11 settembre 2018

Nessuna pietà

Questa notte ti ho sognato.

È l'alba o il tramonto. Il sole è basso sull'orizzonte, probabilmente è il tramonto perché è quasi buio. Sono sulla spiaggia e guardo verso il mare. Tu hai il vestito buono, quello di un matrimonio con cui ti ho visto un'unica volta in cui sei venuto a trovarmi al b&b a Firenze. Io ti avevo aperto la porta scompigliata, con una maglietta lunga che fungeva da pigiama. E tu eri bello, ma per me avresti potuto indossare un sacco di juta e ai miei occhi saresti stato bello lo stesso perché, a differenza tua, non ho nessun interesse per quei lembi di stoffa che ti coprono la pelle.

Stai dentro l'acqua, che ti arriva alle cosce, tra il ginocchio e la vita. Il bordo della giacca bagnato dall'acqua. Il vestito logoro. Tu sporco. Ci siamo solo io e te in questo scenario ma non mi vedi. Continui a camminare parallelamente alla riva. Forse stai piangendo.

Esci e ti siedi sulla sabbia. I pantaloni strappati, sembra che non ti cambi da secoli. Guardi fisso davanti a te come a cercare qualcosa che ormai è lontano.

Sembra che tu abbia bisogno di aiuto ma non ti soccorro.

Non mi fai pena e non ho nessuna pietà. Non provo nessun senso di colpa per questa sensazione.

Ti giro le spalle, vado via.

2 commenti:

sandro ha detto...

E poi all'improvviso quel tempo viene. Chissà quali pensieri si sovrappongono a quegli altri che tanto ci avevano coinvolti, convinto e dato il senso di quel futuro...( Mi chiedo)_______
( Un tempo per le ferite usavo polvere di penicillina, a me funziona ancora nelle mie ferite di sbadataggine o altro come dico io)

Carla ha detto...

Uso dimenticanza per andare avanti. A volte funziona, a volte no. Dovrò provare il tuo metodo, forse è più efficace