28 giugno 2013

Non è che non ci siano novità: mi fa fatica scriverle.






17 giugno 2013

Felicitazioni

Gli insetti mi stanno dando tante soddisfazioni.
E' nato il primo Chlorocala africana oertzeni e la prima ad accorgersene è stata Maya, poi Fry ed infine io.




E' una bestiola assolutamente tranquilla. Ogni tanto spiegazza le ali e fa quel bzzzz che fa capire che potrebbe volare, ma alla fine si accontenta di mangiare la sua frutta e fare il riposino sottoterra.

E' nata anche un'operaia di Lasius emarginatus. Vorrei fare delle foto ma è minuscola.

Inoltre non ve l'ho raccontato forse ma appena tornati da Berlino abbiamo fatto sterilizzare Maya. Grazie alla laparoscopia le hanno fatto un taglietto di 1 cm e messo un solo punto. Nonostante questo si è dovuta fare 10 gg di collare elisabettiano.
Nonostante tutto sta bene, ora corre felice e non fa più pipì in giro.





Due dei miei quattro insetti stecco (Extatosoma tiaratum) sono arrivati all'ultima muta dimostrando di essere maschi. Al 90% anche il terzo lo è. Con ragionevole dubbio anche il più piccolo, il quarto, è un maschio. Speravo in una riproduzione sessuata e avrò un'orgia gay. Meglio di niente...

L'insetto foglia (Phyllium philippinicum) ha fatto un'altra muta ed è abbastanza grandino.

Le piante carnivore prosperano... Nel frattempo è arrivato il caldo, e col caldo aprono le gabbie. Stay tuned...

Canzone del giorno: Battagliero CCCP



12 giugno 2013

La storia dei miei tattoo

Ho sempre desiderato avere dei tatuaggi.
Per farmi la scritta sul braccio "Qui e Ora" ci ho messo del tempo. Tempo di ricerca, di ripensamenti, tempo per prendere coraggio.
L'esecuzione di un tatuaggio è un congiungimento astrale della ricerca del tatuatore che deve essere un artista fidato, ricerca del tatuaggio (che deve essere tuo e solo tuo) e sistemazione sul corpo.
L'ultima parte è più difficile perché qualsiasi tatuaggio è un corpo estraneo che modifica in maniera irreparabile il tuo corpo e per quanto tempo uno ci abbia messo a scegliere il soggetto, i colori, il luogo e nel mio caso il font, il tatuaggio ha bisogno di un periodo di accettazione.
Un periodo più o meno lungo in cui lo guardi e ti chiedi se hai fatto bene, se un giorno non cambierai idea e poi tutto cambia. Non ci badi più, è diventato come un nuovo neo spuntato all'improvviso, che ha preso forme strane, forme con significato.
Nei a forma di scritte, di figure, piene di colori o solo sfumate in bianco e nero.

Il corpo delle donne tatuate mi affascina non poco. Ma ho sempre temuto il dolore, mio acerrimo nemico, più della scelta irreversibile. Del resto sono amabilmente impulsiva, le scelte definitive non mi spaventano.

Quando ho fatto il triskel e la scritta non ho sentito male, mi sono rassicurata. Così, passando per l'idea di un'altra scritta messa per il momento in cantiere, mi sono dedicata a un nuovo progetto. Un bel teschio sulla spalla. Ma la mia tatuatrice (lo ripeterò sempre, una vera artista, scultrice, pittrice, tatuatrice nonché bellissima donna) è a Torino.
Ho approfittato di questi due giorni per prendere appuntamento con lei. Sapendo più o meno cosa volessi ho lasciato che fosse lei a completare il disegno, a darmi suggerimenti (abbiamo aggiunto una Acherontia atropos con bruco e pupe), ho fatto aggiungere la scritta Silencio per dare drammaticità al disegno, e per un ricordo personale che non sto a spiegarvi. L'attesa mi snervava. I giorni passavano e non vedevo niente, finché finalmente martedì sera ho ricevuto una prima parte del disegno.


