari levarla da facebook tanto per dirne una, e dire apertamente come la pensi.





05 luglio 2013

La mia scelta

E' arrivato il momento, dopo tanti anni.
Non mi è mai piaciuta particolarmente la carne, e della carne mi piacevano ricette molto speziate, oppure affettati gustosi.
Ma per il resto sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento.
Anni fa ho comprato questo libro, appena uscito.

Più riguardo a Se niente importa
Lo avevo prenotato in libreria per accertarmi di avere una delle prime copie. E per tanti anni è rimasto lì a prendere polvere. Sapevo che, nel momento in cui lo avrei iniziato, qualcosa sarebbe cambiato.
E' partito un paio di settimane fa.
A Berlino, il mio burrito preferito era quello vegano, con guacamole e fagioli. Un paio di settimane fa sono andata coi colleghi a mangiare all'American Graffiti, un posto in cui fanno praticamente solo carne o hamburger giganti impaninazzati. E io ho ordinato un burrito vegano al guacamole, molto simile a quello che mangiavo a Berlino da Dolores, molto meno buono, ma simile.
Mi hanno guardata come se venissi da un pianeta alieno "Ma come? Sei vegetariana?"

"No, mi piace questo burrito!"
Mi hanno detto Looser e lì è finita.

Questa cosa mi ha fatto riflettere e, terminato il mio libro La psicologia del giocatore di scacchi ho deciso che era arrivata l'ora, di cominciare questo libro. Di cambiare le mie abitudini alimentari e di prendere la decisione (non definitiva, forse, ma per ora è così) di non mangiare carne. Perché mi ha fatto riflettere? Perché era tanto che volevo smettere di mangiare carne, ma ero terrorizzata dal giudizio altrui, dal dovermi continuamente giustificare. Dall'apparire come una fuori di testa (disse la ragazza coi capelli viola e un teschio tatuato sulla spalla). Persino i miei (mia sorella è vegetariana da tipo 20 anni) quando l'ultima volta che sono salita e mi sono fatta il tattoo quando ho annunciato di voler cercare di smettere di mangiare carne mi hanno guardata malissimo. Mia sorella anche lei ha fatto una mezza battuta.
Non voglio definirmi vegetariana, non voglio dirmelo, non voglio esserlo. La parola vegetariano mi fa pensare a un gruppo hippy che fa proselitismo sulla crudeltà nel mangiare animali. Eppure conosco tanti vegetariani che non hanno nessun interesse a farti smettere di mangiare carne. Tipo mia sorella, tipo Zion.
Conosco tanti altri invece che pensano di poter salvare il mondo smettendo di mangiare carne. Non sono quel genere di persona.
Per me è, ed è sempre stato da quando da piccina guardavo in tv i filmati di come trattavano gli animali da allevamento singhiozzando in silenzio, una crudeltà uccidere per mangiare. Soprattutto in questo modo, soprattutto quando non ci manca altro.
Mangiare vegetali non salverà il pianeta anzi: se tutti mangiassimo solo verdura non ci sarebbero comunque campi disponibili per sfamare gli animali. Tutti i boschi verrebbero distrutti per creare campi di coltivazione intensiva. La verità è una e una sola: non c'è una soluzione per salvare il pianeta, siamo troppi. Il pianeta non ce la fa più a contenerci ma continuiamo a figliare perché diciamo che è naturale farlo. E la popolazione aumenta. Le persone vivono più a lungo, e siamo diventati un'orda assassina numerosissima sotto la cui pressione tutto muore. Scusate ma ho cominciato a giocare a World of Warcraft.

Le coltivazioni spesso uccidono luoghi meravigliosi. Il dover difendersi dai parassiti crea mostri assassini come a Bhopal o mostri multinazionali come la Monsanto.


Sarebbe bellissimo avere l'orticello e le proprie galline che producono uova, senza saperle ammassate in gabbie strettissime senza nemmeno la possibilità di voltarsi, con zampe deformi per le gabbie strette e diverse malattie. Non voglio salvare il mondo, non ce la possiamo più fare.

Ma per me, che amo gli animali, che non sopporto nemmeno portare il mio cane a fare un vaccino, che sta in angoscia per un normalissimo intervento di routine di sterilizzazione sul mio gatto, che al mattino guarda lo scarafaggio sul tavolo e lo lascia stare, per me dico, non è più proponibile cibarmi di loro.

