29 maggio 2013

Berlino 10.05.13 - 4° giorno


Oggi abbiamo dormito mezz'ora in più ma fry era ancora mezzo assonnato, quando mi ha visto mangiare una delle due ciambelle sopravvissute a ieri sera si è ricosato un attimo e si è messo a mangiare anche lui l'altra ciambella rimasta.

Dovevamo decidere dove andare e dato che nei giorni scorsi c'è stato brutto tempo al mattino per riprendersi poi nel pomeriggio, abbiamo optato per andare in un museo chiuso. La scelta quasi obbligata è ricaduta sul museo tedesco di scienza e tecnologia. Sapevo benissimo che la visita ci avrebbe impiegato come minimo 4 ore ma saltando qualche pezzo siamo riusciti a terminare per le 13. Il museo della tecnologia di Berlino è enorme. Per dirvelo, al suo interno vi sono aerei, imbarcazioni e treni. Ma il pezzo più incredibile della collezione è Enigma, la macchina con cui i tedeschi codificavano le loro comunicazioni.










Mentre visitiamo il museo ricevo un sms da Tino. E' un compagno di accademia di mia sorella, arrivato qui a Berlino per fare il pittore. Mi dice che se vogliamo possiamo passare a trovarlo nel pomeriggio, attorno alle 16 e mi spiega come arrivare nel suo studio.

Ha lo studio in una sorta di casa di artisti, il Funkhaus di Nalepastrasse che è l'ex sede della radio (della tv e di altre tante cose) della DDR. Se come me avete visto “le vite degli altri” e lo avete trovato inquietante e affascinante, sobbalzerete all'idea che qui vi sono state girate alcune scene.


Visualizzazione ingrandita della mappa

Sono entusiasta all'idea di vederlo per fargli mille domande, come si trova, come è arrivato qui, cosa ha fatto per arrivarci, com'è la vita da artista.

Ma intanto ci tocca mangiare. Fuori dal museo c'è un ristorante ma troppo caro per i miei gusti dato che servono quasi solo wurstel. Propongo di andare a mangiare al kebabbaro più buono di berlino. Si trova infatti davanti alla fermata della metro Mehringdamm ma quando arriviamo lì sta piovendo e davanti al kebabbaro c'è una coda infinita.
Allora pensiamo di andare al curry 36, lì davanti, dove fanno del buonissimo currywurst ma è pieno da morire anche lì e non ci si può sedere.

Ripieghiamo per un locale inglese in quella zona, l'east london. Proponevano fish and chips a 5 euro e una porzione piccola era molto abbondante nonché più buona del fish and chips mangiato a londra!

Dopo aver mangiato e bevuto birra pensiamo di tornare ad Alexanderplatz per comprare cavalletto e un phon portatile da Media Markt ma quando arriviamo lì sono già le 15, rischiamo di non arrivare in tempo da Tino!
Riprendiamo la metro fino a Frankfurter tor, come indicatoci da Tino, e prendiamo il tram 21.

Alla fermata di arrivo troviamo Tino con la bici che ci accompagna nel suo studio.
La struttura in cui sta è enorme, con corridoi larghissimi e uffici/studi molto stretti e piccoli. Lui ha il classico studio da pittore. Vernice ovunque, fogli e foto sparse, tazzine per il caffè, bottigliette vuote. Mi pare quasi di stare a casa!







Ci invita a prendere un caffè nella cucina comune e ci prepara anche un bicchiere di fragole con zucchero e limone. Ottime!
Nella cucina comune ogni tanto irrompe qualcuno. Tedesco o meno non si sa, quando qualcuno entra improvvisamente si parla anche inglese in mezzo al tedesco. Tino è così spigliato con le lingue, passa facilmente da una all'altra. Si prendono in giro su chi ha il caffè migliore, ovviamente è Tino il mastro barista dato che è italiano. È anche lui che ogni tanto organizza le cene.