Wow!
Le ho fatto un unico appunto sulla elle di Silencio che sembra una b.

Il giorno dopo...


Meraviglioso. Le pupe, che inizialmente volevamo mettere nelle orbite, alla fine le ha inserite nel retro del teschio, in modo da farle sembrare dei petali. E meno male perché le pupe paiono dei peni e l'idea di un pene che usciva dall'orbita del mio teschio non è una bella idea!

Non immaginate l'agitazione di giovedì mattina. Dalle 9.30 alle 11 c'è stata solo la fase preparatoria. Riarrangiare il disegno sulla spalla, il ricalco, e la preparazione della "sala operatoria".


ricalco del disegno

Il contorno è durato circa fino alle 12.45, dolore poco, sopportabile. Ero già contenta della mia capacità di sopportazione.
Ecco il contorno.
spalla, non sarai più come ti ho conosciuta




Dopo una breve pausa in cui abbiamo mangiucchiato un paio di pezzi di pizza, si riprende subito e giù duro fino alle 15 circa. Il dolore non è stato poco, soprattutto nelle sfumature sulla spalla, ma ho resistito.
Il lavoro, terminato, meraviglioso, è questo:


Il tatuaggio è body art, deve piacervi in primis. Non pensate al significato, pensate a quanto può essere bello, a come deve essere indossato. Non giustificatevi di fronte agli altri, non vi deve interessare. E' il vostro corpo, e se volete disegnarci sopra è responsabilità vostra, e solo vostra.

E se volete come me affidarvi a un'artista, andate da lei. LadyKroft Art and Tattoo. Qui alcuni suoi lavori.

E chissà quale sarà il prossimo...
E fu così che mi rinnovarono il contratto. La sequenza di eventi è stata questa.
Scadenza venerdì e mercoledì non sapevo nulla.
Circola voce che hanno chiesto a dei colleghi di fare straordinario perché dovevano staccare 4 persone (3 in rinnovo, e la 4a? Ma quindi ci staccano dal contratto? E per quanto staremo a casa?).
Mercoledì una mia collega ne saluta un'altra, una di quelle che come me aveva il contratto in scadenza, e questa risponde "Forse domani è il mio penultimo giorno.."
La mia responsabile sentendo ciò le dice "Ma come? L'agenzia (interinale) non ti ha chiamata?"

Mai chiamati dall'agenzia interinale per il rinnovo.

Per farvela breve, la mia collega chiama l'agenzia e scopre che ha avuto il rinnovo anche se deve staccare una settimana, e il rinnovo è di due anni.

Passano altri due giorni, io in effetti ancora non so nulla. Venerdì mando una e-mail alla tipa dell'agenzia per chiederle info. Risposta "Sìsì ti rinnovano come a L". Bene. Ma mi vuoi dire quanto?

Le chiedo più info ma per la firma del contratto non sa quando potrò andare. "Ci sentiamo nei prossimi giorni".

Decido quindi di salire da martedì a giovedì, a Torino. Ho fatto cose, ho visto gente. Ma di questo vi parlerò nel prossimo post.

11 giugno 2013

Ora che ho finito il mio racconto di Berlino (che nostalgia) posso riprendere a raccontarvi della mia noiosissima vita, della mia firma del contratto (di due anni, che fortuna eh? mi viene da piangere) e del nuovo tattoo che ha reso irriconoscibile la mia spalla.
Stay tuned.

Berlino 14.05.13 - la partenza


Si riparte.
Ogni volta è sempre dura tornare a casa, ma casa poi qual è? Dove decidi di stare. Molti mi potranno dire che è normale provare queste cose quando sei in vacanza, io poi tendo a idealizzare le persone, le città e finisco per non valutarle obiettivamente. È il mio dramma.
Oggi è Berlino ma domani posso finire in un posto sperduto in Australia e trovarmi punto e da capo. Il mio più grosso problema è progettare qualsiasi cosa, mettermi d'impegno per arrivare a un obiettivo. In questo caso imparare la lingua (come ho già detto), mettere da parte i soldi, cercare un aggancio e una casa, avere dei soldi da parte che mi permettano di vivere per un po', cercare un lavoro. O mescolando queste cose ma che tutte van fatte.