Non so quanto durerà, magari per sempre, magari per poco. Però voglio provarci.
E finalmente usare il mio libro di ricette vegetariane. Oops, per i non mangiatori di carne.

Canzone del giorno: Diana Paul Anka

01 luglio 2013

Incubi & deliri

Stanotte:
sto passeggiando con Fry nel primo quartiere dove ho abitato a Torino. E' sera, comincia a scurirsi. Passo all'incrocio tra via Exilles e via Crevacuore. A sinistra via Crevacuore è una stradina piccola e buia. E vedo in lontananza Roccio, in via Crevacuore, che si avvicina verso l'incrocio. Nella mano destra ha un sacchetto. Il braccio sinistro è amputato sotto il gomito.
Gli chiedo cosa è successo. Mi risponde che era una piccola infezione ma sai come sono, in ospedale a farmi vedere non ci sono voluto andare. E alla fine han dovuto tagliarmi il braccio.
Rimango sconvolta così dopo vado a trovarlo per chiedergli spiegazioni maggiori.
Pare che avesse fatto un prelievo e l'ago aveva fatto una piccola ferita che si era infettata. Che un giorno aveva salvato una ragazza facendole la respirazione bocca a bocca e questa si era totalmente innamorata di lui e che in un momento di intimità in cui lei si era accorta del braccio in cancrena perché lui non riusciva a muoverlo, lo aveva convinto ad andare in ospedale.
Gli chiedo com'è la vita senza un braccio.
Gli brillano gli occhi e allora capisco. Senza il braccio sinistro non potrà più suonare la chitarra elettrica, e questo mi rende molto triste.


L'altra notte:
Siamo andati a Milano in sede centrale del posto in cui lavoro. Il direttore del personale deve dirci qualcosa, probabilmente sui rinnovi contratti, ma sono tutti tristi e non capisco.
Sento la mia collega che parlando con un'altra dice di aver saputo che il direttore del personale (che da ora in poi chiamerò Boss) si è ammalato di leucemia. E dalle facce che hanno capisco che non si tratterà di una cosa facilmente guaribile. Inoltre scopro che la malattia o la cura o entrambe provocano terribili deformazioni, rendendoti Ciclope. Osservando un paziente noto che in realtà uno dei due occhi si ingrandisce posizionandosi al centro della fronte e l'altro occhio si atrofizza posizionandosi quasi all'altezza dell'attaccatura dei capelli. Inoltre la pelle e parte della carne comincia a staccarsi lasciando vedere i muscoli. Insomma riduce tutti a essere orrende e grottesche maschere di se stessi.

Presto scopriamo di essere stati tutti contagiati, al lavoro. Sono terrorizzata, mi chiedo come dev'essere vivere in quelle condizioni, e mi chiedo quanto tempo avrò prima di trasformarmi. Sono angosciata.


28 giugno 2013

Non è che non ci siano novità: mi fa fatica scriverle.






17 giugno 2013

Felicitazioni

Gli insetti mi stanno dando tante soddisfazioni.
E' nato il primo Chlorocala africana oertzeni e la prima ad accorgersene è stata Maya, poi Fry ed infine io.




E' una bestiola assolutamente tranquilla. Ogni tanto spiegazza le ali e fa quel bzzzz che fa capire che potrebbe volare, ma alla fine si accontenta di mangiare la sua frutta e fare il riposino sottoterra.

E' nata anche un'operaia di Lasius emarginatus. Vorrei fare delle foto ma è minuscola.

Inoltre non ve l'ho raccontato forse ma appena tornati da Berlino abbiamo fatto sterilizzare Maya. Grazie alla laparoscopia le hanno fatto un taglietto di 1 cm e messo un solo punto. Nonostante questo si è dovuta fare 10 gg di collare elisabettiano.
Nonostante tutto sta bene, ora corre felice e non fa più pipì in giro.





Due dei miei quattro insetti stecco (Extatosoma tiaratum) sono arrivati all'ultima muta dimostrando di essere maschi. Al 90% anche il terzo lo è. Con ragionevole dubbio anche il più piccolo, il quarto, è un maschio. Speravo in una riproduzione sessuata e avrò un'orgia gay. Meglio di niente...

