22 aprile 2018

Dadocritico e Bambinaborderline
Due blogger si incontrano
parte prima

Qualche giorno fa ricevo una strana email, ehi, qualcuno ha commentato un mio post.
Ora, quando aprii il mio blog nel 2006 lo pubblicizzavo un po' ovunque e avevo un sacco di lettori attivi. Commentavano, qualcuno mi scriveva anche in privato, con qualcuno sono nate anche amicizie.
Da quando ho conosciuto Roccio molti ometti sono spariti, il che mi ha fatto fortemente dubitare sulla genuinità delle loro intenzioni e i commenti sono diventati praticamente inesistenti.
Ora niente, il nulla.
Ma ho ricevuto una email.
Qualcuno
Ha
Commentato
Il
Mio
Blog!

Vado a leggere e riporto:
Spero che torni un po’ il sereno su di te, Carla.
Che le cose si aggiustino.
Si aggiustino in modo rocambolesco.
Tipo un medico radiato dall’albo che si faccia strada fra gli altri medici “Permesso, fatemi passare” e che entri in stanza e ti somministri un cocktail di farmaci di sua invenzione, un istante prima dell’arrivo delle guardie.
Che il dottore sia imprigionato in una fortezza su un’isola.
Dopo averti somministrato il sereno.
Ti leggo.
Ciao
Andrea
E sono una persona che visualizza molto quindi se da una parte mi sono commossa, dall'altra ho riso tanto perché ho immaginato questo medico ragazzotto con camice che sventola, mentre corre, e io sdraiata in un lettino di ospedale per una consueta visita e lui che viene trascinato via a forza dalle guardie. E io che sorrido, serena.

Sono, indubbiamente, curiosa. Vado a leggere il suo blog. Dadocritico.
Scrive bene, cazzo. Ed è anche barbuto. Penso che ormai lo saprete, ho un'innata simpatia per le persone barbute (uomini o donne con problemi di ipertricosi). Dal Roccio che considero ancora come uno degli uomini più buoni che io abbia conosciuto, a Gigi con un pizzone notevolissimo, ad, appunto, Andrea Dado. Ma non disdegno barbe più corte. Credo di aver fatto un'associazione mentale tra la barba e la bonarietà, forse associazione nata ben prima di Roccio, in una notte a guardare le stelle con uno sconosciuto rude come un camionista rumeno con la quinta elementare e strafatto di birre ma buono come il pane. E con la barba, naturalmente.
Lo cerco su facebook, seguo la sua pagina, mi chiede l'amicizia e ci scriviamo.
Scopro quindi con stupore che mi segue dal 2006, una presenza silenziosa ma costante, mi dice innumerevoli belle cose su come scrivo. Premetto, non mi considero una scrittrice: questo è un diario, per me. Non sarei in grado di creare una storia, con un intreccio e tutte quelle cose bellissime che ti insegnano alle superiori e che tu fai solo finta di imparare, tanto chissenefrega.

Ma mi fa sentire estremamente brava anche se so bene che tutto ciò che scrivo non è strutturato, ma è davvero quasi un flusso di coscienza.
Mi chiede se possiamo prenderci un caffè, una volta. Ma certo!
Ho intuito sulle persone e Andrea Dado mi ha fatto subito un'ottima impressione. Di quelle che senti quando incontri una persona molto compatibile con cui vorresti stabilire un'amicizia. Ma soprattutto perché mi conosce e perché nonostante tutto quello che scrivo e le mie paranoie e i mie problemi, decide comunque di conoscermi. Conscio che potrebbe essere seppellito da una valangata di Carla.

Il giorno della visita, dell'istologico negativo per cui in un momento molto bello, decidiamo di vederci in un anonimo chioschetto al parco Ruffini.
Io arrivo presto, per cui mi sfango su una panchina a leggere quando (e perché mai non dovrebbe accadermi qualcosa di buffo proprio oggi?) una signora si ferma in piedi davanti a me. La vedo con la coda dell'occhio e alzo lo sguardo che inequivocabilmente le dice "Ha bisogno di qualcosa?". Senza che io proferissi parola mi chiede di farle una foto.
Però al sole.
Però a figura intera.
Però si deve vedere bene la faccia.

Le dico che il sole è molto forte, forse è meglio fare delle foto all'ombra. Insiste.
Le dico che sono fotografa e il mio consiglio resta quello di fare foto all'ombra.
Insiste.
E io desisto.
La piazzo davanti a un muretto con mattoni a vista e le scatto una foto col suo cellulare. Le dico che a figura intera il volto non si vedrà benissimo.
Insiste.
Guarda la foto e mi dà ragione.
Le propongo un primo piano ma sempre all'ombra. Insiste col sole in piena faccia.
Desisto.
Guarda la foto. "Ma sai che forse è meglio all'ombra?".

Per fortuna desiste lei, e poi è quasi arrivata l'ora X, io vado, ciccia. Tieniti la tua foto con la fronte aggrottata e gli occhi semichiusi per il troppo sole. Io ho da fare. [continua...]

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