10 gennaio 2013

I miei nuovi orari

Finora me la sono cavata: il lavoro mi rubava il tempo ma cera una vaga speranza che mi ci potessi abituare. Il primo turno andava al mattino dalle 8.45 alle 3 e poi dalle 15.45 alle 19.30 mentre il secondo turno andava dalle 9.15 alle 13 e dalle 16 alle 19.30 con il sabato dalle 9.15 alle 13.

Oggi la lieta novella: gli orari sono cambiati, per tutti. Con il risultato di una maggiore equità (perché chi lavorava su turni normali e non spezzati si ritrova ora coi turni spezzati) ma anche di un maggiore scazzo. Perché se a malincuore sono costretta ad abituarmi alle nuove postazioni (perché ciclicamente ogni 3 mesi ci cambiano posto) l'orario è dura da digerire. Per non parlare del fatto che io, prendendo il bus che però passa ogni mezzora e che ora mi cascava a fagiolo perché se entro alle 9.15 ho il bus che mi porta lì alle 9.05 - 9-10 circa, per entrare alle 9 sono costretta ad arrivare lì alle 8.35 - 8.40 senza contare che la settimana in cui entro alle 8 non ho nemmeno il bus che mi ci porti.

Ma bando alle ciance e gioite con me: ecco i miei nuovi orari basati su 4 bellissimi turni.

1 settimana
9-13   15.30-19.30  (8 ore da lunedì a venerdì)
2 settimana
9-12.30   16.30-20 (7 ore da lunedì a venerdì)
Sabato: 8.30-13.30 (5 ore di sabato)
3 settimana
9-12.30   15-19.30 (8 ore da lunedì al venerdì)
4 settimana
8-14 (6 ore da lunedì a venerdì)
Sabato: 8.30-13   14.30-20.30 (10 ore di sabato)

Confesso di essere contenta di farmi una settimana part-time anche se non so ancora come mi recherò al lavoro e mi devo svegliare a un orario improponibile: ma vogliamo parlare delle 10 ore lavorative del sabato (sì, è legale e non mi devono nemmeno pagare gli straordinari, mi sono informata)?

Come potete immaginare la giornata di oggi è stata scandita da queste discussioni. Sono sempre più insofferente inoltre c'è sempre uno strano clima teso. Più che teso non è mai rilassato: oggi pomeriggio quando la responsabile è andata via e ci siamo un attimo rilassati (il che non vuol dire che non stessimo più lavorando; semplicemente ci sentivamo meno il fiato sul collo), la viceresponsabile ci ha avvertiti che la responsabile aveva chiamato e nessuno rispondeva al telefono.

Io la capisco, non fa un bel lavoro, ma non c'è il bel clima disteso di quando lavoravo giù a Firenze, o su a Torino. Insomma, avete capito.

E trovare altro è impossibile. Urge comunque comprare una macchina, qui a Bologna non c'è lavoro (solo fuori) e senza macchina non mi è possibile nemmeno recarmi ai colloqui. Mi pare incredibile che in una città così piccola uno debba avere necessità di un mezzo proprio per fare qualsiasi cosa.
Devastante.

Voglio andare a vivere a Berlino.

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