18 febbraio 2016

11!!1!

Quando le giornate cominciano bene. Esco trafelata da casa, arruffata, in ritardo. Mi catapulto per la discesa che può essere descritta perfettamente dalle parole della mia collega che una sera mi ha accompagnato a casa "Oh mio dio ma davvero ti fai tutta questa salita TUTTI I GIORNI? Non so nemmeno se la mia macchina ce la fa!", sorpasso vecchiette sul marciapiede troppo stretto per due persone, costringendomi a rocambolesche manovre per evitare di spalmare la vecchia di turno, o di essere investita dall'auto mattiniera che, diciamocelo, dove cazzo sta andando che in quella direzione si va solo a Brunate?
Arrivo alla fermata del bus, che è in ritardo oppure è passato in anticipo, più facile la seconda, quando finalmente vedo all'orizzonte un bus mai visto prima, il numero 11 che, come l'1, va a Ponte Chiasso, verso il confine.
Penso a un errore del display e salgo fiduciosa. Tanto va a Ponte Chiasso e secondo me è l'1. Ne sono così convinta che quando una ragazza fa per salire e chiede all'autista se è l'1 o l'11 e non sale, io resto ancorata al mio sedile, col libro in mano, sicura di me.
Fino a che invece di procedere per una salita a me nota gira a destra facendo una bellissima strada panoramica sul lungolago. Beeeelloooo.
Però chissà come fa da qui ad arrivare alla dogana di Ponte Chiasso.

Presto spiegato. Il bus si avvia fino quasi alla dogana di Maslianico, per poi cambiare rotta e andare verso le colline di nonsochecristodipostosia, beeeelloooo, sempre tutto molto panoramico ma capisco in quattro e quattr'otto che il treno da Chiasso a Balerna è ormai perso per sempre.
Il nostro beneamato 11 mi scarica a Ponte Chiasso, attraverso a piedi la Dogana a testa bassa (ogni volta che mi fermano mi guardano i documenti e fanno battute sul mio cambio di colore di capelli) e prendo una decisione azzardata.

Allora se prendo il treno devo aspettare il prossimo, che arriva mezz'ora dopo, oppure la faccio a piedi. Daje, stamani la faccio a piedi sono *solo* 40 minuti. Che sarà mai?
Alla fine ho sudato come una majala, ho risparmiato solo 5 minuti rispetto a quando sarei arrivata aspettando in comodità il treno ma finalmente sono riuscita a fotografare il più grande sexy shop della zona.  Di solito ci passo in macchina e non mi posso fermare, quindi beccatevi in tutta la sua fierezza questo immenso capannone rosa dal godurioso nome: "1001 tentazioni per la donna". Se vi interessa ha anche il sito internet e no, anche se è qui vicino, non ci sono mai andata. Potrebbe essere l'occasione per una gita aziendale!

09 febbraio 2016

La storia di un tatuaggio

Sabato 30 Gennaio ho fatto l'ennesimo tatuaggio e questo sabato sono stata alla Tatto Convention a Milano dove me ne stavo per fare un altro. Ma pazienza, attenderò anche se l'artista è tedesca ho pazienza. Ora altri progetti sono nella mia testa.

Il tatuaggio che mi sono fatta fa sorridere, perché più di tutti mi rappresenta. E' un piccione viaggiatore. Anche gli altri miei tatuaggi sono scomodi: lo dico perché il piccione è un animale che tutti detestano. E la pianta carnivora a tanti fa ribrezzo, e il papavero è un fiore per me stupendo ma nessuno lo coltiva in casa, perché è selvatico. Nessuno se lo incula, direi io col mio gretto linguaggio.

E che cos'ha il mio piccione di particolare? Tutto. Sono io.
Ha una macchina fotografica, una delle mie tante passioni.
Quando dico che ho la passione delle fotografie molti mi chiedono se sono fotografa. La risposta è lampante: "NO". Spesso sono un cane a fare fotografie, ma mi piace. Da quando ho avuto possesso di una macchinetta automatica faccio foto.
Una nota di classe me lo ricorda: "Colombo scatta foto durante l'ora di lezione" (note trovate a casa di mia mamma e prontamente portate a casa mia per la riscrittura).
L'appuntamento con il fotografo era quasi settimanale, i miei rullini da 36 finivano in fretta e spesso raccontavano storie.
Di quelle foto non v'è traccia, perché io, stupidamente ragazzina, in fase di crescita personale e totalmente soffocata da una personalità gelosa che non bramava il mio sviluppo ma la mia totale accondiscendenza verso di lei, gettai tutto.
Eppure le foto sono sempre state una parte di me. Con l'avvento della digitale nella mia borsa non poteva mai mancare la mia compattina e ora il cellulare.

