14 dicembre 2015

04/10/2015: Il disagio e la meraviglia

Gaby aveva con sé un cartello con su scritto CARLA: per fortuna, dato che non sapevamo nemmeno come era fatto. A Gaby mancano alcuni denti ma scopriremo presto che nell'ambito sanitario ci sono davvero tante difficoltà e forse quello odontoiatrico è il meno importante.
Gaby ha gli occhi che sorridono e ci piace subito: non parla molto bene italiano ma abbastanza per capirsi. Appena ci rechiamo fuori dall'aeroporto di Tana gli chiediamo come va con la mano e a quel punto ci mostra la mano destra, tutta bendata. Solo allora ci rendiamo conto che mancano all'appello due dita. Il suo essersi fatto male alla mano è stata l'amputazione di pollice e indice della mano destra. Rimango basita: per me l'amputazione di due dita non è farsi male alla mano  ma una tragedia apocalittica.
Ci spiegherà dopo in macchina che gli è stato diagnosticato il diabete e anche se non correla le due cose secondo noi l'arto stava andando in cancrena proprio per quello. E' ancora visibilmente spaventato dalla cosa e come potremmo dargli torto?

Andiamo verso la macchina, una 4x4 vecchiotta e a prima vista un po' scascionata. Con poco tempo per le presentazioni incontriamo suo fratello Bruno che farà da autista (dato che lui con quella mano non può guidare) e non parla italiano ma ogni tanto smozzica un "tutto bene? come va?". Temo che rispondere qualsiasi cosa sarebbe stato uguale e un terzo individuo che ci cambierà le somme.
Ci siamo sentiti circondati dato che siamo saliti quasi immediatamente in macchina senza capire esattamente il perché di tutta quella fretta e per un attimo ci siamo spaventati.
Adesso vi posso dire che è tutto perfettamente normale e la fiducia è stata immediatamente riacquistata.

Attraversiamo la periferia di Tana e il paesaggio è composto quasi unicamente di baracche. Ai lati dei fiumi cataste di mattoni sono messe ad asciugare, alcune ordinatamente, altre un po' meno.
I mattoni vengono ricavati dall'argilla del fondo dei fiumi. L'impatto è stato devastante: ma avevo idea che Tana fosse così, ecco perché non mi ci sono voluta fermare nemmeno una notte.
Le tappe prevedevano il viaggio immediato verso Andasibe.
La povertà è dilagante, l'igiene quasi assente. Fry mi dice dopo di aver visto la carcassa di un cane in totale rigor mortis, lasciato lì in mezzo alla strada sotto al sole. Fa caldo, ma quel caldo secco, con aria fresca che si sopporta bene.

Ci fermiamo in un parcheggio e il tizio losco ci cambia i soldi. Non è una procedura standard ma noi ci fidiamo e lo facciamo lo stesso. Cambiamo 300 euro. Tenendo conto che la loro banconota più alta è di 10000 Ariary che corrispondono a circa 3 euro, potete immaginare con quante banconote siamo usciti da quella situazione. 1 milione di Ariary solo per noi, infilati un po' ovunque. Nello zaino, nel portapassaporto, nelle tasche. Ci sentivamo un po' come in quei telefilm polizieschi in cui lo spacciatore riceve una valigetta carica di banconote.
Lasciato il tizio losco procediamo per Andasibe e il parco Mantadia. Nel mio diario definisco la povertà vista come "spietata" ma anche molto dignitosa. Nei fiumi donne lavano i panni che poi stendono a terra, incuranti della sabbia rossa che li risporcherà, nei fiumi le persone si lavano, gli zebù (i veri protagonisti dell'isola rossa) bevono. Il fiume è vita e qui si respira metro per metro.
Mi piacerebbe sapervi dire quanto è durato il viaggio ma non l'ho segnato. Piano piano che procedevamo verso Andasibe le baracche erano meno evidenti. I villaggi più piccoli.
L'atmosfera più tranquilla. Io e Fry forse ci siamo anche addormentati, eravamo stanchi dal viaggio. Siamo arrivati che era tardo pomeriggio.
I bungalow erano in mezzo alla giungla, e lontano, come un sussurro nel vento, si sentono i meravigliosi Indri indri (che si trovano solo in questa zona). Il loro canto è il canto degli spiriti, acuto e dolce sembra provenire dall'aldilà. Mi viene quasi da piangere a scriverlo ma è uno dei suoni più belli che io abbia mai sentito. L'umidità è altissima e i bungalow sono carini, essenziali. Letto, zanzariera e bagno (diviso in due: water da una parte e uno stanzino con lavandino e doccia). Nessun segno di zanzare.
La wifi prende solo dalle 16 in poi se non ricordo male e solo nel ristorante, ma impareremo presto che la wifi è un lusso che troveremo poco in giro. Chiediamo a Gaby se può rimediarci due schede sim malgasce e andiamo a fare un giro. Ma comincia a calare la sera e siamo molto stanchi. Il parco non è molto lontano da qui, gli Indri indri (lemuri alti e pesanti come un bambino di 8 anni, il lemure più grande dell'isola) hanno smesso di cantare. Andiamo a mangiare (per me spezzatino di zebù, please. Molto ma molto buono: il costo del cibo è bassissimo e scopriremo anche che negli alberghi abbiamo pagato caro. Ma meno di 5 euro a pasto quasi sempre). Il mattino dopo ci attende la visita al primo parco, quello di Mantadia.
Di notte un temporale tremendo mi sveglia e mi ricordo che siamo nella foresta pluviale: per quanto sia stagione secca, le piogge non possono mai mancare.
Le parole che sentiremo più spesso, oltre a Vazaha che significa straniero, sono Mora mora (la o si legge u, quindi mura mura), ovvero piano piano. La vita dei malgasci è scandita dal sole, tutti fanno qualcosa ma con i loro tempi. Non ci vedrà mai qualcuno correre, il tempo è prezioso e i malgasci lo sanno bene e prendono tutto il tempo necessario. Già li amo.

Fila di bungalow


la foresta e la lieve umidità



Carina, eh?


2 commenti:

Unknown ha detto...

davvero c'è stato un temporale quella notte? Cavoli mi sono addormentato di brutto allora...un po' come sempre.

La felicità che ho letto nei tuoi occhi mi ha fatto capire che è stato il regalo più bello che io abbia mai fatto a qualcuno e, a sorpresa, un grande regalo che mi sono fatto per me stesso :*

Non penso sarei mai stato lì se non ti avessi conosciuta :°)

Carla ha detto...

:°) :*