Il lavoro che dovrò fare su me stessa è capire cosa realmente voglio, dove voglio stare. Cosa mi spinge a venire qui, ad amare questo posto. Capire se potrò sopportare il freddo invernale e le miti estati (quasi primavere) del nord della Germania. Capire quanta fatica ci vorrà e se sarò così brava da portare tutto a termine, almeno questa volta.

Sono un po' stanca di Bologna e non so nemmeno se Berlino potrà essere la mia città per sempre. Sono una nomade, senza radici, e che non vuole mettere radici, non so nemmeno cosa siano le radici. La vita è breve, è vero, ma abbastanza lunga per non vivere sempre nello stesso posto.


Oggi è il giorno dopo, quello in cui realizzi che chissà quando rivedrai quel posto che tanto ti piaciuto. Per me di solito le vacanze quando giungono alla fine sono ormai esaurite. Della serie, al sesto giorno comincio a dirmi di volere andare a casa, ne ho abbastanza. Per Berlino non è stato così.


La sera della partenza, a Bologna, serata nostalgia: abbiamo rivisto Le vite degli altri e abbiamo riconosciuto dei pezzi girati al Funkhaus (dove Tino ha lo studio) e delle scene girate alle vecchie prigioni della Stasi. E' come quando girano un film in una città che conosci bene e ogni volta che riconosci un posto ti sobbalza un po' il cuore.
Berlino dai tubi azzurri e rosa, Berlino la street art, Berlino il vecchietto rimasto incantato a vedere un altro ubriacone che stava telefonando da un telefono pubblico (come se avesse visto uno stargate). Berlino, un po' Russia e un po' Occidente.

Berlino 14.05.13 - 7° giorno


Stamani mi sono rifatta la doccia, mi piace questa stanza di albergo, è diversa da quella di Londra. Più grande, più confortevole, meno loculo.

Il programma è di andare alla torre con la statua della vittoria (in tedesco Siegessäule) e salire per vedere il panorama. Il tutto dopo una bella colazione ovviamente. Andiamo dai nostri fidati baristi di Bagels and Company proprio sotto l'albergo e prendiamo il nostro solito single espresso e un paio di dolcini.

La torre in questione si trova in mezzo a uno dei parchi cittadini più grandi del mondo, il Tiergarten. Un bosco nella città.










Il Siegessäule è da scalare a piedi, non ci sono ascensori, ed ecco anche perché il prezzo, a differenza di altri punti panoramici, è molto basso (3 euro). Saliamo di rampa in rampa, fermandoci ai seggiolini messi lungo la strada per riposarci un attimo prima di riprendere la salita per la scala a chiocciola.
A fatica ne è valsa la pena. Nonostante un po' di foschia stamani c'è il sole, si vede bene tutta la città. Ci facciamo anche fare una foto per immortalare il momento felice.



Non vi ho raccontato che nella galleria sotterranea per raggiungere la torre c'era un sistema di illuminazione abbastanza innovativo, a mo' di installazione artistica. C'erano infatti diversi pannelli retroilluminati ma che si illuminavano solo quando passava qualcuno riproponendone la sagoma. Davvero molto carino.






Intanto mi manda un messaggio Tino per prendere tutti insieme un caffè verso le 18 e salutarci.
Una volta ammirato il panorama berlinese scendiamo e facciamo una passeggiata per Tiergarten. Non vi dico cosa non è.
A parte che ogni punto verde di Berlino, essendo poco curato, diventa un piccolo bosco. Il Tiergarten è un bosco. Laghetti, alberi enormi, felci rendono questo luogo un angolo di paradiso in mezzo al traffico. Ci siamo seduti sulla riva di una piccola palude, dove c'era una panchina e ci siamo fermati un attimo a sentire gli uccellini cinguettare.
Amo Berlino. L'ho già detto?










