29 ottobre 2018

🤣

Qualcuno ti ha convinto, o ti sei convinta, che tu devi accontentarti di quel poco che arriva perché sei una stracciacazzi.
E invece sei avorio.
Un avorio che si crede legno.

Sono spaventata da una ricaduta da tumore, lo ammetto. E ne ho di ben donde.
Ma ciò che mi spaventa ancora di più è il male interiore: la depressione.

Non penso di averla mai inquadrata bene: ho sempre pensato che fosse un'immensa tristezza, un'angoscia che provi dentro e che piano piano permea tutta la tua realtà. In verità è più subdola.
La depressione, a parer mio, viene raccontata bene in un libro illustrato dalla famosa ideatrice di un meme, che si intitola "Un'iperbole e mezza". Tendenzialmente metterei il link al sito Amazon o meglio ibs, ma penso siate abbastanza scafati da trovarvelo da soli e se siete di Torino fate uno squillo alla libreria "I sette pazzi" che ve lo procura in breve tempo. Sono ragazzi simpatici, fighissimi e insomma Amazon per i libri ha anche un po' rotto la minchia.




Comunque il libro è da ridere, tantissimo, stile Leo Ortolani. Ma a tratti diventa riflessivo, e anche un po' angosciante. In maniera molto autoironica l'autrice racconta del suo periodo di depressione, di come senza preavviso è arrivata, e di come nello stesso modo se ne è andata.
È cominciata con una tristezza infinita per poi concludersi con un'assoluta mancanza di emozioni, come il nulla.
Un vuoto cosmico.

Io oggi.
Arrivo al lavoro e non ricordo come ci sono arrivata. Dovessi fare mente locale, posso solo ricordarmi di avere mandato una foto via Whatsapp in cui mostro che piove, e che sono dentro uno dei due mezzi che prendo per andare al lavoro. Non ho ricordi di come ho preso il primo bus, né del cambio. So che sono arrivata al lavoro a un certo punto, ed ero un po' fradicia per la pioggia, dato che non uso ombrelli. E ricordo di aver mandato un'altra foto a testimonianza.

Ho cominciato a lavorare e so che sono stata sballottata tra due attività. Poi ho smesso di sentire emozioni. Ma non sono andata in apatia. Sapevo di essere triste ma non provavo tristezza. Non provavo le sensazioni fisiche associate alla tristezza, non so spiegarlo.

E anche se ridevo e scherzavo con i miei colleghi, non sentivo allegria, era come se stessi indossando un guscio che agiva per me.

Ho aspettato poi mezz'ora il bus per andare via, ma è stato un tempo indefinito, che ho saputo quantificare solo guardando, a un certo punto, l'orologio.

"Ah ma è mezz'ora che aspetto, e piove, piove forte con vento".

E così senza sapore ho mangiato, mi sono struccata con i gesti automatici che ormai ho acquisito, mi sono lavata senza sentire l'acqua calda addosso.

Non mi sono mai sentita così. Vuota.

Canzone del giorno: Soundgarden Black Hole Sun

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