18 settembre 2014

Il mio intervento

Sono seduta in una stanza poco illuminata, luce gialla poi, non certo quella dei neon. Quello che ritengo sia un medico spiega a me e a un'altra persona che sta con me, seduta su quel tavolo che pare una scrivania, il tipo di intervento che andremo a fare.
Si tratta di un brutto cancro all'intestino, e va subito operato. Certo il mio intervento risulterà più lungo, il cancro è più esteso e devono togliere parecchi metri del mio intestino.
Ci sono dei "ma".
L'intervento sarà in anestesia locale, tanto per cominciare. E il taglio verrà fatto lungo il fianco destro, partendo dall'ascella per arrivare alla zona lombare.

Comincia prima il mio compagno di sventure, e non siamo certo in sala operatoria. Ho la schiena scoperta e forse ho freddo, ma soprattutto ho paura. Una paura fottuta.
Penso che sei ore di intervento siano tante, che l'anestesia locale non basterà. Che subirò tutto da sveglia, che non voglio farlo. Mi chiedo se posso scappare, evitarmi quel calvario, quand'ecco che avviene.
Sento che qualcosa non quadra.
Improvvisamente si accende una lampadina nel mio cervello. E penso: "Non sono costretta a farlo, tutto questo non è reale, è solo un sogno, ne sono certa. Non ricordo di nessun medico reale che mi abbia parlato di questo cancro da operare, non ho memorie precedenti di questo momento."

E poi, il nulla.


“La mia piccina dormirà, e il signore dei sogni su di lei veglierà. Il maligno allo specchio si vedrà e allora morirà”. (Nightmare IV - Il non risveglio)

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