28 febbraio 2014

Recensioni cosmetiche, fotografiche e letterarie.

In questo mese, in cui mi è arrivato San Paganino e Santa Liquidazione, mi sono data alle pazze spese. Dico pazze perché ho preso davvero di tutto.

Vi parlerò prima delle robe cosmetiche che ho acquistato, a parte la crema alla salvia di Martina Gebhartd che è proprio arrivata ora in questo momento quindi non ho ancora dati a disposizione. Di quest'ultima crema ho preso il formato piccino da 15 ml, perché pare ne basti pochissima dato che è molto untuosa. Vedremo.

Acquisti cosmetici: in questo preciso istante mi sono ricordata che devo ancora ricevere i prodotti della Sleek MakeUp. Vado a controllare sul loro sito a che punto sono!

Ecco, sarebbe dovuto arrivare al massimo venerdì scorso. Uff...

Comunque, acquisti cosmetici:
è tanto che volevo provare un vero correttore. Ho sempre usato o fondotinta minerali che coprono ma non troppo, oppure ultimamente usavo un correttore della Lavera, abbastanza buono ma volevo qualcosa di più coprente.

Così a forza di imbattermi in recensioni discordanti mi sono decisa ad acquistare Absolutely Flawless Concealer della Too Faced. Le accuse delle recensioni negative sono la non troppa coprenza, la pastosità e la tendenza a finire nelle pieghette delle rughe.
I meriti riconosciuti invece, di tenere fino a sera, di essere coprente e di stendersi bene.

Il mio personale parere è:
il correttore non è pastoso, anzi sembra piuttosto liquido finché non lo stendi. Poi però lo senti un pochino pesante. Io lo stendo con le dita e ne metto una quantità pari a una capocchia di spillo. Appena comincio a picchiettare si spande e quella minuscola quantità basta a ricoprire tutta l'occhiaia. Poi c'è quello che io definisco "momento critico", ovvero l'istante prima di asciugarsi un po', in cui effettivamente finisce un po' nelle pieghette. Se avviene io ci ripasso pianin pianin il dito e torna a posto. Ma questo potrebbe essere dato forse dalla mia crema contorno occhi che è in effetti un po' densa (ne parlerò qui sotto)

Importantissimo, anzi vitale, fissare per bene il correttore con la cipria picchiettando col pennello. Così posso dire anche io che sta lì tutto il giorno. Ne sono relativamente soddisfatta anche perché credo che non esista il correttore perfetto. Questo però ha una buona coprenza, ne uso poco quindi potrà durare parecchio e resiste fino a sera. Unico neo, non penso lo userò d'estate, lo vedo già colare giù come una maschera di cera accanto al fuoco. Inoltre la Too Faced fa delle confezioni che mi piacciono un sacco!


Creme: avevo detto che avrei provato delle creme naturalissime, prodotte da Alchimia Natura, non appena avessi finito le mie. Ecco sono rimasta in realtà a secco per un po' perché non avevo liquidità, ma finalmente sono riuscita a prenderle. Alchimia Natura ha sede in quel di Modena, producono da sé tutti i loro prodotti, e l'azienda mi è stata consigliata da un amico che lavora per loro.

Mi sono fatta mandare in effetti tempo fa dei campioncini e ne ero rimasta molto soddisfatta. Purtroppo, e devo dirlo, sono costosi. Certo la qualità spesso si paga, ma capisco se alcune persone preferiscono altre ditte. E confesso che anche io ho acquistato per provare, perché ero curiosa, ma se fossi stata in tempi più magri sarei passata ad altri lidi.

Partiamo da: "Occhi di fata contorno occhi" di Alchimia Natura. Primo neo piccino: c'è il dosatore a pompetta. Essendo un prodotto antirughe quindi abbastanza corposo, si rischia lo spreco pigiando a fondo la pompetta. Quindi bisogna pigiare poco poco, per intenderci già un puntino di 5 mm per entrambi gli occhi è sufficiente, se non troppo. Non ricordo un odore particolare (ottima nota positiva). Tende ad essere un po' grasso e a lucidare ma, come scritto sopra, difficile trovare un prodotto antirughe "leggero". Inoltre se ci fosse stato il vasetto anziché il dosatore forse, usandone una quantità inferiore, si sentirebbe meno pesante.
Tutto sommato la mia valutazione è molto positiva: si tratta di un prodotto assolutamente naturale e se avete il contorno occhi leggermente secco è davvero un toccasana!

