10 dicembre 2015

Il Mada e i preparativi

Cavoli è da agosto che non scrivo: difficile per me giustificare una così lunga attesa se non scrivendo che avevo bisogno di tempo per metabolizzare diverse cose tra cui, non ultimo, proprio il viaggio in Madagascar. E' stato il viaggio più incredibile, più difficile, più emozionante che io abbia mai fatto. E proprio per questo è difficile parlarne: tornare in Italia e fare colazione piangendo è stato il risultato di questo amore, di questa difficoltà nel descriverlo.
Nessuna parola, nessuna frase, nessun post, nessun diario può descrivere i colori, gli odori, i suoni e le sensazioni viste e provate.
E' tutto inutile: ma mi tocca farlo.
Un po' per tradizione, tengo sempre diari dei miei viaggi, mi piace riscriverli e aggiungere ricordi venuti fuori dopo, un po' perché voglio rendere chi mi legge partecipe di questa meravigliosa avventura.
Qualche piccola indicazione: il Madagascar non è un luogo semplice e noi lo abbiamo affrontato nel modo più comodo che esista.
Quindi non abbiamo viaggiato con i mezzi malgasci, i taxi brousse, zaino in spalla. Avevamo macchina e autista, i bungalow sempre prenotati, e nonostante tutto ci sono stati piacevoli e meno piacevoli inconvenienti. Il nostro tragitto è stato cambiato per problemi di trasporto aereo interno (ma vi racconterò), spesso Fry è stato costretto ad aiutare a spingere la 4x4, abbiamo camminato per ore nel deserto, nella foresta pluviale, sotto la pioggia e sotto al sole. Abbiamo cercato di fare foto controluce, in movimento, cercando di non inciampare nelle radici degli alberi nella giungla. E alla fine nessuna foto rendeva giustizia tanto che, se non fosse stato per il riscontro positivo di Fry, avrei pensato che questo bel Madagascar fosse solo tutto nella mia testa.
Anche ora, solo a pensarci, mi viene da sorridere e da piangere, e nel turbine di queste emozioni faccio fatica a captare quelle giuste per potermi esprimere.
I preparativi sono stati lunghi. Dai vaccini, facoltativi ma che abbiamo fatto tutti: dalla epatite B, alla rabbia, alla polio, al tetano, al tifo.
Non abbiamo fatto profilassi antimalarica, ma sapevamo di viaggiare durante la stagione secca e siamo partiti con le dovute protezioni ma abbastanza tranquilli.

Tutti i vaccini abbiamo cominciato a farli circa un paio di mesi prima di partire, anche perché i richiami dell'antirabbica sono tre.
Il costo è stato abbastanza alto, ma preferivo partire tranquilla e Fry era d'accordo con me. L'antimalarica abbiamo preferito non farla perché in primis partivamo durante la stagione secca e poi perché sapevamo che poteva dare disturbi forti allo stomaco, che era pesante per il fegato e dato che mettevamo già in conto il cagotto abbiamo preferito saltare disturbi di stomaco.
Lo so, sembra da irresponsabili: ma in verità la profilassi antimalarica non copre al 100% ed è meglio prevenire.
I passaporti sono stati richiesti diverso tempo prima in modo da non avere fretta e nell'ultimo mese abbiamo comprato zaini, scarpe e abbigliamento tecnico che ci avrebbe potuto fare comodo.
Gli zaini sono stati una scelta ottima: a meno che non decidiate di andare a Nosy Be in un bel villaggio turistico vantandovi poi di essere stati in Mada, bhe, lo zaino è l'unica scelta possibile.
Spero di elaborare nei giorni a seguire le foto per potervi mostrare qualcosa in più oltre alle mie parole e spero che questo viaggio (anche se scritto, o letto nel vostro caso) possa piacervi almeno un terzo, ma che dico, un decimo di quanto è piaciuto a me. Ne sarei comunque felice.

Il Madagascar è la terra degli zebù ma prima di arrivarci parleremo del nostro lungo e meraviglioso viaggio, fatto di tre terre, di tante lingue e di comodissimi cuscini della Etihad (e Air Seychelles).
A presto.

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