Non appena la pipì ha cominciato a farsi sentire ci siamo mossi in direzione porta di Brandeburgo. Però abbiamo per un attimo smarrito la strada e così ci siamo ritrovati vicini al Sony Center. Non male.

Il bello di Berlino è che la birra costa poco. Il brutto di Berlino è che quei pochi bagni che trovi sono a pagamento.
Al Sony Center paghiamo 50 cent a testa per andare a pisciare.
In compenso ho scoperto che un telefono sony che costa poco più di 200 euro mi garba un sacco e potrebbe essere il mi prossimo telefono. Sony experia qualcosa... comunque lo riconoscerei perché ha la fotocamera da 12 megapixel e un bellissimo schermo. Ha Android con cui mi trovo molto bene e per ora mi fermo qui, domani potrei cambiare idea. Si avvicina l'ora di pranzo e prendiamo varie metro per andare allo Zum Schusterjungen, uno dei ristoranti tipici della città.
Due piatti enormi tra carne e patate (io non sono riuscita a finirlo, non sono riuscita nemmeno ad arrivare a metà a dirla tutta) e due birre da mezzo litro l'una più due caffè abbiamo speso 25 euro.
Un cazzo.

Verso le 15 lasciamo, pieni e un po' stravolti, il ristorante per fare una passeggiata al quartiere ebraico. Però a Fry scappa la pipì, ricordate quel mezzo litro di birra e la storia dei bagni? Così troviamo un locale, gestito da spagnoli o cubani, con disegni della faccia di Che Guevara per tutte le pareti, e chiediamo se possiamo usare il bagno. Sì, ma vogliono 50 centesimi.

Non so se questa cosa si possa fare. Un conto è il bagno delle stazioni, ma il bagno di un bar/pub... non facciamo storie e paghiamo, alla faccia del Che che ci guarda dalle pareti e cominciamo a fare il nostro giro per il quartiere ebraico. La prima cosa che vediamo è la nuova sinagoga. Non mi ricordavo che di fatto la sinagoga non esiste più perché abbattuta praticamente durante la notte dei cristalli, così paghiamo 3.50 euro a testa per vedere il museo della storia della sinagoga in un pezzo restaurato della vecchia sinagoga. La navata centrale e la cupola finale della navata sono praticamente inesistenti.

Da lì proseguiamo per il nostro giro fino a un'installazione in una piccola piazzola.
Trattasi di un tavolo di metallo con due sedie una delle quali è rovesciata. Rappresenta la fuga dalle proprie case degli ebrei durante quel periodo orrendo che è stato il terzo reich; proseguendo per la strada che parte dal quella piazza arriviamo al cimitero ebraico che purtroppo è chiuso. Da fuori insegne evidenti invitano a non fare foto ma un cretino si arrampica sul cancello esterno per fotografare l'interno del cimitero. Gli idioti sono sempre ovunque.

Fuori dal cancello un'altra installazione con sculture di donne rappresenta la rassegnazione degli ebrei in attesa del loro destino. Di fronte al cimitero c'era una volta una casa di riposo anch'essa tirata giù. I palazzi del quartiere sono fortemente segnati dalla seconda guerra mondiale. Essi infatti, come il Siegessäule, sono bucherellati, probabilmente dalle schegge delle bombe (lanciate dagli alleati?). Dalla parte opposta della strada tra due palazzi c'è un vuoto, prima occupato da un bellissimo palazzo barocco, bombardato e tirato giù durante la seconda guerra mondiale. Sulle facciate laterali dei palazzi adiacenti sono stati affissi dei cartelli con i nomi delle famiglie che vivevano lì e persero la vita.

Andiamo a cercare una metro perché s'è fatta una certa e dobbiamo beccarci con Tino.

Il luogo di incontro è Mehringdamme angolo Kreuzberg straße ma chissà per quale ragione il mio cervello cancella la seconda parte e mantiene solo la prima così mi convinco che l'incontro sia alla fermata della metro di Mehringdamme. Arriviamo con 10 minuti di anticipo e facciamo un giro al cimitero che si trova appunto su mehringdamme al civico 21.

