05 giugno 2018

La mia ferita insanabile

Mi trovo in un posto al confine con la Germania. Non so quale confine. Sono in vacanza con mia sorella, i miei nipoti e mio cognato.

In quella sorta di albergo in cui alloggiamo c'è una specie di piscina pertanto decidiamo di immergerci. Io cerco di fare attenzione ma mi rilasso e mi distraggo e bagno la ferita. Cioè la immergo proprio. Tant'è che il cerotto si insaguina subito e mi spavento. Decido di andare al pronto soccorso.

Per fortuna in quel posto indefinito parlano tutti italiano, anzi, hanno tutti un accanto marcatamente del Sud. Non so dove andare e finisco in un corridoio che somiglia molto al corridoio che c'è nel piano interrato delle Molinette a Torino. Una signora mi chiede se ho bisogno e le mostro il cerotto.

Ah, è meglio se ti controlliamo. Stanotte resti qui.

Ma non mi portano in una stanza di ospedale. È una sorta di biblioteca, tutta arredata in legno. Non accendono le luci, è sera e le luci dei lampioni entrano dalle finestre illuminando a tratti quella stanza tutta marrone scuro. Un materasso da salto in alto, un po' più sottile a dire il vero, di colore verde è sistemato sul pavimento.

Ma ho il cellulare quasi scarico e non ho il caricabatterie, così chiedo a mia sorella di portarmelo. Mentre mi affaccio dalla finestra di quella stanza vedo però dei ragazzini che corrono attraversando la strada e hanno il mio zaino, proprio quello che tantissimi anni fa mi regalò mia sorella, nel periodo in cui facevo su e giù da Torino a Firenze.

Ehi, quello è il mio zaino!

Guardano in alto e si fermano.

Vi prego, dentro c'è della roba con del valore affettivo. Vi do' 200 euro se me lo restituite.

Facciamo 800.

600.

Andata.

Entrano in ospedale, mi portano lo zaino e sono preoccupata perché non posso pagarli, ma chiamo mia sorella che intanto sta arrivando e penso Bhe, lei chiamerà la polizia, così siamo a posto.
In realtà questo non accade, arrivano soltanto e mentre loro sono lì vedo che hanno anche dei miei scatoloni pieni di libri. I miei libri.
Li guardo e non riesco a separarmene, eppure anche nel sogno mi dico Carla, questi libri non li hai nemmeno sfogliati e forse non li sfoglierai mai, ma non riesco a pensare di separarmene.

In un attimo di distrazione riesco a chiamare la polizia e la faccenda risulta conclusa, mentre per un attimo di distrazione la mia ferita riparte da zero.

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