Ho preso anche A fior di pelle crema viso riequilibrante. La crema ha lo stesso dosatore a pompetta del contorno occhi, ma in questo caso è perfetta. Ecco eventualmente tenete la confezione in verticale se no tende a spruzzare. Ha un ottimo odore di fresco (credevo fosse salvia ma leggo negli ingredienti rosmarino). Sono odori che devono piacervi ma preferisco questo al classico odore delle creme da supermercato, stile nivea, per dire. Non è per niente unta, si stende benissimo, i primi giorni ne mettevo poca e mi sentivo la pelle un po' secca, ora ne metto un po' di più e in effetti va molto meglio. E' un'ottima base trucco.

Se volete puntare su qualità e ingredienti naturali ve la consiglio. Sono molto veloci nelle spedizioni e molto spesso organizzano da loro degli eventi così, se potete andare, avrete l'occasione di conoscerli e vedere come producono i loro prodotti.

P.s. nel fare una pausa durante la scrittura di questo post, sono andata in posta a ritirare il kindle di Fry e ho scoperto che c'erano altre due cartoline nella buchetta. Una di queste cartoline era proprio la BB cream della Sleek MakeUp che recensirò appena l'avrò provata.

Parliamo di altro. Ho acquistato un po' di prodotti per fare le macro con la macchina fotografica. Degli adattatori, ecc.

Ho comprato un adattatore per attacco M42. Avevo in realtà sbagliato perché dovevo prendere un adattatore che mi facesse utilizzare le vecchie ottiche delle analogiche canon con le nuove EOS. Ma chissà come mai mi ero fissata con l'attacco M42 che in realtà è un attacco a vite delle macchine fotografiche della DDR. Ero un po' sfavata perché l'ottica Canon vintage ha un'apertura massima di 1.8 mentre l'ottica della Dederrina (Exa 1b) è un 2.8.

Così mi sono ricordata che a Berlino avevo preso un'altra Dederrina, sono andata a controllare e per fortuna quest'altra ottica è un 1.8. Perfetto e a culo, direi.

Ho preso anche un adattatore per montare l'obiettivo al contrario, in questo caso l'ottica canon vintage, dei tubi di prolunga, un flash made in china ma wireless, un diffusore per il flash e un braccetto per flash, da attaccare alla macchina fotografica. Ho fatto qualche prova e i risultati non sono perfetti ma per essere alle prime armi...








Con i tubi di prolunga invece...








e oggi le prove macro con tutto attaccato, tranne il braccetto del flash perché devo regolarlo e non ho trovato le viti











Mi allenerò: promesso.

Volevo anche parlarvi di un libro che ho appena terminato: Deumanizzazione, di Chiara Volpato. Me lo ha regalato una mia amica per natale.
Inutile dirvi che è un libro nelle mie corde. Sarebbe bello se fosse nelle corde di tutti. La deumanizzazione, la infra-umanizzazione e l'oggettivazione sono talmente comuni che ormai non ci facciamo più caso, ma quando apriamo gli occhi (e questo testo in parte aiuta) verrebbe voglia di chiedersi in quale mondo desideriamo vivere...

20 febbraio 2014

Guida galattica per non lavoratori

Per me il problema, quando non lavoro, a parte le pressioni sociali, è quello di trasformarmi in una sciatta casalinga, spettinata, pigiama e ciabatte. Di prendere qualche chilo, di non curarmi più.
Ecco quindi delle semplici regole per evitare questa entropizzazione dell'essere umano.

Innanzitutto, alzatevi presto. Se il vostro compagno/la vostra compagna si alza per andare al lavoro alzatevi con lui, se no puntatevi la sveglia e imponetevi dei ritmi, altrimenti rischiate di fare le larve fino alle 11 del mattino e aver perso metà della vostra preziosissima giornata.

Preparatevi, sempre, come se steste per uscire, anche se non ne avete l'intenzione. Capelli, trucco e parrucco. Lavata di ascelle o doccia, deodorante.
In primo luogo perché potenzialmente potreste uscire e, nel caso, sareste praticamente già pronte e in secondo luogo perché non fa bene vedersi o sentirsi sciatte.

Vestitevi! Lo so, molti amano rimanere in pigiama a casa, è una questione di comodità, ma vestirvi ed essere preparate e pronte vi mette già in condizioni psicologiche migliori. Rimanere abbozzolate nel pigiama tutto il giorno è il primo passo per l'abbruttimento personale.

Non mi ricordo chi me lo diceva, ma consigliavano alle persone in cerca di lavoro di vestirsi come se dovessero andare a un colloquio anche solo per spedire i curricula. Predispone sicuramente meglio.

