05 giugno 2018

Essere un mediocre non è una pena. La pena è accorgersene. Ma è un mediocre chi s'avvede d'esserlo?

Ti sforzi eccome. Ti forzi. In diverse cose.

Da ieri ho una nuova postazione al lavoro. Sono accanto alla finestra. Vedo una parte del parco Dora e i palazzi color pastello.
"SÌ CARLA MA FANNO SCHIFO"
Sempre il mio collega.

Eppure a me piacciono. Di concezione moderna, parrebbero dei palazzoni popolari se non fosse per la loro altezza diseguale e i colori pastello. C'è il palazzo azzurro, il giallo, il rosa, il verde.
A una certa ora del mattino la luce colpisce i balconi in modo da creare un'ombra grigia a 45 gradi sotto di essi.
Li voglio fotografare da quando sono entrata lì ma non mi è possibile.

Così ho smesso di parlare con le persone. Non per qualche forma di protesta sociale, sono molto carini i miei colleghi, ma sempre (posso dire, in maniera non cattiva) inutilmente allegri.

Spargono sorrisi e battute con una dimestichezza incredibile, come se lo facessero da sempre. Lo stand up comedy dell'ufficio.
E io guardo i palazzi.

Ogni tanto sento un vociare "CARLA COME STAI OGGI".
"Ho sonno".

E guardo i palazzi.
Ogni tanto mi concedo qualche sorriso qua e là, ma pare più una paresi che un sorriso sincero. Ho fatto un po' di improvvisazione teatrale, credevo potesse servirmi solo per i colloqui, mica per tutti i giorni.
La responsabile con lo sguardo preoccupato mi sorride sempre, e a volte mi tocca la spalla e mi accarezza i capelli. È come se mi capisse.

Badate bene, non disprezzo il lavoro, non più di quanto io abbia disprezzato tutti gli altri (bhe no dai, ne salvo un paio e tutto sommato questo è meglio, davvero meglio di tanti, tantissimi altri): è come se un'apatia mi investisse.

Tutti crediamo di essere venuti al mondo per dimostrare di essere speciali, di avere una qualche specifica funzione che d'un tratto, ci si rivelerà.

È buffo invece avere la consapevolezza di essere mediocre tra i mediocri, di sentire di non avere nessuna particolare dote e di non riuscire a canalizzare quelle poche capacità che si credono di avere.
Questo, spesso, non passa all'esterno perché molti mi trovano estremamente intelligente, brillante e creativa. Ma io sento di non essere nulla di tutto questo.

E se questa frase scritta sopra mi avrebbe fatto arrabbiare o intristire fino a poco tempo fa, ora mi lascia come quasi tutto il resto, apatica. Non posso lottare troppo contro quella che sono.

Una volta qualcuno me lo disse, mi disse di non essere una mediocre. Di trovare qualcosa che fosse mio, e soltanto mio, e portarlo avanti.

E io guardo i palazzi. Scovo la bellezza dove gli altri non la vedono. Controllo la regolarità delle discromie dell'asfalto, conto i gradini di metallo che mi portano alla passerella sopraelevata del parco Dora, cerco gli insetti cittadini che si nascondono tra le piante che irrompono violente e bellissime nelle crepe di qualsiasi cosa.

Allontano la superficialità dell'apparenza per fare mia la ricerca della vera essenza delle piccole cose.

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