Il piccione viaggiatore ha una valigia. Perché è un piccione viaggiatore, ovvio.
Perché è un colombo, come me, un piccione e ama viaggiare. Devo dire che questo viaggio in Madagascar è come se avesse concentrato in sé diversi viaggi tanto che ora non sento la necessità di andare in giro, certo se capitasse ben venga. Ma non ne sono affamata come prima. Avevo bisogno di esplorare quell'isola rossa di andare lontano, di sentire una lingua nuova, di vedere bestie e piante nuove.

Il piccione ha una macchina fotografica e una valigia.
E delle scarpe enormi per le sue zampette.
Questo è un omaggio alla mia goffaggine. Non c'è parete con cui non abbia avuto uno scontro, ossa di formica su cui non sia inciampata, ma fa ridere. E' autoironico e mi fa piacere che lo sia. Il cappello chissà, dà un certo contegno a tutto.

Trovai il disegno diverso tempo fa in rete e finalmente ho deciso di farmelo. Ho scelto la mia tatuatrice Lara, di Torino, il cui stile secondo me poteva far risaltare il disegno. E non ho avuto torto, è lei l'autrice del teschio, il quale sembrava essere stato fatto di fretta e furia ma ha un significato mistico che piano piano sta emergendo: il culto della Vita/Morte/Vita e della rinascita. Ma è un argomento lungo e non voglio tediarvi.

Il mio nuovo tatuaggio è una sintesi (molto breve) di me e ne vado fiera. Mi spiace solo che sia in un punto non proprio visibile per me perché si trova sulla scapola. Ma so che è lì che attende il primo volo disponibile, con le sue scarpe enormi e la valigia semiaperta.

Amo questo tipo di arte e a volte mi spiace avere così poca pelle a disposizione.
Ho trovato due altri artisti alla Milano Tattoo Convention: uno è italiano ma lavora a Londra e un'altra è tedesca e da quest'ultima so già che cosa voglio.

Ma senza divagare, ecco i due tatuatori (le loro pagine facebook):
Otto D'Ambra
Melanie

Ed ecco il disegno originale e la meravigliosa realizzazione di Lara.








04 febbraio 2016

10/10/2015: la carta Antaimoro e i sassi, miei acerrimi nemici.

Questa mattina colazione alle 7 perché alle 8 andremo a visitare la fabbrica di carta Antaimoro che è proprio dietro l'albergo.

in stanza
La lavorazione è tutta naturale con le fibre della pianta Avoha di cui usano la corteccia che viene fatta bollire 3-4 ore e ridotta a poltiglia con un martello di legno. La pasta viene diluita con acqua, filtrata e messa in un panno dove viene tagliata e dove gli vengono aggiunti i caratteristici e decorativi fiori. La carta finale è bellissima e ha un naturale colore giallino.

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la separazione dei fogli
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mettiamo due fiori decorativi
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la resa finale. Per me ha un significato stupendo che vi racconterò in un altro post che non parla di Madagascar
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la carta (bellissima) mentre asciuga

Visto che abbiamo terminato presto la visita andiamo a vedere come fanno la seta e compriamo due sciarpe di seta selvatica, cioè da baco non allevato. Certo, sembra cotone e ha tutt'altro aspetto rispetto alla seta industriale cui siamo abituati, ma è totalmente filata a mano.


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la filatura a mano

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non trovate bellissime queste mani?

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anche queste
Terminata la visita andiamo al parco Anja dove fa caldissimo.
Visto il sole Fry acquista un adorabile e caratteristico cappellino di rafia per coprirsi dal caldo ed Eric due birre perché faremo merenda nel parco (e con quel caldo la birra è d'obbligo) e con sé aveva pane, formaggio e banane nonché deliziosissime polpette di zebù, zenzero e aglio. Ops. Ho spoilerato.