C'è il grosso rischio di spuntini fuori orario.
In genere io quando lavoro non faccio nemmeno colazione al mattino, per cui cerco di contenerli anche quando sono a casa e aspetto pazientemente l'orario del pranzo anche se, per lo meno la colazione me la concedo, adesso.

GO-DE-TE-VE-LA.
I sensi di colpa non solo non vi permettono di fare quello che volete fare (anche se quel che volete fare è stare sul divano a contemplare un bel libro o le cazzate che potete leggere online) ma vi fanno sentire doppiamente frustrati se decidete di fare qualcosa che non volete solo perché siete a casa tutto il giorno.

Avrete tempo per sistemare la casa, avrete tempo per qualsiasi cosa, ma se trovate un lavoro non avrete più (tanto) tempo per voi.

18 febbraio 2014

Oh ma che è? Adesso tutti gli anni?

15 febbraio 2014

(Extra)ordinary people

Mentre cuociono in forno i miei pasteis de nata (qui la ricetta) vi racconto di come una trentaduenne può improvvisamente tornare indietro alle insicurezze di quando aveva sedici anni.
Mi sono iscritta a un gruppo su facebook "Sei di Parella se..." in cui tutti i nostalgici della zona Parella di Torino (zona in cui sono nata, cresciuta e rimasta fino ai miei 18 anni) scrivono cose che riguardano quel posto. Scuole, chiese, tram, vie, personaggi.

Molti parlano dei gruppi parrocchiali della chiesa Madonna Divina Provvidenza, che anche io ho frequentato. E' una cosa carina perché almeno il sabato i ragazzi, dai 6 anni ai 20 inoltrati, possono andare lì, vedersi coi loro amici, giocare, avere a disposizione strutture (teatro, campetti da calcio, una palestra al coperto se piove) invece di stare in mezzo alla strada o a casa.
Peccato che siano della chiesa. Mi spiego meglio.
Tra un gioco e l'altro si prega, si fa riflessione, si discute di argomenti religiosi, si preparano canti.

Sarebbe bello che ci fosse una istituzione comunale o statale assolutamente laica a fare una cosa del genere. Giusto per giocare, e stare insieme. E per carità, anche discutere, ma di mille argomenti.

Sto andando off topic.

Comunque qualcuno ha scritto qualcosa su questi gruppi e ho commentato anche io, conosco tanti animatori, ho conosciuto tante persone, fino a che uno (di cui ricordo nome e cognome, mi ricordo anche il viso) commenta chiedendomi se sono l'amica di un tale S.
Sì, rispondo.
Ah, me li ricordo i suoi begli occhioni verdi.
Non ce li ha verdi.
Azzurri?
No castani!

Nel frattempo scrive un vecchio animatore dicendo che sì, è difficile da dimenticare S, che l'ha rivista qualche anno fa ed è sempre bellissima.

Io e S. siamo state amiche per la pelle. Sicuramente dai 10-11 anni fino ai 18. Poi abbiamo preso strade diverse, ma sono comunque andata al suo matrimonio e le feci anche da ancella (al matrimonio celtico è tipo una testimone). Io da alcuni ragazzi del quartiere venivo chiamata "lo scarrafone". S piaceva a tutti. Non c'era ragazzino che mi piacesse che non corresse dietro a S. Lei però non è mai stata una ragazza che se la tira, anzi, ma nonostante questo e senza che lei ne avesse una colpa, io mi sentivo sempre orrenda, sempre inferiore. Non rispetto a lei, ma in generale al mondo intero.

Quando questi due ragazzi hanno commentato così, senza chiedermi niente di me, come vanno le cose, in che cazzo di posto nel mondo sono andata a finire, ma domandandomi solo di S e probabilmente nemmeno ricordandosi di quel piccolo goffo animaletto coi capelli lunghissimi che stava sempre in disparte, che non voleva mai giocare con gli altri, fragile come un fuscello che non ha ancora radicato bene nel terreno, mi sono sentita male.
Malissimo.

E sono tornata a tanti anni fa quando giravamo insieme e io ero invisibile. E mi sono sentita ancora invisibile.

E penso che parte della mia insicurezza sia dovuta a quel periodo, in cui per me era l'assoluta normalità non esistere, in cui quando mia sorella mi portava con lei (e stiamo andando ancora più indietro nel tempo) io camminavo dietro lei e il suo gruppetto e non c'ero.

Forse per quello sono silenziosa e non amo parlare. La mia figura è eterea.
Non esiste.
Non esisto.

05 febbraio 2014

Vi voglio tanto bene ma...