Quando lui mi scrive di essere arrivato ci spostiamo davanti al curry 36, un locale che vende currywurst. Glielo scrivo ma non lo vediamo. Aspettiamo un po' ma niente. Eppure strano, sono vicino all'uscita della metro, gli ho anche detto dove siamo...
gli mando la nostra posizione gps e mi scrive “ma non venite?”

Alché mi spiega che mi sta aspettando all'incrocio dell'appuntamento e lì rileggendo i messaggi della mattina capisco di non avere capito un cazzo. Così cominciamo ad avvicinarci e i nostri cellulari si scaricano quindi non riesco nemmeno ad avvisarlo.
Il risultato è che dall'anticipo che avevamo alla fine arriviamo in ritardo di 20 minuti!

Detesto arrivare in ritardo!

Ci porta in un caffè italiano gestito da italiani, dove prendo un caffè e una specie di cheesecake, Tino prende una torta al cioccolato e un cappuccino e Fry prende una birra (il thè tedesco, lo chiama).
Si chiacchiera un po' del più e del meno, gli racconto i miei disagi lavorativi, parliamo di ciò che abbiamo visto oggi e dopo un po' ci salutiamo. Tino deve andare e noi vogliamo andare a mangiare gli Spätzle (mi sono fatta aiutare da lui per trovare un posto che li facesse e alla fine su internet abbiamo trovato questo posto che si chiama Spätzle und Knödel).
La via è fuori dalla cartina che ho ma mi spiega come arrivarci. Fry ha apprezzato tanto gli Spätzle e i bretzel e abbiamo inondato tutto con dell'altra birra. Confesso, ho bevuto praticamente solo birra qui a Berlino.
Berlino mi mancherai, anche se oggi ha fatto freddo. Mi mancheranno i tuoi cani, così bene educati, mi mancherà la torre della tv, sempre ben visibile da ogni zona. Mi mancherà Kreutzberg con la sua street art colorata o angosciante. Mi mancherà il muro e Mauerpark, soprattutto il suo mercatino dove mi sono rifatta gli occhi sulle macchine fotografiche.

Fry se ne è innamorato ed è ora d'accordo con me per venire qui a vivere. Si tratta di imparare la lingua. Di cercare un lavoro. Di trovare qualche aggancio.
Grazie Berlino perché mi dai il coraggio di cambiare, ancora. Grazie Tino perché mi hai fatto capire che non è impossibile.

A presto.

Qui l'album completo della giornata.

Berlino 12.05.13 - 6° giorno


Auguri mamme. Oggi è domenica, e per significa Mauerpark e il suo mercatino!

Andare a Mauerpark con questo solicino è stato meraviglioso. Ancora più bello vedere tutte quelle bancarelle al mercato delle pulci (floahmarkt o flaumarkt?) ma soprattutto comprare la sorellina della mia exa 1b, la exa 2b (che cosa buffa, sono andata ora a controllare i modelli e ho scoperto di aver preso un'altra exa 1b - quindi ho due macchine fotografiche identiche, cambia solo il mirino che nella mia è a pozzetto mentre in quella Berlinese è a pentaprisma). Al modico costo di 20 euro, compreso il flash, l'obiettivo e la custodia. Mi sono quasi pentita perché poche bancarelle dopo c'erano interi banchi con macchina fotografiche di tutti i tipi. In particolare mi sono innamorata di una macchina fotografica, la kneb 60 (kiev 60), macchina russa con le lenti jena ddr (la versione “est” delle carl zeiss). Volevano però 220 euro... che gran peccato, era proprio bellissima. Medio formato, mirino a pozzetto... inoltre il solo valore commerciale dell'obiettivo copriva per intero quei 220 euro. Ma sapendo che comunque ho una reflex che vale molto di più e che questo sarebbe stato un capriccio estetico...


A malincuore ho dovuto rinunciare, non potevo spendere così tanti soldi. Ma intanto ho portato a casa un'altra macchina della ddr che tralaltro ha il prisma compatibile con la mia quindi posso anche usarla senza mirino a pozzetto!