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Fry che se la tira dopo aver comprato il cappellino di rafia
Le nostre due guide sono Cedric che parla italiano e lo scovatore di animali (non ricordo il nome) che ci accompagnano all'ingresso del parco dove quasi subito abbiamo visto un Furcifer oustaleti femmina di un bel verde brillante.

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non sono meravigliosi i camaleonti?
Poco dopo, ecco finalmente dei simpaticissimi Lemur catta che ci tengono compagnia e ma soprattutto occupano diversi giga di memoria nella card della reflex. Intanto lo scovatore ci trova anche un oustaleti ma maschio.


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un cucciolo di Lemur catta
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mamma con cucciolo
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non sono tenerissimi?
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Furcifer oustaleti maschio
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altra foto di furcifer
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e tu serpentello, chi mai sei?
Gli insetti più carini sono delle farfalle rosa che, posate sui rami sembrano fiori. Eric mi ha detto che si chiamano Flower Bug ma su internet non li trovo con quel nome (vedo ora che si chiamano Phromnia rosea, i Flower Bug sono una cocciniglia, quindi tutt'altra cosa). Da qui in avanti è cominciato l'inferno!


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sembrano davvero piccoli fiori, sono bellissimi
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zebù
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una discesa nelle grotte
Scalata semplicissima, ma per me complicatissima, su rocce. Ok se dico scalata potreste pensare a corde e picconi ecc, in realtà era una camminata abbastanza tranquilla ma io saltellare da una roccia all'altra sono proprio negata. Per lo stesso motivo odio gli scogli. Inoltre con una mano dovevo reggere la macchina fotografica.
Avete presente la scena di Labyrinth in cui Bubu dice "Sassi... amiciii". Ecco nel mio caso sono i miei nemici giurati.
Mi odiano, mi fanno scivolare, si muovono quando dovrebbero essere fermi. Se non fosse stato per l'aiuto di Cedric che quasi mi teneva per manina non ce l'avrei fatta.
Dopo una pausa splendida a goderci il panorama su una roccia altissima che in realtà non era così alta ma le rocce nel mio caso fanno anche quello, distorcendo lo spazio, siamo scesi con la corda MACHIMEL'HAFATTOFARE e una pausa nella grotta dei lemuri, dove loro vanno a mangiare.

foto panoramica della vista fatta con lo smartphone (apritela per vederla meglio)
no, per farvi capire. Le rocce!


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ciao lucertolina!
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panorama
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lo scovatore a sinistra, Cedric al centro ed Eric a destra. Lo scovatore era velocissimo ad arrampicarsi sulle rocce.
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il meritato riposo

Prima di arrivare in questo punto Cedric mi mostra una tomba e io, dimenticandomi di tutto ciò che ho letto prima di partire, la indico con il dito. E' un fady, ovvero un tabù e non si fa. Per indicare le persone e le tombe bisogna posizionare la mano come se si indicasse ma con l'indice piegato.
Due foto fatte ora per mostrarvi cosa intendo.

NON si indica così, non fate figuracce come me

si indica così.
La tomba si trovava in un incavo della roccia e il mio tempismo magico mi ha fatto indicare la tomba proprio nel momento in cui lui mi stava spiegando che NON si doveva assolutamente fare.
Le cosce hanno cominciato a sentire bisogno del voltaren.

Tornati ad Ambalavao mi sono fatta una bella doccia (allagando il bagno perché mancavano le tendine) e ci siamo riposati. Dopodiché salto al mercato e così Fry ha comprato il costume (si è accorto di averlo scordato a casa all'aeroporto, dove ne aveva trovato uno alla modica cifra di 80 euro! vista la frequenza nulla con cui andiamo al mare l'ho bastonato sulle nocche per evitare lo acquistasse).
Ovviamente ovunque urla VAZAHA e commenti sui miei tatuaggi.
Altro riposo prima della cena. Per domani è prevista la partenza alle 7.30 per Isalo.

Qui le foto della giornata.

Consapevolezza

Per tanti anni mi sono sentita orrenda, per tanti altri ho alternato momenti in cui mi sentivo bellissima a momenti in cui mi sentivo orrenda, portando tante maschere a seconda dell'istante, della situazione, delle persone. Finalmente a 34 anni mi sento io. Ora finalmente mi sento Carla. Sono Carla.