15 febbraio 2014

(Extra)ordinary people

Mentre cuociono in forno i miei pasteis de nata (qui la ricetta) vi racconto di come una trentaduenne può improvvisamente tornare indietro alle insicurezze di quando aveva sedici anni.
Mi sono iscritta a un gruppo su facebook "Sei di Parella se..." in cui tutti i nostalgici della zona Parella di Torino (zona in cui sono nata, cresciuta e rimasta fino ai miei 18 anni) scrivono cose che riguardano quel posto. Scuole, chiese, tram, vie, personaggi.

Molti parlano dei gruppi parrocchiali della chiesa Madonna Divina Provvidenza, che anche io ho frequentato. E' una cosa carina perché almeno il sabato i ragazzi, dai 6 anni ai 20 inoltrati, possono andare lì, vedersi coi loro amici, giocare, avere a disposizione strutture (teatro, campetti da calcio, una palestra al coperto se piove) invece di stare in mezzo alla strada o a casa.
Peccato che siano della chiesa. Mi spiego meglio.
Tra un gioco e l'altro si prega, si fa riflessione, si discute di argomenti religiosi, si preparano canti.

Sarebbe bello che ci fosse una istituzione comunale o statale assolutamente laica a fare una cosa del genere. Giusto per giocare, e stare insieme. E per carità, anche discutere, ma di mille argomenti.

Sto andando off topic.

Comunque qualcuno ha scritto qualcosa su questi gruppi e ho commentato anche io, conosco tanti animatori, ho conosciuto tante persone, fino a che uno (di cui ricordo nome e cognome, mi ricordo anche il viso) commenta chiedendomi se sono l'amica di un tale S.
Sì, rispondo.
Ah, me li ricordo i suoi begli occhioni verdi.
Non ce li ha verdi.
Azzurri?
No castani!

Nel frattempo scrive un vecchio animatore dicendo che sì, è difficile da dimenticare S, che l'ha rivista qualche anno fa ed è sempre bellissima.

Io e S. siamo state amiche per la pelle. Sicuramente dai 10-11 anni fino ai 18. Poi abbiamo preso strade diverse, ma sono comunque andata al suo matrimonio e le feci anche da ancella (al matrimonio celtico è tipo una testimone). Io da alcuni ragazzi del quartiere venivo chiamata "lo scarrafone". S piaceva a tutti. Non c'era ragazzino che mi piacesse che non corresse dietro a S. Lei però non è mai stata una ragazza che se la tira, anzi, ma nonostante questo e senza che lei ne avesse una colpa, io mi sentivo sempre orrenda, sempre inferiore. Non rispetto a lei, ma in generale al mondo intero.

Quando questi due ragazzi hanno commentato così, senza chiedermi niente di me, come vanno le cose, in che cazzo di posto nel mondo sono andata a finire, ma domandandomi solo di S e probabilmente nemmeno ricordandosi di quel piccolo goffo animaletto coi capelli lunghissimi che stava sempre in disparte, che non voleva mai giocare con gli altri, fragile come un fuscello che non ha ancora radicato bene nel terreno, mi sono sentita male.
Malissimo.

E sono tornata a tanti anni fa quando giravamo insieme e io ero invisibile. E mi sono sentita ancora invisibile.

E penso che parte della mia insicurezza sia dovuta a quel periodo, in cui per me era l'assoluta normalità non esistere, in cui quando mia sorella mi portava con lei (e stiamo andando ancora più indietro nel tempo) io camminavo dietro lei e il suo gruppetto e non c'ero.

Forse per quello sono silenziosa e non amo parlare. La mia figura è eterea.
Non esiste.
Non esisto.

2 commenti:

Zion ha detto...

cazzate! mica ho pulito casa con tua sorella, IO!!!

:* :*

Carla ha detto...

ahahah :*