29 aprile 2017

A Cömo c'è il mare

A Cömo c'è il mare. Per lo meno nel mio sogno.
Stiamo andando lì, guidando per strade in discesa tra villini bianchi e palme, un misto tra Guglionesi e San Francisco, finché non mi accorgo di non avere il costume addosso. Mi rimproveri e torniamo indietro, a casa, a prenderlo. Ma mi scordo di nuovo e dopo avermi rimproverato ancora andiamo in farmacia, sul mare. Parcheggiamo male la macchina che non è rossa come nella realtà ed entriamo. Ma non è una farmacia, sembra vendere rimedi esoterici e anche lì mi scordo del costume. Penso che sia uno spreco di soldi prenderne uno nuovo quando ce ne sono due a casa ad aspettarmi, quasi nuovi, per lo più. Mi chiedi come facciamo ad arrivare al mare, e ti dico che ci saranno dei gradini o qualcosa del genere per scendere.
Guardo il mare di sotto, il cielo è nuvoloso, le onde alte e minacciose. Quando raggiungono la riva l'acqua arriva lontano e crea una seconda pozzanghera di acqua poco più avanti.
Non vorrei scendere.
Scendiamo.
C'è un asciugamano in un posto riparato e ci sediamo lì, anche se ben presto arriva una donna dai tratti sudamericani con una bambina piccola che ci fa cenno di rimanere.
Penso che anche con le mutandine e in topless posso entrare in acqua ma quando apro la patta dei pantaloni è subito chiaro che non è possibile. Sono minuscole e lasciano tutto scoperto.
Guardo il mare, ne ascolto il suono e sento il vento freddo sulla pelle. E sento una tristezza infinita addosso.

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