18 ottobre 2016

La mia (nuova) cena al buio

Sabato 15 ottobre era in programma una cena al buio organizzata dai non vedenti. Ci sono stata anche diversi anni fa, ho cercato sul mio blog se ne avevo già parlato ma a quanto pare no, quindi vi beccate un resoconto dettagliato dell'evento in questione.

Innanzitutto era a Vaiano, vicino Prato. Qualche anno fa probabilmente sempre nei dintorni ma dentro il teatro di una chiesa, in periodo di quaresima e avevamo mangiato solo riso e patate. L'atmosfera ora era completamente diversa.

Ne ho approfittato essendo giù per la scuola di Fotografia, coinvolgendo i ragazzotti toscani due dei quali alla fine non sono riusciti a venire, indiposcia eravamo io, il buon Gianni, la sua ragazzotta, Marco e Giadina.

Come previsto ci avrebbero purtroppo diviso in due tavoli, questo perché i tavoli sono da 6 e dovevano fare in modo da riempirli senza lasciare nessuno isolato.

Appena arrivati al posto ci hanno consegnato dei meravigliosi bavaglini, l'elemento più utile della serata perché il tovagliolo spesso svaniva nel nulla (nulla=pavimento) e cercare robe nel buio sul tavolo vi assicuro era così frustrante che spesso tenevo il bicchiere con una mano e mangiavo con la forchetta (più facile con le mani) con l'altra!

Ma torniamo al principio, ecco una nostra bellissima foto prima che cominciasse tutto:

Ancora sereni (abbastanza)...
Arriva l'organizzatrice che urla "Carla la vegana?" "sarei vegetariana ma eccomi!"
"Bene tu devi stare al tavolo 5 insieme da altre due persone, non mi interessa come vi dividete basta che tu sia al tavolo 5". Presto fatto. Marco e Giada vengono portati via prima di noi, l'ingresso è lento perché, come scopriremo più avanti (ed era stato così anche la scorsa volta) si entra in sala che è già totalmente buio.

Finalmente tocca a noi e io, Gianni e Laura ci mettiamo in coda a tre ragazzotti sconosciuti per fare il nostro ingresso. Fila indiana, mano sulla spalla di chi ci precede e chi guida il trenino è un non vedente. Inutile anche marcare il fatto che camminassimo con passettini minuscoli. Io in particolare non amo molto il buio, dormo sempre con uno spiraglio di luce che entra dalle tapparelle e quando ero piccina esigevo una lucina accesa.
Dopo un tempo che sarà stato breve ma a me è sembrato eterno, sento quello davanti a me che si siede, quindi perdo totalmente la mia guida. Sono a bordo tavolo, tocchiccio un po' e trovo una sedia. Il mio cervello urla "MEINE" e successivamente "non mi sposterò mai un millimetro da qui".

Si comincia con le presentazioni, davanti a me ho Jonathantuttoasinistra (alla sua sinistra ovviamente) che pensavo si chiamasse inizialmente Gianni, poi ho capito Gionata, e che ho chiamato tutta la sera Giona per evitare di sbagliare. Alla mia sinistra c'è il buon Gianni e davanti a lui c'è Andreaalcentro e davanti alla Laura c'è Francescotuttoadestra.

Si comincia già a capire che non sarebbe stata una serata normale, i ragazzotti sconosciuti fanno casino e sono molto divertenti. In un certo senso è stato meglio, qualche anno prima era tutto più silenzioso, più riflessivo. Nelle tenebre il lato più oscuro di noi viene a galla e ci sono stati momenti in cui speravo la serata terminasse presto.

Questa volta le voci erano un po' più alte, probabilmente non percependo la distanza tendevamo a urlacchiare e a riempire tutti gli spazi vuoti della conversazione. Ad esempio, quando qualcuno vi parla ma voi state mangiando, tendete a fare sì col capo per fare comprendere all'interlocutore che lo state ascoltando. Ma il silenzio al buio è imbarazzante così mentre mi ingolfavo coi tortelli e Jonathantuttoasinistra era intento a rubarmi il piatto, o il bicchiere o a rovesciare qualcosa e magari mi stava raccontando del suo lavoro da idraulico o del fatto che (sul serio) fossero giocatori professionisti di freccette, non potendo lui vedermi fare cenno di sì col capo, a volte si creavano dei silenzi imbarazzanti che mi sentivo in dovere di riempire con "AHMADAICHEBELLO". Che con la bocca piena suonava come un "BLAGJDKHJLLO".

Io avevo intravisto i tre ragazzotti prima di entrare ma non sapevo "chi" avevo davanti e per me la percezione visiva è tutto. Se posso scordarmi dei nomi (ma guarda un po' però, al buio mi sono ricordata ben tre nomi senza problemi) i visi non li dimentico (quasi) mai e l'idea di non sapere chi avevo di fronte era per me una roba tremenda.

Il pasto era sostanzioso, il menù fisso comprendeva antipasto nel mio caso (quasi) vegetariano. A un certro punto addento una cosa che sa di tonno e pensate un po', è tonno. Non ho polemizzato e ho mangiato. Pazienza, il concetto di vegetariano che non mangia il pesce (essendo il pesce un animale) non è ancora entrato nella testa di molti.
Poi tortelli con patate (nel mio caso burro e salvia) e infine patate arrosto, formaggi e spinaci che ho mangiato con le mani perché ho trovato difficile usare la forchetta. Anche i tortelli, ne infilavo in bocca due o tre per volta perché rimanevano appiccicati e non riuscivo a separarli. Così a fine serata avevo le mani che odoravano di formaggio, burro e salvia e spinaci. E, non contenta, le facevo annusare! "SENTICOMEPUZZANOLEMIEMANI!"

Ogni tanto qualcuno tirava fuori il cellulare emettendo un fascio di luce che veniva subito nascosto, seguito dagli insulti degli altri.

Decisamente la presenza dei tre ragazzotti è stata fortuita, assolutamente casinisti e decisamente simpatici, mi hanno anche chiesto se vado a fare alla squadra di freccette delle foto per il giornale. Probabilmente sarò pagata in lezione di freccette o birre ma per ora sarò ben felice di allenarmi.

Alla fine della serata un organizzatore ci porta a fare un giro della sala al buio e fu così che Jonathantuttoasinistra mi afferra per un braccio e mi ritrovo in mezzo a lui e Francescotuttoadestra a fare micropassettini per la stanza che, indovinate un po', sembrava immensa e invece una volta portate le candele (per abituare gli occhi) e accese le luci era un semplice rettangolo coi tavoli ai lati.

Finalmente vedo i miei avventori ed è strano perché c'è un po' di imbarazzo "ah quindi tu sei tu!" anche se avevamo parlato tranquillamente tutta la sera.

Mi sono quasi scordata di parlarvi del settimo avventore della serata, il famigerato TORTELLO trovato sotto al mio piatto. Quando sono venuti a tirare via i piatti vuoti dei tortelli, tocchicciando il tavolo (già bagnato tra acqua, vino e non voglio sapere che altro) sento questa cosa viscidina che scopriamo essere un tortello. È ovviamente finito lì quando il mio dirimpettaio mi ha rubato il piatto e lo abbiamo messo a capotavola, come settimo ospite.


Ha fatto una tragica fine, accoltellato da Andreaalcentro, a fine serata, forse per un moto di gelosia nei confronti dell'amico. Usciti ci ritroviamo con Marco e Giada che abbiamo provato a chiamare durante la serata per capire in che tavolo fossero ma, col casino che c'era, non ci hanno sentiti.

C'è stato anche un momento di riflessione seguito da questo pezzo:

La libertà Giorgio Gaber


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