Andiamo a vedere il muro dipinto facendo qualche foto quando sento un suono che conosco. E' musica!



E sono i rupert's kitchen orchestra che già avevo visto due anni e mezzo prima sempre al Mauerpark. Gli ho ricomprato il cd perché meritavano proprio!







Supremi (metterò qualche video). Aspettiamo un po' fermandoci ad ascoltarli prima di metterci in viaggio per incontrarci con tino alla fermata della metro di Scholeinstrasse per pranzare (fare un bel brunch) alla kantina von hugo. Trattasi di un posticino delizioso a kreutzberg dove, con 7.50 €, puoi mangiare a buffet piatti freschi come salmone, insalata di patate, crauti, e piatti caldi come polpettone di patate, wurstel, riso con condimenti vari. Se sei molto fortunato puoi anche mangiare dell'ottima panna cotta. Con 3.60 € aggiuntivi puoi innaffiare il tutto con un'ottima birra da mezzo litro, la pilsner che qui va tanto ovvero la Berliner kindl. Il personale è un po' brusco, ma dopo un paio di giorni a Berlino non farete più caso a questa crudezza. Un pianista ha inoltre allietato il pranzo con musica deliziosa.

Mangiando e chiacchierando il tempo ha cominciato a mettersi male e decidiamo di entrare (eravamo all'aperto): appena in tempo prima del diluvio universale. Tant'è che appena il tempo si mette meglio, ordiniamo un caffé e ci salutiamo con la quasipromessa di rivedersi il giorno dopo ma senza impegno.




Per chiedere il conto Tino mi dice come si pronuncia in tedesco ma mi vergogno troppo e lascio che sia lui a chiederlo. Devo superare questa timidezza/paura di sbagliare altrimenti non mi servirà prendere lezioni di tedesco.
Io e Fry torniamo il albergo a riposare, ed è qua che scrivo.

L'avventura di questa sera potrebbe chiamarsi “Go west”. Abbiamo infatti deciso di spingerci finalmente a ovest. Cosa c'è a ovest? Non saprei, non me ne sono mai interessata: così andiamo verso il Kadewe, i grandi magazzini dell'ovest che sono ovviamente chiusi. Ricordo che a Berlino hanno grande rispetto per i lavoratori e i giorni di festa sono giorni di festa.
Il Kadewe è quindi chiuso ma nei paraggi ho letto sulla guida ci dovrebbe essere un ristorante poco turistico (che già se è sulla guida ci credo poco) però proviamo ad avvicinarci e cammina cammina ci rendiamo conto di quanto questa zona sia davvero spoglia. Non ci sono persone in giro, i negozi sono chiusi, ci sono dei fast food ma pochissimi rispetto al centro dell'est e il caratteristico degrado di Alexanderplatz qui non esiste.

Arriviamo al presunto ristorante ma è chiuso. Decidiamo pertanto di tornare verso Alexanderplatz e poi di tornare in albergo e poi andare al Transit. Ve lo ricordate? Spero stavolta di prendere solo roba buona che sono ancora visibilmente shockata dall'altra volta.
Berlino, domani è l'ultimo giorno e dopodomani mattina si riparte. Mi mancherai sai? La temperatura è scesa, sto usando una felpa più pesante, c'è un gran vento e immagino come può essere l'inverno in questa grande città. Ma forse non fa così freddo. Tino mi ha detto che è un po' più fredda di Torino ma non troppo. Che lui ha girato tutto l'inverno in bicicletta. Ora rimane da imparare il tedesco, capire cosa posso fare qui.

Vi dico anche un segreto, quando ero al museo del muro, al checkpoint charlie, ricevo una chiamata dal dr. Giorgini. A fine febbraio avevo fatto un test attitudinale che a mio parere era andato molto bene ma nessuno si era fatto più sentire. Proprio il 9 maggio mi richiamano, vogliono rivedermi per un colloquio. E il colloquio è il 15 maggio, di mattina. Lo stesso giorno ma di pomeriggio, ho un colloquio da un'altra parte. Sono così contenta e proccupata, ma intravedo la luce. La possibilità di un orario e un lavoro normale. Un ambiente più sereno.

Qui potete vedere l'album completo.

01 giugno 2013

Berlino 11.05.13 - 5° giorno


La sveglia suona con la dovuta calma o non suona affatto stamani. Ma mi sono svegliata comunque perché ci sono ancora giri da fare e cose da vedere. Pensiamo di andare al Pergamon Museum all'isola dei musei. Di sabato.
Avete presente? Meno male che la ressa c'era solo per la cassa comune mentre per la cassa del solo Pergamon non c'era molta gente. Visto il costo del biglietto (14 euro) l'audioguida in italiano era compresa nel prezzo. Per me è stata un'interessante scoperta, davvero gradevole. Il Pergamon costa tanto, ma vale la pena andare se non altro per vedere la porta del mercato di Mileto e l'altare di Pergamo. Il resto, come si suol dire, sono coccini a patto che non siate appassionati di archeologia.






Alle 12, usciti da lì, ci meritiamo un bel currywurst da mangiare sulle rive (affollatissime del centro) dello Cprea. Il currywurstaro accanto al nostro capisce che siamo italiani e ci dice di essere di roma. Riferendoci ai tizi che lì davanti fanno il gioco delle tre campanelle (che si pensava fosse tipicamente italiano) gli chiediamo se qualcuno ci casca ancora. Dice che i berlinesi no, ma le persone che arrivano da altri paesi della Germania sì. Della serie, tutto il mondo è paese...
Vorremmo andare alle prigioni della Stasi ma è presto, eppure è tardi per fare qualsiasi altra cosa. La guida per le prigioni della Stasi c'è ogni ora, ma in inglese è solo alle 14.30. decidiamo in ogni caso di avventurarci perché le prigioni sono molto a est e non so quando ci metteremo. Ad Alexanderplatz troviamo il tram 5 (M5) che ci porta direttamente lì, e alle 13 siamo già lì. Compriamo i biglietti (5 euro a testa), si tratta di un tondino adesivo da attaccare alla maglia.



Prendiamo una ciambella e una coca cola e facciamo un giro sulle mura esterne dove si possono vedere le torrette di guardia e le casine deliziose con giardino che sono state costruite proprio ai bordi dell'enorme struttura dove un tempo c'erano palazzi adibiti alle investigazioni.

Dopo poco decidiamo di rientrare e attendiamo il nostro turno. Siamo tanti e le due guide ci dividono...

cosa dire che sulla Stasi non sia stato già detto? Della storia della Germania qualcuno ricorda la loro fine dopo la prima guerra mondiale, praticamente tutti conoscono la storia del terzo Reich e del nazismo, ma quanti sanno come andavano le cose sotto la DDR, con la Stasi e tutto il resto?
La guida non ha detto molto di più di quanto già non sapessi, o non avessi letto, ma la visita alle prigioni è una cosa angosciante. Le torture, prima fisiche e poi psicologiche, perpetrate dai soldati dell'unione sovietica prima e dai poliziotti della Stasi dopo possono solo essere immaginate entrando in quelle stanzette anguste senza finestre. E chissà gli odori, le condizioni igieniche, la deprivazione sensoriale.
Tenete conto che questa struttura sulle mappe non c'era. L'isolato che occupava, sulle mappe, era bianco. Ufficialmente non esisteva. Tenete conto del fatto che ci fosse un poliziotto/informatore ogni 6 persone. L'informatore poteva essere tua moglie, tuo marito, uno dei tuoi figli, o il tuo migliore amico. La stasi quel che poteva lo registrava. Praticamente quasi tutte le lettere venivano aperte e lette. C'era, come direbbe Fry, un'asimmetria informativa devastante. La Stasi sapeva tutto del suo prigioniero e il prigioniero non sapeva nulla della guardia che lo stava interrogando.
Celle buie in cui i detenuti rimanevano per giorni. Silenzio e nessun contatto umano. Tu e l'odore delle tue feci. Capirete bene che dopo poco i prigionieri confessavano qualsiasi cosa. Dopo gli interrogatori continuati per giorni e notti, dopo le minacce di far del male alla tua famiglia, con l'insicurezza di non sapere perché sei stato arrestato.