Da prima che partissi per Como le domande che mi hanno posto sono state le seguenti:

  • hai già un lavoro?
  • stai cercando lavoro?
  • io se fossi in te studierei qualcosa, perché non ti iscrivi a università/corso/corso di lingua?
Quando la mia risposta è no, per il momento no, non ci penso nemmeno, mi voglio riposare, allora seguono le seguenti frasi che mi fanno andare in tilt il cervello.

  • AH! Ebbrava Carla, fai la mantenuta!
  • Assì, fai la signora
Così oggi ho cominciato a sclerare perché se prima non mi dava fastidio oggi ho ricevuto due suggerimenti non richiesti. Niente da dire a chi me li ha fatti perché so che le persone si preoccupano di sapermi con le mani in mano.
Così vi voglio tranquillizzare. NO, non sto cercando lavoro. NO, non preoccupatevi sto benissimo così. NO, non chiedermi che cosa faccio allora, chiedimi piuttosto se mi piace il posto, la casa o come mi trovo qui.

Se proprio proprio volete dispensare dei consigli (non richiesti) pensateci il mese prossimo, dato che questo mese siamo col culo a terra. Anzi facciamo due mesi, giusto per riprenderci un attimo.

Ripeto, con tutto l'affetto del mondo ma è come invitare qualcuno a casa che la sviscera facendoti notare tutti i difetti. Sempre azioni non richieste.
Però vi voglio bene eh?
Però mò basta. Avete rotto i coglioni.

Sulla sponda del lago Lario mi sono seduta e ho pianto

Perché molti non lo sanno ma il lago di Como ha un suo nome, si chiama Lario e a piangere non ci penso nemmeno, sto troppo bene.
In un certo senso devo ringraziare l'alienazione del mio ex lavoro se sto così: se fossi riuscita a socializzare come nel lavoro che facevo a Firenze ora sarei un bel po' disperata.
Voglio bene alle persone che ho lasciato a Bologna, ma voglio più bene a me stessa e quella situazione mi stava facendo sentire male. Ma malissimo.
A dir la verità mi ha fatto sentire male dal primo giorno, da quando entri e dici "oh cazzo" - e in genere è un "oh cazzo" di contentezza, finalmente hai trovato un lavoro, non dovete più arrancare per arrivare a fine mese e invece nel mio caso era un "oh cazzo, dove sono finita?"
Da quando il mio collega che mi ha formata mi ha detto sottovoce "ah niente cellulari" e "per andare in bagno devi togliere il pupazzetto dalla porta" ed essere spostata di postazione ogni 3 mesi in modo da non avere modo di non legare per bene con nessuno, l'atteggiamento assolutamente poco consono di persone a un livello più alto di noi, formichine, che si ostinavano a parlare male dei dipendenti con altri nostri pari. Le lavate di testa improvvise che pur senza urla, riuscivano a metterci in difficoltà, a creare situazioni ansiose, paure incomprensibili (ad esempio quando sentivamo pronunciare il nostro nome la prima cosa che ci veniva in mente era "cosa avrò sbagliato?"), i turni spezzati che impediscono di vivere (il che non sarebbe nemmeno tanto terribile se non unito a tutto il resto) e non è sputare nel piatto dove si mangia, che è un'espressione che è mi è venuta a noia. Anzi diciamo pure che la detesto. Che cosa significa mai sputare nel piatto dove mangi? Chi mai sputerebbe nel piatto dove mangia? Una persona psicolabile forse. Le persone mangiano, se hanno fame mangiano anche quello che non gli garba e hanno tutto il diritto di lamentarsene, ma nessuno ci sputa dentro.
Il fatto di fare un lavoro che si detesta e lamentarsene è la stessa cosa. Abbiamo tutti necessità di lavorare, non sempre siamo così fortunati di fare un lavoro che anche minimamente ci interessi o ci piaccia. Se facciamo tutto ciò che è in nostro potere per toglierci da quella situazione e non ci riusciamo abbiam ben diritto di lagnarcene.
Peggio è quando la gente si lamenta e non fa niente per cambiare la situazione. Ma ancora più terribile è quando le persone non possono in nessun modo cambiare la loro condizione.
E non è "sputare nel piatto in cui si mangia". Vivere a Firenze e ammettere di vivere in una città con enormi difetti non è sputare nel piatto in cui si mangia.
Dopo questo sfogo vorrei solo dire a chi sta lì dentro e non merita assolutamente di stare lì dentro... "tenete duro". Davvero.
A volte una botta di culo ti cambia la vita. Altre volte le botte di culo vanno cercate. Altre purtroppo pare non accadere niente, ma magari è solo un'impressione.


Canzone del giorno: Capitan Harlock Banda dei Bucanieri