Ci propone una visita guidata all'interno della struttura. Mentirei se non vi dicessi che questa di oggi è stata la visita più interessante di berlino. Quei muri scrostati, quegli odori di muffa, buchi sulle pareti, gli sportelli aperti con i mammuth in ceramica a vista. C'erano delle zone in cui ho sentito un tale silenzio che quasi mi sono commossa. La casa dei fantasmi. La casa degli artisti, la funkhaus.
Quel posto è talmente fatiscente e bello che vorrei affittare uno studio e metterci un letto, e dormire lì. Andiamo nella ex mensa della DDR che è rimasta praticamente immutata. Andiamo per scalinate e dopo un paio di giravolte mi sono persa. Meno male che c'è tino io non saprei mai come tornare indietro. Mi sembra di aver camminato per una vita solo lì dentro e non aver mai posato i piedi due volte sulla stessa mattonella. Mi dice inoltre che l'acustica nell'auditorium di quell'edificio è così buona che sia sting che i rammstein ci hanno registrato almeno un album.





Ci propone di prendere una birra. Lì fuori c'è un bar con un vero barista dell'est che parla un dialetto così stretto che lui fatica a capirlo. Come non accettare una proposta del genere?
Il bar ha un nome particolare: Milch bar. Da che ho capito mi pare fosse proprio il nome dei bar della berlino est.

Quando arriviamo notiamo un finestrone semiaperto. Ci sarebbe un ingresso ma ci spiega Tino che quando fa bel tempo spesso si entra da lì. Ci abbassiamo e scavalchiamo per entrare nel bar (dalla finestra, a raccontarlo non ci si crede). Purtroppo non c'è il barista dell'est ma la sua moglie, un donnino molto gentile che ci permette di portare fuori dal bar la bottiglia di birra (l'omino ci avrebbe già fatto pagare una cauzione – per il vuoto a rendere).

Ci sediamo su un muretto sopra lo Sprea, l'aria è fresca ma non fredda. Degli aironi volano sopra le nostre teste, ogni tanto un'anatra starnazza. Al di là del fiume c'è un parco che sembra un bosco e non c'è nessun altro se non noi.
Amo Berlino



















Chiedo a Tino dove si sente a casa ma non ha dubbi: quando va a Torino dopo una settimana vuole tornare a Berlino, a casa. Ci spiega il trasloco, della difficoltà ad abbandonare molti suoi oggetti, di quanti invece ha tenuto, di quanto sia stimolante lavorare in quel posto e bella anche la sua casa (nonostante il suo coinquilino molto “tedesco” in termini di precisione e pulizia). Che va sempre in bici ovunque e anche con il freddo si è temprato parecchio.
Ora però comincia a scapparmi la pipì e la birra si fa sentire. Mi dice tino che a pian terreno dovrebbe esserci un bagno.
Avete presente quando vi scappa così tanto che vorreste tirarvi giù i pantaloni in mezzo alla strada e farla dove siete? Ecco, ma resisto. Il bagno non deve essere lontano. Entro in un punto ma ci sono delle scale: decido di salire ma non trovo il bagno: eccomi, da sola, nel labirinto. Percorro un corridoio, poi ancora un altro, poi torno indietro e insomma alla fine ce l'ho fatta. Ho trovato un bagno per uomini ma va bene uguale. Ora ho necessità e mi andrebbe bene anche un fasciatoio per neonati. Appena finisco mi rendo conto che potrei non ritrovare l'uscita ma grazie a dio ce la faccio. Esco però da una finestra che da' al pianterreno per completare questo pomeriggio bizzarro.
Ci scattiamo alcune foto per documentare l'incontro (la serie di scatti è davvero molto carina - la poteve vedere poco sopra) e prendiamo un gelato russo al milch bar. Le foto parlano chiaro, da fuori è un panetto di burro. Una volta aperto pare un gelato biscotto che al posto del biscotto ha il wafer e all'interno tantissimo gelato così compatto che dobbiamo aspettare un po' prima di addentarlo.




Prima di salutare tino e prometterci di rivederci l'indomani nel locale dove lavora (il Laika) facciamo di nuovo pipì, poi lo lasciamo al suo lavoro e andiamo a prendere il tram.

Se prima potevo avere una mezza idea di venire a vivere qui ora ne sono assolutamente convinta. Ho ben chiari i passi da fare. E ho deciso che li farò.

Nel ritorno mi scappa fortissimo di nuovo la pipì e ci dobbiamo fermare in un bar. Per non riaspettare il tram facciamo un pezzo a piedi, arriviamo finalmente ad Alexanderplatz prendendo altri mezzi, compriamo phon e cavalletto, mangiamo da Dolores, e la giornata è finita.

Berlino, Berlino dell'est, Berlino artista, Berlino del silenzio.

Qui l'album completo delle foto.

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