31 maggio 2017

Se solo.

Siamo in montagna, fa freddo e c'è la neve. Siamo venuti qui perché Giorgio Clunei ci stava costruendo una villa ma poi ha interrotto i lavori e nessuno sa perché.
Mi inviti ad andare a curiosare, ma non siamo soli. È pieno di curiosi che gironzolano in questa sorta di cantiere aperto.
Ci arrampichiamo su quello che dovrebbe essere il primo livello della casa: non ci sono altre cose costruite. Forse sono i garage, non so.
Decidiamo di spingerci oltre e ci arrampichiamo sul lato della montagna fino a quando la parete, nevosa e scivolosa, non diventa quasi verticale.
Te lo faccio notare ma non faccio in tempo a finire la frase che scivoliamo giù e non capisco nulla finché non riapro gli occhi e non ci sei più.
Ti cerco per i monti al freddo, alla neve. Urlo il tuo nome ma non ci sei.
Ti scrivo su WhatsApp ma non rispondi.
Non so davvero che fare.
Chiedo alla mia amica dove posso trovare un Pronto Soccorso lì vicino, mi spiega che posso andare ad Agliè.
Vado lì e parlo con una dottoressa, le spiego la situazione. Ma lei si arrabbia con me, non saremmo dovuti andare in quel posto. Continuamente gente si fa male andando a curiosare lì, siamo stati irresponsabili. Però no, tu non sei lì, non sei stato portato in quel posto.
Intanto cala il buio e io non so davvero cosa fare: mi arriva un tuo messaggio, quasi a riprovero di quanto ti ho scritto io, preoccupata.
Sei in via Roma, a Torino, in un ospedale.

Rimango sbalordita, io così preoccupata. Tu assolutamente indifferente. Se solo mi avessi scritto prima non mi sarei quasi smarrita nei boschi. Se solo tu avessi risposto non mi sarei così preoccupata.
Se solo.

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