10 ottobre 2016

La mia nuova vita, il mio ultimo giorno di lavoro, il mio futuro

Ho aspettato di terminare il mio diario sul Madagascar (che ha impiegato un lunghissimo anno) per raccontare davvero quello mi preme di più scrivere.
Ho cominciato l'accademia internazionale di Fotografia a Firenze. Un weekend sì e uno no, la bella città rinascimentale mi accoglie per insegnarmi a disegnare con la luce stupendi scatti.
Perché Firenze? Perché quella scuola?

Torniamo indietro. Qualche anno fa, penso 4, un'amica di Fry ci raccontò di aver frequentato quella scuola. Ora lavora come fotografa. Non sempre c'è una correlazione causa effetto, la scuola non fa miracoli. Il mestiere del fotografo è duro, c'è tanta concorrenza, è che lei è molto brava.
Avrei tanto voluto iscrivermi anche io a quella scuola ma non avevo i soldi e così chiusi quel sogno in un cassetto senza pensarci più. La scuola mi avrebbe permesso di frequentare un weekend ogni due, non dovendo quindi lasciare il lavoro, ed era possibile fare uno stage tramite loro.
Per me sarebbe stato il massimo.

Lavorare in un call center è un po' l'inferno. Avete letto "Dannazione" Di Chuck Palanhiuk? Male, dovreste leggerlo.
Se però non vi andasse di trascorrere l’eternità facendovi endoscopie approfondite su un qualche squallido sito Internet, davanti agli sguardi libidinosi di milioni di uomini con gravi problemi di intimità, l’altro tipo di lavoro che quasi tutti scelgono di fare, qui all’inferno, è… il telemarketing. Ovvero sì, starsene seduti a una scrivania, gomito a gomito con schiere di altri colleghi condannati agli inferi lunghe fin oltre l’orizzonte in entrambe le direzioni, parlando a macchinetta in un auricolare con microfono.
Ecco in cosa consiste il mio lavoro: le forze oscure calcolano senza sosta il momento in cui nelle varie zone della Terra arriva l’ora di cena, e un computer chiama in automatico i numeri di telefono delle zone in questione, in modo da interrompere i pasti di chiunque. Il mio obiettivo non è vendervi chissà che: vi chiedo soltanto se avete un minuto per partecipare a un sondaggio per rilevare i trend di consumo dei chewing gum. 

In effetti il call center, che tu debba vendere, intervistare o solo ("solo") dare assistenza è questo. Un rumore di fondo continuo che a lungo andare annebbia il cervello. Se già la mia memoria non ha mai funzionato in maniera continuativa, notavo che stava perdendo sempre più colpi.
"C********i buongiorno sono C*l*m*o, come posso esserle utile?"
Giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto. I clienti non sono tutti dei geni e la mia famosa pazienza cominciava a vacillare. Qualche volta sono andata in bagno a piangere, poche sappiatelo, qualche volta ho attaccato tirando giù bestemmie, qualche volta ho tolto le cuffie e ho lasciato che dall'altra parte continuassero a urlare, qualche volta io ho ricevuto bestemmie, e avanti così.

Il lavoro rende liberi, nessuno ci ha mai creduto. Se sono rimasta è solo perché amo la mia indipendenza, amo poter fare qualche viaggio oltreoceano (e questo lavoro ha permesso il Madagascar, dopo 10 anni!), amo potermi dedicare ad altro. Ma gli oggetti si sa, vengono spesso acquistati perché c'è un grande vuoto dentro, una frustrazione che non riusciamo a comprendere appieno né a superare. Vai di obiettivi, vai di libri, corso di danza, corso di basso eppure quella frustrazione di base rimane sempre. E d'improvviso, anche se potresti lasciare il lavoro, ti ci trovi invischiato. Ormai sei schiavo dei tuoi oggetti, della tua vita, dei tuoi acquisti e niente. Devi continuare.

Ci sono state diverse svolte tra le mie conoscenze che mi hanno portata a pensare di dover cambiare vita. È questa l'ora, non avrò mai più un'altra occasione.

Delle tante esperienze di vita altrui di cui faccio tesoro, la più importante è stata quella di PulcettaBallerina, una delle mie amiche più care. Dopo più di 10 anni in un call center (lo stesso in cui ho lavorato anch'io a Bologna per quasi 2 anni - i più lunghi della mia vita - tentando disperatamente di cambiarlo, tralaltro) ha deciso di voltare pagina. Ha richiesto la mobilità e si è iscritta all'università. È stata una scelta importante perché ci ha messo tanto e ha investito tutto quello che aveva. La sua scelta è stata per me un'epifania. Mi sono detta:



Ora restava il più grande interrogativo: quale sarebbe stata la mia strada? Cosa avrei potuto fare nella vita?

La mia scelta è sempre stata dettata da un'intuizione del momento, non ho mai imparato a essere lungimirante. Quel piccolo sogno nel cassetto che non era nato 4 anni fa, ma molto prima, quando dopo la scuola di Grafica ero intenzionata a proseguire con gli studi di Fotografia per mettere in atto quanto imparato tra bagni di sviluppo, fissaggio e i vari scatti in sala pose, era ormai dimenticato. Come un libro che acquisti e che volevi leggere ma che non sai più di avere.

Feci questo sogno e mi fu presto chiaro che ci doveva essere un modo. Per temporeggiare ma intanto fare qualcosa.
E mi tornò alla mente la scuola.
Di fotografia.
A Firenze.

Non era necessario per me lasciare il lavoro, dato che si sarebbe trattato di un weekend ogni due, e poi quando si sarebbe reso necessario fare lo stage, bhe ovviamente mi sarei dedicata solo a quello. Prima o poi una strada avrei dovuto prenderla, non potevo fare tutte e due le cose per sempre.

Così a scuola, un giorno, parlando con il signore che si occupa di seguire la pratica per lo stage di ognuno di noi, mi chiese quanto tempo avevo da dedicare allo stage. Risposi che stavo per lasciare il lavoro. "Da quando sei libera?".
Dissi "settembre, massimo ottobre". Era chiaro che di lì a poco avrei dovuto dare le dimissioni dato i due mesi di preavviso. E così è stato. A fine giugno ho presentato le mie dimissioni con un ampio sorriso sul volto e il 31 agosto è stato il mio ultimissimo giorno. Dal primo settembre sono libera. Dopo due anni e passa di cuffie nelle orecchie, lavoro di 8 ore al giorno su turni, isolamento totale dal mondo.
Libera.
Di scattare, di elaborare e anche di non fare un cazzo.

Vorrei scrivere molte, moltissime altre cose, ma lascio che il blog rifiorisca raccontandovi giorno per giorno le mie piccole avventure.

La scuola è cominciata ad Aprile e mi ha dato davvero tanto. Ogni giorno miglioro e sento di aver fatto la scelta giusta. Qualche scatto potete già guardarlo qui.

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