La visita alle prigioni della stasi ci ha lasciati un po' così. E' stato forte anche se non è stato forte quanto la visita a Saschenhausen (spero che Fry cambi idea al proposito, val la pena di visitarlo).

Torniamo a prendere il tram con la ferma intenzione di vedere il museo della Stasi. Ma un languorino ci blocca. Andiamo allora da Asia Fastfood in konrad-wolf-str 22. E' un baracchino che fa cibo vietnamita da portar via ma puoi anche sederti lì fuori. 2.50 euro una porzione piccola di Nudles e 1.20 mezzo litro di birra. Siamo dei re. Mangiamo e sul tram ci rendiamo conto che sono già le 17, siamo stanchi morti. Non è da me, ma anche io oggi ho bisogno di riposarmi. Ed eccoci in albergo. Stasera andiamo a trovare Tino al pub. Non ho fame e penso prenderò una birra. L'ennesima.

Berlino dittatrice, Berlino spiona, Berlino per me è Est. La Berlino ovest è come il Molise: non esiste.

Tino dice che vendere i quadri è difficile, quindi arrotonda lavorando in un pub di suoi amici. Il pub si chiama Laika. Questa sera andiamo a trovarlo e anche se scopriamo che la metro non ci porta lì per dei lavori in corso riusciamo comunque coi bus. A Berlino il venerdì e il sabato sera le metro e i bus passano tutta la notte. Sulla prima metro che abbiamo preso, un vecchietto senzatetto e con il suo carrello pieno di roba urla in tedesco qualcosa. E' arrabbiato, capisco solo Deutschland e militarische o qualcosa del genere. Polizei, e altre parole alla rinfusa. Sentirlo urlare così mi ha fatto pensare agli ebrei, che scesi dai treni si trovavano questa lingua incomprensibile sbraitata dai tedeschi e ho provato tanta pena per l'uomo lì sulla metro. E tristezza per ciò che è passato...



Laika si trova ad Emser Strasse ed è un locale che sa di famiglia. Appena entriamo vediamo gente che gioca a calcino e Tino al bancone che legge qualcosa. Dopo i primi convenevoli ordiniamo, e lì almeno io ieri sera ho esagerato. Infatti pur non avendo fame ho ordinato una porzione di Pel'meni. Sono tipo dei ravioloni con dentro carne o patate, con condimento a parte di panna acida e erbette. Una roba da leccarsi i baffi! Con quello ci prediamo due pilsner da mezzo litro. Dopodiché un tiramisù, anche questo con dentro la panna acida, ma abbastanza buono. Tino si fa un caffè e lo prendo anche io. Macchiato, of course. Prendiamo dei salatini. Fry ordina un'altra birra piccola, io un grasovka-apfel. Trattasi di una sorta di spritz, però dentro c'è a vodka (una particolare che ha dei fili d'erba dentro) e succo di mela. Ha un sapore tipo camomilla ed è molto bevibile. Dopo tante chiacchiere interrotte dagli avventori del locale (che comunque non è pienissimo) e dai colleghi di Tino che lo chiamano ai suoi doveri di giocatore di calcio balilla si fa presto la mezzanotte e decidiamo di tornare ad Alexanderplatz per fare qualche foto in notturna sperimentando il nostro nuovo cavalletto. Un negozio di currywurst ci attira e prendiamo due porzioni, e una beck's in due.
Le foto sono molto belle, ed ecco qui i risultati (nonostante Berlino, a mio parere, sia molto molto buia).













Visto il freddo e la stanchezza torniamo in albergo. E ci addormentiamo alle 3. io confesso di aver avuto dei crampi allo stomaco. Ho mangiato davvero tanto, domani dovrò contenermi un po'...