L'insetto foglia (Phyllium philippinicum) ha fatto un'altra muta ed è abbastanza grandino.

Le piante carnivore prosperano... Nel frattempo è arrivato il caldo, e col caldo aprono le gabbie. Stay tuned...

Canzone del giorno: Battagliero CCCP



12 giugno 2013

La storia dei miei tattoo

Ho sempre desiderato avere dei tatuaggi.
Per farmi la scritta sul braccio "Qui e Ora" ci ho messo del tempo. Tempo di ricerca, di ripensamenti, tempo per prendere coraggio.
L'esecuzione di un tatuaggio è un congiungimento astrale della ricerca del tatuatore che deve essere un artista fidato, ricerca del tatuaggio (che deve essere tuo e solo tuo) e sistemazione sul corpo.
L'ultima parte è più difficile perché qualsiasi tatuaggio è un corpo estraneo che modifica in maniera irreparabile il tuo corpo e per quanto tempo uno ci abbia messo a scegliere il soggetto, i colori, il luogo e nel mio caso il font, il tatuaggio ha bisogno di un periodo di accettazione.
Un periodo più o meno lungo in cui lo guardi e ti chiedi se hai fatto bene, se un giorno non cambierai idea e poi tutto cambia. Non ci badi più, è diventato come un nuovo neo spuntato all'improvviso, che ha preso forme strane, forme con significato.
Nei a forma di scritte, di figure, piene di colori o solo sfumate in bianco e nero.

Il corpo delle donne tatuate mi affascina non poco. Ma ho sempre temuto il dolore, mio acerrimo nemico, più della scelta irreversibile. Del resto sono amabilmente impulsiva, le scelte definitive non mi spaventano.

Quando ho fatto il triskel e la scritta non ho sentito male, mi sono rassicurata. Così, passando per l'idea di un'altra scritta messa per il momento in cantiere, mi sono dedicata a un nuovo progetto. Un bel teschio sulla spalla. Ma la mia tatuatrice (lo ripeterò sempre, una vera artista, scultrice, pittrice, tatuatrice nonché bellissima donna) è a Torino.
Ho approfittato di questi due giorni per prendere appuntamento con lei. Sapendo più o meno cosa volessi ho lasciato che fosse lei a completare il disegno, a darmi suggerimenti (abbiamo aggiunto una Acherontia atropos con bruco e pupe), ho fatto aggiungere la scritta Silencio per dare drammaticità al disegno, e per un ricordo personale che non sto a spiegarvi. L'attesa mi snervava. I giorni passavano e non vedevo niente, finché finalmente martedì sera ho ricevuto una prima parte del disegno.


Wow!
Le ho fatto un unico appunto sulla elle di Silencio che sembra una b.

Il giorno dopo...


Meraviglioso. Le pupe, che inizialmente volevamo mettere nelle orbite, alla fine le ha inserite nel retro del teschio, in modo da farle sembrare dei petali. E meno male perché le pupe paiono dei peni e l'idea di un pene che usciva dall'orbita del mio teschio non è una bella idea!

Non immaginate l'agitazione di giovedì mattina. Dalle 9.30 alle 11 c'è stata solo la fase preparatoria. Riarrangiare il disegno sulla spalla, il ricalco, e la preparazione della "sala operatoria".


ricalco del disegno

Il contorno è durato circa fino alle 12.45, dolore poco, sopportabile. Ero già contenta della mia capacità di sopportazione.
Ecco il contorno.
spalla, non sarai più come ti ho conosciuta




Dopo una breve pausa in cui abbiamo mangiucchiato un paio di pezzi di pizza, si riprende subito e giù duro fino alle 15 circa. Il dolore non è stato poco, soprattutto nelle sfumature sulla spalla, ma ho resistito.
Il lavoro, terminato, meraviglioso, è questo:


Il tatuaggio è body art, deve piacervi in primis. Non pensate al significato, pensate a quanto può essere bello, a come deve essere indossato. Non giustificatevi di fronte agli altri, non vi deve interessare. E' il vostro corpo, e se volete disegnarci sopra è responsabilità vostra, e solo vostra.

E se volete come me affidarvi a un'artista, andate da lei. LadyKroft Art and Tattoo. Qui alcuni suoi lavori.

E chissà quale sarà il prossimo...