01 aprile 2016

11/10/2015 Vazaha in partenza da Ambalavao

Oggi andremo a Isalo. Lasciare Ambalavao mi spiace, è un posto che mi è piaciuto tanto. Forse girare per il mercato e immergerci un po' di più in questa vita quotidiana oltre che vedere parchi e natura mi ha permesso di amare Ambalavao più di altri posti. Prima di partire Eric mi compra un bloc notes perché ho terminato le pagine del mio diario di viaggio che ho usato per Dublino, Cracovia/Varsavia e il Madagascar.

Alle 9, con la dovuta calma, partiamo.

002
Ci spostiamo verso Sud e comincia a fare piuttosto caldo
L'intenzione è quella di vedere la famosa finestra sul tramonto; per quello è importante raggiungere Isalo per tempo.

A metà mattina ci fermiamo a prendere il caffè in uno degli innumerevoli banchetti a lato della strada. I locali erano molto incuriositi dai miei capelli biondi e dai miei tatuaggi. Nonostante si trattasse di un posto sperduto, la signora parlava un po' di inglese. La signora ci parlava e sorrideva sempre.
La voce dei Vazaha che ripartono si sparge e molti bambini arrivano correndo a salutarci.
E' una scena commovente, siamo Vazaha, abbiamo la pelle bianca come il latte ma il cuore è dello stesso colore. Viviamo per le stesse cose, anche se non con le stesse cose, anche se non nello stesso posto. Il loro sorriso ci ha illuminati.
Se nelle città il problema della povertà è ben evidente, in campagna è tutto diverso. Le persone vivono Mora Mora, si arrangiano per vivere, coltivano e allevano quello che gli serve. Sembrano sinceramente felici. I nostri problemi da primo mondo non sono contemplati nella terra rossa dei Lemuri.
018
Purtroppo gli incendi sono frequenti.
007
Facce stanche ma felici


A pranzo ci fermiamo in un hotely nel nulla dove ho mangiato bene e con poco e ho fatto pipì in un bugigattolo di legno senza buco per terra. Una blatta fischiante era lì a testimoniare la scena. Per fortuna se ne stava immobile, senza fischiare, appoggiata alla parete. Io accucciata la guardavo, lei appoggiata mi guardava.




Nella caraffa rossa c'è il Ranovola, l'acqua bollita nelle pentole bruciacchiate dove si cuoce il riso. Si beve durante i pasti
Ci rimettiamo in marcia e arrivati a Ranohira (che significa acqua dei lemuri, Rano - pronuncia ranu - vuol dire acqua) vediamo che il tempo è incerto e abbiamo deciso di non proseguire alla finestra sul tramonto perché, a detta di Eric, senza sole sono solo dei comunissimi sassi. Così rimaniamo lì a bere birra e a mangiare noccioline a Chez Alice che scopriamo poi essere di proprietà di un bolognese. Hanno infatti le tagliatelle al ragù e i ravioli ripieni di zebù. MMmmmmmm.
Ah e la password della WiFi è tagliatelle.
Passiamo in tranquillità la serata e mi corico quasi subito, dormendo poco e male. Digerendo nulla.
Mi appesantirà molto questa scelta nella camminata lunghissima del giorno dopo.


riposino in bungalow a Ranohira

Eh no che anche fuori non si sta male

in lontananza i bungalow a pianta tonda. A detta di Eric sono quelli che più somigliano alle case malgasce. 

028
Una formica si avventura sul bordo di un tappo di una bottiglia di birra


il tempo è cupo e in lontananza si mette male


buffa foto panoramica del bungalow
In lontananza temporali e tuoni.
037
Lampi in lontananza


Qui le foto di tutta la giornata

Canzone del giorno: