19 maggio 2018

Delicatessen

A volte le cose bisogna lasciarle andare.
È spiacevole, molto. Come una morsa di ansia che ti chiude cuore e polmoni.

Me ne sono accorta l'altro giorno quando, fotografando insetti, incrocio un signore con cane. Un signore di una certa età che mi guarda e mi saluta. Succede abbastanza spesso ultimamente, sarà che comincio ad accumulare rughe ma ho un séguito di anzianotti che per strada mi occhieggia.
Ricambio il saluto.
"Eh, è caduto, io non posso raccoglierlo che ho il cane", mi dice.
Apparentemente è una frase priva di senso, buttata lì così. Ma sento delle cornacchie gracchiare con fastidiosa insistenza e mi basta poggiare gli occhi al suolo per vedere un pullo di Cornacchia grigia.
Del tutto formato, non di quelli spelacchiati e brutti. È immobile e guarda i passanti, con quel becco lungo grigio e la livrea ormai quasi da adulto. Ma ancora impossibilitato a volare.
Immagino l'angoscia, se così si può chiamare, dei due genitori che volteggiano senza poter fare nulla. Gracchiando all'impazzata potendo solamente tenere lontani gli eventuali predatori, per lo più cani. Il loro DNA sparato nel futuro senza quasi alcuna speranza.

Osservo la scena e mi chiedo cosa posso fare. Avevo letto da qualche parte che i pulli non vanno toccati. I genitori sanno dove si trovano, e provvedono loro. Ma a fare cosa? Non lo possono riportare sul ramo, e di certo non posso mettermi ad allevare una cornacchia. Non ho pensato in quel momento che avrei potuto portarlo in un centro LIPU e magari avrebbero provveduto loro.

Col cuore stretto in una morsa vado via, immaginandolo già morto, forse mangiato da qualche animale.

Ma la verità è che non posso fare molto. In quel caso come in tanti altri. Si tende a lasciar morire le cose, anche con enorme dispiacere. Quando si pensa di aver fatto quanto possibile, nonostante la tristezza, nonostante la ferita, si lascia andare quello che si pensava bello ma che sapevamo dall'inizio essere un pullo indifeso per il quale non possiamo fare molto.
Lo osserviamo un po', sperando che le cose si risolvano da sé.
Ma a volte ci sono cose destinate a morire. Lo si sapeva dall'inizio ma ci si ostina a guardare solo il bello. E a soffrire un po' per le mancanze.

Oggi può essere che ci sia il sole per più di 10 minuti di seguito. Il mio compito è di affogarmi di calorie, che mi è pericolosamente passata la fame. E domani andare al museo di Entomologia a Carmagnola e magari, nel parco che lo ingloba, fotografare qualche altro insetto.

È nelle cose meravigliosamente piccole che vedo la delicatezza. E la perfezione.

4 commenti:

kukri60 ha detto...

Un paio di anni fa trovai nel mio giardino un piccolo martin pescatore, piovuto chissà da dove.
Ho fatto di tutto per salvarlo, con l'unico risultato di fargli più volte attuare la strategia della tanatosi.
Chiamai anche la lipu ed il tizio al telefono mi disse seccamente che la natura doveva fare il suo corso...!
Ho augurato al tizio di vivere in tempi interessanti (nel senso cinese del termine) ed ho avuto l'ennesima prova che la natura non è ne buona , ne simpatica, fa solo il suo lavoro, fregandosene di tutto e di tutti, ma ciò nonostante, ogni tanto, ripenso al piccolo martin pescatore.

Carla ha detto...

Lo so, a volte la natura è crudele. Ma non fa quasi mai cose a caso, per quanto crudeli possano sembrare. Un abbraccio

kukri60 ha detto...

Sai, non ne sono poi così convinto...

Carla ha detto...

Dopo aver letto questa tua risposta mi sono venute in mente mille situazioni in cui, in effetti, a volte è solo tutto una merda.